Investire for dummies
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Massimo Intropido

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Investire for dummies

Massimo Intropido

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Scoprite le regole e i segreti della finanza! La nuova edizione di Investire For Dummies spiega, in modo chiaro ma al tempo stesso con un approccio professionale, come interpretare l'andamento dei mercati e le caratteristiche dei più importanti strumenti finanziari. Ogni capitolo è composto da una scheda tecnica che sintetizza i principali contenuti e da una conversazione tra l'autore e un'ipotetica investitrice che vuole imparare i trucchi e i segreti dell'investimento. Una guida completa per chiunque sia interessato a conoscere le regole fondamentali dell'investimento, senza eccessivi tecnicismi ma anche senza pericolose semplificazioni.

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Information

Verlag
Hoepli
Jahr
2020
ISBN
9788820396046
1
Gli strumenti della finanza
IN QUESTA PARTRE. . .
» Scoprirete quali sono gli strumenti principali della finanza, quali sono quelli a basso rischio, quelli ad alto rischio, che cosa sono i fondi di investimento.
» Imparerete a muovervi tra gli strumenti finanziari, in modo da poter valutare il più adatto a voi in base al vostro profilo di rischio o al capitale che volete investire.
» Approfondirete il rapporto e l’incidenza che il fisco può avere sui vostri investimenti.
Capitolo 1
Investimenti a basso rischio
IN QUESTO CAPITOLO
» Quali sono i prodotti a basso rischio sui quali investire
» Quali e quante sono le tipologie di obbligazione
» Che cosa è la duration e che ruolo ha sui vostri investimenti
» Come districarsi nella giungla di sigle tra BoT, BTp, CcT e così via
Il risparmio postale, la prima volta per molti italiani
IL RISPARMIO POSTALE
Per diversi decenni il risparmio postale nel nostro Paese ha costituito la prima fonte di investimento degli italiani, specialmente nei periodi più lontani, quando aprire un conto corrente bancario non era consentito a tutti. A quei tempi l’apertura di un libretto di risparmio postale diventava l’unica alternativa percorribile.
I libretti postali sono una forma di “risparmio prudenziale”, cioè tale da presupporre l’immediata liquidabilità dell’investimento senza perdita né penalizzazioni, che ha iniziato a essere disponibile in Italia fin dal 1875. I libretti postali sono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti (che è posta sotto la garanzia dello Stato) e sono collocati in via esclusiva presso la rete degli uffici postali presenti sul territorio nazionale. La Cassa Depositi e Prestiti fu creata dalla legge 27 maggio 1875, n. 2779, proposta dall’allora Ministro delle finanze Quintino Sella, sull’esempio di quanto era già avvenuto in Gran Bretagna nel 1861.
Il libretto postale non prevede spese e commissioni per l’apertura, la gestione, la chiusura e per tutte le operazioni di versamento e prelievo. In qualsiasi momento si possono effettuare versamenti e prelievi senza limitazione. Gli interessi sulle somme presenti nel libretto di risparmio maturano ogni giorno e vengono capitalizzati ogni anno al 31 dicembre. L’aliquota che grava sugli interessi maturati è pari al 26%.
Sui libretti si paga un’imposta annua fissa pari a 34,20 euro, ma solo se il cliente è una persona fisica e la giacenza media annua è complessivamente superiore a 5.000 euro. I libretti postali possono essere nominativi o al portatore, ma per questi ultimi la legge antiriciclaggio prevede che la giacenza non possa essere superiore a 1.000 euro. I libretti nominativi possono essere cointestati fino a quattro nominativi. Esistono anche i libretti postali giudiziari, nei quali vengono inserite le somme derivanti da procedimenti giudiziari.
I buoni fruttiferi postali sono un’altra forma storica di investimento del risparmio postale. A differenza dei libretti di risparmio, offrono la possibilità di ottenere un rendimento crescente in funzione del periodo di possesso del buono stesso. Anche in questo caso è possibile investire a lunga scadenza, pur mantenendo la possibilità di disinvestire in qualsiasi istante, ricevendo l’intero capitale maggiorato degli interessi maturati.
Esistono anche buoni ordinari con scadenza ventennale, sempre a interessi via via crescenti. Anche i buoni fruttiferi sono garantiti dallo Stato. Recentemente sono stati emessi anche buoni indicizzati all’inflazione italiana. Anche nel caso dei buoni postali, l’emissione, la gestione e il rimborso sono totalmente gratuiti. Così come nel caso dei libretti di deposito, è prevista la cointestazione sino a quattro nominativi.
Iniziamo ora un viaggio attraverso le caratteristiche dei principali strumenti di investimento. Penso che un percorso del genere debba necessariamente iniziare dal risparmio postale, la prima forma veramente popolare di accantonamento privato nella storia d’Italia.
Sì, direi che un inizio del genere è doveroso, proprio perché si tratta della forma di risparmio più antica d’Italia. Un tempo le persone comuni non potevano aprire un conto corrente in banca, quindi ci si doveva necessariamente rivolgere alla Posta. Dagli anni Settanta e Ottanta in poi le cose sono gradualmente cambiate, ma il risparmio postale ha continuato a essere la forma di investimento considerata più accessibile.
Ed è davvero così?
Sì, è totalmente gratuita, totalmente garantita e semplicissima da gestire, direi elementare. Il 31 dicembre di ogni anno gli interessi vengono capitalizzati sui libretti.
Una bella differenza rispetto ai “derivati” di Borsa…
Più o meno la differenza che c’è tra le scuole elementari e l’università.
Ma, oltre all’indiscutibile maggiore semplicità, il risparmio postale è competitivo rispetto ad altre forme di investimento?
Direi proprio di sì. Perché se è vero che i rendimenti dei prodotti di investimento sono paragonabili a quelli dei titoli di Stato, rispetto a questi ultimi le forme di risparmio postale comportano minori costi, perché non è necessario aprire un dossier titoli per potervi accedere. L’essere una forma di risparmio elementare va considerata una caratteristica di valore e non una minore qualità.
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Quindi mi stai dicendo che in molti casi investire in Posta è meglio che acquistare titoli di Stato in banca?
Ti sto dicendo proprio questo, soprattutto quando le cifre sono ridotte e non si ha necessariamente bisogno di una grande remunerazione, preferendo invece la totale sicurezza del capitale.
Ma prima o poi quasi a tutti viene voglia di ottenere rendimenti superiori.
Certo, ma questo non significa che si debba disinvestire totalmente il proprio risparmio collocato in Posta.
Quindi tu ritieni che il risparmio postale sia ancora competitivo in un periodo come questo, caratterizzato da un’offerta bancaria di prodotti finanziari sempre più sofisticati?
Paradossalmente è proprio per questo motivo che bisogna avere ancora molta considerazione per i prodotti postali e cioè per il fatto che stanno esattamente al polo opposto rispetto ai prodotti sofisticati, rappresentando il massimo della semplicità e dell’economicità.
I conti di deposito: finalmente anche in Italia!
I CONTI DI DEPOSITO
Il conto di deposito, pur essendo un prodotto bancario, è un vero e proprio strumento di investimento, che si appoggia a un conto corrente tradizionale e che consente di ottenere una remunerazione più elevata rispetto a quella del conto corrente ordinario, quasi sempre in cambio del vincolo sulle somme depositate. Il conto di deposito, pertanto, consente un’operatività limitata a versamenti e prelievi da e verso il conto di appoggio. Pertanto non è possibile utilizzarlo per effettuare le normali operazioni bancarie, come per esempio accreditarvi lo stipendio o la pensione, effettuare prelevamenti in contanti, disporre la domiciliazione delle bollette, effettuare pagamenti tramite bancomat o carta di credito e così via.
Per aprire un conto di deposito è necessario essere titolari di un conto corrente ordinario, che funge da appoggio e consente di effettuare i trasferimenti di denaro da e verso di esso. La remunerazione offerta da queste tipologie di conto corrente è assimilabile a quella prodotta dai titoli di Stato a breve scadenza.
Ormai da diversi anni le banche pubblicizzano i conti di deposito. Eppure mi sembra che siano uno strumento che è stato introdotto in Italia con molto ritardo, rispetto agli altri Paesi.
Sì, è così. La diffusione di queste forme di investimento è iniziata negli anni Novanta e rientra nel quadro del ritardo complessivo con cui si sono diffusi tutti i prodotti bancari in Italia. In un certo senso si può dire che i conti di deposito nascono dallo scarso successo commerciale ottenuto dai Certificati di Deposito, nel senso che questi ultimi non hanno ricevuto il gradimento sperato dalle banche.
Perché è accaduto ciò?
Perché i Certificati di Deposito erano poco flessibili rispetto alle basse remunerazioni che offrivano. Il loro smobilizzo non sempre era semplice e la loro vendita era piuttosto complicata. A quei tempi, poi, il rendimento offerto dai titoli di Stato italiani era piuttosto elevato.
Quindi, a parità di rendimento ridotto, il conto di deposito è più appetibile?
Sicuramente sì.
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La formula dei conti di deposito mi sembra piuttosto semplice: io vincolo del denaro in un conto corrente e in cambio mi offrono una remunerazione piccola ma non trascurabile, considerando che mi garantiscono il capitale.
Le cifre versate su di un conto di deposito sono garantite dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a un massimo di 103.291,38 euro per depositante e per istituto di credito. Ma si può dire che, di fatto, qualsiasi cifra depositata sul conto corrente di una banca italiana sia garantita, in quanto le probabilità di un fallimento bancario di entità così disastrosa da provocare perdite ai correntisti sono irrisorie, grazie anche agli sviluppi della normativa di controllo italiana ed europea. Il capitale è sostanzialmente garantito e in cambio di un vincolo si ottiene una remunerazione minima, ma in qualche modo apprezzabile.
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E se avessi bisogno del mio denaro prima della scadenza del vincolo?
I conti di deposito possono prevedere delle scadenze intermedie, in corrispondenza delle quali è possibile il disinvestimento a costo di doversi accontentare di un rendimento inferiore. Se non sono previste queste opportunità, il disinvestimento è sempre possibile con una penalizzazione, che al massimo può arrivare alla perdita dell’intero interesse.
Quindi, male che vada, ho diritto quanto meno alla restituzione del mio capitale?
Sì.
Beh, ma allora tutto sommato può essere una forma di investimento da tenere in grande considerazione.
Quando si tratta di parcheggiare della liquidità, va senz’altro tenuta in considerazione. L’importante è fare bene i conti sul m...

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