L'arte di comprendere la vita
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Una pace nascosta

Antonio Elia

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Una pace nascosta

Antonio Elia

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L'analisi coscienziale interiore implica sempre la valutazione filosofica, ovvero il normale esame di coscienza interiore prima di trascendere in qualsivoglia azione umana.
L'uomo deve fare i conti con la propria esistenza, deve fare i conti con la propria coscienza, prima di immolarsi in decisioni avventuristiche.

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Información

Editorial
Kimerik
Año
2018
ISBN
9788893755528
Categoría
Philosophy

La nostra Europa: un’opera incompiuta
La presenza della nostra tradizione romanistica nel continente europeo è così forte che col diritto giustinianeo applicarono il diritto romano come diritto comune europeizzato e atteggiato come diritto europeo.
Questo solido binomio Europa-diritto romano è di due termini che rendono grandiosa la vicenda del diritto comune nazionalizzato, ma soprattutto la sua prodigiosa forza di europeizzazione che venne recepita spontaneamente da ciascuna nazione, che ne fece un proprio patrimonio giuridico adattandolo alle specifiche tradizioni e usi locali.
Allora lo ius commune è il diritto europeo derivato da una penetrazione avvenuta nei diversi scenari economici, politici, sociali, e diventa così una normativa comune sul continente europeo superiore a qualsiasi nazione. Ma il diritto comune fu investito anche da un processo di nazionalizzazione inserito dappertutto grazie alle sue doti di universalità nella vita giuridica di ciascun Paese.
Certamente l’assenza sul continente di autorevoli diritti nazionali favorì il naturale affermarsi in Europa di un diritto sovranazionale, applicato dappertutto per soccorrere alle carenti fonti nazionali, uno ius europeum figlio del corpus giustinianeo rimodellato dalle scuole italiane. Da Ius commune a Ius europeum, tutto si sviluppò in maniera così coesa e naturale che assicurò quella fusione giuridica nell’ambito di ordinamenti altrimenti incapaci di realizzare da soli il proprio diritto.
È importante però evidenziare un fatto da cui trae origine la esportazione del diritto romano ius commune in Europa grazie a un grande lavoro dei glossatori e commentatori, ovvero di uomini giuristi della costruzione Europea che furono capaci di creare testo e ancora altro testo dal corpus iuris giustinianeo con la glossa accursiana e commentari che fecero il giro dei tribunali di tutta Europa. Diritto romano/Europa è un binomio comune nel fenomeno culturale, politico, sociale e giuridico d’Occidente nel suo cammino della continuità dall’età medievale a quella moderna.
Una esperienza giuridica romana così lunga, così ultramillenaria che fa riflettere su tale tradizione storica romanistica così statica e allo stesso tempo così dinamica, proiettata nei secoli dei secoli fino ad arrivare nel secolo scorso alla scuola storica tedesca del Savigny. Il diritto romano ha vissuto più vite, si è trasformato nel corso dei suoi millenni e nella sua storicità ha respirato i vari momenti storici, riuscendo a sopravvivere, a non morire, a risorgere sempre, ogni volta, nuovamente in ogni nuovo mondo.
È attraverso nuove esperienze che il diritto romano si rinforza, cade e poi rinasce, si rialza per essere sempre pronto a darsi più forza, ricreandosi in ogni angolo d’Europa. Ogni popolo lo ricrea, lo rimodella durante il tempo grazie al proprio patrimonio giuridico, a uomini che non hanno mai smesso di credere nel diritto comune, ma soprattutto nella sua europeizzazione.
Allora bisogna riflettere e comprendere come la storia del diritto romano sia la storia d’Europa, di tutti i popoli che l’hanno respirato, non un fantasma, ma la storia dell’uomo nella sua irripetibile esperienza romana.
Ma chi ha esportato il diritto romano sa bene di essere stato anche il principale fautore della sua recezione nei tribunali europei come insieme di norme per regolare il processo romano canonico, il diritto canonico e insieme la legislazione dei pontefici che hanno dato un notevole contributo di modernizzazione del diritto processuale. I grandi dottori canonisti nell’età della storia giuridica della Chiesa a cui il Decretum di Graziano apre le porte allo spirito dell’aequitas canonica che si aggiusta ai nuovi tempi ed entra in funzione nei tribunali ecclesiastici.
Perché allora il diritto processuale romano-canonico è passato attraverso le giurisdizioni ecclesiastiche facendo quasi da filtro prima della sua applicazione nei tribunali secolari? Perché la Chiesa è l’unica capace di conformare il diritto romano alle necessità giuridico-sociali.
La Chiesa introduce personale esperto di diritto nei tribunali vescovili, giuristi che assolvono il grande compito scientifico e tecnico; è capace di muoversi in anticipo rispetto al potere secolare, cercando di razionalizzare il proprio apparato giudiziario. Sorge così il diritto vigente per mezzo di una costruzione scientifica dei testi romani e delle decretales papali, come pure il sistema della scrittura tipico del mondo ecclesiastico verrà assunto nell’intero continente come modello e adottato pure dai tribunali secolari.
L’ambiente più adatto per l’applicazione del diritto romano è costituito dalle corti ecclesiastiche accolto in questi ambienti, rivelatisi dei veri centri di importazione del corpus iuris, in cui il diritto canonico e il diritto romano operavano l’un l’altro coordinandosi in utrumque ius.
È grazie al processo romano/canonico che i tribunali ecclesiastici svolgono un’opera di propagazione del diritto comune in tutta Europa ed è arrivato anche laddove poco o nulla vi è di romanizzato, come per l’area germanica. La Chiesa è l’organo propulsore attraverso cui si insinua il diritto romano, mediante l’estensione della giurisdizione ecclesiastica in vari campi del diritto laico e la fiducia dei privati a ricorrere ai tribunali ecclesiastici. L’accento posto sul diritto romano ormai è evidente, soprattutto nel XIV e XV secolo con i grandi commentatori, e sarà proprio questo più maturo processo di diritto comune che in età moderna viene adottato in tutte le corti d’Europa.
L’attività fondamentale dei tribunali ecclesiastici e dei dottori canonisti per il processo di europeizzazione della procedura romano/canonica è di origine italiana nel momento in cui non vi è ancora la laicizzazione della sfera giuridica, e i veri fautori della europeizzazione del diritto romano nell’Europa medievale furono proprio i dottori canonisti.
L’Europa allora non è sorta nel XX secolo, ovvero nel 1951, per soli scopi di integrazione economica, ma era già in essere sin da alcuni secoli prima con la volontà di costituire i diversi popoli sotto un’unica scena giuridica, sociale e politica. Dopo un lungo e tortuoso cammino europeo attraverso distinti periodi storici di unificazione di intenti giuridici e di continuazione/costruzione della scienza giuridica, ma anche di atomizzazione dei diversi Paesi dovuta soprattutto alle drammatiche vicende delle due guerre mondiali, molteplici trattati si sono costituiti nell’interesse di una economia che aveva bisogno di fatto di essere ricostruita e rimodellata dopo lo stress subito dalle due guerre mondiali. Dal 1951 è iniziata una nuova epoca, l’epoca del conformismo economico e sociale in cui tutti i Paesi d’Europa devono uniformarsi, condividendo i propri beni, trattandosi da questo momento storico in poi più che di una Europa giuridico-statale invece soltanto di una Europa economica, di impresa. Il filo viene ripreso negli anni cinquanta con l’accordo di Parigi proprio da quel concetto economico di impresa nato in Germania poco tempo prima, di un trattato di integrazione economica che inizia a unire alcuni Paesi europei.
I decenni a seguire dalla seconda metà del XX secolo sono sempre più ricchi di accordi, di trattat...

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