Un viaggio cosĂŹ breve
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Un viaggio cosĂŹ breve

Romanzo di evasione sulla Nuova Caledonia

CĂ©line FuentĂšs, Alessandra Elisa Paganin

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Un viaggio cosĂŹ breve

Romanzo di evasione sulla Nuova Caledonia

CĂ©line FuentĂšs, Alessandra Elisa Paganin

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Quando la felicitĂ  Ăš quasi arrivata, quando la strada Ăš giĂ  scritta, e se fosse il momento di cambiare tutto? « La felicitĂ  non Ăš piĂč cosĂŹ lontana, Elisa puĂČ quasi toccarla con mano. È sicuro, il suo futuro sarĂ  fatto di matrimonio e bomboniere e andrĂ  tutto bene. Eppure, durante questa giornata perfetta di tranquillitĂ , mercoledĂŹ tredici febbraio 2013, verso le quattordici e quarantacinque, mentre Ăš ancora in ufficio, il telefono di Elisa inizia a vibrare. "Numero sconosciuto" ».Elisa, la trentenne, non immagina che una telefonata possa sconvolgere una vita. Accettando le incredibili opportunitĂ  che si offrono a lei, Elisa si lancia in un viaggio sbalorditivo che la porterĂ  alla scoperta del Pacifico del Sud, in Nuova Caledonia.
Romanzo finalista del premio Femme Actuelle 2017 con il titoloLe destin n'attend pas les gens tristes(Il destino non aspetta le persone tristi)

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Informations

Éditeur
Babelcube Inc.
Année
2020
ISBN
9781071580028
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Capitolo 1

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Oggi Ú tutto perfetto, senza ritardi né chiacchiere. Una giornata come piacciono a Elisa: regolare e cronometrata. Ai comandi del suo telefono da competizione, Elisa si districa tra le linee come una vera virtuosa del centralino. Anche se si sente soddisfatta, la bella trentenne non sa se Ú felice. Ad ogni modo, nessuno lo sa. Tranne forse sua madre, Milana.
La madre coraggio ù la specialista della felicità. Senza sosta, riversa sulla figlia ricette incontestabili sul senso della vita e l’ordine della cose. Milana predica in qualsiasi momento, in ogni occasione e conclude sempre con la stessa tiritera:
— Trovare la felicità non ù complicato, ne sono capaci tutti, addirittura tu! Coraggio, va’ avanti e sorridi un po’! Il destino non aspetta le persone tristi! Organizzati!
Il piĂč delle volte appoggiata sui gomiti all’immenso tavolo della cucina, inghiottito dalla tovaglia a fiori, Elisa abbassa la testa. Bloccata, inadeguata. Non risponde mai. A trentadue anni, Ăš ancora un’ignorante  spaventata della vita.
Donna forte e di carattere, Milana Ăš esuberante quanto Elisa Ăš riservata. Ai vecchi tempi, ai tempi in cui non aveva figli, la bella italiana era stata una cantante senza pari che si esibiva nella regione, una star locale contesa per ogni occasione: dal matrimonio alla festa popolare passando per i compleanni altisonanti. Presto, troppo presto, si Ăš improvvisata nel ruolo di casalinga, poi ha primeggiato come madre. Insomma, questo Ăš quanto  pensava... Per i due figli maggiori, nulla da dire, Love Boat nel palazzo della felicitĂ , mentre la piĂč piccola... Che cosa ha sbagliato per rendere Elisa cosĂŹ timorosa, cosĂŹ schiva, cosĂŹ fragile? Milana ha provato di tutto: dalle strilla inopportune alle lacrime incessanti. Positiva, le ha parlato della sua bellezza, un tesoro che l’avrebbe salvata, poi le ha consigliato di ispirarsi alla sua migliore amica Lucie, cosĂŹ gioiosa, cosĂŹ ambiziosa, cosĂŹ affermata. Ogni giorno, con diligenza, Milana ha indirizzato un po’ di piĂč Elisa verso un futuro di donna rispettabile, poichĂ©, comunque, non diventerĂ  una donna di grandi progetti:
— Figlia mia, trovati un lavoro a posto e sposati con un uomo gentile e stabile, non sarà difficile per te, sei così bella. Inizia da qui, ù semplicissimo.
Per molto tempo, Elisa ha errato davanti a questa sfida fuori dalla sua portata. Non era in grado, era troppo difficile. Non cosĂŹ facile, alla fine, per una fifona... Milana le aveva mentito promettendole mari e monti? Scoraggiata, ha fatto sciocchezze di ogni tipo, per alcuni mesi, per alcuni anni. Molte feste, molte canne, molto alcol. PiĂč del dovuto, solo per l’ebbrezza, solo per la vita, solo per Lucie... Milana non sapeva piĂč cosa fare, sopraffatta. Le cose si sarebbero ancora messe male. Lucie non era quella che sperava. Tutto si arenavano. Il pendio era scivoloso. Il sentiero era accidentato, inzaccherato. E poi, al culmine dell’oscuritĂ , Ăš arrivato Pierre. D’improvviso, le cose si sono illuminate. Milana l’ha spinta verso questo tipo di ideale, che era inaspettato:
— Dai! Figlia mia, ù lui.
Di colpo, Elisa ù risorta e ha preparato ogni cosa per diventare come si deve, per accedere al nirvana di cui le avevano tanto parlato, ormai così accessibile. Ora, ù tutto pronto, non ci vorrà molto. Deve resistere, Pierre si deciderà a farle la proposta di matrimonio, ù solo questione di mesi, forse di giorni. Prima aspetta la promozione, poi cercheranno una casa da comprare e alla fine... Alla fine, le farà la proposta. Anche lui ci tiene a rispettare l’ordine delle cose. Elisa incrocia le dita. È sicuro, il suo futuro sarà fatto di matrimonio e bomboniere e andrà tutto bene.
Eppure, nel bel mezzo di questa giornata di calma perfetta, mercoledĂŹ tredici febbraio 2013, verso le quattordici e quarantacinque, mentre Ăš ancora in ufficio, il telefonino di Elisa inizia a vibrare. Numero sconosciuto. La sua curiositĂ  si risveglia: Ăš raro che il telefonino le riservi sorprese... Ma impossibile rispondere. Infatti, alla Gobel Technologies, divieto di usare il telefono personale. In caso di emergenza, i parenti sanno che devono mettersi in contatto con la reception. Potrebbe provare con una pausa alla macchinetta del caffĂš o nei bagni, ma il centralino oggi sta per esplodere. BĂ©rangĂšre la tratterrebbe, non puĂČ gestire l’accoglienza telefonica da sola, gli ordini sono chiari e Boudard, il CEO, chiama spesso per verificare la corretta applicazione del protocollo. Elisa aspetterĂ  questa sera per sapere. Tre ore senza muoversi dalla sedia, a smanettare con il grosso telefono che sembra la cabina di pilotaggio di un A330. Tre ore a recitare fino alla nausea le frasi prescritte e a maneggiare le linee con brio:
— Gobel Technologies buongiorno, Elisa al suo servizio.
— Resti in linea, le passo il servizio contabilità, la prego di attendere.
— No, signora, i tecnici non sono nei nostri locali, deve comporre il numero del servizio di assistenza.
— Sì, lo so, c’ù da aspettare ma le risponderanno. Questa ù la sede, non ci sono tecnici. Chiami l’assistenza, avrà una soluzione al suo problema.
Elisa mente dalla mattina alla sera, senza fare storie. PerchĂ© Ăš ovvio che i tecnici sono tutti lĂŹ, davanti a lei, nel gigantesco open space all’americana. Ma lei non puĂČ passare le chiamate dei clienti in tempo reale. No, devono comporre il numero a tariffa maggiorata e aspettare ore e ore, rovinarsi con la bolletta del telefono, per nulla. Elisa Ăš impotente. Trasformata in un bravo pappagallo ogni giorno della settimana, Ăš cosĂŹ, punto. E le sta bene.
Gobel Technologies Ăš una societĂ  in ascesa e lei Ăš alquanto orgogliosa di far parte di un’azienda popolare. Inebriata da un baccano infernale che le invade le orecchie in ogni momento, la bella bruna occupa il box in fondo alla stanza, proprio prima degli uffici privati riservati ai dirigenti. Sguardi colmi di testosterone si puntano su di lei, inesorabili, Elisa Ăš attraente. Una fredda tigre. Oltre alle tre receptionist che condividono lo spazio con lei, i dipendenti sono tutti uomini. EtĂ  media venticinque anni. Quasi tutti single, giovani debuttanti nel mondo del lavoro. Dall’alto dei suoi trentadue anni, passa per un’anziana anche se questo non impedisce ai colleghi di guardarla con occhi tentati. Elisa la bella. No comment. Lei se ne sta lĂŹ, come la copertina di una rivista, ma non si puĂČ parlarle, si puĂČ solo ammirarla da lontano, senza avvicinarsi troppo.
I minuti scorrono all’infinito, colmi di educazione, privati di significato, svuotati di gioia, perforati di bugie e di sorrisi forzati dietro al telefono. Ma quella sera, Elisa si affretta a lasciare il lavoro per ascoltare finalmente il messaggio tanto misterioso.
«Signora Damin,
Abbiamo preso nota della sua candidatura. Ho l’onore di annunciarle che Ăš tra le dieci finaliste! La invitiamo a una riunione questo venerdĂŹ quindici febbraio alle diciotto. Della durata di circa venti minuti, sarĂ  seguita da una colloquio di lavoro. SarĂ  libera alle venti al massimo. La preghiamo di annotare l’indirizzo: rue des BĂ©nĂ©dectins 44, edificio 3C, 2° piano, azienda Zalia lingerie, direzione delle risorse umane.
A venerdĂŹ signora Damin.
Confidiamo sulla sua presenza.»
Attonita, Elisa rallenta fino a fermarsi del tutto. Non ci capisce nulla. Immobile, al centro di un marciapiede sovraffollato, diventa un ostacolo da evitare, un’intrusa che interrompe il traffico e ostacola i movimenti cadenzati della folla. Il codice di circolazione dei pedoni Ăš del tutto sregolato, perturbato da un’Elisa inerte. Si fa spintonare piĂč volte, sballottata a destra e a sinistra senza opporre la minima resistenza. La gente si volta, alcuni si scusano. Qualcuno le dice, irritato:
— Insomma, signorina, non resti piantata lì in questo modo, ostruisce il passaggio!
Di solito, la bella cammina con il mento alto, a ritmo con il flusso dei passanti. È bravissima in questo esercizio di stile, si trasforma in star della strada a cui si rivolgono gli sguardi. Ma in quel momento, le cose non vanno affatto bene. Si deve riprendere, mettere un piede davanti all’altro con un’andatura piĂč rapida del solito per non perdere l’autobus della linea tre. Altrimenti, saranno trenta minuti di attesa e arriverĂ  in ritardo per preparare la cena. Pierre tornerebbe a casa prima di lei e questo non Ăš possibile! A passo di corsa, serpeggia tra i passanti, poi sale sull’autobus estenuata ma sollevata per non essere rimasta a terra. Due parole si urtano nella sua testa, senza tregua, senza battute d’arresto:
— Dieci finaliste.
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Capitolo 2

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Elisa prende posto accanto al finestrino, al centro dell’autobus. Oggi, non naviga su internet per scovare la ricetta della sera. È tutto giĂ  programmato, sarĂ  un piatto surgelato. Riprende il telefono e riascolta il messaggio. Una volta, due volte. Dieci finaliste? Un colloquio di lavoro? Elisa non si Ăš candidata per nulla. Esamina con minuzia, controlla di nuovo che la signora utilizzi proprio il suo nome. «Signora Damin». SĂŹ, non c'Ăš ombra di dubbio, Ăš proprio lei. Elisa si interroga. Forse si tratta di uno scherzo? Oppure di un errore? SĂŹ, senz'altro un errore... Di «signore Damin», ce ne sarĂ  un intero battaglione! Soprattutto che non precisano il nome. Diciotto e quindici, Ăš troppo tardi per chiamare. Gli uffici devono essere chiusi. Ma ci proverĂ  lo stesso, non puĂČ rimanere cosĂŹ, senza sapere. Se non ci fosse questa gente intorno a lei, si lascerebbe andare, forse tremerebbe come una lavatrice nella fase di centrifuga. Ma in questo momento, ora, Ăš cresciuta, ha imparato, si controlla, salva le apparenze.
Zalia Lingerie. Prende lo smartphone, cerca in rete il numero e si imbatte in una descrizione del brand: «Nuova collezione, Zalia Lingerie, una collezione colorata e di gran tendenza». LĂŹ, proprio all'inizio della pagina: il contatto della sede centrale. Elisa non perde un secondo, ma parte la segreteria: «In questo momento i nostri uffici sono chiusi. La preghiamo di richiamare negli orari di apertura abituali: dalle otto alle diciotto senza interruzione dal lunedĂŹ al venerdĂŹ, tutto l’anno. Intanto, puĂČ trovare Zalia Lingerie su www.zaialingerie.com».
Elisa, seguace delle tendenze moda, bellezza e arredamento, non conosce il brand. Ha ancora qualche minuto per cercare sui blog. I pareri degli esperti sembrano unanimi:
«Zalia, il piccolo marchio in ascesa».
«Zalia, una piccola che ha tutto di una grande».
«Zalia lingerie, la francesina che fa impazzire le star americane».
L'autobus frena, Elisa scende ma la sua mente ù preoccupata. Scende tamburellando sullo smartphone alla ricerca di altre informazioni. Con il piede urta un palo dell’elettricità. Inciampa, si ricompone e alla fine non cade. Dopo aver evitato la catastrofe per un pelo, la giovane donna decide allora di mettere via il telefono prima di prendere l’andatura giusta. I suoi bei tacchi bassi battono a ritmo sull’asfalto, l’ancheggiare ritorna. La lunga capigliatura danza da sinistra a destra. Si guarda intorno, va tutto bene, ù tutto come sempre. La gente torna dal lavoro, il tempo ù grigio e le auto suonano il clacson. Spinge la pesante porta d’ingresso del suo palazzo dalla facciata immacolata, sale le scale e gira la chiave nella serratura con un gesto incerto. Si infila le soprascarpe e corre verso il computer di Pierre. Tra gli abbonamenti alle newsletter dei blog di moda e arredamento, trova un’e-mail di Lucie.
«Buongiorno Elisa,
Ho ricevuto il tuo messaggio e sono contenta di sapere che le cose ti vanno bene. Era da tempo che non avevo tue notizie.
Ti sei presa i giorni di ferie? Penso che potrĂČ passare tre settimane con te. I mesi di febbraio e marzo si prospettano tranquilli... Appena finisce carnevale, sono libera come l’aria, fino a giugno piĂč o meno. Credi di riuscire a rimandare le date delle ferie con l’azienda?
Per quanto riguarda l’arredamento in stile America del Sud, trovo che sia una splendida idea. Dovrai essere audace, optare per colori originali: turchese, verde anice, blu ...

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