La verità si scava come un pozzo
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La verità si scava come un pozzo

Antoine de Saint-Exupéry

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Antoine de Saint-Exupéry

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Un'antologia che raccoglie le parti più evocative di Citadelle, un'opera che ha quasi l'aspetto di una lunga meditazione sui temi centrali del Piccolo principe.Citadelle: 985 pagine dattiloscritte, consegnate da Saint- Exupéry all'amico Georges Pélissier poco prima della morte. Pagine fitte di appunti, di cancellature, di parole che si intrecciano. Saint-Exupéry lo sa: Citadelle è il lavoro di una vita, andrà riportato alla luce e reso chiaro.La presente antologia raccoglie le parti più evocative di un'opera che ha quasi l'aspetto di una lunga meditazione sui temi centrali del Piccolo principe: l'amore; l'educazione di sé attraverso l'ammaestramento dell'altro; la tensione verso questo "altro da sé" e l'attenzione a esso (chiunque egli sia)… Perché in Citadelle è presente tutto l'essenziale del libro più famoso, al punto che possiamo utilizzare queste pagine come un aiuto a comprendere più a fondo il mistero di quel Principino che non può essere ridotto a una banale parabola del "volersi bene".Introduzione, traduzione e scelta dei testi a cura di Valentina Ferri.Postfazione di Natale Benazzi.

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Information

Publisher
TS Edizioni
Year
2022
ISBN
9791254710487
Introduzione
Antoine de Saint-Exupéry
Della vita di Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, meglio noto come Antoine de Saint-Exupéry, si conosce tutto: ad eccezione, forse, della sua morte. Nato a Lione da una famiglia aristocratica il 29 giugno 1900, viene privato del padre a soli 4 anni e la sua infanzia resta dolorosamente turbata dalla morte del genitore. Antoine è il terzo di cinque figli e, molto legato al fratello e alle sorelle, amatissimo dalla madre, cresce in un ambiente stimolante e colto. Se la vita di collegio lo opprime, rivelando presto la sua natura insofferente e amante dell’avventura, è la scoperta del volo, il battesimo dell’aria, che sembra precocemente indicare quali saranno la sua vocazione e il suo destino. Nel 1921 Saint-Exupéry compie il servizio militare a Strasburgo nell’aviazione e, nel 1926, inizia a svolgere voli intercontinentali come pilota civile. Nello stesso anno esordisce con la novella L’aviateur, per affermarsi come romanziere grazie a Courrier Sud nel 1928 e a Vol de nuit nel 1931, di cui André Gide firma la prefazione.
«Non mi interessano le parole ma l’azione», dice in quegli anni: e però l’azione e i voli si intrecciano comunque all’attività di scrittore, quasi le parole con lui diventino atto esse stesse, vertiginoso segno in movimento.
Nel 1935 Saint-Exupéry compie uno sfortunato ride New York-Terra del Fuoco dal quale riporta ferite molto gravi. La convalescenza è necessaria e da quei “notturni” nasce nel 1939 il romanzo Terre des hommes. Riflessione amara sulla civiltà nella quale ormai gli uomini sembrano non avere più coscienza e dove i valori come l’onore, l’amicizia e l’amore appaiono scomparsi, il libro diventa un best seller e riceve un premio dall’Académie française.
Giornalista e corrispondente di guerra, allo scoppio del secondo conflitto mondiale Saint-Exupéry si arruola nei reparti di ricognizione e, dopo l’armistizio, ripara negli Stati Uniti.
Pilote de guerre compare nel 1942 come omaggio all’esperienza drammatica della disfatta francese. Nell’“esilio-convalescenza” statunitense, dove è costretto anche in seguito a un secondo incidente, inizia a scrivere le pagine di Citadelle, ma a vedere la luce è, prima, la favola Le petit prince, nel 1943, illustrata dai suoi stessi disegni.
Quasi a controcanto di quel libriccino delicato e misterioso, l’anno successivo esce Lettre à un otage, messaggio amaro di un esule all’amico ebreo rimasto nella Francia occupata.
Nonostante le ferite riportate dopo l’esperienza dell’incidente aereo, Saint-Exupéry, incapace di non navigare i cieli, “bisognoso di essere”, ritorna alla sua attività di pilota. Nel 1944, nella notte fra il 31 luglio e il 1o agosto, mentre sorvola il Mar Tirreno durante una ricognizione dalla Corsica alla Francia, viene abbattuto da un aereo tedesco e dichiarato disperso in mare.
Citadelle uscirà postuma nel 1948, seguita dai Carnets, nel 1961.
Nel 2004 la stampa francese riporta la notizia del ritrovamento, al largo dell’Île de Riou, a ottanta metri di profondità, dei rottami di un aereo su cui sembra si trovasse Saint-Exupéry, un Lockheed P-38 Lightning di produzione statunitense. E nel 2008, quasi sessantaquattro anni dopo la notte della scomparsa, il pilota tedesco Horts Rippert rivela: «Probabilmente sono stato io ad abbatterlo...».
Le linee di forza di cui Antoine de Saint-Exupéry aveva scritto nella sua Citadelle si incrociano: la linea verticale che scende negli abissi del mare e si innalza nel buio celeste si unisce alla linea del tempo e, forse, rivela un disegno, illuminando la traiettoria di un destino.
Cittadella – Citadelle

Genesi e struttura

Citadelle... 985 pagine dattiloscritte, consegnate da Antoine in una valigetta di cuoio all’amico Georges Pélissier poco prima della morte. Nel maggio del 1944 Saint-Exupéry è stato autorizzato dagli americani a riprendere i suoi voli: nel mese di giugno si riunisce ad Alghero, in Sardegna, al gruppo 2/33 ed è lì che egli lascia la sua valigia. Pagine dattiloscritte, fitte di appunti, di cancellature, di parole che si intrecciano sui bordi dei fogli. «Sarà il mio libro postumo», ammette. Come una ganga, come il pietrisco di sabbia e carbone che si ricava dalle miniere. Andrà ripulito, lavorato, gettato. Saint-Exupéry lo pensa, lo confida, lo sa: Citadelle è il lavoro di una vita e, stratificato, come ogni pensiero che si è andato sedimentando, come ogni immagine, intuizione, preghiera, andrà riportato alla luce e reso chiaro. Nel luglio del 1944 egli segue ancora il 2/33 a Borgo, in Corsica e, il 31, lo scrittore aviatore decolla per la sua missione di ricognizione da cui non tornerà più. Ha raggiunto quella «perfezione dei morti» che apre le pagine del suo libro e forse ora sa che «per chi muore non esiste jamais (mai, scritto in corsivo, nel suo testo) solitudine»...
L’anno successivo Pélissier consegna la valigia all’amica Nelly de Vogüé, che ne aveva già lette 500 pagine durante il soggiorno di Saint-Exupéry ad Algeri nel 1943 e che ora riunisce le cartelle e i brogliacci, a tratti illeggibili nella grafia.
Nel 1948 Gallimard pubblica il libro per la prima volta.
Il manoscritto è strutturato in 219 capitoli il cui ordine, probabilmente, non sarebbe stato scelto dall’autore se avesse potuto terminare il proprio lavoro. Scritto in prima persona, Saint-Exupéry stesso aveva confidato nel 1936 a Pierre Drieu La Rochelle di avere intenzione di proporre il discorso di un capo berbero il cui padre era stato assassinato. Un padre che era «della razza delle aquile» e la cui morte (lo leggiamo nelle prime pagine) non era stata una fine, ma l’inizio, quasi una prima pietra posta a fondamenta di un tempio. In questo padre si cela l’immagine di un Padre più alto che ha i tratti di una divinità. È il padre archetipico e colui sul quale si fonda la stirpe, da cui hanno origine le generazioni: basamento e sostanza in tutto somigliante alla prima pietra della Cittadella «costruita nel cuore degli uomini» come un tabernacolo. Anche per questo la sensazione dei figli e del popolo, al momento di seppellire il grande Signore, mentre le corde che reggono il bianco sarcofago cigolano e si tendono ed «egli pesava, sospeso», non è più quella di sotterrare un morto, ma di «sigillarlo nella terra»: proprio come la prima pietra di un palazzo sacro.

Livelli di interpretazione e piani narrativi

I livelli di lettura possibili sono almeno tre: il primo, il più immediato, gioca sull’esotismo, sullo spaesamento apparente dato dal sapore di fiaba, con quei palazzi da mille e una notte in cui danzano fanciulle dagli occhi di gazzella e che rivelano, dietro i muri, giardini che si aprono come un regalo.
Ho ricevuto non una provvista, ma una promessa. Avviene per il giardino ciò che accade per una coloni...

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