Alpi
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Teatri di battaglie. 1940-1945

Alessio Franconi

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  1. 176 pagine
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Teatri di battaglie. 1940-1945

Alessio Franconi

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Informazioni sul libro

La Seconda guerra mondiale è stata un conflitto di cui nel nostro Paese si è conservata poca memoria. Il nostro esercito ha combattuto con valore in luoghi oggi dimenticati e spesso di grande suggestione. In questo libro l'autore ci accompagna in un reportage fotografico lungo i nostri confini, tra avventura, ricerca ed esplorazione, portandoci dal mare di Mentone fino al Monte Bianco, per poi costeggiare l'arco alpino tra Italia, Svizzera e Slovenia, terminando il viaggio in Croazia. Un itinerario tra panorami mozzafiato a quote vertiginose o affacciandosi sugli abissi nascosti delle foibe, nel tentativo di comprendere un periodo complesso e resuscitare racconti che altrimenti rischierebbero di andare smarriti.

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Informazioni

Editore
Hoepli
Anno
2020
ISBN
9788820398897
Argomento
History

Un viaggio
tra le Alpi

Viaggiare per scoprire e raccontare significa necessariamente tornare con una prospettiva diversa rispetto a quella che si aveva alla partenza. Un’apertura di orizzonti inaspettata.
Questo che si apre è un nuovo viaggio lungo le Alpi, nei luoghi dove si combatterono le battaglie dimenticate della Seconda guerra mondiale. Luoghi molto diversi tra loro per orografia e condizioni climatiche.
Là dove la sfida non era solo tra eserciti contrapposti ma anche tra l’uomo e la natura. Le Alpi sono sempre stato al tempo stesso luogo di crocevia di popoli ma anche una temibile barriera naturale. Dai tempi della preistoria raccontata dai resti della mummia di Ötzi, agli impervi valichi da cui passarono le armate di Annibale nel 218 A.C., fino alle truppe di Napoleone tra i picchi e le tempeste di neve nel 1800. È lungo le Alpi che i soldati si sono trincerati nella Grande guerra ed è sempre tra le Alpi che sono combattute feroci battaglie durante la Seconda guerra mondiale.
La contrapposizione tra la montagna come luogo di passaggio e la montagna come luogo di confine. Lì dove il sangue è stato versato oggi non rimangono che confini silenziosi. Confini senza ostacoli grazie all’Unione Europea. Quella che rappresentava la breve distanza tra la vita e la morte oggi sono dei magnifici paesaggi da apprezzare nella pace. Le Alpi, abilmente sfruttate come luogo di scontro nei due conflitti mondiali, oggi sono unite anche dalla convenzione delle Alpi siglata dall’Unione Europea e da tutti i Paesi attraversati da queste splendide montagne.
Affacciarsi su questi luoghi significa comprendere l’essere umano, fin dove si possa spingere l’insensatezza di certi comportamenti, ma anche affacciarsi su panorami mozzafiato dove la natura regna nella sua più incontrastata maestosità. Questo reportage offre l’opportunità di scoprire luoghi da visitare, da apprezzare e dai quali imparare.
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L’autore con il mezzo utilizzato per le spedizioni fotografiche, sempre alla ricerca delle condizioni climatiche descritte nei diari dei soldati.

Fronte

Italofrancese

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Ponte San Luigi FR
Mentone
A poche centinaia di metri dal mare, un triangolo bianco sulla parete rocciosa segna il confine tra Italia e Francia, oggi come allora. Qui corre la strada litoranea che da Ventimiglia porta a Mentone. L’arrugginita sbarra anticarro è ancora nascosta nella sua fessura nella roccia. Il bunker crivellato di colpi si affaccia sul ponte. La battaglia durò giorni, in condizioni climatiche pessime e la resistenza fu eroica. L’aspirante ufficiale istriano Mario Lalli si immolò davanti a queste feritoie guadagnando la medaglia d’oro al valore. I Francesi erano isolati e non avevano ricevuto la notizia della cessazione delle ostilità, continuando a resistere ad oltranza.
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Cap Martin FR
Qualche raggio di sole che filtra tra le nuvole di queste giornate burrascose crea un suggestivo arcobaleno, simbolo di speranza e di pace. Sotto ai miei piedi si trova l’imponente opera della linea Maginot di Cap San Martin. Posizionata esattamente di fronte a Mentone, da lì bombardò pesantemente l’avanzata italiana. A sua volta venne bombardata e colpita dai cannoni di grosso calibro del treno armato della Regia Marina, nascosto nel tunnel ferroviario di Capo Mortola. I segni dei proietti sono ancora presenti sulle imponenti mura di cemento armato. Il treno armato fu individuato dall’artiglieria francese, nonostante il bombardamento. Il comandante tenente Ingrao rimase nella sua posizione meritandosi la medaglia d’oro alla memoria. Perirono lui e altri 8 uomini, altri quindici sopravvissero con gravissime mutilazioni.
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Bocche di fuoco FR
Cap Martin
La pioggia e il clima pessimo, come durante i giorni di battaglia, rendono queste bocche di fuoco dei mortai di grossi calibro ancora più inquietanti. I mortai erano posizionati all’interno dell’opera di Cap San Martin, inseriti in una specie di trincea di cemento armato, in modo da proteggere le bocche dai colpi d’artiglieria avversaria. Il fuoco d’artiglieria di quei giorni fu intensissimo. La linea Maginot si estendeva fino al mare.
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Nel ventre della terra FR
Mont Razet, Castillon
“Continuiamo la lotta all’interno dell’opera ma il nemico scaglia delle bombe a mano nelle feritoie che vengono a cadere ai piedi dei tiratori”. Testimonianza del comandante Lanteri dell’esercito francese. Sotto alle opere fortificate si nascondono chilometri di stretti e umidi tunnel che connettevano osservatori, feritoie, infermerie in caverna e tutto ciò che poteva servire al combattimento. I soldati vivevano in condizioni particolarmente difficili a causa dell’umidità. Durante i bombardamenti la terra tremava dando la sensazione di poter essere sepolti vivi.
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Maginot a Castillon FR
Castillon
Le torrette di quest’opera della linea Maginot sono crivellate di colpi. Quest’opera supportava, con un intenso bombardamento, le opere avanzate di Mont Razet dove gli Italiani stavano attaccando accanitamente. Durante la guerra di liberazione questa zona si infiammò nuovamente, nell’aspra lotta tra forze partigiane e forze nazifasciste. La chiesa distrutta di fronte alla fortificazione è una silente e triste testimonianza di quei tempi.
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