Roma, cittĂ della parola
OralitĂ Memoria Diritto Religione Poesia
Maurizio Bettini
- 424 pages
- Italian
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Roma, cittĂ della parola
OralitĂ Memoria Diritto Religione Poesia
Maurizio Bettini
Ă propos de ce livre
Secondo Plinio il Vecchio, se la vitalitas dell'uomo risiede nelle ginocchia, la memoria risiede «nell'orecchio». Relegare questa affermazione nello sgabuzzino delle curiositĂ sarebbe un errore. «La memoria dell'orecchio» infatti ha l'immediato potere di svelarci uno dei fattori determinanti nella formazione della cultura romana, la parola parlata. I Romani cioĂš, e molte altre testimonianze ce lo confermano, sono ancora consapevoli del fatto che i costumi, le norme, i rituali, il ricordo del passato si tramandano (e si ricostruiscono) per via aurale. Come recita un proverbio ghanese «le cose antiche stanno nell'orecchio». A Roma non solo la produzione letteraria, ma anche il diritto, la pratica dello ius, viveva di «parola parlata», tanto che ai caratteri dell'alfabeto essa oppose spesso un'abile resistenza. E che dire del destino, concepito non come una «porzione» di vita ( mĂłira ), alla maniera dei Greci, ma come una «parola», fatum, pronunziata dall'una o l'altra divinitĂ ? Perfino la norma indiscutibile e suprema che regolava il giusto e l'ingiusto, il lecito e l'illecito, ossia il fas, traeva origine da questa sfera: fas est, celebre e solenne locuzione romana, altro non significava se non «Ú parola che», proprio come molti secoli dopo si dirà «sta scritto che». Anche a Roma, perĂČ, la parola Ăš soprattutto un evento sonoro. Come rivela la meravigliosa tessitura di «armonie foniche» che avvolgeva gli enunciati della produzione poetica, religiosa e giuridica di Roma arcaica: «armonie foniche», cosĂ le definĂ il grande Ferdinand de Saussure, che fu tra i primi ad appassionarsene.«Tirando le orecchie a qualcuno si puĂČ dunque rammentargli di comportarsi da filosofo, ovvero, forse ancora piĂș saggiamente, di godersi la vita: come nel caso della Morte che viene a "tirarci le orecchie" dicendo "vivete, sto per arrivare!". Toccare le orecchie, tirarle, costituiva insomma la traduzione gestuale dell' admonere, del "far ricordare". Di questo gesto rammemorativo possediamo anche rappresentazioni visive, come il grazioso cammeo che reca incisi un orecchio e una mano che con due dita ne stringe il lobo: la scritta che accompagna l'immagine recita in greco mnemĂłneue, "ricordati"». Il ruolo dell'oralitĂ all'interno della societĂ romana. Il nuovo libro dell'importante antropologo del mondo classico.