Psicogenealogia ed energia vitale
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Anastasia Miszczyszyn Giannotti

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Psicogenealogia ed energia vitale

Anastasia Miszczyszyn Giannotti

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Il libro insegna a decifrare i dati dell'albero genealogico al fine di individuare le traiettorie conflittuali ereditate dai propri antenati.
Vengono illustrate le principali leggi biologiche che orientano il comportamento umano verso l'espansione dell'energia vitale, la realizzazione personale e la pienezza nelle relazioni. Si spiega poi come dette leggi siano state violate nelle esistenze degli antenati a causa di lutti e ingiustizie o a causa delle violenze del contesto storico sociale, trasferendo nella memoria cellulare dei discendenti un'eredità di sofferenza che chiede di essere ricordata, considerata e trasformata.
Tale retaggio emotivo, la lealtà familiare invisibile, è vincolante rispetto alle istanze dei propri sogni e desideri e limita l'espressione individuale nelle scelte importanti dell'esistenza (affetti, lavoro, finanze), imponendo sacrifici e obblighi di riparazione.
La conoscenza del proprio albero genealogico permette di portare alla coscienza le ingiustizie del passato, di risolvere i conflitti e riorientare la propria vita secondo le risorse dell'intelligenza e gli aneliti del cuore.
In armonia con i diritti naturali di amare ed essere amati, di realizzare i propri sogni e di meritare benessere, salute e prosperità.
PSICOGENEALOGIA ED ENERGIA VITALE è la seconda edizione del testo IL POTERE DELLE RADICI, Milano 2008

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Información

Editorial
Youcanprint
Año
2015
ISBN
9788891176714
CAPITOLO 1
La logica dell'affettività
C’è un codice di leggi scritto nella coscienza innata di ogni individuo, una Carta Naturale dei Diritti conosciuta da ogni essere umano fin dalla sua comparsa sulla Terra e presente a livello universale, senza differenze di razza, sesso, lingua o religione.
E’ una Logica Naturale e imperativa, rigorosamente allineata alle esigenze biologiche della Vita di conservarsi, svilupparsi e riprodursi e parla agli umani dall’intimo della coscienza, indicando la giusta condotta da seguire per soddisfare i bisogni del corpo, della mente e del cuore.
Gettare un sguardo d’insieme sul funzionamento di questa logica permette di comprendere la motivazione della trasmissione transgenerazionale delle memorie traumatiche.
Le esigenze irrinunciabili della vita
Ogni essere vivente ha per natura delle esigenze biologiche fondamentali che deve soddisfare al fine di sopravvivere, svilupparsi, esprimere i suoi talenti e realizzare la sua missione su questa terra.
Esse costituiscono un codice di diritti naturali innato che sta alla base della motivazione profonda nei comportamenti umani, agendo come propulsore e regolatore delle scelte e delle azioni.
I bisogni esistenziali orientano ogni individuo di ciascuna specie ad agire in modo da sopravvivere alle avversità, escogitando di volta in volta le migliori soluzioni di adattamento alle condizioni ambientali, gli consentono di elaborare strategie efficaci per proteggersi dalle aggressioni e dalle minacce dei predatori, lo spingono a sviluppare al massimo le risorse creative specifiche della specie, lo guidano ad affermare, conservare e perpetuare la vita. Nel miglior modo possibile rispetto alle diverse situazioni contingenti e relativamente alle risorse a disposizione.
Sono esigenze imperative e irrinunciabili, che agiscono al di là dell’intenzione e della volontà conscia: si possono ignorare, ma non disattendere, si può credere di farne a meno, ma non si può evitare di subire le conseguenze della loro mancata soddisfazione, perché non sono la volontà e la ragione a governarli, ma sono essi a dominare sulla ragione e sulla volontà.
Classificati dallo psicologo americano Abraham Maslow (1971), sono accettati come modello interpretativo largamente condiviso da molte scuole psicologiche di indirizzo clinico o sociale, e da altre scienze umane e naturali come la biologia evolutiva, l’etologia, la psicobiologia, la medicina, l’embriologia etc.
Sono raggruppati in quattro categorie, disposte in ordine gerarchico secondo una logica “biologica”, cioè esistenziale.
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Bisogni fisiologici
Dal momento in cui nasce, un essere vivente corre costantemente il pericolo di morire: il suo obiettivo primordiale e istintivo è quindi quello di restare vivo più a lungo possibile e di continuare la specie. Per farlo deve soddisfare i bisogni fisiologici di sopravvivenza, cioè respirare, nutrirsi (mangiare e bere), eliminare le scorie e riprodursi.
Senza ossigeno il cervello si spegne in pochi minuti, senza acqua né cibo il margine di sopravvivenza si fa più ampio, ma il rischio di morte è sempre certo; senza eliminare le scorie l’organismo si estinguerebbe in breve tempo per intossicazione e senza riproduzione tutti gli individui di una specie si estinguerebbero entro una generazione.
Per soddisfare i bisogni fisiologici, l’umano, come prima di lui gli individui di ogni specie, ha dovuto sviluppare delle competenze specifiche di cui non ci si rende sempre conto, poiché svolte dalla parte più antica del cervello, la quale opera senza l’apporto fondamentale della volontà conscia.
Per respirare il cervello deve essere in grado di calcolare il volume d’aria necessario alla sopravvivenza dell’organismo, cioè l’entità dello “spazio vitale”; l’atto di nutrirsi e digerire i cibi implica la capacità di riconoscere nell’ambiente gli organismi adatti a essere “in – geriti” e digeriti come cibo e di distinguerli da quelli tossici che conducono alla morte.
La riproduzione in natura è subordinata al numero di nati che possono sopravvivere in un dato ambiente; ogni specie è perciò in grado tenere la contabilità delle risorse tramite il cervello e programmare di conseguenza la fertilità degli individui, oltre che di percepire istintivamente qual è il miglior partner compatibile con cui accoppiarsi per dar vita a una nuova generazione.
I bisogni fisiologici, come tutte le esigenze naturali, sono percepiti dall’uomo sia a livello fisico, sia a livello psicologico, poiché il cervello non fa distinzione tra realtà concreta, astratta, immaginaria o simbolica. La necessità di respirare “psichicamente” e di avere un territorio personale, o “spazio vitale”, senza sentirsi “soffocati”, l’esigenza di procurarsi l’adeguato “nutrimento per il corpo e per la mente”, di “bere” e attingere energia vitale e conoscenza, il bisogno di ingerire e assimilare ciò che è buono e di “liberarsi” dalle tossine e dai veleni, fisici psichici che siano; l’istinto di trovare il partner compatibile per riprodursi e perpetuare la sopravvivenza della specie sono richieste biologiche arcaiche che costituiscono il primo ordine di diritti naturali.
L’ambiente familiare e il sistema educativo non le prendono sempre in considerazione e non permettono così al bambino di esercitare le competenze ad esse correlate. Il bambino sa infatti istintivamente quando ha fame e quando è sazio, cosa gli piace e cosa non gli piace mangiare, quanto cibo desidera e quanto gli basta, per esempio.
E ha una percezione istintiva del territorio personale, del suo spazio vitale e delle persone che gradisce o non gradisce avere accanto.
Se queste esigenze vengono ignorate o disattese con la scusa che “è piccolo e non capisce” oppure che “fa i capricci”, il bambino subisce atti di prevaricazione e di invasione, perde fiducia nelle sue competenze istintive (se gli adulti le negano come fa ad essere sicuro delle sue esigenze? ) e da adulto avrà difficoltà a esprimere le sue preferenze, a fare scelte appropriate e non nocive, a prendere decisioni basate su sensazioni “ di pelle “ o “di pancia”. Avrà difficoltà a pretendere dagli altri il rispetto del suo spazio e dei suoi confini territoriali, a riconoscere il partner appropriato, a esercitare attività professionali in cui l’istinto di “procacciarsi il boccone”, cioè di fare la scelta opportuna al momento giusto è fondamentale per la riuscita, come per esempio quella dell’imprenditore o del commerciante.
Bisogni di sicurezza e di benessere
Sono le necessità altrettanto primordiali di provvedere alla continuità della sopravvivenza, accantonando scorte adeguate di cibo, provvedendo a rigenerare le forze fisiche con il riposo, costruendo un rifugio ove sentirsi al sicuro dagli assalti del clima e dei predatori.
Riguardano il bisogno di proteggere il corpo e mantenerlo in un buono stato di salute e forma fisica, perché dia le prestazioni ottimali richieste dalla lotta per l’esistenza.
L’incolumità e la salute sono messe in pericolo da tre elementi fondamentali: uno è la carenza di nutrimento e genera quindi il bisogno impellente di procurarselo, controllando le risorse di un territorio e lottando per avere il diritto di impadronirsene. Un altro è la violenza del clima e degli agenti atmosferici: un caldo troppo elevato senza adeguato rifornimento idrico e senza protezione dai raggi solari provoca la disidratazione, un freddo troppo elevato espone l’organismo al pericolo di congelamento; il fuoco, l’acqua, il vento e i terremoti sono forieri di distruzione e di morte. Il terzo è il pericolo di perdere l’incolumità fisica rimanendo feriti, mutilati, violati; il pericolo di essere contaminati da veleni presenti nei pungiglioni degli insetti o nei denti dei serpenti, o di essere infettati dagli squarci provocati dagli artigli dei predatori.
E’ dunque essenziale per gli umani stabilirsi in un territorio in cui siano presenti costanti fonti di sussistenza, costruirsi un rifugio per proteggersi nei momenti di vulnerabilità, controllare l’ambiente e difendere il corpo dalle aggressioni dei nemici, proteggere la propria integrità e la propria intimità.
Le competenze innate correlate ai bisogni di sicurezza sono la capacità istintiva di sapere qual è il proprio benessere, cioè quanto si ha bisogno di bere, mangiare, riposare, stare in attività; di sapere quando si ha freddo o caldo e quanto si ha bisogno di coprirsi; la capacità di distinguere tra un contatto fisico amorevole e desiderabile e uno sgradevole e invasivo e dunque di esprimere il proprio rifiuto e opporre resistenza a ciò che si percepisce come lesivo della propria integrità fisica e psichica.
Riconoscere e soddisfare bisogni di sicurezza e benessere è dunque necessario per sentirsi certi delle proprie forze, capaci di difendersi dal pericolo, di affrontare le difficoltà e gestire la propria vita, in una parola, per avere fiducia in se stessi.
I fattori che ostacolano il libero accesso dell’adulto alle competenze istintive nella sfera della sicurezza sono le aggressioni, le critiche, le umiliazioni subite dal bambino quando esprime le sue esigenze personali di benessere e quando aggredisce per difendersi.
Se nella prima infanzia non vengono rispettati i ritmi vitali, i bisogni di intimità del bambino e il suo diritto a esprimere preferenze e rifiuti o se, nel peggiore dei casi, il bambino è vittima di sevizie e violenze, questi, crescendo, avrà difficoltà a sviluppare la sicurezza affettiva, cioè la capacità di riconoscere cosa gli piace, cosa non gradisce e qual è il suo “bene”; la capacità di sapere quando fidarsi e quando non fidarsi di un’altra persona e la certezza di avere il diritto a proteggere la sua sfera intima e personale.
Diventerà insicuro e tentennante, avrà dubbi e incertezze nell’ orientare le proprie energie verso la cura di sé e della propria salute, nel provvedere al benessere economico, nell’attrarre relazioni positive. Può arrivare ad avere comportamenti incauti o distruttivi, intossicandosi con cibo, alcool o droghe; a stringere legami con persone aggressive e non riuscire a difendersi da chi lo ferisce nell’intimità. O a diventare perverso e violento. Può avere difficoltà ad agire coerentemente per garantirsi condizioni decorose di vita.
Bisogni di identità e autonomia
Si dividono nelle due categorie dei bisogni di appartenenza e amore e dei bisogni di riconoscimento e stima.
Sicuro di sopravvivere, l’essere vivente può orientare l’energia affettiva e mentale alla soddisfazione del bisogno di sviluppare un’identità, cioè essere se stesso, distinguersi dagli altri, conoscersi, esprimersi e realizzare la propria indipendenza e autonomia.
Appartenenza e amore. L’aspetto primordiale dell’identità è la dichiarazione di appartenenza alla specie: “Sono un uomo, sono una donna.” Il che significa: “sono un essere appartenente alla specie umana, di genere maschile o femminile.” Essa è seguita dalla dichiarazione di appartenenza familiare, etnica e nazionale: “Mi chiamo Mario o Carla Rossi, figlio o figlia di Giovanni e di Giuseppina”, che determina il posizionamento di un individuo all’interno di un contesto socio economico e storico culturale.
L’identità biologica è irrinunciabile, perché senza di essa non sarebbe possibile la sopravvivenza, la relazione con l’ambiente, la scelta del cibo, l’apprendimento delle abilità, la comunicazione e il linguaggio.
Altrettanto necessaria al proprio posizionamento in un contesto storico e ambientale e alla costruzione della propria identità sociale è l’appartenenza familiare.
L’appartenenza è coniugata con l’amore biologico tra genitori e figli, o istinto genitoriale (materno e paterno): senza l’amore biologico i genitori abbandonerebbero i piccoli alla mercé dell’ambiente e la specie si estinguerebbe nel giro di una o due generazioni.
Attraverso il legame d’amore con i genitori il figlio sviluppa la coscienza degli affetti. Il bisogno di essere amato, accudito, accarezzato, abbracciato con amore è per il bambino un bisogno biologico indispensabile per apprendere a sviluppare l’affettività e imparare a relazionarsi. Dal genitore dello stesso sesso impara ad amare e a rispettare se stesso, dal genitore del sesso opposto impara ad essere amato e a rispettare i simili del sesso opposto: sono i due apprendimenti fondamentali per sviluppare in seguito relazioni positive.
Dalla madre, poi, i figli hanno bisogno di ricevere accettazione, tenerezza e amore senza giudizio, condizione necessaria per riuscire da adulti a stringere legami di amore, amicizia, alleanza e collaborazione con i propri simili.
Dal padre, invece, i figli hanno bisogno di apprendere le regole per relazionarsi con l’ambiente e riuscire a sviluppare capacità di gestione, di controllo e di dominanza delle situazioni e dell’ambiente al fine di sopravvivere nel mondo.
Il bisogno di appartenenza è la necessità ancestrale di relazioni sociali, l’esigenza di non essere soli, il bisogno di scambi vitali di energia con i propri simili, indispensabili per sviluppare l’intelligenza e l’affettività. Esso si esprime nella ricerca di gruppi con cui sentire affinità, solidarietà, comunanza di intenti e di pensiero, siano essi la squadra del cuore, un’ideologia, un movimento culturale, un ordine professionale, un gruppo di lavoro. Negli umani è molto sviluppato per la ragione biologica che un umano da solo non è in grado di sopravvivere. Sente quindi un’esigenza profonda di stringere legami di alleanza con il suo gruppo di origine o di elezione per poter conquistare le risorse che gli permettono di sostentarsi, di prosperare, di costruire, di dominare l’ambiente, di primeggiare sugli avversari.
La nascita dai genitori afferma la sua appartenenza alla stirpe, che per il figlio è un diritto irrinunciabile.
Grande sofferenza viene dalla privazione o dalla messa in discussione del diritto di appartenenza: per un bambino essa viene meno quando viene rifiutato dai genitori o dalla famiglia di origine o quando viene abbandonato in tenera età. Si verifica anche quando, in tenerissima età, viene separato temporaneamente, - soprattutto dalla madre, da cui dipende totalmente per la sopravvivenza - per motivi di forza maggiore come un ricovero ospedaliero, un viaggio di lavoro o altro impedimento.
In età adulta si ha ogni volta che un individuo viene separato dal suo gruppo di appartenenza a causa di un’ingiustizia o di un atto di intolleranza e prevaricazione: ogni volta che un figlio viene defraudato dei suoi diritti di successione, ogni volta che un fratello o una sorella vengono esclusi dalla vita familiare per una malattia mentale o una condotta considerata disonorevole, ogni volta che un uomo o una donna vengono esiliati o privati della libertà per le loro idee politiche o religiose.
Che l’esclusione, la separazione dal gruppo familiare o sociale avvenga da piccoli o da adulti, è causa di un dolore che affonda le radici nel passato ancestrale, che rievoca nell’animo umano lo scenario agghiacciante del trovarsi soli in balia del predatore, del nemico, della fame, del freddo e della sete ( e dallo sfruttamento dei nuovi migranti, dalla violenza esercitata sui deboli e sulle donne, dalla loro riduz...

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