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Il fascismo in tre capitoli
Emilio Gentile
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Il fascismo in tre capitoli
Emilio Gentile
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Una guida essenziale e chiara per conoscere la storia e le interpretazioni del fascismo, nella sintesi originale di uno storico di fama internazionale.
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21st Century HistoryIl fenomeno fascista: interpretazioni a confronto
La questione del fascismo
Scomparso da oltre mezzo secolo, come protagonista della politica europea, il fascismo, considerato sia come movimento e regime italiano sia come fenomeno internazionale, Ăš tuttora uno dei fenomeni piĂč studiati e piĂč controversi della storia contemporanea. La questione del fascismo, cioĂš il complesso dei problemi e delle interpretazioni che questo fenomeno ha suscitato, ha ormai una lunga tradizione, iniziata quando il movimento, fondato da Benito Mussolini, conquistĂČ il potere dando vita a un nuovo tipo di regime politico a partito unico. Da allora, studi, ricerche e dibattiti sul fascismo sono continuamente aumentati, soprattutto nellâultimo quarto del secolo scorso, e specialmente in Italia e in Germania. In questi due paesi, infatti, la memoria dellâesperienza totalitaria fa ancora gravare sul senso dellâidentitĂ nazionale, sia pure con diversa intensitĂ , il problema etico-politico della responsabilitĂ collettiva verso un «passato che non vuol passare»1, suscitando polemiche anche fuori del campo scientifico. Ma il problema del fascismo non si limita al caso italiano o tedesco: nel periodo fra le due guerre mondiali, infatti, movimenti che si richiamavano direttamente al fascismo o al nazismo o a questi somigliavano per il nazionalismo integrale, lâantiliberalismo, lâantibolscevismo, lâorganizzazione paramilitare, lâattivismo di piazza e lo stile politico, sorsero e si diffusero in molti paesi europei, rappresentando ovunque una minaccia, potenziale o effettiva, per i regimi democratici. La riflessione sulla vulnerabilitĂ della Âdemocrazia parlamentare nella moderna societĂ di massa Ăš parte integrante della questione del fascismo e ne accresce lâimportanza per gli studiosi contemporanei. Come pochi fenomeni del nostro tempo, il fascismo Ăš stato studiato da storici, sociologi, politologi, filosofi e psicologi, mossi dallâesigenza comune di spiegare i motivi per i quali ebbero origine e si affermarono, in paesi giĂ investiti dalla modernizzazione e dalla democratizzazione, movimenti come il fascismo e il nazionalsocialismo, che reclamavano il monopolio del potere politico e il controllo totale sulle masse, avvolgendo la societĂ nelle spire di un regime totalitario che subordinava lâindividuo e la collettivitĂ al partito unico in nome di miti nazionalistici e razzistici di potenza e di espansione.
Nellâarco di oltre mezzo secolo sono state proposte numerose e contrastanti definizioni e teorie del fenomeno fascista. Ripercorrendo la storia di queste interpretazioni assistiamo a una progressiva dilatazione del fascismo, dalla sua originaria dimensione italiana ed europea verso una dimensione mondiale. Il fascismo ha finito cosĂŹ con lâassumere lâaspetto di unâentitĂ universale e metastorica, che si sarebbe manifestata e potrebbe manifestarsi ovunque, al di lĂ dei confini propri del âfascismo storicoâ, compreso nel periodo fra le due guerre mondiali. Dopo il 1945, per esempio, sono stati definiti âfascistiâ il regime di Juan PerĂłn in Argentina, la repubblica presidenziale di Charles De Gaulle in Francia, i regimi a partito unico del Terzo Mondo, la dittatura dei colonnelli in Grecia, la presidenza di Richard Nixon negli Stati Uniti, i regimi militari dellâAmerica Âlatina, ma anche le democrazie borghesi e gli stessi regimi comunisti. Si Ăš parlato, infatti, di âfascismo rossoâ a proposito della sinistra extraparlamentare e dei gruppi terroristi comunisti, e di involuzione âfascistaâ del regime comunista cinese in occasione della strage di piazza Tienanmen a Pechino (3-4 giugno 1989). Di recente Ăš stata coniaÂta una nuova categoria di fascismo, quella di âfascismo medio-orientaleâ, per definire il regime di Saddam Hussein in Iraq. Nel linguagÂgio politico corrente il termine âfascismoâ Ăš universalmente adoperato in senso spregiativo come sinonimo di destra, contro-rivoluzione, reazione, conservatorismo, autoritarismo, corporativismo, nazionalismo, razzismo, imperialismo. Con un processo continuo di inflazione semantica, il concetto del fascismo Ăš stato adottato indiscriminatamente nella lotta politica, nella storiografia e nelle scienze sociali, diventando sempre piĂč generico.
Interpretazioni del fenomeno fascista
Inizialmente, negli anni Venti, il fascismo fu considerato prevalentemente unâespressione tipica della storia e del carattere degli italiani. La stessa cultura fascista, in quel periodo, insisteva sullâitalianitĂ del fascismo come rinascita della âstirpeâ, iniziata con lâinterventismo e la guerra. Anche in campo antifascista prevaleva, in principio, la tendenza a considerare il fascismo un fenomeno italiano, come rivolta antiproletaria e anticapitalista della piccola borghesia umanistica, impregnata di nazionalismo e di retorica romanistica2 o addirittura come «autobiografia della nazione»3, cioĂš come manifestazione e prodotto di secolari deficienze storiche e morali tipiche della societĂ italiana, della sua classe dirigente e del popolo italiano.
La specificitĂ italiana del fascismo era un giudizio diffuso anche nelle interpretazioni degli stranieri. Tuttavia, durante gli anni Trenta, con il proliferare in Europa di movimenti e di regimi autoritari nazionalisti, e soprattutto dopo lâavvento al potere del nazismo, il fascismo fu percepito sempre piĂč, sia dagli avversari sia dai simpatizzanti, come un fenomeno internazionale. La stessa propaganda fascista cominciĂČ a esaltare lââuniversalitĂ â del fascismo, profetizzando il prossimo avvento di unâEuropa fascista o fascistizzata. La guerra civile in Spagna, lâalleanza fra Italia, Germania e Giappone nella seconda guerra mondiale, lo stesso carattere ideologico di questa guerra intesa come conflitto fra fascismo e antifascismo, rafforzarono definitivamente la convinzione che il fascismo poteva essere considerato un unico fenomeno internazionale. Questa convinzione fu il denominatore comune delle interpretazioni elaborate dai movimenti antifascisti fra gli anni Trenta e Cinquanta.
La cultura marxista e il movimento comunista furono i primi ad attribuire al fascismo, fin dagli anni Venti, una dimensione internazionale, identificandolo con la reazione della borghesia che, per far fronte allâavanzata del proletariato, si serviva di bande armate di piccoli borghesi declassati. La Terza Internazionale sancĂŹ la codificazione dellâinterpretazione del fascismo come «dittatura terroristica del grande capitale». Per i marxisti, in generale, ogni societĂ capitalistica era strutturalmente predisposta al fascismo, mentre dai comunisti era definito fascista qualsiasi movimento o regime anticomunista, compresi, in un determinato momento, i partiti socialisti e socialdemocratici (teoria del âsocialfascismoâ). Una parziale correzione di questa visione del rapporto fra capitalismo e fascismo Ăš stata avanzata da studiosi marxisti che hanno escluso un nesso di causalitĂ necessaria fra capitalismo e fascismo, constatando che, in effetti, nella maggior parte dei paesi capitalisti, come gli Stati Uniti, lâInghilterra e la Francia, senza considerare paesi minori, come il Belgio e lâOlanda, il regime democratico superĂČ gravi crisi politiche ed economiche, come quella del 1929, senza cedere alle seduzioni del fascismo, che pure vi erano presenti4. Altri studiosi dello stesso orientamento hanno parzialmente modificato la definizione del fascismo come agente del capitalismo, riconsiderando il rapporto fra regime fascista e capitalismo come unâ«alleanza»5, in cui il fascismo mantiene un suo grado di autonomia, mirando a far prevalere il «primato della politica» anche nella sfera dellâeconomia6.
Lâinterpretazione marxista Ăš stata contestata dalla cultura liberale, che ha attribuito la genesi e lâaffermazione del fascismo a una «malattia morale», esplosa dopo la prima guerra mondiale, ma iniziata giĂ negli ultimi decenni dellâOttocento con un progressivo decadimento della coscienza europea, lâimbarbarimento della societĂ e lâirrazionalismo culturale7. Lâinfiacchimento della fede nella libertĂ , lâesaltazione imperialistica, il dispiegarsi della volontĂ di potenza e della brama di potere, lâattivismo politico e il culto della violenza, sostenuti dai nuovi strumenti dellâindustria e della tecnica, furono i fattori che, dopo lo sconvolgimento rivoluzionario della guerra mondiale, favorirono, secondo Gerhard Ritter, il trionfo del «volto demoniaco del potere»8, con le tirannie di nuovi superuomini che fondavano il loro dominio sulla demagogia, sul terrore e sulla «intronizzazione del pensiero mitico», come la definĂŹ Ernst Cassirer9. E come «malattia morale», affermĂČ Benedetto Croce, il fascismo era stato un «morbo contemporaneo», «sparso dappertutto nel mondo»10.
La visione del fascismo come fenomeno di patologia storica, proiettato perĂČ su una dimensione plurisecolare e «metapolitica»11, Ăš stata alla base anche delle interpretazioni di orientamento radicale democratico. Fascismo e nazismo erano visti, cioĂš, come prodotto di processi storici e sociali tipici di paesi, come lâItalia e la Germania, giunti tardi allâunificazione nazionale, conservando nelle loro strutture politiche, sociali e culturali, una tradizione di autoritarismo che risaliva indietro nei secoli e aveva radici profonde anche nel «carattere» dei due popoli, che non avevano assimilato le istituzioni e i valori della moderna coscienza liberale12. Pur accentuando la specificitĂ delle tradizioni storiche nazionali, fino a lasciar trasparire un pregiudizio tendenzialmente razzista, questa interpretazione portava anchâessa alla teorizzazione della âuniversalitĂ â del fenomeno fascista come reazione alla modernitĂ identificata con il sistema politico ed economico delle democrazie occidentali.
Sebbene fossero opposte per categorie culturali e principi ideologici, queste interpretazioni concordavano perĂČ sostanzialmente nel risolvere il problema del fascismo con lâindividuazione delle cause e delle condizioni che lo avevano generato (la reazione borghese, la malattia morale, la resistenza alla modernitĂ ), giudicando il fascismo in sĂ©, come movimento politico, unâaberrazione nel cammino della storia verso la modernitĂ , concepita come progresso della razionalitĂ e della libertĂ . Lâirrazionalismo, aspetto essenziale e importante del fascismo, finiva cosĂŹ col diventare una giustificazione per âdemonizzareâ il fascismo o per rappresentarlo come una âne...