La Gran Bretagna in Europa
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Andrea Volpe

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Il recente caso del referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea dopo più di quarant'anni di impegno comunitario, la cosiddetta Brexit, ha fatto riaffiorare di colpo numerosi stereotipi e luoghi comuni circa la natura dell'impegno del Regno Unito nel progetto di integrazione europea.
In molti di recente, tra cui il professore e presidente dell'Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie Tiberio Graziani, hanno fatto riferimento al paese come ad un 'corpo estraneo' nell'ambito del progetto d'integrazione europea1, sottolineando come nel corso del tempo le relazioni siano state improntate al reciproco sospetto, ad un'ambiguità latente, e ad una costante e ineluttabile sensazione di 'distacco' e di 'isolamento' britannico rispetto all'evoluzione del progetto comunitario.

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Informazioni

Editore
Kimerik
Anno
2018
ISBN
9788893756723

1. I progetti europei di Heath
1. La ‘relazione necessaria’ e la valutazione britannica della distensione
Dalla ‘special relationship’ alla ‘relazione necessaria’: si può riassumere in questi termini il legame che unì Regno Unito e Stati Uniti d’America nella prima metà degli anni Settanta, periodo che rappresentò un momento di svolta fondamentale per l’impegno europeo dei britannici sotto la guida del governo conservatore di Edward Heath, il quale aveva trionfato a sorpresa alle elezioni politiche del 18 giugno del 19701.
L’espressione ‘special relationship’ era stata resa popolare da Winston Churchill nel suo discorso a Fulton del 5 marzo 1946 sulla ‘cortina di ferro’, in cui invocò la “relazione fraterna fra tutti i popoli di lingua inglese nel mondo”, la quale implicava “una relazione speciale tra il ‘British Commonwealth Empire’ e gli Stati Uniti d’America”2.
A partire dalla seconda guerra mondiale la Gran Bretagna e gli Stati Uniti stabilirono un rapporto speciale tanto per qualità, quanto per importanza, e fondato su un’attiva consultazione e una proficua cooperazione in campo militare e in quello dell’intelligence3.
Tra le caratteristiche fondamentali della ‘special relationship’ durante la guerra fredda citiamo: una comunanza di interessi (ovvero una politica estera volta al contenimento dell’Unione Sovietica), un’ideologia condivisa, un sistema di stretti rapporti personali, favoriti da una lingua in comune4, e l’obiettivo di creare un sistema di sicurezza in Europa che garantisse relazioni pacifiche al di là della minaccia sovietica.
La relazione anglo-americana, nel complesso, visse fasi alterne, a causa della condotta di entrambi i paesi: durante i primi anni dell’amministrazione Eisenhower gli USA avevano rigettato l’idea di un rapporto particolare con la Gran Bretagna, e la crisi di Suez5 aveva contribuito a creare ulteriori tensioni.
Macmillan e Kennedy, al contrario, erano stati i protagonisti, nei primi anni Sessanta, di un’autentica rinascita della ‘special relationship’6 che culminò con l’aperto appoggio di JFK ai propositi di ingresso del Regno Unito nella CEE.
Circa il governo di Edward Heath, la storiografia maggiormente diffusa vede gli anni 1970-74 come il punto più basso della ‘special relationship’.
Heath viene sovente dipinto come un leader del tutto disinteressato al rapporto con gli Stati Uniti, e totalmente concentrato sul proprio progetto europeo7.
Il premier britannico avrebbe così cercato di ridimensionare la ‘relazione speciale’ con gli americani al fine di mettere in luce le credenziali europeistiche del proprio paese8.
Lo storico Andrew Roth ha parlato, a tal proposito, di una politica estera britannica imperniata sullo slogan: “Più vicini alla Francia e più lontani dagli USA”9.
In realtà, un rapporto positivo con gli USA fu ritenuto basilare dal governo conservatore, che voleva sfruttare il legame privilegiato con gli Stati Uniti, ma allo stesso tempo desiderava evitare di essere considerato come il ‘cavallo di Troia’ al servizio degli americani10.
Quest’ultima tesi fu uno dei grandi motivi che negli anni Sessanta portarono a una feroce ostilità da parte del presidente francese Charles De Gaulle verso l’entrata in Europa del Regno Unito.
Il rifiuto del presidente francese risultava strettamente correlato alle sue posizioni fortemente anti-americane in merito alle strutture della NATO.
Difatti, sin dalla fine degli anni Cinquanta, De Gaulle aveva invocato l’attuazione di riforme che modificassero le istituzioni della NATO, criticando aspramente le strutture di base dell’alleanza occidentale, e dal 1959 al 1966 egli ritirò progressivamente le forze militari francesi dalle esercitazioni della NATO11.
Lungo l’intero corso degli anni Sessanta, De Gaulle era stato il grande oppositore del dominio americano nella NATO12, e nel 1963 egli spiegò che con l’ingresso britannico in Europa, anche la CEE sarebbe caduta sotto il controllo e la direzione degli Stati Uniti13.
La crisi della sterlina e il deficit della bilancia dei pagamenti erano ulteriori fattori che complicavano l’ingresso britannico nella Comunità, cosicché questo atteggiamento dilatorio della Francia si concretizzò, nel maggio 1968, in un esplicito e ufficiale veto, che fece seguito a quello già posto nel 196314.
De Gaulle, per suo conto, temeva che il ‘blocco anglo-sassone Gran Bretagna-USA’ potesse andare a scapito dell’egemonia della Francia, ed era fermamente convinto che i britannici non fossero altro che i portavoce degli interessi americani15.
Heath voleva a ogni costo allontanare dalla mente dei leader europei simili convinzioni, e aveva deciso di misurarsi con la sfida di mantenere un alto livello di collaborazione in Europa preservando nel contempo legami speciali con gli USA nei campi della difesa e dell’intelligence, e tentando di promuovere il dialogo transatlantico16.
Il governo britannico, difatti, si poneva due obiettivi fondamentali. In primo luogo, l’acquisizione di un ruolo politico di primo piano e di una rinnovata prosperità economica, attraverso la conclusione soddisfacente dei negoziati per l’entrata nella Comunità Europea.
In secondo luogo, un ulteriore scopo era la difesa della sicurezza nazionale sostenendo la coesione all’interno dell’Alleanza Atlantica.
Per Heath esistevano due Europe, una rappresentata dalla NATO, di cui gli USA erano una parte vitale, e l’altra rappresentata dalla Comunità, in cui i paesi membri erano chiamati a un maggiore senso di responsabilità in merito alla questione della sicurezza dell’Europa unita.
Atlantismo ed Europeismo erano due parti complementari della stessa strategia volta a ridare un ruolo internazionale di prestigio alla Gran Bretagna, paese che vedeva la propria influenza ridotta da fenomeni come la détente o la diplomazia triangolare del Consigliere per la sicurezza nazionale USA Henry Kissinger, che spingevano gli Stati Uniti ad instaurare importanti canali comunicativi con URSS e Cina a scapito della ‘special relationship’.
In questo senso, la relazione con gli USA era molto importante, sia per assicurare la difesa europea (e quindi britannica), sia per garantire lo sviluppo di un rapporto più equo tra Stati Uniti ed Europa17, in cui la rilevanza politica e strategica del Vecchio Continente venisse riaffermata con decisione.
Inoltre, vari studiosi, tra cui Ilaria Poggiolini, hanno fatto riferimento all’obiettivo ‘equidistanza’18 tra gli USA e la Comun...

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