Storie fantastiche di isole vere
Ernesto Franco
- 136 pages
- Italian
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Storie fantastiche di isole vere
Ernesto Franco
Ă propos de ce livre
La vera storia del labirinto di Creta, le statue misteriose dell'Isola di Pasqua, le avventure dei pirati a Tortuga, il sole di mezzanotte nelle Lofoten, le fughe impossibili da Alcatraz: le isole sono mondi gelosi della propria libertĂ e non rivelano facilmente i segreti che custodiscono. Procuriamoci quindi un libro anfibio come questo, un isolario, per illuminare la rotta giusta, mettendo in scena la veritĂ e l'invenzione presenti in ogni viaggio, luogo e anima umana. Isole contese, abbandonate, conquistate e riconquistate, vendute e amate, incantate e stregate, plasmate dal vento che le abbraccia e le sferza, luoghi dell'origine e dell'utopia, inaccessibili, invisibili, isole che non sono isole, appena affioranti, quasi penisole: da Cipro ad Alcatraz, da Tortuga alle GalĂĄpagos, quando parliamo di isole - secondo il narratore di questo libro - parliamo di profezie, messaggi in bottiglia affidati alle acque. Che cosa vogliono comunicarci, le isole, con la loro presunzione di pensarsi come centro del mondo, di credere che tutto giri attorno a loro, come in realtĂ fanno solo le correnti e i pesci? La cosa piĂș difficile di fronte a un'isola Ăš semplicemente leggerla, capire quale lingua parla e quale inesauribile racconto mormora il mare frangendosi sugli scogli. Storie fantastiche di isole vere descrive l'incontro di due personaggi. Il primo Ăš un narratore, il Pilota, un marinaio che ha navigato su ogni rotta ed Ăš sbarcato in ogni porto, e possiede perciĂČ la saggezza dell'esperienza, quella vera, che si deposita lentamente nel corso di una vita. Sorseggiando un bicchiere di vino Pigato o di rum, fumando una delle sue sigarette papier maĂŻs, pescando nella baia a bordo di una lampara o osservando il mare dall'alto della collina, con il suo affabulare ipnotico e avvolgente il Pilota irretisce chi lo ascolta, lo piglia all'amo, lo cattura, iniziandolo all' insulomania, il culto, o malattia, degli ultimi discendenti di Atlantide. Il secondo personaggio si limita per lo piĂș ad accogliere e raccogliere i racconti dell'altro, ma senza chi ascolta non esisterebbe chi narra, senza lettore non ci sarebbe scrittore. Il porto in cui i due si trovano Ăš quello di Genova, dove «quando vedi una nave enorme sfilare piano in fondo alle vie, ti chiedi se sta salpando lei o se sta salpando la città »; il molo su cui passeggiano Ăš «una rampa verso l'ignoto, una macchina della fantasia: se non salpi con una nave, lo fai con il desiderio o con i ricordi». E il testo che compongono insieme Ăš un isolario, ovvero un libro anfibio, per metĂ vero e per metĂ fantastico: un inno al mistero e all'inquieta bellezza delle isole, e quindi all'arte del racconto, e all'oceano delle storie.