CAPITOLO 1
Concetti fondamentali
In ogni libro il primo capitolo è sempre quello fondamentale: per questo motivo nelle prossime pagine vengono descritti tutti gli elementi primi, le âfondamentaâ della conoscenza delle opzioni. Opzioni correttamente descritte e inquadrate come strumenti finanziari e operativi per investire o fare trading sui mercati. Nulla di piĂš e nulla di meno. Non si elevano questi strumenti a âmitoâ per arricchirsi facilmente, nĂŠ si demonizzano come âarmi di distruzione di massaâ dei patrimoni: sono e restano uno strumento finanziario. Ă solo un uso proprio o improprio dello strumento che determina gli effetti positivi o negativi, eccezionali o disastrosi, a livello finanziario sul capitale allocato. Come sempre quindi il soggetto responsabile â o irresponsabile â è la mano che governa, non lo strumento in quanto tale.
Come in altri testi di cui sono stato coautore, il primo obiettivo da raggiungere è proprio quello di descrivere in modo discorsivo e concettuale, e non da un punto di vista matematico, lo strumento e le sue caratteristiche specifiche. Determinare le tipologie di operatori presenti sulle opzioni, i loro scopi e i loro comportamenti è essenziale per capire come si rapportano agli altri strumenti finanziari e ai mercati in genere. Descrivere e cogliere i concetti di volatilitĂ e greche di unâopzione è unâaltra pietra miliare nellâinizio di questo percorso. Infine, le strategie semplici che consistono nellâacquistare o nel vendere una singola opzione plain vanilla sono il vero âabcâ per chi voglia lavorare con questi strumenti ed è necessario non solo familiarizzare con i quattro casi fondamentali appunto, ma calarli immediatamente in un contesto operativo per capire come utilizzarli nella pratica.
LA STORIA DEI MERCATI DERIVATI
La nascita delle opzioni nei mercati anglosassoni risale alla fondazione della Put and Call Brokers and Dealers Association (Pcbda), istituita nei primi del â900 da un gruppo di imprese con lâobiettivo di creare un meccanismo che riunisse compratori e venditori. In realtĂ , si ha notizia di negoziazioni di opzioni âputâ e âcallâ giĂ nel XVIII secolo; tuttavia, in un primo momento, questo mercato ebbe una reputazione negativa a causa delle pratiche di corruzione messe in atto, in particolare, da broker cui erano date opzioni call per indurli a raccomandare le azioni sottostanti ai propri clienti (una pratica che non sembra aver perso la sua diffusione anche nei secoli successivi).
Secondo lo schema comportamentale della Put and Call Brokers and Dealers Association, chi intendeva comprare azioni si rivolgeva a una delle societĂ associate. Era la ditta stessa a impegnarsi nel trovare venditori, cercando sia tra i propri clienti sia tra quelli delle altre ditte dellâassociazione. Se non fosse riuscita nellâintento, avrebbe scritto (cioè venduto) essa stessa lâopzione a un prezzo ritenuto appropriato.
Dal momento che lâincontro tra gli operatori avveniva al di fuori dei recinti di Borsa, il sistema costituiva di fatto un mercato parallelo, cosiddetto OTC, acronimo di Over the Counter (âfuori dal recintoâ), termine che ancora oggi viene utilizzato. Tale mercato però presentava alcune gravi carenze: non ne esisteva uno secondario, le opzioni erano esercitabili solo alla scadenza e non câerano garanzie sulla solvibilitĂ dei contraenti. Nei casi in cui quindi un venditore si rivelava inadempiente al momento dellâesercizio dellâopzione, il compratore era costretto a ricorrere a dispendiose vie legali. Anche la Pcbda fu inficiata da alcuni eventi di corruzione, come il caso âDoc Crawfordâ del 1933.
I processi dâinnovazione e integrazione dei mercati finanziari internazionali diedero il via, negli anni â70, a una fase di profonda trasformazione dellâeconomia.
Tra i fattori che generarono tale evoluzione ebbero un ruolo preponderante:
â˘lâabbandono della politica monetaria âGold Standardâ, che portò a una forte variabilitĂ dei corsi dei cambi e dei tassi dâinteresse, in un complesso rapporto di causa/effetto con la crescente accelerazione dei processi inflazionistici accompagnata da shock sul fronte dellâofferta;
â˘lo sviluppo degli intermediari finanziari;
â˘la mutata articolazione geografica dei flussi internazionali di risparmio e investimento;
â˘il clima di deregolamentazione e la progressiva libertĂ di circolazione dei capitali in tutti i maggiori Paesi industrializzati;
â˘lo sviluppo di nuove tecnologie informatiche e telematiche.
Tali elementi furono alla base dellâevoluzione del concetto di finanza come impresa e quindi come vera e propria industria di business, che ha condotto allâaffermazione dei mercati borsistici, allâinteresse di un numero crescente di operatori e alla diffusione di prodotti derivati e dei relativi mercati per la quotazione e la negoziazione.
Negli Stati Uniti, i mercati regolamentati delle opzioni raggiunsero una notevole diffusione tra gli anni â70 e â80. Nel 1973 venne inaugurato al CBOT (Chicago Board of Trade, fondato nel 1848) il Chicago Board Options Exchange (CBOE), il primo mercato organizzato delle opzioni su azioni. Negli anni immediatamente successivi si svilupparono mercati per la negoziazione di opzioni su valute, indici azionari e future, come la Philadelphia Stock Exchange (Phlx, opzioni su valute), lâAmerican Stock Exchange (AMEX, opzioni su indici azionari) e la New York Stock Exchange (Nyse, opzioni su indici azionari).
Nel 2007, dalla fusione tra il CBOT e il Chicago Mercantile Exchange è nato il Cme Group, che nellâanno successivo ha acquisito anche la New York Mercantile Exchange (Nymex). Il Cme Group offre future e opzioni su tassi dâinteresse, indici azionari, tassi di cambio delle valute estere, energia, prodotti agricoli, metalli e prodotti di investimento alternativi, come per esempio eventi meteorologici e beni immobili.
Negli anni â80 e â90 si è assistito anche allo sviluppo di mercati paralleli (Over the Counter) per la negoziazione di opzioni. In questo caso, solitamente, una delle parti è rappresentata da una banca dâinvestimento che detiene un portafoglio di opzioni, mentre lâaltra è un cliente della banca stessa, come un gestore di fondi o il tesoriere di unâimportante societĂ . La negoziazione di opzioni su mercati OTC permette di elaborare contratti che rispondano in maniera piĂš aderente alle specifiche esigenze del cliente. Particolarmente importanti sono i mercati OTC sulle opzioni su cross valutari.
A ritardare la diffusione degli strumenti derivati in Italia hanno concorso numerosi vincoli di natura normativa e la forte attrattiva offerta dai titoli di Stato fino alla fine del secolo scorso presso il pubblico risparmio. A partire dagli anni â90, la deregulation normativa e la discesa dei tassi dâinteresse hanno tuttavia accresciuto lâattenzione degli operatori italiani verso i mercati finanziari e i prodotti derivati, considerati come strumenti innovativi per la gestione del rischio. Nel 1992 è sorto cosĂŹ il Mif (Mercato Italiano Future). Nel 1994 è nato lâIdem (Italian Derivative Market), un mercato regolamentato, gestito da Borsa Italiana S.p.A., in cui vengono negoziati i contratti future e i contratti dâopzione che hanno come attivitĂ sottostante indici e singoli titoli azionari. LâIdem è sorto con lâavvio delle negoziazioni telematiche sul Fib30 (future sullâindice Mib30). Negli anni seguenti la gamma dei derivati negoziati sullâIdem si è arricchita con lâintroduzione delle Mibo (contratti dâopzione sullâindice Mib30) e di vari contratti dâopzione su azioni, sino al lancio, nel 2000, del MiniFib, il primo contratto europeo studiato per i piccoli investitori.
LâItalian Derivative Market, con lâaccrescimento dei volumi scambiati e delle posizioni aperte sul mercato, è diventato sempre piĂš liquido e internazionale, anche grazie al progressivo coinvolgimento di una clientela piĂš dinamica e diversificata. Lâacquisto datato 1° ottobre 2007 del Gruppo Borsa Italiana da parte del Gruppo London Stock Exchange ha dato vita al mercato leader in Europa per quanto riguarda gli scambi azionari, gli scambi di ETF, Exchange traded fund, di covered warrant e certificate, cosĂŹ come di strumenti del reddito fisso. Lâintegrazione fra i due gruppi, lato Idem, è ancora da valutarsi: in effetti, ci si aspettava un notevole incremento dei volumi e dellâofferta di opzioni, con il conseguente adeguamento della microstruttura di mercato alle esigenze dei nuovi investitori, sempre piĂš dinamici e attenti, cosa che a oggi è solo parzialmente avvenuta.
Notiamo in ogni caso negli ultimissimi anni una nuova dinamicitĂ di Borsa Italiana nel lancio di ulteriori prodotti derivati, tra cui:
â˘il future sullâindice Ftse Mib Dividend, che rappresenta il valore cumulato dei dividendi ordinari lordi annunciati e pagati dalle societĂ componenti lâindice Ftse Mib ed espressi in punti indice;
â˘il future sullâindic...