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Metodi e tecniche della ricerca sociale

Guido Di Fraia, Elisabetta Risi

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  1. 180 pagine
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Metodi e tecniche della ricerca sociale

Guido Di Fraia, Elisabetta Risi

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Un manuale completo per studenti universitari e professionisti interessati alla metodologia e alle tecniche di ricerca sociale, una delle tematiche più rilevanti in ambito sociologico. La trattazione affronta i problemi tipici della ricerca quantitativa e qualitativa attraverso una nuova chiave di studio e gestione della materia. In maniera schematica e graficamente accattivante viene offerto un repertorio complessivo dei metodi con cui condurre un'indagine empirica. A partire dalle domande di ricerca sono affrontate le diverse tecniche di rilevazione, fino alle prime elaborazioni e analisi dei dati illustrate con apparati infografici di immediata leggibilità. Il testo integra i concetti teorici con numerosi esempi e casi applicativi, e costituisce quindi uno strumento didattico ideale per chi sta muovendo i primi passi nella ricerca sociale e di mercato.

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Informazioni

Editore
Hoepli
Anno
2019
ISBN
9788820392055
Sezione 1
L’APPROCCIO EMPIRICO NELLA RICERCA SOCIALE
“La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto, in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede.
MARGHERITA HACK
La differenza tra l’ameba ed Einstein è una sola: all’ameba dispiace sbagliare. Einstein, invece, è stuzzicato dal piacere di trovare un errore nella propria teoria. Mentre l’ameba muore con la teoria errata, Einstein fa morire la teoria al posto suo. Il moscone sbatte contro il vetro e torna indietro, sbatte ancora e torna di nuovo indietro, e sbatte ancora… finché muore, muore con la sua teoria errata.”
KARL POPPER
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La conoscenza: una questione di metodo
Il problema della conoscenza tra scienza e senso comune
Il problema fondamentale di ogni tipo di conoscenza – di quella scientifica come di quella ordinaria – consiste nel fatto che il nostro pensiero non è, e nemmeno può in qualche modo produrre, una copia fotografica della realtà che vuole conoscere, e nel fatto che il linguaggio a sua volta non è una riproduzione esatta del pensiero. Di conseguenza ogni nostra conoscenza della realtà non può che essere incerta, fallibile, rivedibile.1
Per introdurre i temi relativi alla metodologia della ricerca sociale, è indispensabile fare un passo indietro e interrogarsi su una questione ben precisa che riguarda il modo di relazionarci al mondo che ci circonda e di conoscerlo. Nello specifico, la domanda da cui vogliamo partire è la seguente: la conoscenza in quanto tale ha una natura univoca oppure, al contrario, esistono varie forme di conoscenza che hanno nature, origini, pregnanze e statuti diversi?
La domanda è ovviamente retorica, in quanto già per la nostra esperienza comune siamo consapevoli del fatto che ciascuno di noi nel corso della vita acquisisce conoscenze totalmente eterogenee, sia per ambiti (medica, umanistica ecc.) sia per provenienza (diretta o indiretta). Scendendo maggiormente nel dettaglio, possiamo dire che la nostra conoscenza sul mondo che ci circonda ha statuti diversi, come mostrato dalla Figura 1.1.
FIGURA 1.1 STATUTI DELLA CONOSCENZA.
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Una qualche conoscenza dei fenomeni sociali può infatti essere raggiunta anche attraverso mezzi diversi dalla ricerca scientifica. Possiamo acquisire per esempio una conoscenza letteraria, perché tutti i romanzi e i racconti hanno in qualche misura una componente autobiografica, riflettendo le esperienze sociali e le concezioni sul funzionamento del mondo e dei rapporti sociali maturate dall’autore. Come gli altri membri delle società a cui appartengono, gli scrittori possiedono infatti una conoscenza di senso comune (cfr. Bagnasco, Barbagli e Cavalli, 2014), anche se poi hanno solitamente maggiore capacità di analisi e di autoanalisi e sono in grado di esprimersi con acume e lucidità. Tutti i membri di qualsiasi società vengono “socializzati”, cioè alfabetizzati alla conoscenza delle regole che governano la società di appartenenza: regole generalmente accolte, a volte rifiutate, ma comunque più o meno conosciute. È una conoscenza a cui siamo tutti esposti tramite gli agenti di socializzazione (in primis la famiglia e la scuola) e che poi ampliamo per il fatto stesso di vivere e condividere l’esperienza quotidiana e i processi di scambio sociale (Jedlowski, 2008).
“La conoscenza scientifica si basa infatti sull’empirismo, ossia sull’esperienza sul campo del ricercatore che applica i suoi ‘sensi’ amplificati dagli strumenti di rilevazione utilizzati, che possono essere dei semplici questionari, come nella ricerca sociale, o gli enormi acceleratori di particelle utilizzati nel campo della fisica delle particelle.
La conoscenza derivata dal senso comune può essere però del tutto erronea: per citare un solo esempio, molti ritengono che le rivoluzioni si scatenino quando un popolo si trova a vivere condizioni di particolare miseria. La ricerca storico-sociale ha invece dimostrato che è più probabile che avvengano quando una società attraversa un momento di mutazione che fa intravedere della possibilità di miglioramento sociale. Quando il miglioramento auspicato non avviene con la rapidità desiderata, oppure quando vi è il sentore di perdere le conquiste sociali già raggiunte, è più probabile che il malcontento sociale possa produrre fermenti rivoluzionari (Davies, 1962).
Se quindi la conoscenza di tipo letterario può essere penetrante, ma spesso parziale, e se quella di senso comune è disponibile per tutti, ma a volte erronea, c’è bisogno di altri metodi che integrino e perfezionino questi strumenti di conoscenza della realtà (sociale). In questo manuale affronteremo le questioni di cui si occupa l’epistemologia (da episteme = scienza), il cui oggetto di analisi è la conoscenza scientifica, che consiste nella duplice attività di speculazione teorica e di ricerca empirica.
La conoscenza scientifica si basa infatti sull’empirismo, ossia sull’esperienza sul campo del ricercatore che applica i suoi sensi (la vista nell’osservazione o nella lettura, l’udito nelle interviste); può essere raggiunta con diversi metodi, tutti egualmente importanti, e la metodologia della ricerca sociale si occupa proprio dei quesiti legati all’individuazione di quelli più appropriati in relazione al tema o problema specifico che si vuole indagare (Creswell, 2014).
“Un paradigma epistemologico è come un grosso frame attraverso cui si osserva la realtà.
Quali sono le peculiarità che distinguono la conoscenza scientifica da tutte le altre forme sopra citate? Possiamo dire dunque che la conoscenza scientifica sia più “vera” delle altre?
La risposta non è semplice. Quello che possiamo asserire senza dubbio è che la conoscenza scientifica è dimostrabile e allo stesso tempo confutabile e che, sostanzialmente, si contraddistingue per il metodo utilizzato per giungere alle conclusioni. Se il risultato è lo stesso ma il metodo cambia, quindi, indirettamente si asserisce che la verità a cui si giunge tramite l’approccio scientifico è “più vera” rispetto alle altre (Babbie, 2010).
Per contro, tuttavia, possiamo affermare che il mondo su cui la scienza può posare gli occhi non si limita a una sequenza di fenomeni analizzabili e spiegabili, ma comprende anche tutta una serie di altri aspetti ed elementi che presentano livelli di complessità superiore, difficilmente interpretabili sulla base dei canoni offerti dal metodo scientifico: si pensi per esempio alle istituzioni giuridiche come il matrimonio; ai sentimenti come l’amore, per sua stessa natura irrazionale; alle idee e ai concetti. Sulla base di questa considerazione, si può desumere che le forme della realtà siano ben diverse dalle forme della conoscenza e siano quindi affrontabili in termini di paradigmi.
I paradigmi delle scienze sociali
La nozione di paradigma ha una lunga storia: essa viene utilizzata fin dagli albori della filosofia greca, tanto da Platone (nell’accezione di “modello”), quanto da Aristotele (nell’accezione di “esempio”). Negli ultimi anni nella ricerca sociologica ha predominato invece la definizione di Kuhn (1962). Nel suo saggio sulla struttura delle rivoluzioni scientifiche, con “paradigma” si intende una prospettiva teorica condivisa e riconosciuta dalla comunità di scienziati di una determinata disciplina, fondata sulle acquisizioni precedenti della disciplina stessa, indirizzando la ricerca in termini di scelta dei fatti rilevanti da studiare e di approntame...

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