Sublime madre nostra
eBook - ePub

Sublime madre nostra

La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo

Alberto Mario Banti

Partager le livre
  1. 220 pages
  2. Italian
  3. ePUB (adapté aux mobiles)
  4. Disponible sur iOS et Android
eBook - ePub

Sublime madre nostra

La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo

Alberto Mario Banti

DĂ©tails du livre
Aperçu du livre
Table des matiĂšres
Citations

À propos de ce livre

La nazione non Ăš un dato di natura. Non emerge dalle piĂč lontane profonditĂ  dei secoli. NĂ© accompagna da sempre la storia d'Italia, dal Medioevo a oggi. È necessario un discorso straordinariamente seducente per dare corpo alla nazione. Per questo «le narrative nazionali sanno emozionare. Sanno comunicare. Sanno toccare il cuore di un numero crescente di persone. Sanno trasformare l'originario assunto discorsivo (l'esistenza di una nazione) da remota astrazione in qualcosa che sembra avere lo spessore di un'effettiva realtĂ . Il discorso nazionale si impone in forza di un suo eccezionale potere comunicativo». Sono tre le 'figure profonde' che hanno attratto e sedotto le donne e gli uomini che fecero l'Italia e hanno accompagnato il discorso nazionale dal Risorgimento al fascismo: la nazione come parentela/famiglia; la nazione come comunitĂ  sacrificale; la nazione come comunitĂ  sessuata, funzionalmente distinta in due generi diversi per ruoli, profili e rapporto gerarchico. Sono questi i pilastri simbolici che il Risorgimento lascia in ereditĂ  all'epoca liberale e fascista.Cambieranno i contesti e le forme di governo, ma la struttura del discorso nazionale resterĂ  identica, nonostante diversi siano gli obiettivi politici che su di essa si fondano.

Foire aux questions

Comment puis-je résilier mon abonnement ?
Il vous suffit de vous rendre dans la section compte dans paramĂštres et de cliquer sur « RĂ©silier l’abonnement ». C’est aussi simple que cela ! Une fois que vous aurez rĂ©siliĂ© votre abonnement, il restera actif pour le reste de la pĂ©riode pour laquelle vous avez payĂ©. DĂ©couvrez-en plus ici.
Puis-je / comment puis-je télécharger des livres ?
Pour le moment, tous nos livres en format ePub adaptĂ©s aux mobiles peuvent ĂȘtre tĂ©lĂ©chargĂ©s via l’application. La plupart de nos PDF sont Ă©galement disponibles en tĂ©lĂ©chargement et les autres seront tĂ©lĂ©chargeables trĂšs prochainement. DĂ©couvrez-en plus ici.
Quelle est la différence entre les formules tarifaires ?
Les deux abonnements vous donnent un accĂšs complet Ă  la bibliothĂšque et Ă  toutes les fonctionnalitĂ©s de Perlego. Les seules diffĂ©rences sont les tarifs ainsi que la pĂ©riode d’abonnement : avec l’abonnement annuel, vous Ă©conomiserez environ 30 % par rapport Ă  12 mois d’abonnement mensuel.
Qu’est-ce que Perlego ?
Nous sommes un service d’abonnement Ă  des ouvrages universitaires en ligne, oĂč vous pouvez accĂ©der Ă  toute une bibliothĂšque pour un prix infĂ©rieur Ă  celui d’un seul livre par mois. Avec plus d’un million de livres sur plus de 1 000 sujets, nous avons ce qu’il vous faut ! DĂ©couvrez-en plus ici.
Prenez-vous en charge la synthÚse vocale ?
Recherchez le symbole Écouter sur votre prochain livre pour voir si vous pouvez l’écouter. L’outil Écouter lit le texte Ă  haute voix pour vous, en surlignant le passage qui est en cours de lecture. Vous pouvez le mettre sur pause, l’accĂ©lĂ©rer ou le ralentir. DĂ©couvrez-en plus ici.
Est-ce que Sublime madre nostra est un PDF/ePUB en ligne ?
Oui, vous pouvez accĂ©der Ă  Sublime madre nostra par Alberto Mario Banti en format PDF et/ou ePUB ainsi qu’à d’autres livres populaires dans History et 21st Century History. Nous disposons de plus d’un million d’ouvrages Ă  dĂ©couvrir dans notre catalogue.

Informations

Éditeur
Editori Laterza
Année
2014
ISBN
9788858113752

IV. Sangue e suolo

1. Di nuovo a casa

Nel corso della guerra molti combattenti vivono con angoscia le vicende che ritengono accadano lontano dal fronte. Fondato o infondato che sia, il sospetto di un sostegno non sufficiente, o peggio ancora di un vero e proprio tradimento, si fa strada, e dopo Caporetto per molti diventa una vera e propria ossessione. E anche dopo Vittorio Veneto, dopo l’eccitazione per la vittoria, sono in molti a vivere il ritorno con un senso di disorientamento o di vera e propria esacerbata incomprensione per tutti quegli individui e gruppi che non hanno aderito totalmente ai valori del patriottismo bellico. Molti reduci non capiscono. Non si sentono adeguatamente apprezzati. Hanno l’impressione che le loro sofferenze e il sacrificio di moltissimi dei loro compagni morti in guerra non siano adeguatamente rispettate. Si sentono il fiore della nazione. Ma hanno la sensazione che la nazione non sia con coloro.
Questo Ăš ciĂČ che pensa Carlo Ciseri – un giovane reduce fiorentino di buona famiglia – quando nell’ottobre del 1919 a Milano assiste a una manifestazione di protesta:
Non avrei mai creduto di trovare così poca riconoscenza dopo i disagi e i pericoli di 4 anni di guerra. Quale febbre terribile ù la politica – i partiti – Quanta delusione! La grande famiglia italiana che tutta unita intervenne al momento propizio nella grande guerra, oggi ù disgregata, divisa orribilmente e orribilmente malata, febbricitante di una febbre pericolosa: l’anarchia.
Persino le donne (non gliela perdono) quelle stesse donne che qualche mese fa ci battevano le mani al nostro ritorno oggi vengono in piazza cantando bandiera rossa171.
Il suo disorientamento Ăš massimo: e trova conforto solo in una doppia immagine familiare:
Nella forma piĂč solenne: giuro che non mi occuperĂČ piĂč di politica, che non apparterrĂČ a nessun partito. Il mio unico partito politico, la mia unica grande idea saranno la famiglia: mio Padre, mia Madre, i miei fratelli, un giorno i miei figli. L’unico mio dovere che adempierĂČ senza limite sarĂ  quello di mantenermi un buon figlio di questa terra nella quale sono nato, cresciuto, istruito e che sento di amare tanto da averla chiamata mia unica Patria per elezione spontanea. Mia Madre Patria172.
Il giuramento fatto a se stesso lo rispetta solo in parte. Se mantiene fede alle sue convinzioni patriottiche, cosÏ appassionatamente declamate, non si tiene lontano dalla politica, come aveva promesso a se stesso: perché trova nei Fasci di combattimento di Mussolini il movimento che gli Ú congeniale, quello nel quale vede la possibilità di una vera rinascita nazionale:
[Mussolini] non ha torto, ho visto da tempo in quest’uomo un qualcosa di eccezionale. Ora mi dà una speranza, una buona speranza che quest’uomo si sia messo a capo di un movimento reazionario costituendo dei Fasci di Combattimento come lui li chiama.
Questo movimento potrĂ  essere il principio di un ritorno al ben pensare; il principio di una nuova epoca migliore di questa.
Mi ero prefisso di non parlare piĂč di politica, ma come si fa a non gioire quando si vede rischiararsi l’orizzonte?173
Non troppo diversi sono i sentimenti di Mario Piazzesi, giovane squadrista fiorentino, anche lui di estrazione medio-borghese. Al momento della conclusione della guerra ha appena sedici anni; ne ha diciassette quando suo padre torna a Firenze dal fronte, nella primavera del 1919. Mario Ú orgoglioso di suo padre; ma Ú preoccupato perché lo vede triste, disorientato, incapace di ambientarsi. Mario non ne capisce il perché. Ma poi, dopo poco tempo, la nebbia si dissolve durante una cena che si tiene a casa del suo amico Carlo, nel luglio del 1919:
Attorno alla lunga tavola, suo padre colonnello, un maggiore di artiglieria, un tenente colonnello degli Alpini ferito e decorato, un maggiore[,] il suo aiutante maggiore in prima, l’avvocato X capitano degli arditi piĂč volte decorato al valore, il dottore di casa, mio padre, e le persone delle nostre famiglie.
I grandi parlano di guerra, parlano di pace, ed i discorsi si intrecciano sulla situazione che prevale nel paese. Ma tristi sono i commenti di questa gente che ha fatto duramente la guerra174.
L’ex capitano degli Arditi Ăš il piĂč esasperato:
Ci hanno sciolti così, nell’ombra, senza un canto, senza un fiore, senza una strada colma di tricolori come avevamo tanto ­sognato quando eravamo piantati nella melma della trincea, senza una parola che valesse a darci atto di quel poco o di quel molto che avevamo fatto.
E tutto questo per non provocare! Per non provocare il risentimento dei neutralisti, dei giolittiani scornati nel «parecchio», i risentimenti di tutti quanti gli imboscati, grossi e piccoli, che ora sono seccati di dover cedere il posto a quelli che avevano rischiata la pelle per loro175.
A quelle parole i ragazzi cominciano a capire, anche se Ăš come se crollasse un mondo e un altro nuovo dovesse essere cercato:
Carlo ed io ci sentiamo come schiacciati. I nostri sogni, le nostre fantasie il nostro concetto di patria, roseo, sdolcinato, l’Italia mitica con la corona di torri sulla fronte, i fasci di armi, il leone ai piedi, le stelle dei Savoia sprizzanti raggi lucenti come quelli dei cherubini del Beato Angelico, tutto questo mondo ù travolto definitivamente dalla cruda requisitoria176.
Tutto Ăš travolto almeno fino al momento in cui Mario non trova nelle squadre «antibolsceviche», e poi in Mussolini e nei Fasci di combattimento, la risposta al suo turbamento. Ma non sono tanto i Fasci radicali della prima ora ad attrarlo: da quelli sembra arrivino solo «un mucchio di sproloqui»177. Sono piuttosto i Fasci nazional-patriottici, i Fasci che si propongono all’opinione pubblica come i violenti restauratori dell’ordine con le loro squadre, i Fasci che si propongono come gli unici veri interpreti della nazione combattente, contro l’anti-nazione dei traditori della patria, quelli che gli restituiscono un orizzonte di senso.
È un senso nel quale violenza selvaggia e religiosità della nazione si mescolano quasi inestricabilmente. E Mario Piazzesi non manca di osservarlo in una densa pagina del suo Diario dedicata al rituale del Milite Ignoto:
5 novembre
Firenze - Il Milite Ignoto
La salma del Milite Ignoto Ăš stata sepolta sull’altare della Patria e la parte migliore della Nazione ha seguito con commosso ricordo il convoglio che ha attraversato l’Italia. Milioni di uomini di donne di vecchi di ragazzi attesero per ore e ore il passaggio del treno sacro. I piĂč in ginocchio, pregando, campane a stormo nelle cittĂ  e nei piccoli borghi, bandiere gagliardetti al vento, corone, fiori, intensa la commozione in tutti.
Forse l’Italia sta per riprendere il controllo di se stessa dopo gli anni della negazione? Forse il paese ora avverte come se una linfa nuova corra nelle sue vene? «Certo che dal baratro nel quale era precipitata, pochi uomini e pochi ragazzi avevano cominciato a risalire l’aspra erta, a combattere e molte volte a morire».
Ha ragione il Popolo d’Italia quando scrive:
«Chi ha assistito allo spettacolo di moltitudini enormi che si incolonnavano attorno a un simbolo, non puĂČ non essere interamente convinto che l’atmosfera della nazione italiana Ăš radicalmente cambiata. Al fascismo spetta il merito di questa superba rinascita nazionale», ed ha ragione. È il fascismo che ha prodotto il miracolo. Riprova maggiore che le misure energiche servono veramente per ammorbidire anche le piĂč dure cervici (Popolo d’Italia, 5 novembre)178.
Il commento finale, in stile brutalmente squadrista, serve a ricordare la centralità della violenza, del resto celebrata ed enfatizzata ampiamente nella retorica fascista. Ma accanto a questo fondamentale aspetto dell’azione fascista sta anche una retorica politica che rilancia i valori di nazione e di patria come segni identitari profondi del movimento e poi del partito fascista: a questa sono sensibili moltissimi di coloro che – in una forma o in un’altra – si avvicinano a quel movimento.

2. La nazione di Mussolini

Ma qual Ăš la nazione del fascismo? E di quale patria parlano Mussolini e i suoi? Di una comunitĂ  descritta con tratti integralmente nuovi? O di una figura che aderisce armonicamente alla morfologia che ha preso forma nei cento anni precedenti? Ascoltiamo Mussolini: la centralitĂ  della sua figura nel movimento e nel sistema di potere fascista dĂ  alle sue parole un peso assolutamente prominente.
La definizione piĂč netta di cosa sia la nazione italiana la si incontra nel programma elaborato dopo la costituzione del Partito nazionale fascista, avvenuta nel corso del Terzo congresso nazionale fascista, tenutosi tra il 7 e il 10 novembre 1921:
La nazione non Ú la semplice somma degli individui viventi, né lo strumento dei partiti pei loro fini, ma un organismo comprendente la serie indefinita delle generazioni di cui i singoli sono elementi transeunti; Ú la sintesi suprema di tutti i valori materiali e immateriali della stirpe.
Lo Stato Ăš incarnazione giuridica della nazione. Gli istituti politici sono forme efficaci in quanto i valori nazionali vi trovino espressione e tutela.
I valori autonomi dell’individuo e quelli comuni a piĂč individui, espressioni di persone collettive organizzate (famiglie, comuni, corporazioni, ecc.) vanno promossi, sviluppati e difesi sempre nell’ambito della nazione a cui sono subordinati179.
Nel presentare la nazione come un organismo dato dalla serie indefinita delle generazioni, Mussolini e gli altri membri della commissione incaricata della stesura di questo testo impiegano la concezione genealogico-parentale della comunitĂ  nazionale che appartiene ab origine al discorso nazional-patriottico italiano180. La comunitĂ  nazionale Ăš una comunitĂ  di discendenza in possesso di un proprio territorio e perfettamente distinta da altri gruppi etnici, come Mussolini spiega giĂ  nel 1920 in un passo nel quale si possono cogliere anche chiari echi della retorica mazziniana:
Fra tutte le nazioni del mondo l’Italia Ăš quella che Ăš piĂč «nettamente» individuata, da tutti i punti di vista. I suoi connotati sono categorici. Il grande mare la divide da tre lati dal mondo, e al nord c’ù l’alto bastione delle Alpi che la divide dal Continente. All’interno, i gruppi «allogeni» sono piccolissimi e sono stati assimilati. Anche «annettendo» tutta la Dalmazia, anche portando – come si deve portare – il nostro confine alle Alpi Giulie, la massa di allogeni che sarĂ  inclusa Ăš infinitamente minore – in assoluto e in relativo – alle masse di «allogeni» inglobate in tutti gli altri Stati europei181.
L’identitĂ  etnica e territoriale risale indietro nel tempo, ed ha una sua specifica spiritualitĂ , come Mussolini stesso cerca di spiegare un anno piĂč tardi a Napoli, alla vigilia della «marcia su ...

Table des matiĂšres