Elogio della debolezza
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Elogio della debolezza

Bernardo di Clairvaux e Teresa di Lisieux

André Louf

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Elogio della debolezza

Bernardo di Clairvaux e Teresa di Lisieux

André Louf

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In Bernardo di Clairvaux e Teresa di Lisieux il monaco cistercense André Louf scopre non solo straordinarie affinità, ma anche uno specchio in cui si riflette il nucleo stesso del suo pensiero. Figlio spirituale di Teresa di Lisieux non meno che di Bernardo di Clairvaux, come lui stesso si definisce, vive e insegna l'"ascesi della debolezza": uno dei temi più cari a Louf, e tuttavia non nuovo. Un anello di congiunzione tra sacra Scrittura, tradizione monastica, psicologia ed esperienza personale. L'unica scala a cui accedere per raggiungere la santità. Un cammino di "abbassamento" da percorrere una e più volte.Con Introduzione di Federico Trinchero.Il peso del peccato, le tentazioni, le prove ardue o dolorose da affrontare, sconvolgendo i piani che abbiamo programmato, facendo crollare gli idoli che ci siamo creati, mettendo in evidenza i nostri limiti, sono per noi motivo di crisi. Bernardo di Clairvaux e Teresa di Lisieux, qui portavoci del pensiero di André Louf, con la loro esperienza e sapienza ci dicono, al contrario, che si rivelano un'esperienza salutare, nella quale il Dio misericordioso è sempre pronto a perdonarci, a rigenerarci a vita nuova, a insegnare ad essere, come Lui, misericordiosi. Bernardo di Clairvaux, Teresa di Lisieux e André Louf, "sedendo alla tavola dei peccatori", sono anche un ottimo esempio di quanto lontano possa irradiarsi la misericordia.Parole chiave: crisi, grazia, contrizione, conversione, fede, umiltà, fraternità.Per chi soggiogato dal peccato crede di non avere più possibilità di riscatto, o per chi, presumendo troppo di sé, crede di essere sempre nel giusto. Anche per chi opera in qualità di accompagnatore spirituale.

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Información

Editorial
Edizioni OCD
Año
2020
ISBN
9788872297919
Introduzione
di Federico Trinchero
André Louf, da poco deceduto, è autore abbastanza noto nel campo della teologia spirituale (l’espressione latina optanda infirmitas, che gli era molto cara, significa letteralmente «desiderabile debolezza», e corrisponde al cuore dell’intuizione spirituale di Louf, come cercheremo di spiegare). L’abate di Mont-des-Cats è soprattutto molto conosciuto – e spesso anche citato – per il suo contributo nella riflessione postconciliare circa il tema dell’accompagnamento spirituale.
Non intendo tuttavia – se non sporadicamente – fare un’analisi di natura teologica o storica e neppure un confronto con altri autori che nel corso dei secoli o nel dibattito contemporaneo si sono misurati con gli aspetti della vita spirituale maggiormente frequentati dal nostro autore.
Profilo biografico
Jacques Louf nasce a Lovanio, nel Belgio fiammingo, il 28 dicembre 1929, terzo ed ultimo figlio1. Dalla famiglia, profondamente cristiana, viene educato a una intensa vita sacramentale. In seguito, frequentando il collegio cattolico Saint Louis di Bruges e grazie alla guida di un padre spirituale, viene iniziato alla liturgia delle ore, alla vita spirituale, al gusto per l’interiorità.
Partecipa attivamente al movimento della diocesi di Bruges Katholieke Studenten Aktie, in cui ricopre ruoli di responsabilità, che rivelano le sue doti pastorali: facilità di parola, spigliatezza nelle relazioni, assunzione delle responsabilità.
Negli anni dell’adolescenza incomincia a pensare seriamente alla vocazione monastica. Nel maggio del 1945, quando Jacques ha diciassette anni, visita di nascosto con un amico l’abbazia trappista di Mont-des-Cats, situata vicino alla frontiera, ma già in territorio francese, a pochi chilometri da Lille. Per la prima volta assiste all’ufficio di Compieta e al canto della Salve regina. Ecco come André Louf, molti anni dopo, descriverà questo primo incontro con la vita monastica: «Fu un autentico colpo di fulmine. Alla fine di quell’ufficio ero convinto che era lì, in quell’abbazia, che Dio mi attendeva. Nulla avrebbe potuto farmi cambiare parere»2. Nel 1947, all’età di diciannove anni, entra nel noviziato di Mont-des-Cats, ricevendo il nome di André: con lui ci sono altri undici novizi.
Gli anni della formazione non sono facili. A causa del suo ipertiroidismo trova difficoltà a seguire il ritmo della Trappa come avrebbe voluto il suo fervore di novizio. Inoltre il bisogno di relazioni e il desiderio di impegnarsi nel ministero apostolico suggeriscono all’abate di rimandare l’impegno definitivo nella vita monastica da parte di André. Presta provvisoriamente servizio all’ospitalità e segue alcuni corsi di teologia a Lovanio. Questo periodo di distanza dalla comunità permette ad André di maturare il desiderio di impegnarsi in modo definitivo con la professione solenne. Tuttavia negli anni seguenti è tormentato dal dubbio di aver compiuto tale passo con troppa fretta e con una non sufficiente libertà.
Viene inviato a Roma per compiere gli studi presso l’Università Gregoriana e il Pontificio Istituto Biblico: qui rimane per tre anni. Sono anni vivaci che precedono il rinnovamento della vita monastica avviato in seguito dal Concilio. Alcune idee un po’ audaci sulla laicità della vita monastica spingono i superiori di André a suggerire all’esuberante monaco di cercarsi un’altra abbazia. André non si scoraggia, ridice il suo sì e ottiene di ritornare a Mont-des-Cats a condizione di occupare l’ultimo posto:
Questo incidente, in sé così contrariante, alla fin fine mi permise di pronunciare di nuovo, e liberamente, il mio sì definitivo. […]. In particolare mi aveva permesso di scoprire come questa situazione mi mettesse provvidenzialmente all’ultimo posto: quello del piccolo, del debole, del povero che può alla fine abbandonarsi e aprirsi alla grazia. Cominciai allora ad accettare, in un certo senso, di non essere io a dettare le regole del gioco. Fu l’inizio di una seconda conversione3.
Nel 1955 è ordinato sacerdote e, poco tempo dopo essere rientrato da Roma, Louf viene incaricato di seguire la redazione di Collectanea cisterciensia, svolgendo tale compito con impegno e passione. Durante questo periodo chiede più volte ai suoi superiori di potersi dedicare a una vita di maggior solitudine in una comunità camaldolese: tale desiderio non incontra il parere favorevole né dell’abate di Mont-des-Cats né dell’abate generale, il quale suggerisce ad André di attendere ancora un anno.
Alla fine del 1962 l’abate muore e la comunità – che all’epoca contava circa ottanta monaci – elegge alla sua guida André Louf: ha solo trentatré anni e il diritto canonico prevedrebbe per questo incarico almeno trentacinque anni di età. André accetta giurando a se stesso che avrebbe svolto quell’incarico solo per dieci anni. Trascorsi dieci anni André domanda, col parere favorevole della comunità e del padre spirituale (un monaco ortodosso), di lasciare la Trappa per la Certosa. L’abate generale e il suo consiglio respingono la richiesta. Ugualmente si comporta il Priore generale dei Certosini. André resta abate di Mont-des-Cats per ancora oltre venticinque anni, guidando la comunità negli anni fecondi del rinnovamento postconciliare. Più volte partecipa ai capitoli generali dell’Ordine trappista in qualità di moderatore.
Nel 1967, insieme a dom Poiron, procuratore generale dei certosini, e al confratello Thomas Merton, invia al Sinodo dei vescovi riunito a Roma un messaggio su I contemplativi e la crisi di fede4. Agli inizi degli anni Settanta, per conoscere meglio il monachesimo orientale, compie un viaggio in Grecia e in Romania. Louf ha modo di visitare anche il Monte Athos e di vivere una profonda esperienza di comunione con diversi monaci ortodossi, tra i quali Gondikakis, Charalambos e Theoklitos5.
Nel 1998 André Louf lascia il servizio abbaziale e sceglie di vivere come eremita in Provenza, nei pressi del monastero di benedettine di Simiane-Collongue.
Dedica poi i suoi studi soprattutto a due amati autori: il mistico fiammingo Jan van
Ruusbroec, di cui ha curato la traduzione delle opere dal medio-neerlandese al francese presso le edizioni dell’Abbazia di Bellefontaine, e il monaco del VII-VIII secolo Isacco il Siro, di cui ha tradotto alcuni testi inediti presso la prestigiosa collana di Lovanio Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium. La facoltà di Lovanio ha inoltre conferito a Louf il titolo di dottore honoris causa.
Nel 2004 è stato invitato da Giovanni Paolo II
a comporre i commenti e le preghiere alle stazioni della Via Crucis svoltasi al Colosseo il Venerdì santo dello stesso anno.
Gli scritti
Presentiamo ora, in ordine cronologico, i principali scritti di André Louf, le cui opere vere e proprie sono relativamente poche. Molti dei testi che hanno Louf per autore, infatti, sono raccolte di omelie, articoli, conferenze o contributi in opere collettive. Ai testi che ora indicheremo occorre ovviamente aggiungere numerosi articoli, non solo in lingua francese, apparsi in diverse riviste di spiritualità cistercense o monastica.
Lo Spirito prega in noi (Heer, leer ons bidden, 1973). È il primo libro scritto da Louf, dopo i primi dieci anni di servizio abbaziale6. Si tratta di una testimonianza sulla preghiera da parte di un uomo di preghiera. Il linguaggio scelto è nello stesso tempo semplice e inconsueto. Louf attinge non solo alla sua esperienza personale, ma soprattutto alla Scrittura e ai testi della tradizione monastica di tutti i tempi: Antonio, Isacco il Siro, Climaco, Evagrio, Cassiano, Bernardo di Chiaravalle. Il tema della preghiera è affrontato nel suo rapporto con la Parola di Dio, i salmi so...

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