Capitolo 1
Capire i media
Parlando bene si cambia il mondo.
ORSON WELLES
âIn una cultura come la nostra, abituata da tempo a frazionare e dividere ogni cosa al fine di controllarla, Ăš forse sconcertante sentirsi ricordare che, per quanto riguarda le sue conseguenze pratiche, il medium Ăš messaggioâ. Marshall McLuhan1, uno dei padri delle moderne teorie sui media, scrive cosĂŹ nellâincipit del suo libro2, ponendo subito lâattenzione sul medium come mezzo e veicolo del messaggio che si utilizza e che Ăš esso stesso messaggio, con proprie caratteristiche ed effetti specifici.
Tenendo presente che il processo di comunicazione Ăš composto da quattro elementi â lâaudience, il mezzo, il presentatore e il messaggio â, la difficoltĂ sta nel porre la stessa attenzione a tutti e quattro gli aspetti. A volte manca la consapevolezza, ma nella maggior parte dei casi non câĂš un metodo per unire tutti gli elementi e parlare, cosĂŹ, efficacemente in video.
Per capire i media e comprendere come ragionano Ăš importante il concetto di relazione tra le parti poichĂ© risulta essere lâelemento che traccia i confini tra ciĂČ che Ăš informazione e ciĂČ che Ăš comunicazione:
Ăš informazione quando mandiamo un messaggio senza verificare come viene percepito;
Ăš comunicazione quando lâinformazione Ăš a due vie: dal mittente al ricevente e, viceversa, il ricevente restituisce un messaggio al mittente. E qui si crea la relazione.
Nel contesto del metodo che approfondiamo in questo manuale, Ăš interessante notare che il messaggio che rimanda il mittente puĂČ essere di qualsiasi natura:
personale, se vediamo lâinterlocutore;
mediato, se non lo vediamo e ci basiamo su share e dati di ascolto in televisione o numero di view, di like, di commenti che riceviamo e di clic, nel caso di contenuti condivisi sul web.
Quel che vedremo insieme Ăš un metodo che parte dallâanalisi dellâaudience, prosegue con il mezzo e il contesto dove si svolge il processo di comunicazione, passando per il presentatore e infine per il messaggio.
Una volta definiti i quattro elementi del processo di comunicazione in video, saremo pronti a parlare davanti alla telecamera senza tralasciare, in tutto o in parte, ciĂČ che non conosciamo, per creare la magia di comunicare in video con sicurezza ed efficacia.
Il medium Ăš messaggio
La riflessione alla base degli studi di McLuhan porta in primo piano lâimportanza del medium inteso sia come mezzo sia come contesto nel quale si svolge lâintero processo comunicativo, che diventa esso stesso parte del messaggio. Quando vogliamo imparare a comunicare in video, il mezzo Ăš spesso lâelemento che viene sottovalutato. Si sentono persone che dicono di voler imparare a stare davanti alla telecamera e per questo si sono iscritte a un corso di teatro, di voler apprendere come parlare in video facendo un corso di dizione o di speaker radiofonico; o, ancora, di voler imparare a comunicare in video, per tal motivo iscrivendosi a un corso di public speaking. Se le intenzioni sono buone, molto spesso, con questo tipo di corsi e di formazione, il raggiungimento dellâobiettivo di comunicare in video Ăš parziale: questo, purtroppo, accade con la complicitĂ dellâofferta superficiale presente sul mercato, orientata piĂč a logiche di profitto in base alle parole che fanno trend che alla reale soddisfazione della richiesta di imparare a essere effettivamente in grado di comunicare in video in modo efficace. Basta provare a pensare a quante volte troviamo la parola âvideoâ unita a âpublic speakingâ o a âYouTubeâ: si stanno tralasciando il mezzo e il contesto dove avviene il processo di comunicazione.
McLuhan prosegue nella sua riflessione portando lâattenzione sulla domanda âQual Ăš il contenuto del discorso?â, a cui risponde che Ăš un âprocesso mentale, non verbale, ma risultato di una manifestazione diretta di processi mentali creativiâ.
Il concetto di medium come messaggio si estende fino al potere formativo che Ăš insito nei media stessi. Questa visione oggi sembra scontata, ma risulta straordinaria se pensiamo che risale agli anni Sessanta e, soprattutto, a due anni prima che lâuomo mettesse piede per la prima volta sulla Luna. Nello stesso manuale si ritrova la distinzione tra medium caldi e medium freddi. Il principio che distingue i primi â come radio, cinema o fotografia â dai secondi, tra cui televisione o telefono, Ăš che âĂš caldo il medium che estende un unico senso fino a unâalta definizione: fino allo stato, cioĂš, in cui si Ăš abbondantemente colmi di datiâ3. McLuhan continua specificando che sono caldi i media che lasciano poco spazio da colmare allâimmaginazione rispetto alla scarsitĂ di dati che si riceve dai media freddi e che verrĂ colmata dallâinterpretazione soggettiva.
Emerge, quindi, quanto sia essenziale studiare i media non tanto in base ai contenuti che veicolano, ma ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione.
E se oggi McLuhan dovesse definire il posto degli smartphone, dove li collocherebbe? Tra i media caldi o i media freddi?
Figura 1.1 â La prima copertina in lingua originale de Gli strumenti del comunicare di Marshall McLuhan del 1964.
Qual Ăš il medium?
Per far arrivare il messaggio al destinatario in modo che venga recepito il piĂč possibile nellâessenza di come lo abbiamo concepito, Ăš importante tenere in considerazione le regole che sottendono il contesto del medium attraverso cui stiamo comunicando. Questo Ăš lâapproccio metodologico su cui si sviluppa il manuale che state leggendo per imparare a utilizzare con consapevolezza ed efficacia anche i moderni media di comunicazione. Essere consapevoli del fatto che se un media Ăš caldo estende un senso fino allâalta definizione o se Ăš freddo si presta a un ascolto superficiale e a interpretazioni diventa fondamentale sia in fase di creazione del messaggio sia di progettazione dellâesposizione del presentatore in base al contesto.
Lo smartphone: caldo o freddo?
Rileggendo il lavoro di Marshall McLuhan, ci siamo chiesti come avrebbe definito i moderni smartphone, data la loro principale caratteristica di multifunzionalitĂ . Ebbene, proprio per questo, rientrano sia nella definizione di medium caldo sia in quella di medium freddo: la discriminante Ăš lâuso che se ne fa. PuĂČ essere considerato freddo se utilizzato solo come telefono o per guardare video e caldo se impiegato per fare foto, ascoltare la musica, fare videochiamate, chat, navigare e interagire sul web. Lo smartphone â probabilmente â sarebbe per McLuhan un medium perfetto.
Il concetto di utilizzo del mezzo in relazione al contesto Ăš fondamentale e lo approfondiremo man mano che andiamo avanti. Il contesto e lâuso del mezzo cambiano, infatti, la prioritĂ di ciĂČ a cui prestare maggior attenzione nella nostra comunicazione in video, a seconda della situazione in cui ci troviamo, per riuscire a essere il piĂč efficaci possibile.
La televisione
McLuhan colloca la televisione tra i media freddi in quanto non estende un senso fino allâalta definizione e si presta anche a un ascolto distratto, quindi passibile di interpretazioni.
Nel caso di unâospitata in televisione, la nostra peculiaritĂ e i nostri contenuti saranno noti al professionista che ci contatta e dovranno essere tali anche per altre figure professionali â per esempio, un produttore che gestisce il programma, un autore, un conduttore o un giornalista; ma soprattutto devono risultare interessanti per il telespettatore perchĂ©, in base ai dati di ascolto ricevuti dal canale, il produttore valuterĂ e deciderĂ insieme al giornalista o al conduttore se il nostro potrĂ essere un intervento da ripetere.
Il web e i social media
Se il web e i social media fossero esistiti ai tempi di McLuhan, sicuramente li avrebbe inseriti tra i media caldi perchĂ© câĂš unâinterazione diretta con il contenuto. Le persone cercano attivamente ciĂČ che per loro Ăš importante in quel momento e soddisfano il proprio bisogno di estendere le loro conoscenze. Il nostro contenuto, quindi, dovrĂ piacere alla persona che lo ha trovato attraverso la ricerca delle parole chiave ed essere il piĂč coerente possibile c...