Capitolo 1
Imparare il gioco degli scacchi
A cura e opera di Roberto Mogranzini
SIMBOLI
VALUTAZIONE DELLA POSIZIONE
= | posizione è pari |
| leggero vantaggio del Bianco |
| leggero vantaggio del Nero |
± | vantaggio del Bianco |
| vantaggio del Nero |
+- | il Bianco ha una posizione vinta |
-+ | il Nero ha una posizione vinta |
∞ | posizione poco chiara |
VALUTAZIONE DELLA MOSSA |
! | mossa forte |
!! | mossa molto forte o difficile da trovare |
? | mossa debole/errore |
?? | errore grave |
!? | mossa interessante |
?! | mossa dubbia |
| mossa unica (zugzwang) |
+ | scacco |
# | scacco matto |
COMMENTI STRATEGICI |
| spazio |
↑ | iniziativa |
↑↑ | sviluppo |
Δ | con l’idea di |
La storia degli scacchi
Tra miti e leggende
L’invenzione del gioco degli scacchi non ha una collocazione temporale ben definita, ma la leggenda narra che la sua invenzione, probabilmente sumera risalente all’incirca al 2000-2200 a.C., combaci con la scoperta delle potenze matematiche. Gli scacchi sono giunti a noi dopo un lungo cammino e ampia diffusione in tutto l’Oriente. A farceli conoscere furono i persiani, come si può dedurre dal termine “Scacco Matto” che indica la fine della partita. Il temine “Matto”, però, non ha nulla a che fare con la pazzia, ma è la traslitterazione del termine nel lungo periodo e, ormai entrato nell’uso corrente. “Scacco Matto” deriva infatti, dalle parole in antico persiano “Shāh” (che vuol dire Re) e “Mat” (morto) il cui esatto significato originario è appunto: “il Re è morto”. Questo ci porta a capire sin da subito l’obiettivo del gioco, catturare il Re avversario, senza dare importanza a tutto il resto.
Secondo la leggenda di origine araba, l’inventore degli scacchi fu il persiano Sessa Ebu Daher che presentò al re di Persia il nuovo gioco appena ideato, per rincuorarlo della perdita del figlio sacrificatosi in battaglia per vincere la guerra. Il re, dapprima diffidente, apprese le regole e le reali motivazioni del sacrificio del figlio, grazie a una delle tante partite giocate con Daher. Capì che in alcuni momenti bisogna sacrificare ciò che ci sta più a cuore per il bene degli altri. Con apparente umiltà Sessa Ebu Daher, felice di vedere il proprio re finalmente rasserenato, disse che in cambio non voleva nessun tipo di ricompensa, ma alle insistenze del re, Daher, che indubbiamente era anche un abile matematico, chiese che gli fosse donato unicamente un po’ di grano per il bisogno della famiglia. Precisamente chiese solo un chicco di grano per il primo quadrato della scacchiera (20), due per il secondo (21), quattro per il terzo (22), otto per il quarto (24) e avanti così per tutti i sessantaquattro riquadri.
Il re e i suoi cortigiani, irrisero difronte a una tale richiesta, poiché, secondo loro, aveva richiesto un premio eccessivamente modesto, sprecando così una buona occasione. Per mantenere la propria promessa il re fece chiamare i matematici di corte per eseguire il calcolo, e una volta giunti alla soluzione, con enorme stupore scoprirono costernati che i chicchi di grano corrispondenti all’ultimo quadrato erano ben 835.919.245.474.712.551.424, ossia 264. Quando il re venne a sapere che tale quantità di grano non era reperibile in tutto il suo regno decise che Sessa Ebu Daher doveva essere ucciso. Alla fine l’inventore del gioco, diede una seconda importante lezione al re, e dimostrandosi un valoroso uomo si mise d’accordo con il re, che gli affidò un incarico a corte.
La scacchiera
Case, colonne, traverse, diagonali e non solo
Ora che conosciamo la storia, possiamo introdurre le parti che compongono il “nobil giuoco”.
La scacchiera è per antonomasia, il campo di battaglia negli scacchi. Quel territorio entro i cui confini si svolge lo scontro tra i pezzi Bianchi e quelli Neri. Essa è un quadrato 8x8, composta da 64 quadrati, detti “case”. Le case si dividono in 32 bianche e 32 nere, disposte in modo alternato. Ai lati troviamo lettere e numeri che ci serviranno a identificare in modo univoco ogni parte della scacchiera. Per il momento ci basterà sapere che nella parte inferiore e superiore ci saranno le lettere dalla “a” alla “h” e ai lati troveremo i numeri da “1” a “8”.
La posizione della scacchiera, non è lasciata al caso, ma deve rispettare sempre una sola e semplice regola: «L’angolo in basso a destra deve essere una casa bianca»
All’interno della scacchiera, per facilità di comprensione di libri e dialoghi tra giocatori durante le analisi delle partite si è adottato un metodo di nomenclatura che permette in modo chiaro ed esaustivo di identificare univocamente ogni parte della scacchiera. Questo permette ai giocatori e appassionati di scacchi di poter descrivere le proprie mosse e i vari piani di gioco. Infatti, ogni casa, gode di un nome proprio.
Il nome della casa è dato da una lettera e un numero. Se prendiamo in considerazione la casa indicata dalle frecce, nel diagramma seguente, possiamo notare che si trova sulla colonna della “d” e sulla riga del numero “5” (nel diagramma successivo, andremmo a trattare in dettaglio questa parte). Pertanto la suddetta casa si chiama “d5”, mentre la casa scura cerchiata è “f4”.
Nella scacchiera possiamo inoltre raggruppare le case in colonne1 (linee verticali), in traverse2 (linee orizzontali), e in diagonali3.
Nel diagramma 4 possiamo vedere con una freccia verticale la colonna “a”, con quella orizzont...