Majakovskij. Poesie d'amore e di rivoluzione
Vladimir Majakovskij
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Majakovskij. Poesie d'amore e di rivoluzione
Vladimir Majakovskij
Ă propos de ce livre
Dentro ogni verso scritto da Vladimir Majakovskij, in ogni riga che il grande poeta russo ha impresso sulla carta, si agitano le passioni di due sentimenti che Ăš impossibile pensare di separare. Le parole di Majakovskij, infatti, nascono in quel grande fiume dove l'amore e la rivoluzione sembrano darsi convegno per sconvolgere il paesaggio circostante, devastando il conformismo del passato e preannunciando la libertĂ e la bellezza di un futuro imminente. Per questa ragione, l'arte di Majakovskij Ăš sempre "qui e ora": un classico di insuperabile forza espressiva, tensione verso ciĂČ che Ăš bello, messaggio di emancipazione, felicitĂ e lotta. C'Ăš tutto questo e molto altro in "Poesie d'amore e di rivoluzione" di Majakovskij: un tesoro di sogni e di desideri, preziosi come i sospiri degli amanti e ardenti come le aspirazioni che incitano le donne e gli uomini alla conquista della giustizia sociale.
Foire aux questions
Informations
i soldati sparavano al popolo.
lâalba.
severo
lucido
pregava il reggimento Volynskij4.
dio dei soldati giuravano
i reparti,
la multiforme testa sbattevano a terra.
I pugni stringevano il ferro con rabbia.
che ordinĂČ â
«Sparate a chi ha fame!» â
soffocarono il grido con una pallottola.
ma non terminĂČ.
nella scuola militare di automobili
stiamo,
serrati da una cerchia di caserme.
uccide col dubbio,
spaventando e rallegrando con il presentimento.
da lĂŹ,
dove il cielo Ăš squarciato
dalla linea dentata dei palazzi,
ha preso il volo,
dispiegandosi, lâaquila dellâautocrate,
piĂč nera di prima,
piĂč feroce,
piĂč aquilina.
la gente,
i lampioni,
le case
e la caserma
a flotte
di cento
si riversarono in strada.
FracassĂČ le orecchie lâincredibile avanzata.
se dal canto della folla,
o dal rame impetuoso delle trombe dei soldati,
non da mano umana creata,
perforando la polvere con un fulgore,
si erge unâimmagine.
E piĂč indispensabile del pane,
piĂč bramata dellâacqua,
eccola:
«Cittadini, fucili in pugno!
lava delle cento teste,
dalla gola della cittĂ Ăš volata nei cieli.
nero corpo dellâaquila imperiale.
Oggi
fino allâultimo bottone
rifaremo di nuovo la vita.
Andiamo
a salvare il mondo confuso!
Che le flotte ruggiscano con la furia delle sirene!
corriamo,
superando le pallottole che ci inseguono.
Con fracasso di clacson irrompiamo in cittĂ .
scorre rimbombando la Marsigliese.
ronzando Ăš piombata dietro la cupola della Duma5.
Il brivido nuovo di un nuovo mattino
incontriamo nel delirio di nuovi dubbi.
o aspetteremo
sulle brande
che di nuovo
la Russia
sia incurvata dal monarca
sotto il peso delle tombe?!
trincerato nel pastrano.
la cittĂ rimbomba.
turbinano e scemano.
sollevando la rossa bandiera,
chiamano la Russia con lâappello degli incendi.
Soffoca del sole
e della luna i raggi
con le dita vendicatrici di un Marat dalle mille braccia!
sfonda le porte,
con gli artigli divorane la ruggine.
Imbottite di ciuffi di nere penne aquiline
stramazzano le guardie.
Per le soffitte si Ăš allargata la caccia.
Lâora Ăš vicina.
avanzano frotte di soldati.
Serriamo.
e nella vernice
dalle torri della fortezza di Pietro e Paolo6
sâinnalza la bandiera infuocata della rivoluzione.
mozzate di netto!
«Dio,
accogline quattromila nel suo grembo!».
A noi
di Dio
che importa?
con i nostri santi li seppelliremo.
gli animi sono stati soffocati dal sudario della Siberia?
Glo-o-or-r-ria a noi!
regnerĂ una volontĂ diversa.
Portiamo alla terra tavole nuove
dal nostro grigio Sinai.
Abitanti della Terra,
ogni Abitante della Terra Ăš parente.
Tutti,
tra le macchine,
negli uffici,
nelle miniere sono fratelli.
sulla terra
siamo soldati di un unico,
esercito che crea la vita.