Umani e non umani. Noi siamo natura
Aa.Vv.
- 128 pages
- Italian
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Umani e non umani. Noi siamo natura
Aa.Vv.
Ă propos de ce livre
Per anni l'essere umano si Ăš illuso di essere sopra le parti, di essere "altro" rispetto al mondo naturale. Credendosi padrone dell'ambiente, si Ăš assegnato la licenza di sfruttarne ogni risorsa a proprio esclusivo vantaggio.
La crisi climatica che stiamo vivendo, perĂČ, ci mette oggi di fronte alla nostra vulnerabilitĂ e alla nostra dipendenza dalle altre forme di vita, imponendoci di ripensare il rapporto con ciĂČ che chiamiamo natura. Questo stesso termine, di solito impropriamente contrapposto all'idea di umano, nella sua origine etimologica rivela in realtĂ la nostra posizione di appartenenza: dal participio futuro di nascor, natura Ăš "ciĂČ che sta per nascere", Ăš la forza vitale che anima tutti gli esseri della Terra, noi compresi. Tra antropologia, linguistica, genetica e scienze cognitive, i sei interventi di questa antologia analizzano il nostro rapporto con ciĂČ che non Ăš umano: Marco Aime e Marco Paolini riflettono sul concetto di sviluppo e sull'urgenza di regolare l'uso dei beni comuni; Guido Barbujani si interroga su quale sia il momento in cui, nella storia, si puĂČ iniziare a parlare di umano, e su cosa esattamente ci caratterizzi; Irene Borgna descrive il fenomeno del ritorno dei grandi carnivori, che incrina la nostra onnipotenza e ci ricorda che non siamo padroni dappertutto; Emanuela Borgnino racconta di come le pietre, lungi dall'essere inerti, in molte culture sono considerate animate e mobili; Federico Faloppa e Adriano Favole intrecciano antropologia culturale e linguistica in un dialogo sull'interdipendenza tra l'essere umano e l'ambiente; infine, Ugo Morelli analizza i codici che regolano il nostro rapporto con il mondo, interrogandosi su come cambiarli e su che cosa ci stia frenando dal farlo.
La Terra Ăš il nostro bene comune: prendersene cura significa mettere in discussione i nostri modelli antropocentrici, convertendosi a un atteggiamento collaborativo e non piĂč predatorio, per ritrovare quel tessuto finissimo di relazioni che ci lega a tutti i suoi abitanti.