Media Training
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Media Training

Come comunicare in video con sicurezza ed efficacia

Gianroberto Marelli

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Come comunicare in video con sicurezza ed efficacia

Gianroberto Marelli

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Quante volte ti è capitato di comunicare in video e di chiederti se la tua performance sia stata all'altezza? Media training illustra un metodo per sciogliere tutti i dubbi. Apprenderai i principali elementi della comunicazione – dal media al presentatore, passando per l'audience e il messaggio – e come si combinano con i mezzi audio e video, con illuminazione e location, interiorizzando allo stesso tempo una fondamentale consapevolezza: che le priorità degli aspetti a cui prestare attenzione cambiano a seconda del contesto in cui si svolge il processo comunicativo. Che tu sia un aspirante influencer, imprenditore, politico, docente, professionista, o semplicemente qualcuno che desidera migliorare la propria presenza in video durante una riunione online, troverai in questo manuale una guida pratica per accrescere le tue capacità. Sarà un viaggio alla scoperta di come essere te stesso davanti alla telecamera, in cui imparerai a proporti in video con sicurezza ed efficacia.

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Información

Editorial
Hoepli
Año
2022
ISBN
9788836005079

Parte 1

La struttura metodologica

Capitolo 1

Capire i media

Parlando bene si cambia il mondo.
ORSON WELLES
“In una cultura come la nostra, abituata da tempo a frazionare e dividere ogni cosa al fine di controllarla, è forse sconcertante sentirsi ricordare che, per quanto riguarda le sue conseguenze pratiche, il medium è messaggio”. Marshall McLuhan1, uno dei padri delle moderne teorie sui media, scrive così nell’incipit del suo libro2, ponendo subito l’attenzione sul medium come mezzo e veicolo del messaggio che si utilizza e che è esso stesso messaggio, con proprie caratteristiche ed effetti specifici.
Tenendo presente che il processo di comunicazione è composto da quattro elementi – l’audience, il mezzo, il presentatore e il messaggio –, la difficoltà sta nel porre la stessa attenzione a tutti e quattro gli aspetti. A volte manca la consapevolezza, ma nella maggior parte dei casi non c’è un metodo per unire tutti gli elementi e parlare, così, efficacemente in video.
Per capire i media e comprendere come ragionano è importante il concetto di relazione tra le parti poiché risulta essere l’elemento che traccia i confini tra ciò che è informazione e ciò che è comunicazione:
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è informazione quando mandiamo un messaggio senza verificare come viene percepito;
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è comunicazione quando l’informazione è a due vie: dal mittente al ricevente e, viceversa, il ricevente restituisce un messaggio al mittente. E qui si crea la relazione.
Nel contesto del metodo che approfondiamo in questo manuale, è interessante notare che il messaggio che rimanda il mittente può essere di qualsiasi natura:
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personale, se vediamo l’interlocutore;
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mediato, se non lo vediamo e ci basiamo su share e dati di ascolto in televisione o numero di view, di like, di commenti che riceviamo e di clic, nel caso di contenuti condivisi sul web.
Quel che vedremo insieme è un metodo che parte dall’analisi dell’audience, prosegue con il mezzo e il contesto dove si svolge il processo di comunicazione, passando per il presentatore e infine per il messaggio.
Una volta definiti i quattro elementi del processo di comunicazione in video, saremo pronti a parlare davanti alla telecamera senza tralasciare, in tutto o in parte, ciò che non conosciamo, per creare la magia di comunicare in video con sicurezza ed efficacia.

Il medium è messaggio

La riflessione alla base degli studi di McLuhan porta in primo piano l’importanza del medium inteso sia come mezzo sia come contesto nel quale si svolge l’intero processo comunicativo, che diventa esso stesso parte del messaggio. Quando vogliamo imparare a comunicare in video, il mezzo è spesso l’elemento che viene sottovalutato. Si sentono persone che dicono di voler imparare a stare davanti alla telecamera e per questo si sono iscritte a un corso di teatro, di voler apprendere come parlare in video facendo un corso di dizione o di speaker radiofonico; o, ancora, di voler imparare a comunicare in video, per tal motivo iscrivendosi a un corso di public speaking. Se le intenzioni sono buone, molto spesso, con questo tipo di corsi e di formazione, il raggiungimento dell’obiettivo di comunicare in video è parziale: questo, purtroppo, accade con la complicità dell’offerta superficiale presente sul mercato, orientata più a logiche di profitto in base alle parole che fanno trend che alla reale soddisfazione della richiesta di imparare a essere effettivamente in grado di comunicare in video in modo efficace. Basta provare a pensare a quante volte troviamo la parola “video” unita a “public speaking” o a “YouTube”: si stanno tralasciando il mezzo e il contesto dove avviene il processo di comunicazione.
McLuhan prosegue nella sua riflessione portando l’attenzione sulla domanda “Qual è il contenuto del discorso?”, a cui risponde che è un “processo mentale, non verbale, ma risultato di una manifestazione diretta di processi mentali creativi”.
Il concetto di medium come messaggio si estende fino al potere formativo che è insito nei media stessi. Questa visione oggi sembra scontata, ma risulta straordinaria se pensiamo che risale agli anni Sessanta e, soprattutto, a due anni prima che l’uomo mettesse piede per la prima volta sulla Luna. Nello stesso manuale si ritrova la distinzione tra medium caldi e medium freddi. Il principio che distingue i primi – come radio, cinema o fotografia – dai secondi, tra cui televisione o telefono, è che “è caldo il medium che estende un unico senso fino a un’alta definizione: fino allo stato, cioè, in cui si è abbondantemente colmi di dati”3. McLuhan continua specificando che sono caldi i media che lasciano poco spazio da colmare all’immaginazione rispetto alla scarsità di dati che si riceve dai media freddi e che verrà colmata dall’interpretazione soggettiva.
Emerge, quindi, quanto sia essenziale studiare i media non tanto in base ai contenuti che veicolano, ma ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione.
E se oggi McLuhan dovesse definire il posto degli smartphone, dove li collocherebbe? Tra i media caldi o i media freddi?
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Figura 1.1 – La prima copertina in lingua originale de Gli strumenti del comunicare di Marshall McLuhan del 1964.

Qual è il medium?

Per far arrivare il messaggio al destinatario in modo che venga recepito il più possibile nell’essenza di come lo abbiamo concepito, è importante tenere in considerazione le regole che sottendono il contesto del medium attraverso cui stiamo comunicando. Questo è l’approccio metodologico su cui si sviluppa il manuale che state leggendo per imparare a utilizzare con consapevolezza ed efficacia anche i moderni media di comunicazione. Essere consapevoli del fatto che se un media è caldo estende un senso fino all’alta definizione o se è freddo si presta a un ascolto superficiale e a interpretazioni diventa fondamentale sia in fase di creazione del messaggio sia di progettazione dell’esposizione del presentatore in base al contesto.

Lo smartphone: caldo o freddo?

Rileggendo il lavoro di Marshall McLuhan, ci siamo chiesti come avrebbe definito i moderni smartphone, data la loro principale caratteristica di multifunzionalità. Ebbene, proprio per questo, rientrano sia nella definizione di medium caldo sia in quella di medium freddo: la discriminante è l’uso che se ne fa. Può essere considerato freddo se utilizzato solo come telefono o per guardare video e caldo se impiegato per fare foto, ascoltare la musica, fare videochiamate, chat, navigare e interagire sul web. Lo smartphone – probabilmente – sarebbe per McLuhan un medium perfetto.
Il concetto di utilizzo del mezzo in relazione al contesto è fondamentale e lo approfondiremo man mano che andiamo avanti. Il contesto e l’uso del mezzo cambiano, infatti, la priorità di ciò a cui prestare maggior attenzione nella nostra comunicazione in video, a seconda della situazione in cui ci troviamo, per riuscire a essere il più efficaci possibile.

La televisione

McLuhan colloca la televisione tra i media freddi in quanto non estende un senso fino all’alta definizione e si presta anche a un ascolto distratto, quindi passibile di interpretazioni.
Nel caso di un’ospitata in televisione, la nostra peculiarità e i nostri contenuti saranno noti al professionista che ci contatta e dovranno essere tali anche per altre figure professionali – per esempio, un produttore che gestisce il programma, un autore, un conduttore o un giornalista; ma soprattutto devono risultare interessanti per il telespettatore perché, in base ai dati di ascolto ricevuti dal canale, il produttore valuterà e deciderà insieme al giornalista o al conduttore se il nostro potrà essere un intervento da ripetere.

Il web e i social media

Se il web e i social media fossero esistiti ai tempi di McLuhan, sicuramente li avrebbe inseriti tra i media caldi perché c’è un’interazione diretta con il contenuto. Le persone cercano attivamente ciò che per loro è importante in quel momento e soddisfano il proprio bisogno di estendere le loro conoscenze. Il nostro contenuto, quindi, dovrà piacere alla persona che lo ha trovato attraverso la ricerca delle parole chiave ed essere il più coerente possibile c...

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