Iliade
eBook - ePub

Iliade

Omero

Partager le livre
  1. Italian
  2. ePUB (adapté aux mobiles)
  3. Disponible sur iOS et Android
eBook - ePub

Iliade

Omero

DĂ©tails du livre
Aperçu du livre
Table des matiĂšres
Citations

À propos de ce livre

Iliade di Omero, tradotta da Vincenzo Monti

Foire aux questions

Comment puis-je résilier mon abonnement ?
Il vous suffit de vous rendre dans la section compte dans paramĂštres et de cliquer sur « RĂ©silier l’abonnement ». C’est aussi simple que cela ! Une fois que vous aurez rĂ©siliĂ© votre abonnement, il restera actif pour le reste de la pĂ©riode pour laquelle vous avez payĂ©. DĂ©couvrez-en plus ici.
Puis-je / comment puis-je télécharger des livres ?
Pour le moment, tous nos livres en format ePub adaptĂ©s aux mobiles peuvent ĂȘtre tĂ©lĂ©chargĂ©s via l’application. La plupart de nos PDF sont Ă©galement disponibles en tĂ©lĂ©chargement et les autres seront tĂ©lĂ©chargeables trĂšs prochainement. DĂ©couvrez-en plus ici.
Quelle est la différence entre les formules tarifaires ?
Les deux abonnements vous donnent un accĂšs complet Ă  la bibliothĂšque et Ă  toutes les fonctionnalitĂ©s de Perlego. Les seules diffĂ©rences sont les tarifs ainsi que la pĂ©riode d’abonnement : avec l’abonnement annuel, vous Ă©conomiserez environ 30 % par rapport Ă  12 mois d’abonnement mensuel.
Qu’est-ce que Perlego ?
Nous sommes un service d’abonnement Ă  des ouvrages universitaires en ligne, oĂč vous pouvez accĂ©der Ă  toute une bibliothĂšque pour un prix infĂ©rieur Ă  celui d’un seul livre par mois. Avec plus d’un million de livres sur plus de 1 000 sujets, nous avons ce qu’il vous faut ! DĂ©couvrez-en plus ici.
Prenez-vous en charge la synthÚse vocale ?
Recherchez le symbole Écouter sur votre prochain livre pour voir si vous pouvez l’écouter. L’outil Écouter lit le texte Ă  haute voix pour vous, en surlignant le passage qui est en cours de lecture. Vous pouvez le mettre sur pause, l’accĂ©lĂ©rer ou le ralentir. DĂ©couvrez-en plus ici.
Est-ce que Iliade est un PDF/ePUB en ligne ?
Oui, vous pouvez accĂ©der Ă  Iliade par Omero en format PDF et/ou ePUB ainsi qu’à d’autres livres populaires dans Literature et European Literary Collections. Nous disposons de plus d’un million d’ouvrages Ă  dĂ©couvrir dans notre catalogue.

Informations

Éditeur
Omero
Année
2016
ISBN
9786050474169

Libro 1

Cantami, o Diva, del PelĂŹde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonĂČ (cosĂŹ di Giove
l'alto consiglio s'adempĂŹa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de' prodi Atride e il divo Achille.
E qual de' numi inimicolli? Il figlio
di Latona e di Giove. Irato al Sire
destĂČ quel Dio nel campo un feral morbo,
e la gente perĂŹa: colpa d'Atride
che fece a Crise sacerdote oltraggio.
Degli Achivi era Crise alle veloci
prore venuto a riscattar la figlia
con molto prezzo. In man le bende avea,
e l'aureo scettro dell'arciero Apollo:
e agli Achei tutti supplicando, e in prima
ai due supremi condottieri Atridi:
O Atridi, ei disse, o coturnati Achei,
gl'immortali del cielo abitatori
concedanvi espugnar la PrĂŻameia
cittade, e salvi al patrio suol tornarvi.
Deh mi sciogliete la diletta figlia,
ricevetene il prezzo, e il saettante
figlio di Giove rispettate. - Al prego
tutti acclamĂąr: doversi il sacerdote
riverire, e accettar le ricche offerte.
Ma la proposta al cor d'AgamennĂłne
non talentando, in guise aspre il superbo
accommiatollo, e minaccioso aggiunse:
Vecchio, non far che presso a queste navi
ned or nĂ© poscia piĂč ti colga io mai;
ché forse nulla ti varrà lo scettro
né l'infula del Dio. Franca non fia
costei, se lungi dalla patria, in Argo,
nella nostra magion pria non la sfiori
vecchiezza, all'opra delle spole intenta,
e a parte assunta del regal mio letto.
Or va, né m'irritar, se salvo ir brami.
Impaurissi il vecchio, ed al comando
obbedĂŹ. Taciturno incamminossi
del risonante mar lungo la riva;
e in disparte venuto, al santo Apollo
di Latona figliuol, fe' questo prego:
Dio dall'arco d'argento, o tu che Crisa
proteggi e l'alma Cilla, e sei di TĂšnedo
possente imperador, SmintĂšo, deh m'odi.
Se di serti devoti unqua il leggiadro
tuo delubro adornai, se di giovenchi
e di caprette io t'arsi i fianchi opimi,
questo voto m'adempi; il pianto mio
paghino i Greci per le tue saette.
SĂŹ disse orando. L'udĂŹ Febo, e scese
dalle cime d'Olimpo in gran disdegno
coll'arco su le spalle, e la faretra
tutta chiusa. Mettean le frecce orrendo
su gli omeri all'irato un tintinnĂŹo
al mutar de' gran passi; ed ei simĂŹle
a fosca notte giĂč venĂŹa. Piantossi
delle navi al cospetto: indi uno strale
liberĂČ dalla corda, ed un ronzĂŹo
terribile mandĂČ l'arco d'argento.
Prima i giumenti e i presti veltri assalse,
poi le schiere a ferir prese, vibrando
le mortifere punte; onde per tutto
degli esanimi corpi ardean le pire.
Nove giorni volĂąr pel campo acheo
le divine quadrella. A parlamento
nel decimo chiamĂČ le turbe Achille;
ché gli pose nel cor questo consiglio
Giuno la diva dalle bianche braccia,
de' moribondi Achei fatta pietosa.
Come fur giunti e in un raccolti, in mezzo
levossi Achille piĂš-veloce, e disse:
Atride, or sĂŹ cred'io volta daremo
nuovamente errabondi al patrio lido,
se pur morte fuggir ne fia concesso;
ché guerra e peste ad un medesmo tempo
ne struggono. Ma via; qualche indovino
interroghiamo, o sacerdote, o pure
interprete di sogni (ché da Giove
anche il sogno procede), onde ne dica
perché tanta con noi d'Apollo Ú l'ira:
se di preci o di vittime neglette
il Dio n'incolpa, e se d'agnelli e scelte
capre accettando l'odoroso fumo,
il crudel morbo allontanar gli piaccia.
CosĂŹ detto, s'assise. In piedi allora
di Testore il figliuol Calcante alzossi,
de' veggenti il piĂč saggio, a cui le cose
eran conte che fur, sono e saranno;
e per quella, che dono era d'Apollo,
profetica virtĂč, de' Greci a Troia
avea scorte le navi. Ei dunque in mezzo
pien di senno parlĂČ queste parole:
Amor di Giove, generoso Achille,
vuoi tu che dell'arcier sovrano Apollo
ti riveli lo sdegno? Io t'obbedisco.
Ma del braccio l'aita e della voce
a me tu pria, signor, prometti e giura:
perché tal che qui grande ha su gli Argivi
tutti possanza, e a cui l'Acheo s'inchina,
n'andrĂ , per mio pensar, molto sdegnoso.
Quando il potente col minor s'adira,
reprime ei sĂŹ del suo rancor la vampa
per alcun tempo, ma nel cor la cova,
finché prorompa alla vendetta. Or dinne
se salvo mi farai. - Parla securo,
rispose Achille, e del tuo cor l'arcano,
qual ch'ei si sia, di' franco. Per Apollo
che pregato da te ti squarcia il velo
de' fati, e aperto tu li mostri a noi,
per questo Apollo a Giove caro io giuro:
nessun, finch'io m'avrĂČ spirto e pupilla,
con empia mano innanzi a queste navi
oserĂ  vĂŻolar la tua persona,
nessuno degli Achei; no, s'anco parli
d'Agamennón che sé medesmo or vanta
dell'esercito tutto il piĂč possente.
Allor fe' core il buon profeta, e disse:
né d'obblïati sacrifici il Dio
né di voti si duol, ma dell'oltraggio
che al sacerdote fe' poc'anzi Atride,
che francargli la figlia ed accettarne
il riscatto negĂČ. La colpa Ăš questa
onde cotante ne diĂš strette, ed altre
l'arcier divino ne darà; né pria
ritrarrĂ  dal castigo la man grave,
che si rimandi la fatal donzella
non redenta né compra al padre amato,
e si spedisca un'ecatombe a Crisa.
CosĂŹ forse avverrĂ  che il Dio si plachi.
Tacque, e s'assise. Allor l'Atride eroe
il re supremo AgamennĂłn levossi
corruccioso. Offuscavagli la grande
ira il cor gonfio, e come bragia rossi
fiammeggiavano gli occhi. E tale ei prima
squadrĂČ torvo Calcante, indi proruppe:
Profeta di sciagure, unqua un accento
non uscĂŹ di tua bocca a me gradito.
Al maligno tuo cor sempre fu dolce
predir disastri, e d'onor vote e nude
son l'opre tue del par che le parole.
E fra gli Argivi profetando or cianci
che delle frecce sue Febo gl'impiaga,
sol perch'io ricusai della fanciulla
Crisëide il riscatto. Ed io bramava
certo tenerla in signoria, tal sendo
che a Clitennestra pur, da me condutta
vergine sposa, io la prepongo, a cui
di persona costei punto non cede,
né di care sembianze, né d'ingegno
ne' bei lavori di Minerva istrutto.
Ma libera sia pur, se questo Ăš il meglio;
ché la salvezza io cerco, e non la morte
del popol mio. Ma voi mi preparate
tosto il compenso, ché de' Greci io solo
restarmi senza guiderdon non deggio;
ed ingiusto ciĂČ fĂŽra, or che una tanta
preda, il vedete, dalle man mi fugge.
O d'avarizia al par che di grandezza
famoso Atride, gli rispose Achille,
qual premio ti daranno, e per che modo
i magnanimi Achei? Che molta in serbo
vi sia ricchezza non partita, ignoro:
delle vinte cittĂ  tutte divise
ne fur le spoglie, né diritto or torna
a nuove parti congregarle in una.
Ma tu la prigioniera al Dio rimanda,
chĂ© piĂč larga n'avrai tre volte e quattro
ricompensa da noi, se Giove un giorno
l'eccelsa Troia saccheggiar ne dia.
E a lui l'Atride: Non tentar, quantunque
ne' detti accorto, d'ingannarmi: in questo
né gabbo tu mi fai, divino Achille,
né persuaso al tuo voler mi rechi.
Dunque terrai tu la tua preda, ed io
della mia privo rimarrommi? E imponi
che costei sia renduta? Il sia. Ma giusti
concedanmi gli Achivi altra captiva
che questa adegui e al mio desir risponda.
Se non daranla, rapirolla io stesso,
sia d'Aiace la schiava, o sia d'Ulisse,
o ben anco la tua: e quegli indarno
fremerĂ  d'ira alle cui tende io vegna.
Ma di ciĂČ poscia parlerem. D'esperti
rematori fornita or si sospinga
nel pelago una nave, e vi s'imbarchi
coll'ecatombe la rosata guancia
della figlia di Crise, e ne sia duce
alcun de' primi, o Aiace, o IdomenĂšo,
o il divo Ulisse, o tu medesmo pure,
tremendissimo Achille, onde di tanto
sacrificante il grato ministero
il Dio ne plachi che da lunge impiaga.
Lo guatĂČ bieco Achille, e gli rispose:
Anima invereconda, anima avara,
chi fia tra i figli degli Achei sĂŹ vile
che obbedisca al tuo cenno, o trar la spada
in agguati convegna o in ria battaglia?
Per odio de' Troiani io qua non venni
a portar l'armi, io no; ché meco ei sono
d'ogni colpa innocenti. Essi né mandre
né destrier mi rapiro; essi le biade
della feconda popolosa Ftia
non saccheggiùr; ché molti gioghi ombrosi
ne son frapposti e il pelago sonoro.
Ma sol per tuo profitto, o svergognato,
e per l'onor di Menelao, pel tuo,
pel tuo medesmo, o brutal ceffo, a Troia
ti seguitammo alla vendetta. Ed oggi
tu ne disprezzi ingrato, e ne calpesti,
e a me medesmo di rapir minacci
de' miei sudori bellicosi il frutto,
l'unico premio che l'Acheo mi diede.
NĂ© pari al tuo d'averlo io giĂ  mi spero
quel dĂŹ che i Greci l'opulenta Troia
conquisteran; ché mio dell'aspra guerra
certo Ăš il carco maggior; ma quando in mezzo
si dividon le spoglie, Ăš tua la prima,
ed ultima la mia, di cui m'Ăš forza
tornar contento alla mia nave, e stanco
di battaglia e di sangue. Or dunque a Ftia,
a Ftia si rieda; ché d'assai fia meglio
al paterno terren volger la prora,
che vilipeso adunator qui starmi
di ricchezze e d'onori a chi m'offende.
Fuggi dunque, riprese AgamennĂłne,
fuggi pur, se t'aggrada. Io non ti prego
di rimanerti. Al fianco mio si stanno
ben altri eroi, che a mia regal persona
onor daranno, e il giusto Giove in prima.
Di quanti ei nudre regnatori abborro
te piĂč ch'altri; sĂŹ, te che le contese
sempre agogni e le zuffe e le battaglie.
Se fortissimo sei, d'un Dio fu dono
la tua fortezza. Or va, sciogli le navi,
fa co' tuoi prodi al patrio suol ritorno,
ai MirmĂŹdoni impera; io non ti curo,
e l'ire tue derido; anzi m'ascolta.
Poiché Apollo Crisëide mi toglie,
parta. D'un mio naviglio, e da' miei fidi
io la rimando accompagnata, e cedo.
Ma nel tuo padiglione ad involarti
verrĂČ la figlia di BrisĂšo, la bella
tua prigioniera, io stesso; onde t'avvegga
quant'io t'avanzo di possanza, e quindi
altri meco uguagliarsi e cozzar tema.
Di furore infiammĂąr l'alma d'Achille
queste parole. Due pensier gli fĂȘro
terribile tenzon nell'irto petto,
se dal fianco tirando il ferro acuto
la via s'aprisse tra la calca, e in seno
l'immergesse all'Atride; o se domasse
l'ira, e chetasse il tempestoso core.
Fra lo sdegno ondeggiando e la ragione
l'agitato pensier, corse la mano
sovra la spada, e dalla gran vagina
traendo la venĂŹa; quando veloce
dal ciel Minerva accorse, a lui spedita
dalla diva Giunon, che d'ambo i duci
egual cura ed amor nudrĂŹa nel petto.
Gli venne a tergo, e per la bionda chioma
prese il fiero PelĂŹde, a tutti occulta,
a lui sol manifesta. Stupefatto
si scosse Achille, si rivolse, e tosto
rico...

Table des matiĂšres