"Come siamo andati in Libia". La Guerra Italo-Turca tra politica e cronaca (1911-12)
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"Come siamo andati in Libia". La Guerra Italo-Turca tra politica e cronaca (1911-12)

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"Come siamo andati in Libia". La Guerra Italo-Turca tra politica e cronaca (1911-12)

Informazioni su questo libro

Il volume offre una sintesi delle vicende politiche e diplomatiche che hanno portato l'Italia giolittiana ad intraprendere e condurre quella che il maggiore storico italiano, Gioacchino Volpe, definì l'Impresa di Tripoli, assegnando ad essa una importanza decisiva nel lento farsi nazione dell'Italia liberale. Il titolo del volume riprende quello di un'opera di Gaetano Salvemini, fervido oppositore della guerra libica, il quale raccolse in volume una serie di suoi scritti e lavori dai quali sarebbero emerse in modo nitido tutte le falsificazioni e mistificazioni della campagna interventista sia dal punto di vista politico, che economico e militare: il giudizio dello storico di Molfetta fu perentorio: "Sia il quando, sia il perché, sia il come della impresa libica non si spiegano, se non tenendo presenti la incultura, la leggerezza, la facile suggestionabilità, il fatuo pappagallismo delle classi dirigenti italiane".

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Informazioni

Anno
2020
Print ISBN
9788831619882

VI. La stampa e gli intellettuali. Pro e contra.

1. Testate in guerra

Ab­bia­mo pre­ce­den­te­men­te ac­cen­na­to al ruo­lo de­ter­mi­nan­te che la stam­pa na­zio­na­le ri­co­prì nei me­si che pre­ce­det­te­ro la guer­ra li­bi­ca e al mo­do in cui es­sa riu­scì a far­si in­ter­pre­te di idee e sta­ti d’ani­mo già da tem­po pre­sen­ti nell’opi­nio­ne pub­bli­ca ed evo­lu­ti­si an­che a se­gui­to del for­te im­pat­to eser­ci­ta­to, nel mon­do del­la cul­tu­ra e del­la po­li­ti­ca dal mo­vi­men­to na­zio­na­li­sta.
Se non può es­se­re mes­sa in di­scus­sio­ne la ve­ri­tà di Sal­ve­mi­ni, se­con­do il qua­le era “as­sai pro­ba­bi­le che già nei pri­mi me­si del 1911 l’im­pre­sa sia sta­ta espli­ci­ta­men­te de­li­be­ra­ta dai no­stri uo­mi­ni di go­ver­no per un tem­po non lon­ta­no”, è al­tret­tan­to ve­ro che i pri­mi cen­ni al­la Tri­po­li­ta­nia ed ai rap­por­ti ita­lo-tur­chi ini­zia­ro­no a cir­co­la­re sui no­stri gior­na­li a par­ti­re dal 1910.
Pre­sti­gio­se te­sta­te qua­li il “Cor­rie­re del­la Se­ra” e il “Se­co­lo” die­de­ro il via pub­bli­can­do per lo più sem­pli­ci re­so­con­ti pri­vi di com­men­to su quan­to ac­ca­de­va dal­la par­te op­po­sta del Me­di­ter­ra­neo.
“La Tri­bu­na”, al con­tra­rio, di­ven­ne una quo­ti­dia­na fon­te di cir­co­stan­zia­te no­ti­zie che spa­zia­va­no da­gli in­ci­den­ti che coin­vol­ge­va­no cit­ta­di­ni ita­lia­ni, al­le po­le­mi­che sui gior­na­li tur­chi, ai con­trat­ti ca­ta­sta­li in zo­ne agri­co­le e mi­ne­ra­rie. Ven­ne so­prat­tut­to da­to spa­zio all’epi­so­dio di cui era sta­to pro­ta­go­ni­sta un sam­bu­co eri­treo di no­me GE­NO­VA fer­ma­to dal­la ma­ri­na ot­to­ma­na a Ho­dei­da per­ché so­spet­ta­to di con­trab­ban­da­re ar­mi.
Con il nuo­vo an­no la cam­pa­gna di stam­pa era già in pie­no svol­gi­men­to mo­no­po­liz­za­ta, da un cer­to mo­men­to in avan­ti, da due ti­to­li in par­ti­co­la­re: “la Tri­bu­na”, ap­pun­to, e il “Gior­na­le d’Ita­lia”, il cui inin­ter­rot­to “bot­ta e ri­spo­sta” ci of­fre non so­lo un qua­dro del dif­fe­ren­te orien­ta­men­to po­li­ti­co col qua­le ven­ne se­gui­ta l’in­te­ra vi­cen­da si­no al­la sua con­clu­sio­ne, ma dà an­che la mi­su­ra di quan­to pro­fon­da si fos­se fat­ta l’in­fluen­za del­la stam­pa nel­la con­du­zio­ne de­gli af­fa­ri di go­ver­no e nel­le de­ci­sio­ni dei po­li­ti­ci.
Nel me­se di gen­na­io “la Tri­bu­na” ri­fe­rì che gli at­tac­chi all’Ita­lia da par­te del­le au­to­ri­tà ot­to­ma­ne pre­sen­ti in Li­bia si era­no mol­to in­ten­si­fi­ca­te; an­zi, il mi­nu­zio­so elen­co di epi­so­di ci­ta­ti ven­ne pro­gres­si­va­men­te gon­fia­to ed esa­ge­ra­to nei con­te­nu­ti in ma­nie­ra da da­re al let­to­re l’im­pres­sio­ne che con­tro i no­stri com­pa­trio­ti si fos­se sca­te­na­ta un’au­ten­ti­ca per­se­cu­zio­ne. Il tut­to ac­com­pa­gna­to da con­trad­dit­to­ri mes­sag­gi di ami­ci­zia al­la Tur­chia e, in­sie­me, a pres­san­ti ri­chie­ste di una po­li­ti­ca più for­te ri­vol­te ai no­stri go­ver­nan­ti.
Vi­ci­no al­le po­si­zio­ni di Sid­ney Son­ni­no, il “Gior­na­le d’Ita­lia”, rin­ca­rò la do­se ac­cu­san­do San Giu­lia­no di non aver mo­stra­to “l’ener­gia ne­ces­sa­ria per ri­chia­ma­re il go­ver­no di Co­stan­ti­no­po­li al­la do­vu­ta con­si­de­ra­zio­ne de­gli in­te­res­si e del ran­go del no­stro pae­se” ed ag­giun­ge­va l’in­ten­zio­ne di “stam­pa­re ciò che di gra­ve sta suc­ce­den­do in Tri­po­li­ta­nia con evi­den­te pe­ri­co­lo dei no­stri in­te­res­si non so­lo co­lo­nia­li ma in­ter­ni. L’on. Di San Giu­lia­no…ci ha cer­ta­men­te com­pre­si al vo­lo.”
Il 2 gen­na­io 1911 “la Tri­bu­na” re­pli­cò sot­to­li­nean­do l’inop­por­tu­na “le­zio­ne” ri­vol­ta al mi­ni­stro e ri­cor­dan­do che non so­lo l’Ita­lia ma an­che al­tre na­zio­ni era­no sta­te co­stret­te in più di un’oc­ca­sio­ne a mo­stra­re pa­zien­za e cau­te­la nel trat­ta­re con la po­li­ti­ca tur­ca.
In un ar­ti­co­lo del gior­no se­guen­te Som­bre­ro con­ti­nua­va con lo stes­so to­no: “Non sia­mo coi sas­si al­le por­te nem­me­no a Tri­po­li…Se noi pos­sia­mo aver fe­de che la vir­tù tem­po­reg­gia­tri­ce del­la di­plo­ma­zia im­pe­di­rà che gli av­ve­ni­men­ti pre­ci­pi­ti­no, ta­lu­no di que­sti av­ve­ni­men­ti ap­pa­re do­mi­na­to da leg­gi co­sì fa­ta­li che lo Sta­to il qua­le si la­scias­se co­glie­re im­pre­pa­ra­to dal lo­ro epi­lo­go si tro­ve­reb­be pri­va­to del di­rit­to di far sen­ti­re la sua vo­ce nel mon­do.”
Tra il 4 e il 6 gen­na­io il “Gior­na­le d’Ita­lia” tor­nò all’at­tac­co de­scri­ven­do con mi­nu­zia di par­ti­co­la­ri le ma­no­vre po­ste in at­to dal Va­li di Tri­po­li per osta­co­la­re il no­stro pro­get­to di pe­ne­tra­zio­ne pa­ci­fi­ca ed ag­giun­ge­va che, se­con­do vo­ci ac­cre­di­ta­te, le log­ge mas­so­ni­che ita­lo-tur­che era­no in pro­cin­to di mo­bi­li­tar­si per ap­pia­na­re i con­tra­sti tra i due pae­si. Rin­no­va­ti at­tac­chi al­la clas­se di­ri­gen­te ita­lia­na pren­de­va­no poi di mi­ra tan­to San Giu­lia­no quan­to Gio­lit­ti, abi­li so­lo a sca­ri­ca­re l’uno sull’al­tro le re­ci­pro­che de­bo­lez­ze e inet­ti­tu­di­ni.
E men­tre “la Tri­bu­na” ri­por­ta­va il te­sto di un te­le­gram­ma giun­to da Co­stan­ti­no­po­li nel qua­le la Por­ta si di­chia­ra­va di­spo­sta ad age­vo­la­re le ope­ra­zio­ni eco­no­mi­che in­tra­pre­se dall’Ita­lia in Tri­po­li­ta­nia e Ci­re­nai­ca, il “Gior­na­le” – do­po aver rias­sun­to gli esi­ti del­la po­li­ti­ca na­zio­na­le nel Me­di­ter­ra­neo – con­clu­de­va: “Ri­ma­ne la Tri­po­li­ta­nia: se la Tur­chia la chiu­des­se all’at­ti­vi­tà ita­lia­na e, peg­gio, la apris­se all’at­ti­vi­tà di al­tre po­ten­ze, i no­stri in­te­res­si me­di­ter­ra­nei sa­reb­be­ro mor­tal­men­te fe­ri­ti…Oc­cor­re una po­li­ti­ca aper­ta e de­ci­sa.”
Ri­sol­to l’in­ci­den­te di Ho­dei­da par­ve che gli ani­mi si cal­mas­se­ro per qual­che tem­po, ma pre­sto se ne ve­ri­fi­cò un al­tro, giu­di­ca­to più gra­ve.
Era av­ve­nu­to che a Tri­po­li il gior­na­li­sta di ori­gi­ne ar­gen­ti­na Car­lo Gu­z­man aves­se pub­bli­ca­to un fo­glio an­ti­ta­lia­no e fos­se quin­di sta­to espul­so su pres­sio­ne del no­stro con­so­la­to. Egli ave­va tut­ta­via fat­to ri­tor­no il Li­bia mal­gra­do le pro­te­ste dell’am­ba­scia­to­re ita­lia­no, fat­to che ave­va sca­te­na­to una rid­da di nuo­ve, vio­len­te po­le­mi­che.
Non man­ca­va­no, pe­rò, no­vi­tà più po­si­ti­ve qua­li la pros­si­ma aper­tu­ra del­la pri­ma fi­lia­le del Ban­co di Ro­ma in Li­bia op­por­tu­na­men­te an­nun­cia­ta dal­la “Tri­bu­na” as­sie­me a con­si­de­ra­zio­ni sul­la com­ples­sa si­tua­zio­ne po­li­ti­ca del­la Tur­chia.
A ta­le pro­po­si­to Som­bre­ro sot­to­li­neò l’ag­gres­si­va im­pu­den­za con la qua­le il Va­li se­gui­ta­va ad osteg­gia­re gli ita­lia­ni per­met­ten­do­si, nei lo­ro con­fron­ti, un com­por­ta­men­to che mai avreb­be osa­to in­flig­ge­re ai cit­ta­di­ni di al­tre na­zio­ni. E ram­men­ta­va che an­che a Co­stan­ti­no­po­li esi­ste­va da tem­po un’agen­zia del Ban­co, pro­va dell’one­sta vo­lon­tà dell’Ita­lia di cer­ca­re so­lo op­por­tu­ne oc­ca­sio­ni di in­ve­sti­men­to e svi­lup­po. Scon­giu­ra­va, inol­tre, la ri­nun­cia a inu­ti­li pro­ve di for­za (la par­ten­za, in­tor­no al 25 gen­na­io, di al­cu­ne na­vi da guer­ra ita­lia­ne al­la vol­ta del Me­di­ter­ra­neo orien­ta­le) poi­ché, mal­gra­do l’in­dub­bia ten­sio­ne, i sen­ti­men­ti del­la Tur­chia nei no­stri con­fron­ti se­gui­ta­va­no ad es­se­re ani­ma­ti da sin­ce­ra ami­ci­zia.
Nel me­se di feb­bra­io il quo­ti­dia­no ri­por­tò la par­ten­za di Gu­z­man dal­la Li­bia di­chia­ran­do chiu­so l’in­ci­den­te. Com­men­ta­va le di­ce­rie che lo vo­le­va­no di­ret­to in Tu­ni­sia per apri­re un olei­fi­cio in con­cor­ren­za con ana­lo­ghe im­pre­se ita­lia­ne di­chia­ran­do che ciò era evi­den­te­men­te le­ga­to all’au­men­ta­ta pre­sen­za te­de­sca in quel par­ti­co­la­re set­to­re dell’Afri­ca, se­gno che l’Ita­lia ur­ta­va con­tro in­te­res­si non sem­pre lim­pi­di e che le ri­per­cus­sio­ni in­ter­na­zio­na­li dei con­tra­sti con la Tur­chia avreb­be­ro ri­chie­sto dal go­ver­no mag­gio­re at­ten­zio­ne ver­so i no­stri di­rit­ti, spe­cie nel cam­po del­le con­ces­sio­ni mi­ne­ra­rie. Del­lo stes­so pa­re­re era il “Gior­na­le d’Ita­lia”.
Que­sto, tra il 16 1 il 17 feb­bra­io, ri­fe­rì le al­lar­man­ti vo­ci in me­ri­to all’oc­cu­pa­zio­ne fran­ce­se dell’oa­si di Gha­da­mes en­fa­tiz­zan­do la cre­scen­te at­mo­sfe­ra di pe­ri­co­lo in cui ver­sa­va­no i no­stri com­pa­trio­ti a Tri­po­li. Pa­re­va, inol­tre, che all’in­ter­no del go­ver­no si ven­ti­las­se la pos­si­bi­le di­mis­sio­ne di San Giu­lia­no nei con­fron­ti del qua­le ve­ni­va­no ri­ba­di­te le du­re cri­ti­che già in pre­ce­den­za espres­se.
Ri­pe­ten­do le pro­prie con­si­de­ra­zio­ni sui ti­mo­ri dei tur­chi cir­ca l’espan­sio­ne eco­no­mi­ca dell’Ita­lia, se­con­do il pro­dro­mo dell’oc­cu­pa­zio­ne mi­li­ta­re, la “Tri­bu­na” del 26 feb­bra­io con­si­glia­va al­la stam­pa ita­lia­na di non imi­ta­re la con­tro­par­te tur­ca nell’aiz­za­re ri­sen­ti­men­to e dif­fi­den­za.
An­nun­cia­va, tut­ta­via, l’aper­tu­ra a Tri­po­li di un am­bu­la­to­rio te­de­sco do­po il ri­fiu­to op­po­sto ai no­stri me­di­ci di crea­re un di­spen­sa­rio men­tre sem­bra­va che i fran­ce­si fos­se­ro in liz­za per l’ap­pal­to di co­stru­zio­ne del por­to; dal can­to suo il Ban­co di Ro­ma si era vi­sto im­pe­di­re l’azio­na­men­to dei mu­li­ni da es­so fi­nan­zia­ti e le ca­ve di pie­tra pre­se di re­cen­te in af­fit­to gli era­no sta­te sot­trat­te per es­se­re con­ver­ti­te in zo­na mi­li­ta­re.
Il 28 i to­ni si fe­ce­ro più mi­nac­cio­si. Ri­cor­dan­do i rei­te­ra­ti ap­pel­li per la de­sti­tu­zio­ne del Va­li, Som­bre­ro di­ce­va: “L’Ita­lia ri­fug­ge da mi­su­re estre­me, pre­fe­ri­sce la per­sua­sio­ne al­la vio­len­za; ma la di­plo­ma­zia tur­ca non in­ter­pre­ti er­ro­nea­men­te la pa­zien­te con­dot­ta dell’Ita­lia e non con­si­de­ri co­me or­ga­ni­ca man­can­za di ener­gia ciò che non è se non l’ef­fet­to di una ele­va­ta con­si­de­ra­zio­ne dei rap­por­ti in­ter­na­zio­na­li. Se l’at­teg­gia­men­to tur­co non mu­tas­se, il pro­ble­ma po­treb­be per fa­ta­li­tà d’even­ti per­de­re il ca­rat­te­re eco­no­mi­co che ha at­tual­men­te per as­su­me­re un ca­rat­te­re po­li­ti­co; e in que­sto ca­so la pa­ro­la dif­fi­cil­men­te po­treb­be ri­ma­ne­re al­la di­plo­ma­zia. L’Ita­lia non am­met­te di es­se­re svil­la­neg­gia­ta e non può con­sen­ti­re che all’at­ti­vi­tà e ai ca­pi­ta­li ita­lia­ni ven­ga il­le­gal­men­te sbar­ra­ta la via, né che le si im­pe­di­sca di as­su­me­re es­sa lo sfrut­ta­men­to di ter­re­ni zol­fi­fe­ri in Tri­po­li­ta­nia.”
Di que­sto pas­so la cam­pa­gna an­dò via via raf­for­zan­do­si, sot­to la spin­ta im­pres­sa dal go­ver­no agli ap­pel­li per ri­muo­ve­re il Va­li dal­la sua ca­ri­ca.
Con l’usci­ta del pri­mo nu­me­ro de “L’Idea Na­zio­na­le” (1° mar­zo 1911) le ac­que del­la stam­pa na­zio­na­le ven­ne­ro ul­te­rior­men­te agi­ta­te.
I cor­ri­spon­den­ti da Tu­ni­si cal­ca­ro­no la ma­no sul­la vio­len­ta pro­pa­gan­da xe­no­fo­ba sca­te­na­ta dai quo­ti­dia­ni li­bi­ci e sul­la rot­tu­ra dei rap­por­ti tra il no­stro con­so­le e il rap­pre­sen­tan­te ot­to­ma­no, en­ne­si­mo se­gna­le d’al­lar­me su una si­tua­zio­ne pe­ri­co­lo­sa­men­te le­si­va del pre­sti­gio ita­lia­no, si­ste­ma­ti­ca­men­te di­leg­gia­to.
In que­gli stes­si gior­ni l’in­ter­ven­to di Gio­lit­ti sul­la ri­for­ma elet­to­ra­le sca­te­nò una cri­si di go­ver­no che fu com­po­sta dal­la for­ma­zio­ne del quar­to man­da­to con­fe­ri­to al­lo sta­ti­sta pie­mon­te­se.
Non si trat­tò dell’uni­co te­ma af­fron­ta­to dal­la “Tri­bu­na” nei suoi edi­to­ria­li, me­no cau­ti ri­spet­to a quel­li del­le pre­ce­den­ti set­ti­ma­ne, seb­be­ne non vi­ru­len­ti quan­to gli at­tac­chi del “Gior­na­le d’Ita­lia”.
Si sca­glia­va, co­mun­que, con­tro il fa­na­ti­smo de­gli ara­bi, non estra­neo all’uc­ci­sio­ne di un cit­ta­di­no sta­tu­ni­ten­se a Der­na, rin­fo­co­la­to dal “Gior­na­le di Tri­po­li” che pro­fe­ri­va grot­te­sche mi­nac­ce all’Ita­lia ri­cor­dan­do l’an­ti­co ter­ro­re su­sci­ta­to dal­la flot­ta tur­ca e ri­fe­ren­do­si con iro­nia al­la scon­fit­ta di Adua.
L’as­sas­si­nio dell’ame­ri­ca­no of­frì al “Gior­na­le d’Ita­lia” il pre­te­sto per rie­pi­lo­ga­re gli in­ci­den­ti ita­lo-tur­chi sus­se­gui­ti­si ne­gli ul­ti­mi me­si e “la Tri­bu­na” de­di­cò am­pio spa­zio al­la ver­go­gna de­gli schia­vi in Tri­po­li­ta­nia non­ché al­le dif­fi­col­tà in­con­tra­te dal­la no­stra mis­sio­ne mi­ne­ra­ria, im­pos­si­bi­li­ta­ta a par­ti­re a cau­sa de­gli osta­co­li po­sti dal Va­li.
Ne ram­men­tò l’im­por­tan­za eco­no­mi­ca sce­vra da qua­lun­que in­ten­to po­li­ti­co al­lor­ché le ven­ne fi­nal­men­te ac­cor­da­to il per­mes­so di re­car­si in Li­bia e ri­pe­té le as­si­cu­ra­zio­ni di ami­ci­zia al­la Tur­chia, a pat­to che es­sa ces­sas­se le sue pro­vo­ca­zio­ni.
Nel frat­tem­po, an­che “la Stam­pa” ave­va ini­zia­to a in­te­res­sar­si al­la Tri­po­li­ta­nia che vi in­viò, in qua­li­tà di in­via­to spe­cia­le, Giu­sep­pe Be­vio­ne re­so ce­le­bre dai suoi re­por­ta­ge dall’Ar­gen­ti­na e ri­te­nu­to esper­to in ma­te­ria di emi­gra­zio­ne.
Il suo pri­mo ar­ti­co­lo, con­si­de­ra­to il ca­po­sti­pi­te del­le co­sid­det­te “fan­do­nie tri­po­li­ne” (os­sia no­ti­zie fal­se o mon­ta­te ad ar­te), com­par­ve il 9 apri­le, se­gui­to da un edi­to­ria­le su Gio­lit­ti che ri­por­ta­va le cri­ti­che dei suoi av­ver­sa­ri.
Suc­ces­si­va­men­te sia “la Tri­bu­na” che “la Stam­pa” si de­di­ca­ro­no a ce­le­bra­re la mis­sio­ne mi­ne­ra­lo­gi­ca e le ri­per­cus­sio­ni che avreb­be eser­ci­ta­to sull’eco­no­mia na­zio­na­le la sco­per­ta de­gli au­spi­ca­ti gia­ci­men­ti di zol­fo. Al­tro fat­to­re di in­ci­vi­li­men­to, sot­to­li­nea­to da en­tram­be le te­sta­te, era rap­pre­sen­ta­to dal­le scuo­le ita­lia­ne sul­le qua­li la stam­pa ara­bo-tur­ca ave­va sem­pre vo­lu­ta­men­te ta­ciu­to a di­spet­to dell’ope­ra di pro­gres­so da es­se svol­to.
A mag­gio il cor­ri­spon­den­te del “Gior­na­le” si spo­stò in Ci­re­nai­ca do­ve, in­tan­to, la Deu­tsche Le­vant Li­nie ave­va inau­gu­ra­to un re­go­la­re ser­vi­zio fra Tri­po­li, la Ci­re­nai­ca e l’Egit­to dan­neg­gian­do la li­nea di na­vi­ga­zio­ne isti­tui­ta dal Ban­co di Ro­ma.
“La Tri­bu­na” fe­ce inol­tre in­ter­ve­ni­re uno stu­dio­so, mol­to con­tro­ver­so ne­gli am­bien­ti ac­ca­de­mi­ci spe­cia­liz­za­ti in sto­ria an­ti­ca e che si era crea­to una no­te­vo­le fa­ma di eco­no­mi­sta: Gu­gliel­mo Fer­re­ro.
In un ar­ti­co­lo del 25 mag­gio egli trat­tò con par­ti­co­la­re ri­sal­to il te­ma del­la va­lo­riz­za­zio­ne del­le “ter­re ver­gi­ni” nel Me­di­ter­ra­neo sot­to­li­nean­do co­me “la mag­gior par­te del­le po­po­la­zio­ni che vi abi­ta­no non so­no in gra­do di sfrut­ta­re in­ten­sa­men­te e ra­zio­nal­men­te i ter­ri­to­ri su cui pu­re ha al­beg­gia­to l’au­ro­ra del­la ci­vil­tà no­stra. Le uni­che re­gio­ni non po­ve­re so­no quel­le in cui af­flui­sco­no i ca­pi­ta­li eu­ro­pei, e quel­la fra le na­zio­ni che ne sof­fre mag­gior­men­te è for­se l’Ita­lia, il cui av­ve­ni­re di­pen­de dai de­sti­ni del Me­di­ter­ra­neo.”
Pro­se­gue af­fer­man­do che im­pre­se qua­li la ri­pre­sa eco­no­mi­ca del con­ti­nen­te afri­ca­no, pro­prio per l’estre­ma dif­fi­col­tà di rea­liz­za­zio­ne, pos­so­no ap­pa­ri­re “inu­ti­li al­la ge­ne­ra­zio­ne che le com­pie, ma de­vo­no es­se­re fat­te per­ché l’Afri­ca è de­sti­na­ta ad es­se­re nell’av­ve­ni­re la gran­de ri­ser­va e la gran­de co­lo­nia d’Eu­ro­pa…I ter­ri­to­ri che più po­tran­no sull’av­ve­ni­re so­no quel­li in cui Ro­ma do­mi­nò…Ta­li na­zio­ni han­no il do­ve­re di af­fron­ta­re i ri­schi e il di­rit­to di go­der­ne i be­ne­fi­ci ed è ope­ra va­sta e dif­fi­ci­le quan­to ba­sta per­ché in es­sa ci sia po­sto per tut­te.” Pur man­can­do ogni espli­ci­to ac­cen­no al­la Li­bia, Fer­re­ro ri­mar­ca che l’Ita­lia non ha in­ten­zio­ne di ri­nun­cia­re a quan­to per di­rit­to le spet­ta.
Nei gior­ni se­guen­ti gli in­via­ti del­la “Tri­bu­na” e del “Gior­na­le d’Ita­lia” tor­na­ro­no an­co­ra a par­la­re del­la pro­trat­ta con­cor­ren­za au­stro-te­de­sca, sol­le­ci­tan­do il ra­pi­do in­vio in Li­bia di agri­col­to­ri ita­lia­ni per rin­sal­da­re la no­stra pre­sen­za e cer­can­do nuo­vi ar­go­men­ti te­si a sti­mo­la­re l’in­te­res­se dell’opi­nio­ne pub­bli­ca. In real­tà si trat­ta del­la fe­de­le ri­pe­ti­zio­ne di no­ti­zie già no­te re­la­ti­ve al­la dif­fi­ci­le si­tua­zio­ne del­la mis­sio­ne mi­ne­ra­lo­gi­ca ed al­le vio­len­ze sca­te­na­te dal­la po­li­zia c...

Indice dei contenuti

  1. Nota introduttiva
  2. I. Dopo Adua. Il laboratorio imperialista italiano
  3. II. Per una Nuova e Grande Italia
  4. III. La “penetrazione pacifica” in Libia
  5. IV. Contesti diplomatici e origini politiche della guerra.
  6. V. Giolitti, la Libia e i partiti politici
  7. Intermezzo. La conquista.
  8. VI. La stampa e gli intellettuali. Pro e contra.
  9. Bibliografia essenziale
  10. Note