L'imperatrice Matilde d'Inghilterra
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L'imperatrice Matilde d'Inghilterra

Edizione per studenti e insegnanti

Laurel A. Rockefeller, Traduzione a cura di Laura Lucardini

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L'imperatrice Matilde d'Inghilterra

Edizione per studenti e insegnanti

Laurel A. Rockefeller, Traduzione a cura di Laura Lucardini

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La ruggente leonessa d'Inghilterra!Con la sua discendenza reale normanna, sassone e scozzese Matilde, nata nel 1102 da re Enrico d'Inghilterra e dalla regina Edith Matilde di Scozia, era destinata a unificare un'Inghilterra ancora divisa dalla conquista di suo nonno, avvenuta nel 1066. Quando il naufragio della Nave Bianca nel 1120 la rese l'unica figlia vivente dei suoi genitori, Matilde divenne improvvisamente erede del trono inglese in un'era in cui la successione era ancora decisa dai witan sassoni anzichĂŠ dalla volontĂ  del sovrano.Scoprite la storia della prima donna che ha rivendicato il trono Inglese!L'edizione per studenti e insegnanti include domande alla fine di ogni capitolo, cosĂŹ come una cronologia dettagliata e letture consigliate.

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Capitolo 1: Principessa d’Inghilterra

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“...quindi mio padre sollevò coraggiosamente la spada e uccise l’assassino Macbeth per riprendersi il trono di Scozia e fondare la nostra nuova dinastia Canmore” concluse la regina Matilde con il suo forte accento scozzese.
La principessa Matilde, che aveva sei anni, si alzò eccitata con gli occhi spalancati: “Mamma, quanti anni avevi quando successe tutto questo?”
“Bambina mia, non ero nemmeno un barlume negli occhi di mio padre. Mio padre uccise Macbeth nell’anno del Signore 1057 e divenne re l’anno dopo. Io non nacqui fino all’anno del Signore 1080. Mia madre, Margherita Wessex, era originaria dell’Inghilterra ed era la seconda moglie di mio padre, la cui prima moglie era morta. Quindi vedi bambina mia, non c’ero ancora quando mio padre divenne l’eroe di tutta la Scozia” spiegò la regina.
“Pensi che anch’io possa diventare un’eroina?” chiese Matilde.
“Non vedo perché no. Ovviamente non lo direi a tuo padre, perché potrebbe avere altri piani per te e, in quanto principessa reale, potrebbe assegnarti dei doveri diversi da quelli che tu desideri. Mia madre non voleva di certo diventare regina di Scozia, sai. Voleva essere una sposa di Cristo e passare la sua vita in un convento. Ma se l'avesse fatto, io non sarei nata e nemmeno tu saresti nata. Quindi ringrazia sempre Dio per tutto ciò che succede nella tua vita. Non puoi mai sapere quali benedizioni Dio abbia in mente per te quando calmi il tuo cuore, ascolti e fai ciò che Dio ti dice”.
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“Mi avete mandato a chiamare, Vostra Maestà?” chiese la principessa Matilde facendo un profondo inchino davanti al trono di suo padre. Matilde, che ora aveva otto anni, era già quasi forte, sicura di sé e testarda quanto il re.
Sorridendo, re Enrico fece segno a Matilde di alzarsi e avvicinarsi. Ubbidiente, Matilde si avvicinò al re prima di inginocchiarsi ai suoi piedi. Re Enrico le sollevò il volto per guardarla negli occhi: “Ho appena avuto notizie dall’ambasciatore inviato qui dal nuovo imperatore dei Romani, Enrico V. Tra due giorni sarai ufficialmente promessa in sposa”.
“Chi sposerò, Vostra Maestà?”
“Nientemeno che l’imperatore. L’Inghilterra necessita di alleati nel continente. Re Luigi di Francia ambisce alla Normandia e invaderà quasi sicuramente le nostre terre alla prima opportunità. Per proteggere l’Inghilterra e la Normandia ci occorre l’Impero dei Romani al nostro fianco e, a quanto pare, l’imperatore Enrico è un guerriero incredibile, proprio come i tuoi antenati”.
“Posso chiedere quanti anni ha l’imperatore?”
“Ventiquattro”.
“Ma sono troppo giovane per assolvere i miei doveri coniugali con quell’uomo!”
“Vivrai con lui presso la sua corte. Imparerai a parlare la lingua tedesca. Imparerai gli usi e costumi della sua terra e assolverai i tuoi doveri pubblici e privati come ci si aspetterà da te”.
“Cioè?”
“Gli ubbidirai e gli donerai il tuo corpo, che ti piaccia o no” risposte il re con tono severo, mentre la sua pazienza si esauriva velocemente a causa delle domande della figlia.
“Così come lo avete preteso da mia madre nonostante a letto vi piacessero altre? Non ho forse un principe gallese come fratellastro, nato solo poche settimane prima di me?” chiese Matilde furbescamente.
“Sì, hai molti fratelli e sorelle che non sono nati da tua madre. Tuttavia lei viene da me quando glielo ordino. Comprende ciò che significa essere regina d’Inghilterra, come presto tu comprenderai ciò che significa essere imperatrice dei Romani”.
“Quindi devo essere promessa in sposa a un uomo che dormirà con altre donne per tutto il tempo in cui sarò fidanzata con lui? Devo far finta che tutto ciò non m’importi? Non sono forse infangata da una tale condotta?”
“Ti dimentichi una cosa, bambina! Io sono il re d’Inghilterra e Normandia. Non metterai in dubbio ciò che dico. La smetterai di giudicarmi. Mi obbedirai e partirai per la corte dell’imperatore non appena sarà finita la cerimonia di fidanzamento. Da qui fino alla cerimonia sparirai dalla mia vista e rimarrai nelle tue stanze fino a che non ti manderò a chiamare!”
I due giorni successivi furono un misto di fantasie romantiche e incubi infernali. Tutto ciò che le era familiare cominciò a scomparire, via via che i suoi oggetti personali venivano riposti all’interno di bauli. Per la cerimonia avrebbe indossato un abito verde con ricami dorati, insieme a un velo e un soggolo, a simboleggiare l’età adulta e il matrimonio. Sotto alla sicurezza di sé che mostrava agli altri, Matilde tremava di paura. Quest’uomo più vecchio di lei di sedici anni l’avrebbe chiamata nel suo letto prima del compimento della maggiore età? Sarebbe stato gentile o avrebbe avuto lo stesso temperamento feroce e violento di suo padre?
Matilde sapeva di rischiare la morte parlando al re come faceva. Tuttavia sapeva anche che il re non avrebbe osato ucciderla con un solo fratello nato da sua madre. Cosa sarebbe successo all’Inghilterra se suo fratello Guglielmo Adelin fosse morto prima di diventare re e avere un erede? Il trono sarebbe andato a lei oppure a uno dei figli della sorella del re, Adela di Normandia? Cosa avrebbe deciso il Consiglio dei witan, gli ultimi rappresentanti dell’Inghilterra sassone?
Matilde lo sentiva tuttavia nel suo cuore: al re lei serviva viva. Poteva punirla per la sua sfrontatezza. Poteva toglierle i suoi lussi. Ma al re lei serviva come assicurazione contro qualsiasi complotto da parte di nemici e sudditi.
Qualcuno bussò alla sua porta. Una dama tedesca la spogliò in modo brusco e le mise un abito verde, mentre un’altra dama le pettinava e intrecciava i capelli, fissando poi il velo e il soggolo. La sua coroncina reale fu posata sul velo. Suonava della musica mentre Matilde veniva condotta a una cappella vicina per la messa, prima che suo padre posasse le sue mani in quelle di uno strano nobiluomo tedesco che rappresentava l’imperatore nella cerimonia. Furono pronunciate parole in tedesco e in latino, parole che lei non comprendeva. Lo strano nobiluomo la baciò sulle labbra. Il suo primo bacio, un bacio che la incendiò di rabbia e paura. Ora apparteneva all’imperatore, comprata e venduta con un contratto firmato dal re quale parte della cerimonia, mentre sua madre e suo fratello Guglielmo Adelin osservavano con sguardo solenne. Ebbe solo qualche attimo per dire i suoi addii, quindi fu sollevata su un cavallo e imbarcata su una nave diretta a Mainz. Non avrebbe più rivisto l’Inghilterra durante il regno dell’imperatore.
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Dieci giorni dopo, la cattedrale di San Martino a Mainz riempiva la sua vista mentre le guardie a lei assegnate conducevano il suo cavallo attraverso l’imponente portone di legno. Matilde scese dal cavallo con destrezza, rifiutando qualsiasi aiuto. Una dama tedesca le sistemò l’abito e il velo. Il nobiluomo che l’aveva baciata nella cerimonia di fidanzamento prese il suo braccio e la condusse all’altare. In piedi accanto all’arcivescovo c’era un uomo biondo, vestito elegantemente e con un’aria regale. Il nobiluomo fece un inchino e abbassò il capo. L’uomo biondo prese le mani di Matilde: “Guten Morgen, Ihr müsst Mathilde sein. Ich bin Heinrich, der römisch-deutsche Kaiser”. Sorridendo, l’imperatore Enrico fissò gli occhi grigi di Matilde, che non aveva capito ciò che le era stato detto. Lentamente, Enrico s'inginocchiò accanto a lei e la guardò negli occhi, parlandole con una voce dolce e rassicurante. “Ich werde Euch nicht verletzen. Habt keine Angst. Ich bin derjenige, der Euer Mann sein wird. Ich bin jetzt Euer Kaiser und wenn Ihr alt genug seid, werdet Ihr meine Kaiserin”. Enrico voltò i palmi delle mani di Matilde e li baciò dolcemente, prima di baciarla delicatamente sulle labbra.
L’ambasciatore inglese alla corte di Enrico si fece avanti: “Questo è Enrico, imperatore dei Romani, a cui voi siete promessa in sposa”.
Matilde si rivolse all’ambasciatore: “Chi è l’uomo che mi ha portata qui e che ha preso il posto dell’imperatore a Londra, baciandomi a nome suo?”
“Quello è Lothar von Süpplingenburg, duca di Sassonia. È un uomo molto potente e un grande rivale dell’imperatore”.
“Mi ha baciato a Londra. Non mi è piaciuto. Nemmeno mio padre mi ha mai messo tanta paura quanto quel bacio”.
“Cosa pensate del bacio che vi ha appena dato l’imperatore?”
“Era gentile”.
“Non vuole che voi abbiate paura di lui, Vostra Altezza. Vuole che voi siate felice”.
“Per favore, chiedete all’imperatore quando ci sposeremo. Devo sapere cosa aspettarmi da lui. Non sono ancora in grado di dargli un figlio, se questo è ciò che lui vuole da me adesso. Sono troppo giovane”.
L’ambasciatore sussurrò in tedesco all’imperatore Enrico.
Enrico la abbracciò e la baciò dolcemente sulla fronte: “Habt keine Angst! Ich will noch keinen Sohn. Ich möchte gerne neben Euch sitzen und mit Euch speisen. Ich möchte mich mit Euch unterhalten und mit Euch tanzen. Seid meine Freundin und meine Geliebte! Ich möchte, dass Ihr mich liebt. Werdet Ihr das tun?”
Matilde gli sorrise, comprendendo che l’imperatore non desiderava farle del male: “Ja”.
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“Guten morgen,Eure Hoheit,” sorrise Matilde inchinandosi all’imperatore Enrico, prima di sedersi accanto a lui nel salone dei banchetti del palazzo reale di Mainz. Intorno a loro c’era un gran via vai di servitori, impegnati a servire loro una colazione a base di frutta, pani dolci, formaggi e birra fermentata a palazzo.
L’imperatore Enrico la abbracciò calorosamente prima di baciarla con affetto sulla fronte: “Guten morgen, Geliebte! Il vostro tedesco sta migliorando. Presto non ci servirà più un traduttore per comunicare”.
“Eure Hoheit è felice?”
Enrico prese la sua mano e le accarezzò le dita: “Molto”. Sorridendo la guardò negli occhi: “Ho delle belle notizie per voi”.
“Cosa?”
“Il prossimo aprile andremo a vedere il Papa a Roma e parteciperemo alla messa di Pasqua!”
“Il Papa?”
“Sono l’imperatore dei Romani” le ricordò Enrico gentilmente, con gli occhi pieni di affetto per Matilde, sapendo che lei non era ancora pronta ad esprimere tale affetto.
“È sufficiente per il Santo Padre?”
“Dipende dal motivo”.
“Quale motivo ci porta a Roma?”
“La mia incoronazione ufficiale a römisch-deutsche Kaiser”.
“Pensavo che voi foste già imperatore!”
“Lo sono. Sono diventato imperatore alla morte di mio padre, quattro anni fa. Fu allora che i principi mi accettarono come liege lord e la responsabilità di Kaiser passò a me. Ma ciò significa essere imperatore di fatto, non ufficialmente. Per governare servono tutte e due queste cose. Se sei incoronato e non hai una vera autorità, gli altri ti considerano un burattino. Se hai l’autorità ma non sei incoronato, risch...

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