Quale «formazione» professionale?
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Quale «formazione» professionale?

Una rilettura di Georg Kerschensteiner (1854-1932)

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Quale «formazione» professionale?

Una rilettura di Georg Kerschensteiner (1854-1932)

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Perché in Italia non esiste un sistema di «formazione» professionale diffuso, stabile e apprezzato? E perché l’apprendistato «formativo» di I e III livello stenta, per usare un eufemismo, a decollare? E ancora, come mai negli ultimi decenni, nonostante l’insistenza delle istituzioni europee sull’importanza della VET, non siamo ancora riusciti a colmare questa mancanza, tanto che sarebbe ingenuo aspettarsi un cambiamento anche nel prossimo futuro?
Il testo cerca di rispondere a questi interrogativi, indagando le ragioni che hanno portato il nostro sistema scolastico a marginalizzare il concetto di «formazione» con e per l’esercizio di un lavoro, mostrando nel contempo come una storia diversa si sarebbe potuta scrivere. L’esempio della Germania col suo sistema duale lo dimostra. Se si vuole recuperare il tempo perduto, sarebbe tuttavia ingenuo pensare di importare il modello tedesco così come è. Occorre piuttosto comprenderne lo “spirito”, per poi reinterpretarlo in maniera originale nel nostro contesto. Non si tratta di una semplice operazione di politica scolastica, ma di vera riconversione pedagogica e culturale tesa a riformulare daccapo il nostro concetto di «formazione» e di «formazione professionale» in particolare. Dove cercare, dunque, gli spunti per avviare questo ripensamento, se non nelle riflessioni di Georg Kerschensteiner, pedagogista e riformatore scolastico considerato il «padre» del sistema duale tedesco?

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Information

1. Cosa si intende in Germania per «sistema duale»?

L’espressione «sistema duale» ( Dual System ), intesa nell’accezione corrente, fu utilizzata per la prima volta nel 1964 in un rapporto della Commissione tedesca per l’educazione e l’istruzione [1] . La Commissione parlava di «sistema» per indicare l’insieme di regole e di pratiche che caratterizzavano l’apprendistato in Germania, sottolineando con l’uso del termine «duale» l’alternanza tra formazione in azienda e formazione scolastica tipica di questo istituto [2] . Proprio negli anni ’60 la normativa frammentaria e localmente differenziata che aveva regolato fino ad allora l’apprendistato fu sistematizzata; si delineò così la cornice giuridica che avrebbe disciplinato nei decenni successivi la modalità tipica con cui i giovani tedeschi si sarebbero formati (e si formano tutt’ora) nelle professioni manuali.
Ancora oggi in Germania la formazione professionale in sistema duale prevede per legge l’alternanza di due luoghi di apprendimento (l’impresa e la scuola professionale) [3] e la stipula di un contratto fra un apprendista e un datore di lavoro [4] . Al termine del percorso si acquisisce una qualifica valida su tutte il territorio nazionale (attualmente ne esistono più di trecento), che in alcuni settori è requisito necessario per l’esercizio della professione. Normalmente i giovani che iniziano l’apprendistato in sistema duale hanno appena concluso il primo ciclo d’istruzione e assolto l’obbligo scolastico ( Vollzeitschulpflicht), che dura nove o dieci anni a seconda dello stato regionale di residenza (i Länder hanno competenza legislativa esclusiva in materia d’istruzione), ma devono ancora adempiere a ciò che in Italia chiameremmo «diritto e dovere di istruzione e formazione» ( Berufsschulpflicht) [5] . Si parla in questo caso di Erstausbildung. Ad ogni modo, per attivare un contratto di apprendistato in sistema duale non è necessario possedere alcun titolo d’istruzione particolare. Ovviamente, possono attivare un contratto d’apprendistato anche giovani che hanno già conseguito un diploma d’istruzione secondaria oppure completato un precedente apprendistato. Allora, si parla di Zweitausbildung. Esiste infine un contratto di apprendistato per la riqualificazione professionale degli adulti ( berufliche Umschulung) e ci sono anche, ma sono numericamente residuali, percorsi di apprendistato per il recupero della dispersione scolastica oppure per target specifici a rischio esclusione sociale (ad es.: per i rifugiati).
Al di là di quest’ultimo marginale utilizzo, lo scopo principale dell’istituto non è il contenimento dell’abbandono scolastico né l’inclusione delle persone svantaggiate, bensì la formazione dei giovani, anche scolasticamente eccellenti, desiderosi di intraprendere una carriera in una professione che richiede l’esercizio di abilità manuali [6] . Per costoro l’apprendistato in sistema duale rappresenta la via “naturale” [7] per completare la propria formazione professionale. Tradizionalmente il loro numero è molto alto (benché in costante diminuzione negli ultimi anni): nel 2019 erano il 54,4% dei giovani di età compresa fra i 16 e 24 anni [8] . Ciò dimostrerebbe l’alta reputazione sociale di cui l’apprendistato ancora oggi gode nel Paese mitteleuropeo [9] .
I giovani tedeschi iscritti a percorsi duali accettano di studiare presso una scuola professionale ( Berufsschule) e di lavorare contemporaneamente alle dipendenze di un’azienda percependo per qualche anno [10] una retribuzione nettamente inferiore rispetto ai colleghi già qualificati addetti alle medesime mansioni, non solo perché trascorrono parte dell’orario di lavoro a scuola (generalmente circa il 30% del monte ore), ma anche perché si aspettano che l’azienda li formi in cambio del loro impegno [11] . Essi sanno, inoltre, che la qualifica professionale acquisita al termine dell’apprendistato sarà molto richiesta sul mercato del lavoro. Se non verranno confermati dall’impresa che li ha assunti come apprendisti [12] , avranno senz’altro ottime chances di assunzione presso altre imprese del medesimo settore [13] .
Riassumendo, il sistema duale tedesco corrisponde all’insieme di regole e di pratiche che in Germania presiedono all’organizzazione della formazione professionale in apprendistato, modalità tipica di erogazione della formazione professionale ai giovani, che si caratterizza per l’integrazione tra formazione scolastica e formazione aziendale ed è finalizzata al conseguimento di una qualifica professionale riconosciuta su tutto il territorio federale. Questo sistema mira alla crescita umana e professionale degli apprendisti, intrecciando lo studio scolastico all’esperienza lavorativa.


[1] Lo riferisce M. Gessler, Formation of the German Dual Apprenticeship System and the Challenge of Cooperation between Schools and Companies in G. Alessandrini (ed.), Atlante di pedagogia del lavoro, Franco Angeli, Milano 2017, p. 103.
[2] Cfr. Deutscher Ausschuss für das Erziehungs- und Bildungswesen, Empfehlungen und Gutachten des Deutschen Ausschusses fu ̈ r das Erziehungs- und Bildungswesen 1953-1965. Gesamtausgabe, Ernst Klett, Stuttgart 1966, p. 418.
[3] BBiG, § 2.
[4] BBiG, § 10. Tecnicamente non si tratta di un contratto di lavoro (gli apprendisti percepiscono un’indennità per il proprio mantenimento, non un salario), anche se devono essere rispettate le stesse regole che vincolano i contratti di lavoro, eccetto quelle esplicitamente escluse dalla legge o che siano in contrasto con la natura e gli scopi dell’apprendistato (così M. Weiss, Formazione professionale in Germania: il sistema duale, in «Diritto delle relazioni industriali», 1, 2014, p. 296).
[5] Compiuti i quindici/sedici anni i giovani tedeschi possono decidere di iniziare un percorso di formazione professionale in sistema duale oppure di proseguire gli studi in un istituto di istruzione che termina con il conseguimento del diploma di maturità ( Abitur).
[6] In verità, in Germania la formazione professionale non viene erogata solo in apprendistato. Esistono pure percorsi scolastici professionalizzanti «a tempo pieno» ( vollzeit), dove gli studenti, che non sono assunti da un’azienda, si formano esclusivamente a scuola. Tuttavia, tali percorsi, se si escludono quelli per accedere alle professioni sociosanitarie – tradizionalmente esclusi dal sistema duale, benché improntati ad una metodologia didattica work-based – sono assai meno diffusi rispetto agli omologhi percorsi «a tempo parziale» ( teilzeit) che accolgono gli apprendisti durante periodi programmati di interruzione dell’attività lavorativa. Gli stati regionali istituiscono scuole professionali a tempo pieno solo in via sussidiaria per ovviare alla mancanza di aziende disposte ad assumere apprendisti. La formazione offerta da queste scuole non rientra nel sistema duale, anche se permette il conseguimento delle medesime qualifiche che si possono ottenere in apprendistato.
[7] Nel 2020 il 64,2% dei giovani tedeschi iscritti ad un percorso di formazione professionale ha scelto l’apprendistato duale, il restante 32,8% si è iscritto ad una scuola professionale a tempo pieno, con una netta preferenza in questo secondo caso per i percorsi sociosanitari (BIBB, Datenreport zum Berufsbildungsbericht 2021 - Informationen und Analysen zur Entwicklung der beruflichen Bildung, Bonn 2021, p. 78).
[8] Cfr. BIBB, Datenreport zum Berufsbildungsbericht 2021, cit., p. 165.
[9] Discorso analogo si potrebbe fare anche per l’Austria e la Svizzera tedesca.
[10] In media l’apprendistato dura fra i tre e i tre anni e mezzo.
[11] Onde evitare abusi, la normativa stabilisce che l’apprendista debba ricevere un’indennità ( Vergütung) commisurata all’età e all’anzianità di servizio (BBiG § 17). L’importo varia comunque da settore a settore in base agli accordi raggiunti dalle parti sociali in sede di contrattazione collettiva. Di norma, l’indennità aumenta anno dopo anno e oscilla tra i 25% e il 45% della retribuzione normale percepita da un lavoratore qualificato. In seguito ad una recente riforma, entrata in vigore dal primo gennaio 2020 l’indennità degli apprendisti non può scendere al di sotto di una soglia minima stabilita a livello nazionale. Rimane ovviamente nella facoltà dei contratti collettivi prevedere indennità più elevate. Nel 2020 la retribuzione media degli apprendisti era di 963 euro (cfr. BIBB, Datenreport zum Berufsbildungsbericht 2021, cit ., p. 226).
[12] Nel 2016 il 68% degli apprendisti che avevano superato l’esame finale acquisendo la qualifica sono stati assunti dalla propria azienda (Bundesministerium für Bildung und Forschung, Berufsbildungsbericht 2018, p. 83).
[13] Nel 2019 il tasso di disoccupazione fra i giovani di età compresa fra i 18 e 24 anni in possesso di una qualifica professionale conseguita in sistema duale era solo del 2,9% (cfr. BIBB, Datenreport zum Berufsbildungsbericht 2021, cit ., p. 265).

2. Il rischio di un equivoco

L’attenzione della letteratura socioeconomica internazionale pe...

Table of contents

  1. Copertina
  2. QUALE «FORMAZIONE» PROFESSIONALE?
  3. Indice dei contenuti
  4. LA SFIDA DELLA «FORMAZIONE» PROFESSIONALE
  5. FORMAZIONE PROFESSIONALE: UN’ENDIADI DA RISEMANTIZZARE
  6. PARTE I
  7. I. SISTEMA DUALE TEDESCO E ITALIANO A CONFRONTO
  8. 1. Cosa si intende in Germania per «sistema duale»?
  9. 2. Il rischio di un equivoco
  10. 3. Come funziona il sistema duale tedesco?*
  11. 4. I cardini del sistema duale
  12. 5. Un’assimilazione impropria e insufficiente
  13. II. LA RESTAURAZIONE DELL’APPRENDISTATO ARTIGIANO
  14. 1. Emergenza educativa nella Germania di fine Secolo
  15. 2. L’apprendistato per l’elevazione culturale e la tutela delle classi lavoratrici
  16. 3. L’idealizzazione dell’artigianato
  17. 4. Mittelstandpolitik
  18. 5. La decadenza dell’apprendistato tradizionale
  19. 6. L’apprendistato in fabbrica
  20. III. LA RIFORMA DELLE FORTBILDUNGSSCHULEN
  21. 1. Scuole in cerca di una nuova funzione
  22. 2. La riforma delle scuole di Monaco
  23. 3. Le intuizioni che guidarono la riforma di Kerschensteiner
  24. IV. IL SUCCESSO DEL “MODELLO KERSCHENSTEINER”
  25. 1. Dalle scuole di completamento alle scuole professionali
  26. 2. I motivi del successo
  27. 3. Il fallimento della riforma della Volksschule
  28. V. IL CONCETTO DI SCUOLA DI LAVORO
  29. 1. L’istanza attivista e la critica della scuola libresca tradizionale
  30. 2. Il lavoro «in senso pedagogico»
  31. 3. I metodi della scuola di lavoro
  32. 4. Il fine della scuola pubblica
  33. VI. L’EVOLUZIONE DEL SISTEMA DUALE DOPO LA RIFORMA DELLE SCUOLE DI MONACO
  34. 1. La posizione dell’apprendistato all’interno del sistema scolastico
  35. 2. L’ingresso del sindacato e l’esigenza di uniformare il sistema
  36. 3. Il «tradimento» della scuola professionale ideata da Kerschensteiner
  37. 4. L’esplicito superamento della prospettiva kerschensteineriana
  38. 5. Razionalizzazione del sistema e sviluppi recenti
  39. FONDATORE O PRECURSORE DEL SISTEMA DUALE?
  40. APPENDICE
  41. PARTE II
  42. VII. IL CARATTERE «SPECIALE DELL’ISTRUZIONE TECNICA E PROFESSIONALE NELL’ITALIA LIBERALE
  43. 1. Il carattere «speciale» delle scuole tecniche e professionali
  44. 2. Istituti a metà strada tra formazione generalista e formazione specialistica
  45. 3. La posizione di Salvemini
  46. 4. La formazione professionale fuori dall’ordinamento scolastico
  47. 5. Fatta l’Italia, bisogna «formare» gli italiani!
  48. VIII. IL VENTENNIO FASCISTA TRA GENTILE E BOTTAI
  49. 1. La “restaurazione” gentiliana
  50. 2. Un sistema scolastico “a canne d’organo”
  51. 3. La prima ricezione di Kerschensteiner in Italia
  52. 4. La “politica dei ritocchi” e il corporativismo fascista
  53. 5. Calò e la prima traduzione di Kerschensteiner
  54. 6. Bottai e l’esaltazione ideologica della scuola di lavoro
  55. 7. Kerschensteiner riformatore della scuola di completamento
  56. IX. L’ITALIA DEL BOOM E LA «GUERRA DEI TRENT’ANNI» PER LA SCUOLA MEDIA UNICA
  57. 1. La Ricostruzione
  58. 2. Il ministro Gonella e l’«umanesimo del lavoro» di matrice cattolica
  59. 3. Verso una nuova concezione della scuola del preadolescente
  60. 4. Il boom economico e i fabbisogni professionali emergenti
  61. 5. Kerschensteiner riletto attraverso Hessen
  62. 6. La scuola media unica
  63. 7. Kerschensteiner «classico» della pedagogia
  64. X. GLI ANNI ’70 E IL “NUOVO” ASSETTO DELLA SCUOLA DI MASSA
  65. 1. La mancata riforma della scuola secondaria di secondo grado
  66. 2. La regionalizzazione della formazione professionale e la svolta generalista dell’istruzione professionale
  67. 3. L’oblio di un autore piccolo-borghese
  68. 4. I piani scolastici di partiti e sindacati
  69. 5. Sviluppi recenti
  70. LA VITTORIA DEL “CANONE LICEALISTA”
  71. PARTE III
  72. XI. LA PARI DIGNITÀ EDUCATIVA DELLE VARIE FORME DI CULTURA
  73. 1. Il concetto di «individualità»
  74. 2. I valori
  75. 3. I beni di cultura e il loro carattere formativo
  76. 4. Il problema dell’istruzione e la pari dignità educativa dei beni di cultura
  77. 5. La funzione della cultura antropologica e l’esito aporetico della pedagogia kerschensteineriana
  78. 6. I segni della formazione autentica
  79. XII. IL VERO SIGNIFICATO DELLA “CULTURA GENERALE”
  80. 1. L’educazione del carattere
  81. 2. L’istruzione scolastica e la sua funzione educativa specifica
  82. 3. Il vero significato della “cultura generale”
  83. 4. La dialettica fra «lato psicologico» e «lato assiologico» della formazione
  84. 5. Il logicismo di Kerschensteiner
  85. 6. L’ipoteca neokantiana
  86. XIII. LA PERSONALIZZAZIONE DEI PERCORSI EDUCATIVI
  87. 1. La dottrina delle «forme di vita»
  88. 2. L’«assioma fondamentale del processo formativo»
  89. 3. La «diramazione degli interessi»
  90. 4. L’educazione come atto ermeneutico
  91. 5. L’educazione come atto di amore
  92. 6. Un esempio di formazione professionale: l’istruzione magistrale
  93. IL RISCATTO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE
  94. QUALE «FORMAZIONE» PROFESSIONALE?
  95. AUTORE
  96. ABBREVIAZIONI DELLE OPERE DI KERSCHENSTEINER CITATE
  97. BIBLIOGRAFIA
  98. Opere di Kerschensteiner consultate
  99. Letteratura secondaria citata
  100. INDICE DEI NOMI
  101. CULTURA STUDIUM