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Dalla testa ai piedi. La Quaresima tra cenere e acqua
don Tonino Bello
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Dalla testa ai piedi. La Quaresima tra cenere e acqua
don Tonino Bello
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"Cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in veritĂ , molto piĂč lunga e faticosa. PerchĂ© si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledĂŹ delle ceneri al giovedĂŹ santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala."
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Theology & ReligionSous-sujet
ReligionI piedi del Risorto
Carissimi,
io non so se nellâultima cena, dopo che GesĂč ebbe ripreso le vesti, qualcuno dei dodici si sia alzato da tavola, e, con brocca, catino e asciugatoio, si sia diretto a lavare i piedi del Maestro.
Probabilmente, no.
CâĂš da supporre, comunque, che dopo la sua morte, ripensando a quella sera, i discepoli non abbiano fatto altro che rimproverarsi lâincapacitĂ di ricambiare la tenerezza del Signore.
Possibile mai, si saranno detti, che non ci Ăš venuto in mente di strappargli dalle mani quei simboli del servizio, e ripetere sui suoi piedi ciĂČ che egli ha fatto con ciascuno di noi?
Dovette essere cosĂŹ forte il disappunto della Chiesa nascente per quellâoccasione perduta, che, quando GesĂč apparve alle donne il mattino della risurrezione, esse non seppero fare di meglio che lanciarsi su quei piedi e abbracciarli.
Testuale: âavvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adoraronoâ. Ce lo riferisce Matteo, nellâultimo capitolo del suo Vangelo.
Gli cinsero i piedi.
Non gli baciarono le mani o gli strinsero il collo. No. Gli cinsero i piedi!
Erano giĂ bagnati di rugiada. Glieli asciugarono, allora, con lâerba del prato e glieli scaldarono col tepore dei loro mantelli. Quasi per risarcire il Maestro, sia pure a scoppio ritardato, di unâattenzione che la notte del tradimento gli era stata negata.
Gli cinsero i piedi.
Fortunatamente avevano portato con sĂ© i profumi, per ungere il corpo di GesĂč.
Forse ne ruppero le ampolle di alabastro e, in un rapimento di felicitĂ , riversarono sulle caviglie del Signore gli olii aromatici, che furono subito assorbiti da quei fori: profondi e misteriosi, come due pozzi di luce.
Gli cinsero i piedi.
Finalmente! Verrebbe la voglia di dire.
Ma, chi sa, in quel ritardo ci doveva essere anche tanto pudore.
Forse la Chiesa nascente, rappresentata dalle due Marie, prima di cadergli davanti nel gesto dellâadorazione, aveva voluto aspettare di proposito che GesĂč riprendesse davvero le vesti. Non quelle che aveva momentaneamente deposto prima della lavanda. Ma quelle veramente inconsutili del suo corpo glorioso.
Carissimi fratelli, oggi voglio dirvi che la Pasqua Ăš tutta qui. Nellâabbracciamento di quei piedi.
Essi devono divenire non solo il punto dâincontro per le nostre estasi di amore verso il Signore, ma anche la cifra interpretativa di ogni servizio reso alla gente, e la fonte del coraggio per tutti i nostri impegni di solidarietĂ con la storia del mondo.
Non câĂš da illudersi. Senza questa dimensione adorante, espressa dal gruppo marmoreo di donne protese dinnanzi al Risorto, saremo capaci di organizzare solo girandole appariscenti di sussulti pastorali.
Se non afferriamo i piedi di GesĂč, lavare i piedi ai marocchini, o agli sfrattati, o ai tossici, non basta. Non basta neppure lavarsi i piedi a vicenda, tra compagni di fede.
Se la preghiera non ci farĂ contemplare speranze ultramondane attraverso quei fori lasciati dai chiodi, battersi per la giustizia, lottare per la pace e schierarsi con gli oppressi, puĂČ rimanere solo unâestenuante retorica.
Se, caduti in ginocchio, non interpelleremo quei piedi sugli orientamenti ultimi per il nostro cammino, giocarsi il tempo libero nel volontariato rischia di diventare ricerca sterile di sé e motivo di vanagloria.
Se lâadorazione dinnanzi allâostensorio luminoso di quelle stigmate non ci farĂ scavalcare le frontiere delle semplici liberazioni terrene, impegnarsi per la promozione dei poveri potrĂ sfiorare perfino il pericolo dellâesercizio di potere.
Non basta avere le mani bucate.
Ci vogliono anche i piedi forati.
Ă per questo che, quando GesĂč apparve ai discepoli la sera di Pasqua, âmostrĂČ loro le mani e i piediâ.
E poi, quasi per sottolineare con la simbologia di quei due moduli complementari che, senza lâuno o lâaltro, ogni annuncio di risurrezione rimarrĂ sempre mortificato, aggiunse: âguardate le...