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L'inquadratura e la composizione in fotografia - Seconda edizione
Alessandro Rizzitano
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L'inquadratura e la composizione in fotografia - Seconda edizione
Alessandro Rizzitano
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Un'inquadratura sbagliata e una composizione non equilibrata rischiano di penalizzare in modo irrimediabile anche un buon soggetto ripreso con ottima luce. Ă soprattutto un libro da leggere e non solo un manuale da consultare. SECONDA EDIZIONE Nuova veste grafica per una lettura piĂč agevole
Tutti i capitoli sono stati rivisti e ampliati
Tre nuovi capitoli: IL DISTURBO â L'ELOGIO DEL QUADRATO â COME IN UN FILM
35 nuove foto esemplificative
20 voci in piĂč nel dizionario dei termini tecnici
Indice analitico
238 pagine
HĂ€ufig gestellte Fragen
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Information
Thema
ArtCAPITOLO II â I PRINCIPALI ELEMENTI COMPOSITIVI
Il giusto approccio alla composizione
Che cosa inquadriamo della scena che ci troviamo davanti? Che cosa inseriamo? Che cosa escludiamo?
Questa scelta Ăš la prima che siamo costretti a fare, e solo in alcuni casi possiamo meditarla a lungo, ad esempio quando ci accingiamo a fare una foto di un paesaggio, di un monumento, nello still life, nella foto di moda o di ritratto in studio.
Spesso perĂČ questo tempo non lâabbiamo: nella street photography, nelle foto di reportage, nella fotografia sportiva e in genere in tutte le foto con soggetti in movimento, le scene che ci accingiamo a fotografare sono in costante evoluzione e quindi la scelta di cosa inquadrare e cosa escludere deve essere fatta in tempi brevissimi, in modo quasi istintivo. La conoscenza delle regole compositive e lâesperienza che nasce dallâaver fatto migliaia di scatti, ci consentirĂ , nel tempo, di acquisire quegli automatismi che garantiranno quasi sempre unâinquadratura e una composizione corrette, senza doverci pensare su troppo. Ă come quando compriamo unâauto nuova: i comandi per accendere i fendinebbia o per attivare le quattro luci lampeggianti o lo sbrinatore del lunotto sono in posizioni diverse da quelle che avevano nella macchina precedente, e allâinizio dobbiamo cercarli per poterli azionare, ma dopo pochi giorni ne memorizziamo la posizione sul cruscotto e li attiviamo senza neanche guardare, automaticamente.
Come disporre gli elementi allâinterno dellâinquadratura
Dopo avere esaminato quali sono gli strumenti che ci consentono di inquadrare, e cioĂš di contenere, delimitare, circoscrivere la nostra immagine fotografica, passiamo a esaminare la disposizione che gli elementi possono, e talvolta devono, assumere allâinterno dellâinquadratura, e i canoni estetici, dinamici, e compositivi che regolano la struttura dellâimmagine inquadrata.
Iniziamo a entrare quindi nel vastissimo argomento di quel sottile, fondamentale, affascinante campo che si occupa di analizzare gli equilibri compositivi di unâimmagine.
La ricerca dellâequilibrio, o meglio di un equilibrio Ăš prerogativa di qualunque arte: pittura, scultura, musica, e quindi anche fotografia. Dobbiamo pertanto sforzarci di comporre tutti gli elementi che concorrono a formare unâimmagine in modo armonico, ben bilanciandoli tra loro, e dobbiamo provare a farlo sin dal momento dello scatto.
Ă vero che molte correzioni allâampiezza dellâinquadratura si possono fare in fase di postproduzione, ma non sempre Ăš cosĂŹ, soprattutto se non abbiamo avuto lâaccortezza di stare un poâ larghi, prudenzialmente, al momento dello scatto: a tagliare (o a croppare, come si usa dire in gergo usando un brutto ma efficace anglicismo), câĂš sempre tempo, ma Ăš meglio non fidarsi troppo di questa certezza e tenerne conto solo per rimediare a qualche errore e non come comportamento abituale.
Ă bene quindi allenarsi e abituarsi a ben comporre sin dal momento dello scatto, tanto da farlo diventare un gesto automatico e istintivo, e quindi non ragionato, tenendo ben presente che equilibrio non significa necessariamente simmetria, ma ricerca di una distribuzione armonica degli elementi che compongono lâimmagine allâinterno del campo inquadrato. Qualcuno potrebbe dire che anche la simmetria Ăš una forma di equilibrio compositivo, anzi forse istintivamente la potremmo considerare la piĂč perfetta forma di equilibrio. Ă vero anche questo e infatti piĂč avanti la prenderemo in considerazione, esaminando come, quando e perchĂ© puĂČ essere efficace una composizione simmetrica.
Cominciamo intanto con un principio di base: nel momento in cui ci apprestiamo a scattare una foto, dobbiamo sempre ricordarci che abbiamo il dovere di produrre unâimmagine che dovrĂ attrarre lâosservatore, catturare la sua attenzione, trasmettere quello che noi vogliamo, e questo si puĂČ fare soltanto attraverso un approccio consapevole allâinquadratura.
Una foto attraente e memorabile Ăš quella che presenta un oggetto/soggetto capace di imporsi subito allâattenzione di chi guarda, un polo dâattrazione chiaro e ben distinguibile (anche se questo principio di base, di per sĂ© validissimo, puĂČ avere le sue brave eccezioni che vedremo piĂč avanti), in equilibrio armonico con gli altri oggetti/soggetti contenuti nellâinquadratura. Dobbiamo insomma avere qualcosa da dire, e saperla dire.
Capita molto frequentemente di osservare delle fotografie che non ci dicono nulla, nelle quali non si capisce quale sia il soggetto o almeno il soggetto principale, che sembrano scattate per caso, senza intenzione e senza consapevolezza, senza aver tenuto presente un aspetto fondamentale e cioĂš che lâocchio umano e lâobiettivo della fotocamera vedono la realtĂ in modo differente: lâuno attraverso lâelaborazione che il cervello fa delle immagini (stereoscopica e tridimensionale) lâaltro attraverso lâelaborazione fatta dal sensore e dal microprocessore della nostra fotocamera digitale, che ci restituisce unâimmagine monoscopica e bidimensionale, perchĂ© manca la terza dimensione (profonditĂ ) dello spazio euclideo. Questo Ăš un problema affrontato da tantissimo tempo dai pittori che hanno cercato di risolverlo applicando svariati accorgimenti tecnici: proporzioni diverse tra soggetti vicini e lontani, diagonali prospettiche, soggetti lontani piĂč sfumati e con colori piĂč freddi e lâiperrealistica tecnica del trompe-lâoeil.
Noi facciamo il primo passo verso questo nuovo tipo di realtĂ giĂ al momento dâinquadrare modificando la nostra vista stereoscopica (fatta con entrambi gli occhi) in una vista monoscopica quando appoggiamo un solo occhio sul mirino (lâocchio dominante) e chiudiamo lâaltro (anche in questo caso ci sono delle eccezioni: Henri Cartier-Bresson ad esempio spesso scattava tenendo entrambi gli occhi aperti approfittando anche del mirino decentrato della sua Leica).
Per tali motivi Ăš indispensabile che chi vuole fotografare in modo consapevole e corretto acquisisca, con lâallenamento, lâocchio fotografico, cioĂš la capacitĂ di saper isolare, estrapolare dalla realtĂ che stiamo osservando, gli elementi essenziali della composizione fotografica ancor prima di mettere lâocchio sul mirino, per poi riuscire a organizzarli nellâinquadratura.
Lâocchio fotografico
Ă la capacitĂ di saper vedere. Tutti siamo capaci di guardare, ma solo alcuni sono capaci di vedere, e pochi di vede...