Introduzione
«CiĂČ che si apprende dai libri o dai propri maestri Ăš un veicolo» dice un passo dei Veda, che cosĂŹ prosegue: «Un veicolo che serve perĂČ solo a percorrere le strade battute; chi arriva al termine di quelle strade deve abbandonarlo e proseguire a piedi».
Con questo libro tento di fabbricare un veicolo che possa riuscire di aiuto a coloro che si interessano dellâuso artistico del colore.
Naturalmente si puĂČ procedere anche a piedi e aprirsi un sentiero in terreni inesplorati, ma in tal caso il cammino Ăš lento e pieno di pericoli. Chi vuol raggiungere una meta elevata e lontana, dovrebbe sempre servirsi, allâinizio del suo viaggio, di un mezzo che lo faccia avanzare rapidamente e con sicurezza.
Molti miei alunni hanno contribuito a procurare il materiale per la costruzione di questo veicolo, e a tutti sono riconoscente per i molti quesiti posti. La teoria del colore qui svolta ha finalitĂ estetiche ed Ăš scaturita dallâesperienza e dal modo di vedere di un pittore. Per gli artisti sono essenziali gli effetti dei colori e non tanto i loro caratteri fisici, studiati dai chimici e dagli scienziati. Gli effetti cromatici sono controllabili mediante la percezione visiva. Riconosco perĂČ che i piĂč profondi ed essenziali segreti del cromatismo restano impenetrabili agli occhi e si possono cogliere solo col cuore. Lâessenziale sfugge quindi a ogni formulazione concettuale.
Ma, nelle arti e nel campo dellâestetica vigono veramente leggi e principi rigorosi oppure la valutazione estetica dei colori Ăš esclusivamente soggettiva? Questa domanda mi Ăš stata posta assai spesso dagli allievi e sempre ho risposto: «Se lei, dâintuito, riesce a creare dei capolavori coloristici, puĂČ procedere ignorando le leggi cromatiche. Ma se ignorandole non crea dei capolavori, deve impegnarsi nel loro studio».
Gli insegnamenti e le teorie valgono solo nelle ore di debolezza; nei momenti di forza creativa i problemi si risolvono per intuito, quasi da soli.
Tuttavia studi approfonditi sui grandi maestri del colore mi hanno fermamente convinto che tutti possedevano una profonda conoscenza dellâessenza dei colori.
Gli scritti di Goethe, Runge, Bezold, Chevreul e Hölzel mi riuscirono di grande aiuto.
Spero che questo libro possa chiarire gran parte dei problemi del colore. Esso non intende solo dimostrare lâesistenza nellâambito dei colori, di leggi e principi fondamentali aventi caratteri dâobiettivitĂ , ma anche trattare ed esaminare con piĂč accuratezza il problema del limite soggettivo del giudizio di gusto.
Se vogliamo liberarci dalle limitazioni del soggettivismo, dobbiamo infatti raggiungere la conoscenza e la consapevolezza delle leggi fondamentali oggettive.
In musica giĂ da tempo lo studio della composizione Ăš divenuto unâimportante e autonoma parte dellâinsegnamento musicale. PerĂČ un musicista privo dâintuizione e dâispirazione resta noioso anche se conosce il contrappunto. Il pittore cui Ăš negata lâispirazione Ăš altrettanto impotente anche se conosce tutte le possibilitĂ compositive delle forme e dei colori. Goethe disse che il genio consiste in novantanove parti di traspirazione e una di ispirazione. J.S. Bach non si Ăš espresso diversamente. Richard Strauss e Hans Pfitzner polemizzarono anni fa su un quotidiano circa il rapporto che esisterebbe tra ispirazione e logica contrappuntistica. Strauss dichiarĂČ che solo quattro o sei battute nelle sue composizioni erano state scritte per ispirazione e che il resto era tutto lavoro di contrappunto. Al che Pfitzner replicĂČ: «Si puĂČ convenire con Strauss che solo le prime quattro o sei battute delle sue opere sono scritte per ispirazione; ma ho riscontrato che Mozart spesso riuscĂŹ a comporre intere pagine per ispirazione».
Leonardo, DĂŒrer, GrĂŒnewald, El Greco e altri pittori non hanno sdegnato di indagare concettualmente le possibilitĂ artistiche degli elementi formali. Come avrebbe potuto nascere lâaltare di Isenheim se GrĂŒnewald non avesse meditato sui problemi della forma e del colore?
In Les Artistes de mon temps Delacroix scriveva: «Nelle nostre scuole dâarte manca lâinsegnamento e lâanalisi dei principi della teoria del colore perchĂ© in Francia queste nozioni sono considerate del tutto superflue in base al motto: disegnatore si diventa, colorista si nasce. Misteri della teoria del colore? Ma perchĂ© considerare un mistero quei principi che tutti i pittori devono conoscere o che dovrebbero venir loro insegnati?».
La conoscenza delle leggi compositive non deve mai essere una schiavitĂč, anzi deve liberare dallâincertezza e dalla titubanza. Che le cosiddette leggi del colore abbiano un valore solo parziale e relativo Ăš dâaltronde dimostrato dalla complessitĂ e irrazionalitĂ degli effetti del colore.
Quanti portenti lungo il corso dei secoli sono stati studiati e compresi dallâintelletto umano nella loro natura o nelle loro leggi. Tuttavia lâarcobaleno, il fulmine, il tuono, la gravitazione, ecc. non riescono perciĂČ meno stupefacenti.
Come la tartaruga per proteggersi ritira le zampe sotto il guscio, cosĂŹ lâartista, creando intuitivamente, ritrae le sue conoscenze teoriche. Ma non Ăš certo detto che la tartaruga starebbe meglio senza le zampe.
Colore Ăš vita, poichĂ© un mondo senza colori sarebbe un mondo senza vita. I colori sono idee primordiali, generate dallâincolore luce originaria e dal suo contrario, lâoscuritĂ senza tinta. Come la fiamma produce la luce, la luce genera i colori. I colori sono creature della luce e la luce Ăš la madre dei colori. La luce, il fenomeno primo dellâuniverso, ci rivela nei colori lo spirito e lâanima vitale del nostro mondo.
Nulla potrebbe commuovere gli uomini piĂč profondamente dellâapparizione in cielo dâuna gigantesca e splendida aureola di colori.
Il lampo e il tuono ci atterriscono, ma i colori dellâarcobaleno e dellâaurora boreale placano ed elevano il nostro spirito. Lâarcobaleno ha il valore di un simbolo di pace.
La parola e il suo suono, la forma e il suo colore sono manifestazioni di un aldilĂ , che ci Ăš dato presentire guardando e ascoltando. Come il suono dĂ un vivo senso di colore alla parola pronunziata, il colore dona alla forma una musicalitĂ intensamente spiritualizzata. Lâessenza primordiale del colore Ăš unâarmonia onirica, Ăš musica divenuta luce. Ma nellâistante in cui mi metto a riflettere sui colori, a formulare dei concetti, a porre dei principi, il loro profumo svanisce e fra le mani non mi resta che la bruta materia.
Possiamo ricostruire dalle testimonianze coloristiche delle antiche civiltĂ il posto tenuto dal colore nella psicologia di quei popoli.
Gli egiziani e i greci mostrano di avere soprattutto apprezzato una policromia vivacissima.
In Cina, esistettero grandi pittori giĂ prima di Cristo. Un imperatore del periodo Han, nellâ80 a.C. raccolse in apposite stanze, come in un museo, pitture che dovevano possedere una grande bellezza coloristica. Sempre in Cina, nel periodo Tâang (618-907 d.C.), nacque la pittura murale e su tavola, a colori violenti, e contemporaneamente si crearono in ceramica smalti gialli, verdi, rossi e azzurri. Nel periodo Sung (960-1279 d.C.) la sensibilitĂ al colore si raffinĂČ straordinariamente: nelle pitture le tinte furono assai piĂč variate e nello stesso tempo piĂč naturalistiche, nelle ceramiche si inventarono numerose patine di bellezza fino allora ignote: come il cĂ©ladon color verde giada ed il claire de lune azzurro.
In Europa sopravvivono, del primo millennio dopo Cristo, mosaici bizantini e romani intensamente policromi. Lâarte musiva si basa essenzialmente su contrasti cromatici, in quanto ogni zona di colore nasce dalla giustapposizione di piĂč tessere colorate, di cui ciascuna va attentamente scelta e calibrata. I mosaicisti ravennati del V e VI secolo seppero ricavare molteplici effetti cromatici dai colori complementari. Nel Mausoleo di Galla Placidia regna una suggestiva atmosfera luministica in grigio cangiante data dal fatto che le pareti di mosaico azzurro dellâinterno vengono irradiate da una luce arancione, che filtra nellâambiente dalle lastre di alabastro arancione delle strette finestre. Arancio e blu sono colori complementari, e mescolati danno appunto il grigio. Avanzando nella cappella il visitatore riceve, da ogni punto dello spazio interno, riflessi alterni, ora blu ora arancio a seconda dellâangolo di incidenza della luce sulle pareti. Queste alternanze di luce multicolore danno lâimpressione che i colori galleggino sospesi nellâatmosfera.
Le miniature irlandesi alto-medioevali dei secoli VIII e IX posseggono una cromia assai varia e differenziata. Una stupefacente luminositĂ hanno in particolare quei fogli in cui piĂč colori sono campiti con lo stesso grado di luminositĂ dando luogo a contrasti di caldo e freddo come si ritroveranno secoli piĂč tardi negli impressionisti e in van Gogh. Nel libro di Kells ci sono pagine che per la sapiente e logica stesura dei colori e la ritmica organica del disegno raggiungono la grandiositĂ e la limpidezza delle fughe di Bach. La sensibilitĂ e lâintelligenza di questi miniatori «astratti» ebbe una continuazione monumentale nellâarte della vetrata nel Medioevo. Se nelle prime realizzazioni si ebbero tinte scarsamente differenziate e quindi effetti cromatici elementari, ciĂČ fu essenzialmente dovuto al fatto che la tecnica di lavorazione del vetro consentiva in origine solo pochi colori. Chi perĂČ studi per tutto un giorno le vetrate della cattedrale di Chartres, secondo le mutazioni della luce del giorno, fino al momento in cui il sole al tramonto accende il sonoro accordo cromatico del grande rosone collocato sulla porta principale, non dimenticherĂ mai piĂč la celestiale bellezza di questo estremo istante.
Per gli artisti del romantico e del gotico primitivo il colore aveva valore simbolico, perciĂČ furono costretti a realizzare accordi di colori puri, immediatamente espressivi, senza ricerca di una differenziazione in piĂč toni e senza contrapporre diversi caratteri cromatici: volevano effetti semplici, perspicui, significativi. Anche le forme subirono un analogo trattamento.
Giotto e i senesi furono i primi a caratterizzare le figure nella forma e nel colore, dando cosĂŹ inizio al processo che avrebbe portato dopo il Quattrocento a quella straordinaria molteplicitĂ di stili personali che distingue lâarte europea del XV, XVI e XVII secolo.
Nella prima metĂ del XV secolo i fratelli Hubert e Jan van Eyck pervennero a uno stile figurativo che si vale come fondamentale principio compositivo del colore locale dei personaggi e degli oggetti rappresentati. Da questi colori locali, per modulazioni in toni cupi e splendenti, chiari e scuri, scaturirono timbri realistici assai vicini al vero. I colori divennero un mezzo per caratterizzare ...