Introduzione
Le vicissitudini narrate in questo libro coinvolgono vari personaggi che hanno trascorso gran parte della vita in Paesi africani, testimoni della dichiarazione di indipendenza e degli ulteriori sviluppi storici, dal giogo coloniale fino a oggi.
Nel corso di una grande ondata migratoria, moltissimi sono stati i cittadini europei che si sono stabiliti nelle colonie belghe del Congo, Ruanda e Burundi. Ă di grande importanza per il lettore essere a conoscenza dello svolgimento dei fatti storici di tali Paesi, al fine di comprendere come queste persone hanno affrontato il loro scorcio di vita.
Due storie narrano due diversi percorsi, che finiscono per incrociarsi: la storia di unâautrice di origine greca nata in Congo e di un ragazzo italiano che raggiunge il Congo in cerca di fortuna. Le trame si intrecciano secondo lo svolgimento degli avvenimenti storici, che verranno spiegati nel dettaglio. Si tratta di una testimonianza comune a tutti i figli bianchi del Congo che, a causa degli avvenimenti che hanno scosso questa regione, hanno dovuto lasciarla sradicandosi del tutto per proseguire la loro vita in Europa con, alle spalle, un bagaglio culturale unico, vasto e sconosciuto.
Si vuole pubblicare qui anche la testimonianza della malvagitĂ di poteri oscuri e insospettabili che, con guanti bianchi, pur di raggiungere i propri scopi di lucro hanno causato e tuttâora causano il massacro di intere popolazioni, fomentando odio e terrore.
Chi dimenticherà che ci davano del tu perché non eravamo degni delle forme di rispetto dei bianchi?
Patrice Ămery Lumumba
Era il 30 giugno 1960, ore 11.35. Pur essendo giovedĂŹ, non si trattava di un giorno qualsiasi. In Congo a quellâora tutti erano fermi davanti alla radio in ascolto delle eccezionali notizie che avrebbero cambiato non solo la sorte del Paese, ma di tutta lâAfrica; i nuovi venti che soffiavano non solo erano portatori di libertĂ , ma avrebbero destabilizzato lâintero continente.
A Elisabethville quel giorno Dimitri, Ritsa e Thalia erano riuniti in sala da pranzo. Sulla tavola apparecchiata, una piccola radio Telefunken color verde giada emetteva il notiziario della celebrazione dellâindipendenza congolese, che sarebbe rimasto nella storia.
Dimitri impose di tacere: «Fate silenzio per favore, Ăš molto importante ciĂČ che sentiremo, sta per parlare re Baldovino in persona! Ă arrivato ieri da Bruxelles, fra poco farĂ il suo discorso».
«Dove farà il discorso?» chiese Ritsa.
«Al Palazzo della Nazione, credo. Ora sentiamo perĂČ; non sono ancora lĂ , sono in chiesa. Ci sono tutti: Kasa-Vubu, Lumumba, tutte le AutoritĂ âŠÂ» rispose Dimitri, molto coinvolto.
Ritsa fece segno alla bambina di non parlare. Il giornale radio emetteva le notizie in francese e Ritsa, in silenzio, non riusciva a capire le parole del giornalista; non parlava ancora francese e aspettava che le spiegasse tutto Dimitri. La radio era lâunico mezzo di collegamento con il resto del mondo. Lâascolto quotidiano delle notizie avveniva mattina, mezzogiorno e sera; allâora di pranzo si doveva fare assoluto silenzio mentre la radio emetteva il giornale.
Ma quel giovedĂŹ sarebbe rimasto nella storia. Le notizie erano trasmesse in diretta da Leopoldville. «E ora â disse il giornalista â per la prima volta state ascoltando Debout congolais, il nostro nuovo inno!». Per la prima volta al posto dellâinno nazionale belga si sentĂŹ echeggiare lâinno congolese, seguito subito dopo dalla voce del giornalista che commentava vivacemente in francese la cerimonia in corso.
A 1.567 chilometri da Elisabethville, la capitale, Leopoldville era in fervore. Si trattava di un evento straordinario. Giunto in cittĂ il giorno precedente, il re del Belgio Baldovino i stava per proclamare solennemente lâindipendenza del Congo belga.
Durante la messa celebrata in pompa magna nella Cattedrale di SantâAnna, subito dopo il sacro momento del Te Deum, tutte le AutoritĂ e le delegazioni straniere si recarono nella Sala grande del Palazzo della Nazione. Re Baldovino prese per primo la parola, iniziĂČ il discorso con un omaggio solenne a suo padre Leopoldo ii del Belgio decantando il suo genio e le virtĂč, le sue opere e tutti i progressi compiuti nel corso della dominazione belga. Baldovino perĂČ aveva sbagliato, invece di celebrare lâindipendenza del Congo aveva messo il dito in una piaga ancora sanguinante. Nulla di sorprendente, dalla bocca di un monarca che considerava il Congo sua proprietĂ privata. Lâindipendenza che stava per concedere avrebbe dovuto essere di facciata, controllata dallâesercito; tuttavia la storia andĂČ diversamente.
A ricevere le redini del Congo fu Joseph Kasa-Vubu, eletto presidente della Repubblica, e il nazionalista Patrice Ămery Lumumba, nominato primo ministro.
Dimitri ascoltava attentamente la radio: «Sta per parlare Kasa-Vubu e subito dopo Patrice Lumumba» spiegĂČ a Ritsa.
Il presidente Joseph Kasa-Vubu si rivolse a Baldovino, ringraziandolo con reverenza: «Sire, la presenza di Vostra MaestĂ alle cerimonie di questo memorabile giorno Ăš una testimonianza clamorosa e nuova della Vostra sollecitudine per tutte le popolazioni che avete amato e protetto. Oggi, queste popolazioni sono felici di potere esprimere allo stesso tempo la loro gratitudine per i benefici che Voi e i Vostri illustri predecessori hanno profuso e la loro gioia per la Vostra comprensione andando incontro alle loro aspirazioni. Esse hanno accolto il Vostro messaggio di amicizia con tutto il rispetto e il fervore nei Vostri confronti e conserveranno a lungo nei loro cuori le parole che avete appena rivolto a loro, in questâora commovente [âŠ]». Si rivolse in seguito ai rappresentanti dei Paesi stranieri, ringraziandoli di condividere la gioia dei congolesi, e concluse: «Nel nome della nazione, io Joseph Kasa-Vubu, capo di Stato, proclamo la nascita della Repubblica del Congo».
Ora era il turno del primo ministro Patrice Ămery Lumumba. A differenza di Kasa-Vubu, che in quel critico momento di transizione volle attenersi allo stretto necessario tenendo i toni bassi, il nazionalista Lumumba â passionale e profondamente coinvolto dalle vicissitudini del suo popolo â non si accontentĂČ del solito discorso di circostanza. Doveva assolutamente rispondere a Baldovino: Leopoldo non aveva reso alcun servizio ai congolesi, che riprendevano il loro Paese dopo anni di dure lotte e sofferenze! Il mondo intero doveva ricordare i fatti veramente accaduti, non certo dettati dalla magnanimitĂ dei colonizzatori, e che non si potevano cancellare dalla memoria dellâumanitĂ .
Tutto ebbe inizio nel lontano 1876. Con lâincoronazione di Leopoldo ii, padre di re Baldovino, venne fondata lâAssociazione internazionale africana, cui nobili finalitĂ erano la lotta contro lo schiavismo e la civilizzazione delle popolazioni indigene del Congo. LâAssociazione cambiĂČ presto nome diventando ComitĂ© dâĂ©tudes du Haut-Congo e in seguito Associazione internazionale del Congo. Grazie a questo sotterfugio Leopoldo si accaparrĂČ il Congo, che divenne sua personale proprietĂ . Lo Stato, ricchissimo di risorse naturali, era ora nelle sue mani e avrebbe dovuto affrettarsi per anticipare lâiniziativa di altri Paesi.
La Francia, che aveva giĂ compiuto una spedizione in Africa nel 1875, qualche anno dopo incaricĂČ il nobile friulano Pietro Savorgnan di BrazzĂ di fondare il âCongo Brazzavilleâ. Nel 1879 il re belga Leopoldo ii, temendo uno spodestamento da parte dei francesi, incaricĂČ lâesploratore britanni...