Grammatica della lingua cinese classica
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Grammatica della lingua cinese classica

Maurizio Scarpari, Attilio Andreini

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  1. 320 pages
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Grammatica della lingua cinese classica

Maurizio Scarpari, Attilio Andreini

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Un'opera fondamentale dedicata allo studio della lingua cinese colta risalente al periodo fondativo della cultura cinese (VI-II sec. a.C.) e imprescindibile per conoscere una tra le piu importanti civiltĂ  millenarie. Composta da un corpus di opere ampio e complesso, la lingua cinese classica ha fornito le basi identitarie linguistiche e ideologiche di quelle che sarebbero diventate la "Cina" e la "cultura tradizionale cinese". Per la prima volta in Occidente i testi presi in considerazione comprendono, oltre alle opere a stampa tramandate da una tradizione di alcuni secoli posteriore, i manoscritti su bambĂč e su seta rinvenuti di recente nelle tombe del IV-I secolo a.C., manoscritti che hanno cambiato la comprensione della lingua, della scrittura, della storia e del pensiero filosofico, religioso e scientifico della Cina antica, fonti epigrafiche oggi imprescindibili per studiare la civiltĂ  cinese.

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Informations

Éditeur
Hoepli
Année
2020
ISBN
9788820399566

1La lingua cinese classica

Scopo di questa Grammatica Ăš la descrizione della natura e delle principali strutture sintattiche della lingua cinese classica quale appare attraverso un corpus ampio e variegato di testi tramandati in parte a stampa e in parte in forma manoscritta. Il presupposto di fondo Ăš che quella che solitamente viene chiamata “lingua cinese classica” costituisse un mezzo di comunicazione sostanzialmente omogeneo, utilizzato in un arco temporale piuttosto ampio e in un’area geografica alquanto vasta presso le corti nobiliari dei principati e dei regni disseminati su un’estesa parte di quello che oggi Ăš il territorio della Repubblica popolare cinese. Si tratta di una lingua colta e raffinata, yǎyĂĄn 雅蚀, che era condivisa da Ă©lites appartenenti a tradizioni e culture diverse che vivevano in luoghi spesso distanti tra loro, che parlavano dialetti e probabilmente lingue differenti, ma che hanno comunque contribuito a trasmettere un corpus di opere su cui si fondano le basi identitarie linguistiche e ideologiche di quella che poi sarebbe diventata la “Cina” e la “cultura tradizionale cinese”. Vista la complessitĂ  delle questioni che si pongono a chi si accosta allo studio della lingua cinese e della letteratura classica nei suoi vari generi, Ăš opportuno definire e circoscrivere preliminarmente l’ambito concettuale, lessicale e descrittivo di questa Grammatica.
Iniziamo col precisare che “Cina” e “cinese” sono categorie relativamente tarde che si riferiscono principalmente al territorio, alla popolazione, ai costumi, alla lingua ecc. della Repubblica popolare cinese. Se perĂČ guardiamo alla remota antichitĂ , diventa arduo circoscrivere, almeno a un primo approccio, una “lingua cinese”. I termini oggi impiegati per indicare la lingua cinese moderna standard, che discende dalla piĂč ampia categoria del cosiddetto “mandarino” (guānhuĂ  ćź˜è©± “lingua dei funzionari”), sono vari e non sempre tra loro coincidenti: hĂ nyǔ æŒąèȘž, huĂĄyǔ èŻèȘž, zhƍngwĂ©n äž­æ–‡, pǔtƍnghuĂ  æ™źé€šè©±, guĂłyǔ 朋èȘž. Queste categorie si fondano su presupposti politici ed etnico-culturali che non trovano corrispondenze con quella complessa realtĂ  storica dalla quale Ăš gradualmente emersa la “lingua cinese classica”. Non parliamo, poi, di una “nazione Cina”, cosĂŹ come di un’etnia “cinese”. È utile qui ricordare che il termine ZhƍngguĂł 侭朋, che siamo soliti tradurre “Cina” (e che talvolta viene reso, impropriamente, con la locuzione “Regno / Paese di mezzo”), risale all’epoca Zhƍu 摹 (1045-221 a.C.) e che in quel periodo aveva un significato ben diverso da quello attuale: esso, infatti, indicava l’area geografica nella quale si erano insediati i Zhƍu 摹 dopo la vittoria sugli Shāng 敆 del 1045 a.C. ed era la sede del tempio ancestrale e del potere politico-religioso della casa reale, il luogo dove dimorava e regnava il Tiānzǐ 怩歐 “Figlio del Cielo”, il re dei Zhƍu (Zhƍu wĂĄng 摹王). ZhƍngguĂł 侭朋 indicava dunque “il regno (guĂł 朋) al centro (zhƍng äž­) [del sistema di governo dei Zhƍu 摹]”, vale a dire del tiānxiĂ  怩䞋 “[tutto ciĂČ che Ăš] sotto il Cielo”, corrispondente, di fatto, al “mondo civile”. Coloro che vivevano al di fuori di esso erano considerati “barbari”, come per esempio i RĂłng 戎 e i DĂ­ 狄, popolazioni semi-nomadi non sinitiche stanziate, rispettivamente, a occidente e a settentrione del zhƍngguĂł 侭朋.
Dopo la caduta dei Zhƍu 摹 venne fondato l’impero ed ebbe cosĂŹ inizio la pratica di riferirsi allo stato, nella sua piĂč ampia accezione, ricorrendo al nome della dinastia regnante: QĂ­n 秊 (221-206 a.C.), HĂ n æŒą (206 a.C. - 220 d.C.), TĂĄng 攐 (618-907) e cosĂŹ via. Con il trascorrere del tempo i concetti di “mondo civile” e “impero” andarono sempre piĂč identificandosi, al punto che il termine zhƍngguĂł 侭朋, con cui ci si riferiva ormai all’intero territorio sotto il governo delle dinastie imperiali, perse gradualmente il valore originario, soppiantato da tiānxiĂ  怩䞋 che coprĂŹ a tutti gli effetti il significato di “impero”. Sebbene giĂ  nel XVII secolo il termine zhƍngguĂł 侭朋 venne ripreso dai gesuiti per riferirsi genericamente alla “Cina”, fu solo alla fine nel XIX secolo, durante la dinastia QÄ«ng æž… (1644-1911), che esso assunse a pieno titolo il significato moderno di nazione cinese, grazie soprattutto alla presa di posizione di alcuni intellettuali, tra cui LiĂĄng Qǐchāo æąć•Ÿè¶… (1873-1929), che rite...

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