Corpi tra spazio e progetto
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Corpi tra spazio e progetto

Cristina Bianchetti

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Corpi tra spazio e progetto

Cristina Bianchetti

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Il corpo è canale di transito tra lo spazio e il progetto: il tramite con il quale il progetto manipola lo spazio. Questa è la tesi del libro che sviluppa una lettura critica del progetto urbanistico osservando il modo in cui tocca il corpo. E così facendo acquista una dimensione che va oltre il singolo corpo malato, sano, aperto, misurato, scrutato, liberato, emancipato. Acquista una dimensione pubblica, politica.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788857570051
1.
Il corpo malato: terapisti, medici, curatori, stregoni
The idea of purity and impurity must be yielded.
R. Neutra 1954: 117
California anni ’50
La prima metà degli anni ’50 è, negli Stati Uniti, attraversata da molte paure. Ovunque se ne trovano indizi: nei ripetuti allarmi per avvistamenti di oggetti non identificati nello spazio; nell’incubo nucleare gettato sul mondo dal fungo di Hiroshima; nei fantasmi dell’inquinamento ambientale; nella convinzione che l’ambiente stesso possa essere una minaccia reale per la salute fisica e mentale dell’uomo. Ovunque fobie e nevrosi variamente descritte e manifestate. La stagione d’oro del noir americano che alcuni fanno iniziare con Il falcone maltese36, riflette bene l’atmosfera di paura e di infatuazione per la psicoanalisi e l’onirismo espressionista. La metropoli e il deserto sono gli opposti spazi geografici, non solo metaforici, sui quali si proiettano inquietudini, fobie, ossessioni e sperimentazioni. Scenari, entrambi, di un mondo civilizzato37 nel quale, in un caso come nell’altro, si tratta di sopravvivere. Survival Through Design di Richard Neutra38, racconta bene le angosce di quegli anni, la convinzione che “L’uomo [possa] anche perire, vittima delle sue stesse invenzioni esplosive e insidiose”39. Con enorme anticipo è posta molta insistenza sull’environmental design40. Sembra tutto molto vicino e sono i lontani anni ’50.
L’architetto austriaco Richard Neutra è uno dei protagonisti del modernismo in architettura: allievo di Otto Wagner e collaboratore di Adolf Loos, assistente di Mendelsohn a Berlino fino al 1923, quando si trasferisce negli Stati Uniti dove conosce Frank Lloyd Wright e Rudolf Schindler41. Dei rapporti tra Neutra e Freud si sa molto, amico del figlio (che diventerà anch’egli architetto), frequenta il padre fino a fare della psicanalisi strumento della propria introspezione e poi professione42. Di tutto questo molto ha lasciato intuire lui stesso43, anche nel lungo commento scritto per un libro curioso, divagante e anticipatore, di Edward Hall: The Hidden dimension un’indagine psico-antropologica, scritta nel 1966 sul significato dello stare nello spazio. O meglio, sui modi con i quali percepiamo lo spazio attraverso i nostri sensi44.
L’ambiente in cui Neutra lavorerà negli Stati Uniti del dopoguerra è permeato da una attenzione evidente alla psicanalisi da parte di una clientela colta, dotata di molti mezzi, preoccupata di sé, del proprio corpo e dei propri incubi. Qui più che altrove, per riprendere un’espressione di Deleuze, “la psicanalisi funziona all’aria aperta”, non è rinchiusa negli studi o negli ospedali e, lo psicanalista assume: “la posizione che ha il mercante nella società feudale secondo Marx, funziona nei pori liberi della società: non solo a livello dello studio privato, ma a livello delle scuole, delle istituzioni, delle settorializzazioni []”45.
E, aggiungiamo, delle professioni. Neutra cerca lì, nell’interazione tra psicanalisi e architettura, le condizioni di un nuovo progetto che utilizzi come materiali emozioni, paure, traumi. Che riconosca l’inconscio, ne insegua i desideri. Mi sembra più fertile leggere la sua architettura entro questa direzione (non inedita46), che privilegiare le due più frequentate della critica. La prima, già ben delineata nel testo che Bruno Zevi dedica a Neutra nel 1954, costruita sulla contrapposizione tra fare architettura in Europa e negli Stati Uniti, sintetizzabile nell’affermazione: “emigrare è difficile per tutti […] o si resta fondamentalmente europei […] o ci si assimila”47. La seconda costruita sul lusso e il glamour, bene riassunta nelle poche sferzanti parole che gli Smithson dedicano all’architetto, o meglio alle fotografie delle sue case che a loro paiono segnate da “[…] a kind of de-materialised glamour, almost that of soap and toilet paper advertisements48. Di queste due direzioni, la prima mette in gioco tradizioni, e assimilazioni, la seconda i circuiti della comunicazione e del mercato. Le strade non sono separate, ma divergenti.
Neutra è figura affascinante e magnetica. Per Manfred Sack è: “Modernist, Missionary, Lover of Nature, Philantrophist49. Lui amerà piuttosto definirsi “Architectural Therapist”. Figura carismatica è certo stata per i suoi studenti, ritratti in foto in cui lo circondano e gli rivolgono sguardi estatici50. Attentissimo all’immagine pubblica: le foto che lo ritraggono sono accurate messe in scena, come quella pubblicata sul Times il 15 agosto del 194951 in cui Neutra è con un cliente, seduto in un interno curato al dettaglio. Una fotografia che riproduce una sceneggiatura hitchcockiana o, se si preferisce, una scena confessionale. In fondo la psicanalisi non è stata, come già sosteneva Foucault, anche il risultato della proliferazione e istituzionalizzazione delle procedure di confessione proprie della nostra civiltà?52 Fotografie come questa mostrano bene l’attitudine di Neutra a modellare il suo ruolo di architetto sulla seduta terapeutica: il suo orientamento a formulare risposta ai bisogni psicologici del cliente; a immaginare e realizzare un’architettura nella quale la con...

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