Le belle contrade
Piero Camporesi
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Le belle contrade
Piero Camporesi
Ă propos de ce livre
La meraviglia per la bellezza di un panorama Ăš impensabile per gli uomini del Quattro e Cinquecento: il loro occhio coglie piĂč la concretezza ambientale e la realtĂ della geografia umana che l'incanto estetico. Ă un'Italia, la loro, di cose e di genti, di mestieri e di antimestieri, di affari e di malaffari, una lunga sfilata di oggetti, manufatti, prodotti, attivitĂ , messa a fuoco e identificata non dal nobile senso della vista ma da quelli piĂč popolari del tatto, del gusto, dell'olfatto. L'acquisizione culturale del paesaggio nasce in seguito, lentamente e faticosamente, e cosĂŹ la contemplazione disinteressata per gli ineffabili piaceri dello spirito, giustificate o indebite rĂȘveries da consumare in morbidi circuiti suggestivi, perfino momenti di ascesi e alta meditazione religiosa.Piero Camporesi, servendosi di una ricca messe di fonti letterarie tardomedievali, umanistiche e rinascimentali, e con la consueta inventivitĂ di scrittura, racconta come nasce l'attenzione per l'ambiente e come cambia la percezione del paesaggio in etĂ premoderna. Il mare, da superba e minacciosa distesa, si trasforma in amena e talvolta sensuale localitĂ per la villeggiatura; la promozione borghese della montagna â coadiuvata dall'estetica del sublime â fa di quell'aspra verticalitĂ un requisito fondamentale per l'elevazione dello spirito e per l'esame della fragilitĂ umana. Se un tempo chi doveva affrontare la necessaria ma non desiderata avventura di un viaggio entrava nelle chiese dell'alacre e produttiva Milano, di Firenze la bella o della studiosa Bologna per devozione di pellegrino, il turista dell'Otto e Novecento lo fa per vedere la magnificenza delle cittĂ italiane: solo allora l'impero dei sensi che ha nell'occhio il suo fondatore puĂČ considerarsi creato.Con Le belle contrade, libro arioso e luminoso come una flĂąnerie pomeridiana, il Saggiatore prosegue il progetto di ripubblicazione del corpus delle opere di Camporesi, avviato dal Pane selvaggio, e rende al pubblico un altro grande capitolo della ricostruzione della sensibilitĂ comune nella transizione dall'etĂ premoderna al contemporaneo.