Bum Bum
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Bum Bum

Le prime volte dell'amore. Storie (seconda edizione)

Monique Pistolato

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  1. 128 Seiten
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Le prime volte dell'amore. Storie (seconda edizione)

Monique Pistolato

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Über dieses Buch

"RicorderĂČ quel luglio. Di grilli e rane, telefonate chilometriche, di soldi spesi per l'intimo ai grandi magazzini, di ore a controllare la depilazione delle gambe. RicorderĂČ quei giorni in cui avevo un unico pensiero: ancora, ancora, ancora
 "Il tempo in cui i corpi fioriscono arriva all'improvviso. Il cuore al galoppo, le paturnie, i rossori e le porte sbattute. La bellezza di scoprirsi nello sguardo di un altro: l'amore acerbo e senza codici, spericolato e segreto... le prime volte. L'alfabetizzazione delle emozioni sperimenta un linguaggio personale e cerca nidi protetti in cui far pratica di affettivitĂ  senza sorveglianti.Le prove di volo di ragazze e ragazzi e le preoccupazioni dei grandi.Otto racconti sull'avventura piĂč indelebile dell'adolescenza corredati da un sentiero di strumenti per ripensare a questo momento cruciale della vita. Una palestra di educazione sentimentale perchĂ© l'amore non si puĂČ spiegare ma vivere anche attraverso le storie.

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Information

Jahr
2018
ISBN
9788861536838

BUM BUM

Invece le canzoni non ti tradiscono, anche chi le fa puĂČ tradirti,
ma le canzoni, le tue canzoni,
quelle che per te hanno voluto dire qualche cosa le trovi
sempre lĂŹ, quando tu vuoi trovarle.
Intatte. Non importa se cambierĂ  chi le ha cantate.
Se volete sapere la mia delle canzoni,
delle vostre canzoni vi potete fidare

LIGABUE, Bruno, Radio Freccia
È una sera di quelle che inzuppano le ossa. Ventidue e trenta, parcheggiamo i motorini e li lucchettiamo come fossero i Depositi di Paperon de’ Paperoni. Giochiamo con gli aliti per scaldarci e allentare la tensione. Ci diamo la carica:

 Certe notti la strada non conta quello che conta ù sentire che vai
Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei
Certe notti somigliano a un vizio
Che tu non vuoi smettere, smettere mai

(Ligabue, Certe Notti)
La discoteca sembra un’enorme astronave in mezzo a un campo abbandonato. C’ù ressa. Srotoliamo le sciarpe e togliamo i guanti, li mettiamo in tasca con l’eccitazione sottile di avercela fatta.
Di avergliela fatta.
Le gambe mi tremano sotto al piumino. Non ù solo freddo. Ci mettiamo in fila. Cri mi stringe un braccio. Oscillo un attimo sui tacchi dieci, di vernice nera, sento la punta un po’ vuota, speriamo bene. Incrocio furtiva lo sguardo dell’uomo alla biglietteria.
Pomodoro. Fragola. Cacao. Mi sciolgo.
Le guance si accendono come se mi avessero spruzzato in faccia del peperoncino.
Vorrei scomparire. Cri mi sorregge, avverte l’impaccio dell’imbranata.
Panico. Piacere. Paura.
Mi vedo nella porta, riflessa. Bella. Non sono sicura di essere io

Fa un gelo di carta vetrata. Esito. Cri mi spinge. Sicura. Lei Ăš sempre sicura.
Scostiamo pesanti tendoni di velluto blu e un raggio di luce ci investe.
Bum. Bum. La musica entra dentro le orecchie come proiettili carichi di coriandoli. Finalmente volume sparato al massimo senza nessuno che grida abbassa.
Bum Bum nella testa, dentro la pancia, che corre sulla pelle. Scariche di adrenalina.
Giallo. Viola. Verde. Ridiamo leccate da una cascata di lingue colorate. Avanziamo in mezzo a corpi contenti e sudati che si muovono come alberi scrollati dal vento.
Bum. Bum. E mi sento leggera, nonostante i trampoli in prestito. Fumo vaporoso.
Bum. Bum.
La voce del DJ ha una carica
 Bum Bum
 Butto un’ultima occhiata all’orologio.
Sono proprio io. Fuori. Di sera. Nella discoteca piĂč figa della cittĂ .
Ultimo sms a casa “Notte stacco e metto in carica baci Nico”.
Bum. Bum. Che cancella quel gravemente insufficiente in latino. Bum. Bum. Adieu alle litanie dei miei. Ai tira e molla di Andrea. Bum. Bum.
L’idea di aver escogitato un piano degno del migliore stratega dell’anno mi gasa.
CosĂŹ, con tutte le bollicine della bravata, mi accosto al bar in compagnia della mia socia “due Cuba libre” per mostrarmi esperta. La faccia del barista sgama l’esperienza zero, o almeno a me sembra. Allora, accavallo le gambe sotto la mini dorata, inclino la testa di lato e porto il mento leggermente all’insĂč, come Madonna che ho nel poster di fronte al letto. In fondo il conto lo paghiamo e all’ingresso non hanno fatto storie. E mentre lo penso una voce da dietro dice “offro io”. Ingollo la bevanda dolce e forte. Non ho il coraggio di voltarmi. Cri lancia uno dei suoi urletti di contentezza gallina. Temo un grassone, racchione, dentone
 Una gomitata mi riporta a terra intanto una mano decisa giĂ  stringe la mia.
– Claudio.
– Nico.
Non sprofondare e vedi se ti piace bambina, mi dico. Scena da film. Comincio dal basso solo per riprendermi.
Stivaletto nero con la punta quadrata, pantaloni in pelle stretti, giubbotto da moto aperto su due spalle larghe. La sigaretta tra le labbra spesse appena accostate e due occhi di Tirreno incazzato. Tanto. Bum. Bum. Non so cosa dire. Bum. Bum. La musica si mangia le parole. Lui mi porge un braccio con un gesto verso la pista
 un’occhiata a Cri che mi strizza l’occhio mentre sta già civettando con un gran pezzo di amico.
Bum. Bum. La musica scorre dentro.
Uno di fronte all’altro. Ci muoviamo studiandoci. Gli occhi lavorano come girandole. Interessati. Capelli folti.
Mani robuste e tozze. Unghie a mandorla. Viso ben rasato. Sopracciglia scolpite. Capi firmati.
Bracciale d’argento al polso sinistro. Brillantino al lobo destro.
Abbronzatura.
Bum. Bum. Il ritmo mi sostiene. Sono una piuma. Un nastro. Un’odalisca.
Bum. Bum.
Lo trascino verso il bancone. Finisco il mio Cuba libre. Mi sbraccio verso Cri che ù in pista ma a portata di amica. “Andiamo in bagno” cerco di gesticolarle. Mette in stand-by il suo cavaliere e mi raggiunge.
Camminata da siluri. Specchio. Occhiata. Scoppiamo a ridere e ci abbracciamo.
PipĂŹ. Sciacquone. Salvietta profumata per le ascelle, una sistematina al push-up.
Borsetta. Lucido. Rimmel. Tocco il cellulare inerme. Attacchiamo il ciccicoccĂČ: valutazioni e contro valutazioni.
Ultimi accordi prima che i motorini diventino zucche: all’una e trenta davanti alla porta dei cessi.
Prima di raggiungere il bancone mi scappa, glielo sparo sulle orecchie come un urlo:
– Non sarà troppo grande?
– Ti piace?
Cri fa spallucce. E quando lei fa spallucce significa che si puĂČ. E se si puĂČ che lo dice lei io mi sento piĂč sicura.
Bum. Bum. Torniamo verso le nuove conquiste. Claudio mi squadra con occhio esperto e io sento la cassa toracica piena di esplosivo. Bum. Bum. Spero di piacergli abbastanza. Temo di inciampare e adesso le gambe sembrano grissini inzuppati nel latte bollente.
Bum. Bum.
– Cosa bevi?
– Gin.
– Gin anch’io allora – strillo sicura.
L’odore Ăš forte, inspiro mi sembra di avere una lieve vertigine. Butto giĂč d’un fiato. Bruciore alla gola. Tossisco. Lui con un mezzo sorriso mi toglie il bicchiere e mi dĂ  un colpetto tra le scapole.
Per evitare di fare altre figure da poppante lo trascino in pista.
Bum. Bum. Rosso. Giallo. Verde. Viola. Investiti da arcobaleni di colori. Ci studiamo come attraverso occhiali magici. Fumo che si mangia i contorni.
– Quanti anni hai? – grido.
– Quanti me ne dai?
– Venti.
– Un po’ di piĂč. E tu?
– Diciotto.
“Diciotto e sei mesi mi affretto a sottolineare” per essere piĂč credibile.
Bum. Bum. Mi scosta i capelli.
Bum. Bum.
Tutto sale su un Latino-America imprevisto.
Ora i fianchi ruotano, si avvicinano, si cercano e si staccano.
Movimento di onde. Uno di fronte all’altra. Mano nella mano. Il cuore ù in fibrillazione temo di restarci secca. Di cadere dai tacchi. Che il trucco si sia sciolto. Posso avvertire il suo respiro, non ù solo tabacco.
Quando la mano si posa sul mio fianco un’onda di piacere m’investe scivolando fino alla pancia. Bisogno di interrompere l’attimo.
– Ho sete – grido.
Lo trascino verso il banco mentre intercetto Cri in posizione fatale su un divanetto in un tĂȘte Ă  tĂȘte romantico.
– Una doppia malto – dice Claudio.
– Una doppia malto – dico io.
Raggiungiamo un tavolo. La birra ù pastosa e fresca, divertito mi pulisce un baffo. Sorseggio piano mentre mi cinge la vita. Presa energica. Mi sussurra all’orecchio:
– Hai due gambe da schianto e sei molto carina quando sorridi.
Stringo le spalle e la mini dorata mi sembra improvvisamente ristretta, lo paragono ad Andrea e penso che... mi lascio inghiottire dai suoi occhi. Verdi, no mi sembrano blu o sono le luci. Cerco Cri con lo sguardo e lei mi pare così rilassata, a suo agio. Serro le palpebre, il respiro di Claudio ù sul mio viso. Scivolo, quando il suo indice attraversa la maglietta scatto. Un’occhiata all’orologio, la prima cosa che mi viene in mente.
– Studi?
– No.
– Lavori?
– Sì e no

– E che fai?
– L’uomo misterioso.
– Ma questo non ù un mestiere.
– Balliamo!?
Bum. Bum.
Baci di passeri che si imbeccano per il cibo. Teneri.
Bum. Bum. Morsi di mela. Denti voraci.
La mia pancia e la sua cintura. Bum. Bum. La testa gira e il corpo Ăš di meringa.
La musica stacca. È un secondo. Siamo ancora al bar, tracanno un rum come fosse aranciata. Cri Ú sparita dalla visuale. Claudio Ú cosÏ vicino che sembriamo due calamite, il suo corpo addosso mi fa vacillare. Un attimo di esitazione.
Bum. Bum. Adesso Ú un lento a riportarci in pista. Ci incolliamo. Tutto fluttua. È un maremoto. Oceano impazzito. Piacere di culla. Stiamo correndo.
Vorrei reagire, vorrei.
Vorrei due parole di conoscenza. Vorrei fermarmi.
No.
Vorrei restare così per sempre. Per l’eternità. Con questo Claudio che mi ha acceso come un fuoco di artificio.
Sono un ramo spinto dalla corrente.
Bum. Bum. Vorrei riposare un po’, vorrei.
Mi lascio trascinare verso i divanetti. Se chiudo gli occhi un momento mi riprendo.
Bum. Bum.
Sento il suo peso su di me. Enorme. Le gambe scattano come una trappola, in posizione di difesa. Non riesco a muovermi, a respirare. Mi pare un sogno, sto annaspando, provo a protestare ma sono come al rallentatore, dentro a un film muto: una farfalla cieca che plana sui vetri dopo un volo bellissimo.
Mi desto pestata sotto la voce in ansia di Cri. Il Bum. Bum. ora pare tuoni nel cervello. Non so bene dove sono, ma sento il ghiaccio di piastrelle e puzzo di bagni intasati.
Luce grigia. Cri Ăš una mitraglia. Ha accanto un uomo palestrato, con un taglio di capelli da nazi, che mi sorregge la testa...

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