Fare trading con le opzioni
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Fare trading con le opzioni

Operare sui mercati finanziari in modo professionale e consapevole

Luca Stellato

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Operare sui mercati finanziari in modo professionale e consapevole

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Il libro descrive le principali caratteristiche delle opzioni, strumentofinanziario che può essere utilizzato sia con finalità speculativesia per un'efficace copertura di portafogli di investimento.L'autore illustra le strategie che si possono costruire per sfruttare le principaliproprietà delle opzioni (la volatilità, il prezzo d'esercizio e del sottostante, il tempo a scadenza). In questa seconda edizione è stato inseritoun capitolo dedicato alla S.T.O, una metodologia adatta a chi intende operarein opzioni sugli indici europei (in particolare sul Ftse Mib italiano esul Dax tedesco). Oltre alla disamina delle diverse strategie, è presenteanche un test statistico volto a verificarne la robustezza, i punti di forza e ipunti di debolezza.Il testo costituisce pertanto un valido punto di riferimento sia per l'investitore che intende iniziare la sua operativitàin opzioni sia per il trader che vuole migliorarla.

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Informazioni

Editore
Hoepli
Anno
2019
ISBN
9788820389673
CAPITOLO 1
Concetti fondamentali
In ogni libro il primo capitolo è sempre quello fondamentale: per questo motivo nelle prossime pagine vengono descritti tutti gli elementi primi, le “fondamenta” della conoscenza delle opzioni. Opzioni correttamente descritte e inquadrate come strumenti finanziari e operativi per investire o fare trading sui mercati. Nulla di più e nulla di meno. Non si elevano questi strumenti a “mito” per arricchirsi facilmente, né si demonizzano come “armi di distruzione di massa” dei patrimoni: sono e restano uno strumento finanziario. È solo un uso proprio o improprio dello strumento che determina gli effetti positivi o negativi, eccezionali o disastrosi, a livello finanziario sul capitale allocato. Come sempre quindi il soggetto responsabile – o irresponsabile – è la mano che governa, non lo strumento in quanto tale.
Come in altri testi di cui sono stato coautore, il primo obiettivo da raggiungere è proprio quello di descrivere in modo discorsivo e concettuale, e non da un punto di vista matematico, lo strumento e le sue caratteristiche specifiche. Determinare le tipologie di operatori presenti sulle opzioni, i loro scopi e i loro comportamenti è essenziale per capire come si rapportano agli altri strumenti finanziari e ai mercati in genere. Descrivere e cogliere i concetti di volatilità e greche di un’opzione è un’altra pietra miliare nell’inizio di questo percorso. Infine, le strategie semplici che consistono nell’acquistare o nel vendere una singola opzione plain vanilla sono il vero “abc” per chi voglia lavorare con questi strumenti ed è necessario non solo familiarizzare con i quattro casi fondamentali appunto, ma calarli immediatamente in un contesto operativo per capire come utilizzarli nella pratica.
LA STORIA DEI MERCATI DERIVATI
La nascita delle opzioni nei mercati anglosassoni risale alla fondazione della Put and Call Brokers and Dealers Association (Pcbda), istituita nei primi del ’900 da un gruppo di imprese con l’obiettivo di creare un meccanismo che riunisse compratori e venditori. In realtà, si ha notizia di negoziazioni di opzioni “put” e “call” già nel XVIII secolo; tuttavia, in un primo momento, questo mercato ebbe una reputazione negativa a causa delle pratiche di corruzione messe in atto, in particolare, da broker cui erano date opzioni call per indurli a raccomandare le azioni sottostanti ai propri clienti (una pratica che non sembra aver perso la sua diffusione anche nei secoli successivi).
Secondo lo schema comportamentale della Put and Call Brokers and Dealers Association, chi intendeva comprare azioni si rivolgeva a una delle società associate. Era la ditta stessa a impegnarsi nel trovare venditori, cercando sia tra i propri clienti sia tra quelli delle altre ditte dell’associazione. Se non fosse riuscita nell’intento, avrebbe scritto (cioè venduto) essa stessa l’opzione a un prezzo ritenuto appropriato.
Dal momento che l’incontro tra gli operatori avveniva al di fuori dei recinti di Borsa, il sistema costituiva di fatto un mercato parallelo, cosiddetto OTC, acronimo di Over the Counter (“fuori dal recinto”), termine che ancora oggi viene utilizzato. Tale mercato però presentava alcune gravi carenze: non ne esisteva uno secondario, le opzioni erano esercitabili solo alla scadenza e non c’erano garanzie sulla solvibilità dei contraenti. Nei casi in cui quindi un venditore si rivelava inadempiente al momento dell’esercizio dell’opzione, il compratore era costretto a ricorrere a dispendiose vie legali. Anche la Pcbda fu inficiata da alcuni eventi di corruzione, come il caso “Doc Crawford” del 1933.
I processi d’innovazione e integrazione dei mercati finanziari internazionali diedero il via, negli anni ’70, a una fase di profonda trasformazione dell’economia.
Tra i fattori che generarono tale evoluzione ebbero un ruolo preponderante:
l’abbandono della politica monetaria “Gold Standard”, che portò a una forte variabilità dei corsi dei cambi e dei tassi d’interesse, in un complesso rapporto di causa/effetto con la crescente accelerazione dei processi inflazionistici accompagnata da shock sul fronte dell’offerta;
lo sviluppo degli intermediari finanziari;
la mutata articolazione geografica dei flussi internazionali di risparmio e investimento;
il clima di deregolamentazione e la progressiva libertà di circolazione dei capitali in tutti i maggiori Paesi industrializzati;
lo sviluppo di nuove tecnologie informatiche e telematiche.
Tali elementi furono alla base dell’evoluzione del concetto di finanza come impresa e quindi come vera e propria industria di business, che ha condotto all’affermazione dei mercati borsistici, all’interesse di un numero crescente di operatori e alla diffusione di prodotti derivati e dei relativi mercati per la quotazione e la negoziazione.
Negli Stati Uniti, i mercati regolamentati delle opzioni raggiunsero una notevole diffusione tra gli anni ’70 e ’80. Nel 1973 venne inaugurato al CBOT (Chicago Board of Trade, fondato nel 1848) il Chicago Board Options Exchange (CBOE), il primo mercato organizzato delle opzioni su azioni. Negli anni immediatamente successivi si svilupparono mercati per la negoziazione di opzioni su valute, indici azionari e future, come la Philadelphia Stock Exchange (Phlx, opzioni su valute), l’American Stock Exchange (AMEX, opzioni su indici azionari) e la New York Stock Exchange (Nyse, opzioni su indici azionari).
Nel 2007, dalla fusione tra il CBOT e il Chicago Mercantile Exchange è nato il Cme Group, che nell’anno successivo ha acquisito anche la New York Mercantile Exchange (Nymex). Il Cme Group offre future e opzioni su tassi d’interesse, indici azionari, tassi di cambio delle valute estere, energia, prodotti agricoli, metalli e prodotti di investimento alternativi, come per esempio eventi meteorologici e beni immobili.
Negli anni ’80 e ’90 si è assistito anche allo sviluppo di mercati paralleli (Over the Counter) per la negoziazione di opzioni. In questo caso, solitamente, una delle parti è rappresentata da una banca d’investimento che detiene un portafoglio di opzioni, mentre l’altra è un cliente della banca stessa, come un gestore di fondi o il tesoriere di un’importante società. La negoziazione di opzioni su mercati OTC permette di elaborare contratti che rispondano in maniera più aderente alle specifiche esigenze del cliente. Particolarmente importanti sono i mercati OTC sulle opzioni su cross valutari.
A ritardare la diffusione degli strumenti derivati in Italia hanno concorso numerosi vincoli di natura normativa e la forte attrattiva offerta dai titoli di Stato fino alla fine del secolo scorso presso il pubblico risparmio. A partire dagli anni ’90, la deregulation normativa e la discesa dei tassi d’interesse hanno tuttavia accresciuto l’attenzione degli operatori italiani verso i mercati finanziari e i prodotti derivati, considerati come strumenti innovativi per la gestione del rischio. Nel 1992 è sorto così il Mif (Mercato Italiano Future). Nel 1994 è nato l’Idem (Italian Derivative Market), un mercato regolamentato, gestito da Borsa Italiana S.p.A., in cui vengono negoziati i contratti future e i contratti d’opzione che hanno come attività sottostante indici e singoli titoli azionari. L’Idem è sorto con l’avvio delle negoziazioni telematiche sul Fib30 (future sull’indice Mib30). Negli anni seguenti la gamma dei derivati negoziati sull’Idem si è arricchita con l’introduzione delle Mibo (contratti d’opzione sull’indice Mib30) e di vari contratti d’opzione su azioni, sino al lancio, nel 2000, del MiniFib, il primo contratto europeo studiato per i piccoli investitori.
L’Italian Derivative Market, con l’accrescimento dei volumi scambiati e delle posizioni aperte sul mercato, è diventato sempre più liquido e internazionale, anche grazie al progressivo coinvolgimento di una clientela più dinamica e diversificata. L’acquisto datato 1° ottobre 2007 del Gruppo Borsa Italiana da parte del Gruppo London Stock Exchange ha dato vita al mercato leader in Europa per quanto riguarda gli scambi azionari, gli scambi di ETF, Exchange traded fund, di covered warrant e certificate, così come di strumenti del reddito fisso. L’integrazione fra i due gruppi, lato Idem, è ancora da valutarsi: in effetti, ci si aspettava un notevole incremento dei volumi e dell’offerta di opzioni, con il conseguente adeguamento della microstruttura di mercato alle esigenze dei nuovi investitori, sempre più dinamici e attenti, cosa che a oggi è solo parzialmente avvenuta.
Notiamo in ogni caso negli ultimissimi anni una nuova dinamicità di Borsa Italiana nel lancio di ulteriori prodotti derivati, tra cui:
il future sull’indice Ftse Mib Dividend, che rappresenta il valore cumulato dei dividendi ordinari lordi annunciati e pagati dalle società componenti l’indice Ftse Mib ed espressi in punti indice;
il future sull’indic...

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