Persone altamente sensibili
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Persone altamente sensibili

Come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge

Elaine Aron

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Persone altamente sensibili

Come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge

Elaine Aron

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Über dieses Buch

«"Sei una frignona!" "Che fifona!" "Non fare i capricci!" Se siete simili a me, avrete sentito tante volte frasi come queste, e avrete forse pensato che in voi c'era qualcosa di diverso. Anch'io mi ero convinta di avere un difetto di fondo, che dovevo nascondere e che mi condannava a una vita di secondo piano. Pensavo di essere sbagliata.

In realtà non è così: c'è qualcosa di molto giusto in voi e in me. Se risponderete "vero" a dodici o più delle domande del test che troverete nel libro, allora siete esseri umani molto speciali, Persone Altamente Sensibili. E questo libro fa per voi.»

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Information

Verlag
Mondadori
Jahr
2018
ISBN
9788852089237
1

Le caratteristiche delle persone altamente sensibili

La sensazione (sbagliata) di avere un difetto
In questo capitolo impareremo a conoscere le caratteristiche fondamentali del vostro tratto di personalità e come esso vi renda diversi dagli altri. Scoprirete anche le altre componenti della vostra personalità e aprirete gli occhi sul modo in cui la vostra cultura vi considera. Ma prima dovete incontrare Kristen.

Sono pazza?

Kristen fu la ventitreesima intervista della mia ricerca sulle HSP. Era un’intelligente studentessa del college dagli occhi chiari. Ma ben presto, durante la conversazione, la sua voce incominciò a tremare.
«Mi dispiace» sussurrò «ma in realtà ho chiesto di vederla perché lei è una psicologa e io devo parlare con qualcuno che possa dirmi se...» la sua voce si spezzò «se sono pazza.» La studiai con simpatia. Si sentiva chiaramente disperata, ma niente di ciò che mi aveva detto mi dava la sensazione che soffrisse di una malattia mentale. Tuttavia, a quel tempo, ascoltavo già con un atteggiamento diverso le persone come lei.
Riprese subito a parlare, come se avesse paura che avessi il tempo di rispondere. «Mi sento così diversa, da sempre. Non intendo dire... voglio dire, la mia famiglia era meravigliosa. La mia infanzia fu quasi idilliaca, finché non iniziai ad andare a scuola. Anche se mia madre mi dice che sono sempre stata una bambina scontrosa.»
Riprese fiato. Io dissi qualcosa per rassicurarla, e lei continuò. «Alla scuola materna avevo paura di tutto. Anche della musica. Quando mi passavano vicino sbattendo pentole o padelle, mi mettevo le mani sulle orecchie e piangevo.»
Distolse lo sguardo, con gli occhi pieni di lacrime. «Alle elementari ero la beniamina dell’insegnante. Però dicevano che ero “disorientata”.»
Il suo “disorientamento” la portò a sottoporsi a stressanti test medici e psicologici. Prima di tutto, per cercare un eventuale ritardo mentale. Ma, alla fine degli esami, fu inserita in un programma per bambini “dotati”, il che non mi sorprese.
Il giudizio però era ancora lì: “C’è qualcosa di sbagliato in questa bambina”. Fu testato l’udito. Normale. In quarta elementare, le venne fatta una scansione del cervello, con l’idea che la sua introversione fosse dovuta a piccole crisi epilettiche. Ma il cervello era normale.
La diagnosi finale? Aveva «problemi a selezionare gli stimoli». Ma il risultato fu una bambina convinta di essere difettosa.

Speciale, ma profondamente fraintesa

La diagnosi era giusta, per quello che valeva. Le HSP devono sopportare molte cose – tutti i dettagli che gli altri trascurano. Ma ciò che sembra normale agli altri, come la musica ad alto volume o una folla, può essere per le HSP fortemente stimolante e quindi stressante.
La maggior parte delle persone ignora le sirene, le luci abbaglianti, gli odori strani, la confusione e il caos. Ma le HSP ne sono turbate.
La maggior parte delle persone può sentirsi stanca alla fine di una giornata passata in un centro commerciale o in un museo, ma è comunque pronta ad andare a una festa in serata. Invece le HSP dopo una giornata simile hanno bisogno di solitudine, poiché si sentono frastornate e sovrastimolate.
La maggior parte delle persone entra in una stanza e nota tutt’al più i mobili e la gente e nient’altro. Ma le HSP possono percepire immediatamente, che lo vogliano o no, l’atmosfera, le amicizie e le inimicizie fra le persone, l’aria fresca o stantia, la personalità di chi ha disposto i fiori e così via.
Se siete una HSP, però, difficilmente siete consapevoli di possedere queste notevoli doti. Come fare a mettere a confronto esperienze interiori? Non è facile. Per lo più vi rendete conto di essere incapaci di tollerare molte cose, contrariamente agli altri. Vi dimenticate di appartenere a un gruppo che ha spesso dimostrato grande creatività, intuito, passione e premura verso il prossimo: tutte qualità apprezzate dalla società.
Noi siamo individui complessi con cui avere a che fare. Il nostro tratto di sensibilità inoltre comporta che siamo cauti, introversi e bisognosi di più tempo per stare soli. Poiché le persone prive di questo tratto (la maggioranza) non lo capiscono, ci vedono timidi, deboli o – peccato gravissimo – asociali. Temendo simili etichette, cerchiamo di essere come loro, con il risultato di sentirci sovrastimolati e stressati. E allora questo ci fa bollare come nevrotici o pazzi, prima dagli altri e poi da noi stessi.

L’anno pericoloso di Kristen

Prima o poi tutti s’imbattono in esperienze stressanti, ma le HSP reagiscono più intensamente a tali stimoli. Se considerate questa reazione come una conseguenza di qualche difetto di fondo, aumentate lo stress già presente in ogni crisi esistenziale. Quindi si fanno strada in voi sentimenti di disperazione e inutilità.
Kristen, per esempio, ebbe una simile crisi l’anno in cui iniziò il college. Aveva sempre frequentato modeste scuole private e non si era mai allontanata da casa. All’improvviso si trovò a vivere tra estranei, lottando tra folle di studenti per i corsi e i libri, ed era sempre in tensione. Poi si innamorò, di colpo e appassionatamente (così come può capitare alle HSP). Poco dopo si recò in Giappone per incontrare la famiglia del suo ragazzo, un evento che offriva già buone ragioni per aver paura. E mentre si trovava là le successe, secondo le sue parole, di “perdere il controllo”.
Kristen non si era mai considerata una persona ansiosa ma improvvisamente, in Giappone, fu sopraffatta da mille timori e non riusciva a dormire, così cadde in depressione. Atterrita dalle sue stesse sensazioni, perse ogni sicurezza in se stessa. Il suo giovane fidanzato non riuscì ad affrontare la sua “follia” e la lasciò. A quel punto lei dovette tornare a scuola, ma era terrorizzata dal pensiero di poter fallire anche lì. Era arrivata al limite.
Alla fine della sua storia mi guardò singhiozzando.
«Sono venuta a sapere di questa ricerca sulle persone altamente sensibili e ho pensato: “Potrei esserlo anch’io? Ma so che non è così. O forse sì?”»
Le risposi che ovviamente non potevo saperlo dopo una conversazione così breve, ma che credevo che la sua sensibilità, combinata con tutti quegli stress, poteva spiegare il suo stato mentale. E così ebbi il privilegio di spiegare Kristen a se stessa, una spiegazione che avrebbe dovuto ricevere già da tempo.

Definire l’alta sensibilità: due punti da ricordare

PUNTO 1
Tutte le persone, HSP o non HSP, si sentono meglio quando non sono né troppo annoiate né troppo stimolate.
Un individuo svolgerà meglio qualsiasi compito, che stia conversando o giocando al Super Bowl, se il suo sistema nervoso è moderatamente attivo e vigile. Se la tensione è troppo scarsa, sarà opaco e inefficace. Per modificare un simile stato psichico beviamo un caffè, accendiamo la radio, chiamiamo un amico, attacchiamo discorso con un estraneo, cambiamo lavoro... qualsiasi cosa!
All’altro estremo, troppa eccitazione del sistema nervoso provocherà stress, goffaggine e confusione. Non riusciamo a pensare, il corpo è scoordinato, siamo fuori controllo. Anche in questo caso abbiamo molti metodi per cambiare la situazione. Talvolta ci riposiamo. O spegniamo il cervello. Qualcuno assume alcol o prende un farmaco.
Il miglior livello di tensione sta nel mezzo. L’esigenza (e il desiderio) di un “livello ottimale di eccitazione” è, in effetti, una delle più solide scoperte della psicologia. È vero per tutti, anche per i bambini, che odiano sentirsi annoiati o sovrastimolati.
PUNTO 2
Le persone sono molto diverse fra loro, nella medesima situazione e a parità di stimolazione nel sovraccarico del loro sistema nervoso.1
La differenza è in larga parte ereditaria, ed è reale e del tutto normale. In effetti la si può osservare in tutti gli animali dotati di intelligenza superiore: topi, gatti, cani, cavalli, scimmie, uomini. In ogni specie la percentuale di individui molto sensibili agli stimoli si aggira sul 15-20 per cento. Proprio come alcuni individui sono un po’ più alti degli altri, alcuni sono più sensibili. E infatti se nell’allevamento degli animali si accoppiano fra di loro i più sensibili, si potrà avere, nel giro di poche generazioni, una forte tendenza all’ipersensibilità. In breve, tra tutti i tratti di personalità innati, questo crea le differenze più critiche e facili da osservare.2

Una notizia buona e una meno buona

Questo significa che voi HSP siete sensibili a livelli di stimolazione che gli altri non notano neppure.3 Vale nel caso di particolari sonori, visivi o di sensazioni fisiche, come per esempio il dolore, ma non perché il vostro udito, la vostra vista o gli altri sensi siano più acuti (molte HSP portano gli occhiali). La differenza sembra stare piuttosto nel modo in cui il cervello processa le informazioni.4 Noi riflettiamo più intensamente su ogni cosa, e facciamo più sottili distinzioni. Come quelle macchine che dividono i frutti in base alla grandezza: solo che le nostre maglie sono fino a due o tre volte più strette della media.
La maggior consapevolezza dei dettagli vi rende più intuitivi; il che significa che selezionate ed elaborate le informazioni in modo inconscio o semiconscio. Il risultato è che spesso “sapete”, ma senza capire come avete fatto. Inoltre questa più profonda elaborazione dei dettagli vi fa sviluppare una maggior consapevolezza del passato o del futuro. Voi “sapete” come sono andate le cose, e come andranno. È il famoso “sesto senso”, di cui tanto si parla. Può sbagliarsi, ovviamente, così come gli occhi e le orecchie possono sbagliarsi, ma è nel giusto abbastanza spesso da poter dire che le HSP tendono a essere individui visionari, artisti altamente intuitivi o inventori, oltre a essere più coscienziosi, più cauti e più saggi.
Il lato negativo del tratto si mostra ai livelli più alti di stimolazione. Ciò che è moderatamente provocante per la maggior parte delle persone è altamente stressante per le HSP. Ciò che è altamente provocante per la maggior parte delle persone logora fortemente le HSP, fino a far loro raggiungere un punto di rottura chiamato “inibizione transmarginale”. Questo concetto fu studiato per la prima volta agli inizi del Novecento dal fisiologo russo Ivan Pavlov, il quale era convinto che le differenze ereditarie fondamentali tra le persone risiedessero nella velocità con cui esse raggiungono questo punto di rottura, e che coloro che lo raggiungevano più velocemente avessero un diverso tipo di sistema nervoso.
Nessuno ama essere sovrastimolato, né le HSP né gli altri. Quando una persona si sente fuori controllo, l’intero corpo avverte la difficoltà. La sovrastimolazione implica spesso non riuscire a fare del proprio meglio. Ovviamente significa anche pericolo. Il terrore della sovreccitazione potrebbe anche essere stato instillato programmaticamente in tutti noi: poiché un neonato non può scappare o combattere e nemmeno riconoscere un pericolo, il meglio che può fare è mettersi a gridare a ogni novità, ogni cosa che sia minimamente stimolante, in modo che il genitore possa soccorrerlo.
Come i pompieri, noi HSP rispondiamo per lo più a falsi allarmi. Ma se la nostra sensibilità ci salva ogni tanto la vita, è un tratto che ha anche un costo genetico. Quindi, sì, quando porta al sovraccarico è un bel fastidio; ma fa parte di un pacchetto che ha anche molti vantaggi.

Qualcosa in più sulla stimolazione

Stimolazione è ogni cosa che risvegli il sistema nervoso, richieda attenzione ed ecciti i nervi con piccoli impulsi elettrici. Di solito pensiamo che provenga dall’esterno, ma ovviamente proviene dal nostro corpo (sotto forma di dolore, di tensione muscolare, di fame, di sete o di desiderio sessuale) oppure dai ricordi, dalle fantasie, dai pensieri o dai progetti.
La stimolazione può variare per intensità (per esempio un rumore) o per durata. Può essere qualcosa di imprevisto, come un clacson o un grido, oppure qualcosa di ...

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