Ecologia e libertà
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Ecologia e libertà

André Gorz

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Ecologia e libertà

André Gorz

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Ecologia e libertà è un libro straordinariamente anticipatore. In esso la crisi della natura non si pone come esterna all'economia, alla società, alla politica; ne è semmai il volto estremo, il sintomo inaggirabile, l'ingiunzione cui non ci si può sottrarre procrastinando. André Gorz è tra i primi a chiederci di pensare la questione ambientale nella sua non-autosufficienza, nella sua impossibilità a spiegarsi da sé: essa dischiude infatti una crisi del produttivismo occidentale e del capitalismo industriale che possiede un'origine storica e che richiede una soluzione politica. Tale soluzione, peraltro, non fornisce alcuna garanzia sulla desiderabilità o meno del suo esito: il testo torna a più riprese sul rischio concreto di una deriva tecnofascista, cioè di una risposta autoritaria alle sfide ecologiche. Il degrado degli equilibri biosferici schiude infatti uno scenario fortemente polarizzato: alla tentazione dispotica deve far fronte un progetto sociale complessivo capace di coniugare la sostenibilità ambientale e l'autonomia individuale e collettiva. Il nesso tra ecologia e libertà, dunque, non si dà in natura – non sta nelle cose: bisogna produrlo, curarlo, difenderlo.In ultima istanza, l'ecologia politica di André Gorz è immaginazione pratica di un futuro non segnato dall'imperativo capitalistico della massimizzazione del profitto ad ogni costo. Sta in questo la sua più profonda attualità.

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Informazioni

Editore
Orthotes
Anno
2016
ISBN
9788893140348
Emanuele Leonardi
Introduzione
L’ECOLOGIA POLITICA DI ANDRÉ GORZ
In Italia, a quasi dieci anni dalla sua morte, di André Gorz si parla ancora troppo poco. Sebbene il grande successo della struggente Lettera a D. Storia di un amore1 – in parte dovuto alle tragiche circostanze del suicidio di Gorz e della moglie Dorine, avvenuto il 22 settembre 2007 – abbia permesso ad una nuova generazione di studiosi e attivisti di accostarsi per la prima volta al pensiero gorziano, il suo impatto sul dibattito pubblico, accademico o politico, è rimasto limitato. Si tratta in realtà di un destino singolare, dato il rapporto profondo intrattenuto da Gorz con la sinistra italiana sia nella seconda metà degli anni Sessanta, in cui è significativa l’influenza del marxismo anti-stalinista di Lelio Basso,2 sia nel corso del decennio successivo che lo vede imporsi nel movimento francese come “il capofila intellettuale della tendenza ‘italiana’ della nuova sinistra”.3
In Francia, naturalmente, la situazione è diversa: non solo sono stati promossi convegni e pubblicate opere sull’eredità della produzione filosofica,4 sociologica5 e giornalistica6 di Gorz – nonché sulla sua vicenda personale7 – ma il confronto serrato con le sue posizioni rappresenta un esercizio politico che ricorre con una certa frequenza soprattutto nell’elaborazione della galassia écolo transalpina (tra gli altri il movimento della decrescita, le formazioni antinucleariste ed il partito Europe Écologie Les Verts).
1. Lo sviluppo generale della ricerca gorziana
L’intento primario di questa nuova traduzione di Écologie et liberté, apparso in italiano con il curioso titolo di Sette tesi per cambiare la vita pochi mesi dopo l’uscita dell’originale francese (1977),8 è dunque quello di favorire il rilancio del dibattito italiano sull’opera di André Gorz, con particolare riferimento alla sua fase ecologico-politica, temporalmente breve ma assai duratura nei suoi effetti.9 Il riferimento ad una ‘fase ecologico-politica’ del percorso gorziano potrebbe sollevare malintesi: è quindi opportuno soffermarsi brevemente su questo passaggio. È certamente lecito affermare che dagli anni Settanta in poi la riflessione di Gorz non abbia cessato di cimentarsi, in un modo o nell’altro, con il rapporto tra questione ambientale, trasformazioni del lavoro e tendenze dello sviluppo capitalistico. Eppure, in assenza di precisazioni puntuali tale affermazione finirebbe per adombrare più che illuminare gli scarti, le deviazioni, i ripensamenti che scandiscono l’originale evoluzione della sua analisi. Occorre infatti, specialmente a partire dal discusso Adieux au prolétariat. Au de là du socialisme (1980), giustificare i nessi interpretativi che articolano la relazione tra i tre elementi poc’anzi menzionati: al di là dell’evidente – e tuttavia generica – continuità rivendicata dallo stesso Gorz,10 la sua eredità si carica di accenti contrastanti proprio a partire dall’enfasi relativa che si decida di porre sull’una o l’altra delle tre questioni, nonché sulla modalità specifica del loro rapportarsi.
È evidente che una trattazione approfondita dell’interazione tra questione ambientale, trasformazioni del lavoro e tendenze dello sviluppo capitalistico nel pensiero di Gorz è obiettivo molto ambizioso che trascende gli scopi di questa Introduzione. Ciononostante, ci premeva quantomeno porre il problema perché questo ci permette di ragionare sulla fase ecologico-politica (ed in particolare su Ecologia e libertà) a partire dalla centralità che essa riveste nell’esperienza di ricerca di Gorz. In generale – e a fini puramente espositivi – si può ipotizzare la seguente sequenza dei suoi temi di indagine: ad un primo, fondamentale incontro con l’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre11 seguirebbe un periodo di rinnovato interesse per alcune problematiche classiche dell’analisi marxista (tra le altre, nodo riforma/rivoluzione e ruolo politico del sindacato);12 l’onda lunga del Maggio francese aprirebbe la fase ecologico-politica propriamente detta (1973-1978), che discuteremo a breve; successivamente si assisterebbe ad una serie di innovative riflessioni – talvolta apertamente critiche – dedicate al concetto di lavoro sia dal punto di vista teorico che empirico,13 seguite a loro volta da alcune delle più raffinate e pionieristiche ricerche sul capitalismo cognitivo e sulle inedite opportunità di liberazione offerte dallo sviluppo globale della rete Internet.14
A scanso di equivoci è il caso di ripetere che il senso di questa suddivisione è esclusivamente euristico:15 essa ci permette infatti di enfatizzare la centralità del periodo 1973- 1978 mostrandone i due aspetti maggiormente rilevanti. Da un lato l’originalità rispetto a quasi tutte le anime della sinistra del tempo, e dall’altro la funzione di perno, di elemento fondativo della riflessione a venire: Gorz rappresenta infatti uno dei pochi intellettuali influenti della sinistra – ‘vecchia’ o ‘nuova’ che sia – che abbiano compreso la portata epocale della crisi ecologica e ne abbiano fin dal principio pensato la sfida in termini sociali.16 D’altro canto, non può sfuggire quanto profonda sia stata l’influenza del pensiero ecologista sul suo processo di messa in discussione di alcuni fondamenti del marxismo. In effetti, la civiltà del tempo liberato, finalmente vissuto in piena autonomia individuale e collettiva – cioè l’utopia gorziana, eco-socialista per eccellenza – non è che l’autolimitazione cosciente indotta dal rispetto dei limiti biosferici unita alla gestione non capitalistica dell’automazione dei regimi produttivi (cioè della riduzione del lavoro socialmente necessario).
2. La fase ecologico-politica
La fase ecologico-politica della ricerca di Gorz si apre nel 1973 con la pubblicazione di due testi che, benché in modo diverso – l’uno più approfondito dal punto di vista teorico, l’altro più sbilanciato sul versante giornalistico17 – cominciano ad assumere l’emergere della questione ecologica come una sfida fondamentale ed ineludibile per il ripensamento di una strategia socialista concretamente efficace e politicamente desiderabile. Tali testi sono Critique de la division du travail18 e Critique du capitalisme quotidien.19 Non è difficile riscontrarvi un’eco dell’impatto sull’opinione pubblica del rapporto del Club di Roma sui limiti della crescita,20 pubblicato nel 1972, ma va sottolineato che Gorz postulò la cruciale rilevanza del deterioramento ambientale per via autonoma, come dimostra uno scritto del 1971 indirizzato al sindacato metalmeccanico della Repubblica Federale Tedesca (IG Metall).21 In esso si sostiene che il principale fattore di crisi vada riscontrato nel “rincaro dei costi di riproduzione”22 dovuto alla dispendiosa necessità di salvaguardare (ex ante) o bonificare (ex post) l’ambiente, circostanza da cui discende per il sindacato l’obbligo di impegnarsi in un progetto di civiltà incentrato più sulle “rivendicazioni extra-economiche dette ‘qualitative’”23 che non sul conflitto salariale.
Nel 1975 esce Écologie et politique,24 fondamentale raccolta di articoli scritti per Le Sauvage e Le Nouvel Observateur nel biennio precedente, che approfondisce e raffina l’approccio specificamente gorziano alla crisi ecologica, cioè una chiave di lettura socio-politica della devastazione ambientale. Riferendosi allo shock petrolifero del 1973, scrive nella Presentazione al volume:
I limiti fisici, ecologici della crescita non sono stati la causa principale della crisi. Ma l’hanno accelerata ed aggravata dal punto di vista economico, evidenziando inoltre l’assurdità di un sistema in cui la crescita della produzione andava di pari passo con quella della disuguaglianza e del disagio. L’importanza dei limiti fisici della crescita non risiede nelle nuove costrizioni che essi impongono al capitalismo – il capitalismo ne ha sopportate ben altre senza soffrirne – ma nelle scelte di civiltà che essi impongono: democrazia dei produttori associati o irregimentazione planetaria; socialismo o eco-fascismo.25
Nel 1977 Gorz dà alle stampe Écologie et liberté, senza dubbio l’opera fondamentale della sua fase ecologico-politica, un saggio di ampio respiro che gli permette di focalizzare alcuni nodi teorici a...

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