Cammino verso la libertà interiore
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Marco Aurelio

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Marco Aurelio

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Über dieses Buch

Nell'opera "I ricordi" di Marco Aurelio emergono sopra tutto due pensieri ricorrenti: l'uomo e l'universo.
L'uomo riesce ad avere la visione chiara del senso della vita solo se, nel suo breve cammino sulla terra, opera con amore. La felicità e la saggezza risiedono nelle mente dell'uomo dove opera la ragione, il pensiero e la parola.
L'universo viene da una natura intelligente che sa dove vuole arrivare. Ogni cosa, tutto l'esistente, intrecciato e concatenato nella sua unità, nel suo ordine, nel suo continuo ripetersi sempre uguale, nel suo avere un fine preciso non può venire dal caso. Solo una fonte intelligente, solo una Mente divina può tessere la trama del mondo e del suo divenire.
Tutti dovrebbero avere il grande privilegio di conoscere i principi etici, esistenziali, espressi dal filosofo. Questa testimonianza, che resta intatta nonostante il fluire del tempo, ci consente intimamente di acquisire un immenso patrimonio di saggezza.
In questo libro, il pensiero di Marco Aurelio diventa accessibile a ogni persona, anche quelle meno dotate di una specifica cultura classica.

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Information

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Riconoscenza verso gli Dei e le persone care vissute accanto Dialoghi con sé stesso Dialoghi con una o più persone e indirettamente con sé stesso Rammarico per non aver potuto dedicarsi allo studio della filosofia Brani con riferimenti alla filosofia Massime
“Nellealture che circondano Gerusalemme, un uomo ed una donna, giovani pastori, si cercano. E’ una ricerca tesa fra l’appagamento del sogno e il desiderio della veglia, fra gli spazi aperti di pascoli e vigne e di quelli angusti di stanze serrate da chiavistelli, fra il buio di una notte popolata da sentinelle minacciose e la luce bruciante di un deserto che si risveglia alla primavera. I due si troveranno, finalmente, e giureranno di non lasciarsi mai, perché l’amore è un fuoco che acqua e vento non possono spegnere, perché è forte come la morte”.
(dal commento di Ivano Dionigi al testo del “Canto dei cantici” di Salomone tradotto da Gianfranco Ravasi).
CAP. 3°
NOTA INTRODUTTIVA
Nel primo dei dodici libridelle sue memorie, Marco Aurelio esprime la sua riconoscenza verso le persone care, verso i propri maestri e amici, verso gli dèi.
I sentimenti di riconoscenza e gratitudine espressi sono pervasi da un sentimento di profonda commozione.
Egli ricorda con nostalgia i propri avi, il nonno paterno che lo ha allevato, il padre morto ancora in giovane età, la madre, la sorella, la moglie.
Esprime la sua riconoscenza anche al fratello Lucio Vero: riconoscenza dovuta senza dubbio da amore fraterno (secondo gli storici la condotta di vita del fratello non era irreprensibile).
Inoltre, manifesta la sua gratitudine per gli insegnamenti avuti dai suoi maestri e per i consigli avuti dagli amici.
Una menzione particolare è rivolta al padre adottivo, l’imperatore Antonino il Pio: i sentimenti di affetto espressi verso la sua persona sono sinceri e, soprattutto, sono vere le parole che indicano la dolcezza del suo carattere e il corretto adempimento dei suoi doveri: anche gli storici del tempo hanno considerato in maniera positiva le doti di comportamento di questo imperatore, per cui il riferimento di Marco Aurelio non è certamente dovuto ad un segno di riconoscenza.
Infine, vi è la riconoscenza verso gli dèi per avergli dato in sorte buoni nonni, genitori, sorella, parenti, amici, maestri, domestici.
Riconoscenza anche per aver consentito che la madre, destinata anche lei a morire giovane, abbia potuto vivere con lui gli ultimi anni della sua vita.
Presenti in tutti glialtri libri, vi sono diversi pensieri scritti in prima persona, diretti esclusivamente a sé stesso.
Alcuni enunciano precetti di contenuto dottrinale, altri - attraverso una confessione garbata, sobria e precisa nella concatenazione dei concetti, e con passaggi leggeri appena accennati - concernono la sua indole più profonda e, al tempo stesso, anche una mirabile testimonianza di un’assoluta vigilanza, di una rigorosa ricerca di sé stesso: si avverte l’uomo alla ricerca della propria autoconsapevolezza.
In altri pensieri vi è l’impronta di un sano realismo, in quanto a Marco Aurelio è ben chiara la debolezza della condizione umana e l’esistenza nel mondo della cattiveria.
Vi è la riflessione sul comportamento del sapiente quando vien fatto oggetto di valutazione, buona o cattiva che sia, da parte di persone incapaci di un uso corretto della ragione.
Marco Aurelio dice:
Devo essere mite e avere sempre comprensione verso gli ignoranti e anche, prendermi cura di loro: sono convinto che non bisogna arrabbiarsi con gli stolti e gli ingrati ma cercare di far capire loro il valore intrinseco della ragione”.
Egli, sempre a sé stesso, indica quali sono le condizioni per raggiungere lo stato di perfezione dell’anima: “Spegnere ogni desiderio di quel che non è dato, essere lieti della condizione presente, contenti di tutto quello che avviene, nella convinzione che quello che si ha proviene dagli déi”.
Di notevole rilevanza morale è anche il lungo dialogo che egli rivolge, sempre a sé stesso, sul tema della pace interiore. La pace, egli dice, consiste nel buon ordine della propria vita intima, del proprio spirito, della coscienza, dei sentimenti.
Tutta questa riflessione è un invito a ritirarsi in sé stessi, nel recesso della propria anima, lontano dai fragori del mondo, perché un tale ritirarsi rinnova l’esistenza, rende la vita più serena, fa superare le difficoltà che si incontrano lungo il suo percorso.
Per poter accedere alla pace interiore, egli dice, è necessario essere ricchi spiritualmente, avere nella propria anima qualità tali che ne consentano l’acquisizione:tale ricchezza interiore richiede principi chiari, brevi, elementari.
Più volte, Marco Aurelio esamina anche il carattere effimero della gloria, della fama.Molti sono anche i riferimenti in cui entra direttamente in causa la filosofia, fonte di pace e sollievo dell’anima:in questi “richiami”, spesso appare evidente il suo rincrescimento e rimpianto per non aver potuto dedicare il suo tempo allo studio della filosofia.
Dice:
Certo, vi è sempre il rimpianto per un sogno di vita non realizzato, per non aver potuto dedicarmi alla filosofia, ma le incombenze che il destino mi ha assegnato fin dalla giovinezza richiedono costante impegno perché dalla mia opera dipende anche la vita dei miei uomini, della gente della mia terra”.
Ed anche:
Con rincrescimento devo lasciare da parte i libri, gli appunti, le letture delle imprese dei greci e dei romani, fortemente graditi: tutte cose che, per gli ozi della vecchiaia, avevo messo da parte”.
Marco Aurelio, in diversi brani parla a sé stesso indirettamente:
Come la luce della lampada continua a brillare senza perdere la sua luminosità finché non si spegne, così anche la verità, la giustizia, e la temperanza non possono dissolversi prima che tutto finisca: tali doti rimarranno sempre dentro di te, se nel corso del tuo “cammino”, seguirai lo stesso tracciato ove Dio procede”.
(I: 1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13-14-15-16-17 II: 1-10 III: 4-5-6-10-12-13-14 IV: 3-11-18-22-24-25-30-49 V: 1-3-5-9-10-20-25-29-32-34-35-36 VI: 2-11-12-19-21-26-30-31-41-44-48-50 VII: 7-13-26-31-33-38-39-40-41-42-43-50-52-54-56-63-64-66-70 VIII: 1-3-8-9-12-13-14-15-16-17-21-24-30-36-42-43-45-49-51-56 IX: 22-23 X: 1-2-8-18-22-23-24-25-30-32-33a-37-38 XI: 4-5-7-14-18-22-23-25-26-28-30-31-32-34-35-36-37-38-39 XII: 1-6-9-12-15-17-20-24-25-26-31)
-I pensieri verso le persone care e verso gli dèi
Da Vero, mio nonno, appresi l’abitudine a essere gentile ed a escludere ogni impeto iracondo.
(I: 1)
(Marco Aurelio si riferisce al nonno paterno Marco Annio Vero, che dopo la morte del padre, lo adottò e lo crebbe)
Dalla fama e dal ricordo di colui che mi ha dato la vita, ho appreso pudore e virile costume.
(I: 2)
(La menzione è al padre Marco Annio Vero, morto in età ancora giovane, mentre ricopriva la carica di pretore)
Da mia madre, mi viene religiosità, liberalità, avversione non solo a qualsiasi opera cattiva, ma anche a formulare un pensiero di tal genere;
in più frugalità nel modo di vivere, ben lontana dal tono di vita caratteristico della gente ricca.
(I: 3)
(La madre di Marco Aurelio fu Domizia Lucilla)
Dal mio bisavolo, l’aver avuto la possibilità di non frequentare le scuole pubbliche; inoltre aver potuto far uso di buoni maestri chiamati in casa, e aver potuto comprendere che, quando si tratta dello studio e della cultura, abbiamo il dovere di affrontare ogni spesa senza riguardo.
(I: 4)
(Se Marco Aurelio si riferisce al bisnonno paterno, di tratta di Marco Annio Vero che rivesti cariche di pretore e senatore; se invece si riferisce al bisnonno materno, si tratta di Catilio Severo, console per due volte)
Dal mio precettore, mi viene la resistenza alla fatica, il bisogno di poco, il poter fare da me;
il rivolgere ogni mio pensiero a me stesso;
mi viene anche l’avversione e l’impenetrabilità assoluta di fronte a calunnie e delazioni.
(I: 5)
( Chi fosse il precettore non è noto)
Da Diogneta, mi viene un’ avversione a perseguire cose stupide e vuote;
una grande diffidenza per le chiacchiere di fattucchieri e maghi, per incantamenti e scongiuri contro gli spiriti.
Inoltre l’avere una parola libera e franca, la familiarità con la filosofia;
l’essere stato discepolo e ascoltare le loro lezioni prima di Bacchio, poi di Tandaside e di Marciano;
così pure, nella prima età, l’aver potuto scrivere dialoghi, l’aver nutrito passione e desiderio per tutti gli aspetti caratteristici dell’educazione greca.
(I: 6)
(Diogneta, filosofo e maestro di pittura dell’imperatore Antonino il Pio)
Da Rustico ho ereditato la consapevolezza di quanto sia necessario correggere e curare le tendenze del proprio carattere, di non avere ambizioni;
l’avversione alla retorica, alle conversazioni raffinate;
la semplicità nei rapporti con gli amici, il potermi riappacificare senza rancore con chi si era adirato con me o mi aveva arrecato offesa;
l’abitudine di leggere sempre con molta attenzione, a scrivere lettere con uno stile semplice.
Egli mi ha spontaneamente donato Il “Manuale di Epitteto”: libro che ho attentamente letto e tratto un grande insegnamento.
(I: 7)
(Rustico: filosofo aderente allo stoicismo, amico di Marco Aurelio, due volte console. Il “Manuale” di Epitteto, viene dalle lezioni tenute dal filosofo: sono otto volumi di cui solo quattro a noi pervenuti)
Da Apollonio, l’aver acquisito il tono libero del mio carattere e quella mia capacità di non affidarmi al caso;
quel mio sguardo rivolto soltanto e incessantemente a vie razionali;
quel mio eguale e costante umore, quel mantenere la calma anche nei dolori più acuti,nelle lunghe infermità, nelle angosce che straziano, come la perdita dei figli;
l’aver potuto scorgere con grande chiarezza un modo di vivere energico, ma nello stesso tempo remissivo e accondiscende;
Il non perdere la pazienza nelle circostanze in cui si devono dare leopportune direttive a qualcuno.
Infine, l’averlo conosciuto come uomo che non s...

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