Vengo prima io
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Vengo prima io

Guida al piacere e all'orgasmo femminile

Roberta Rossi

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  1. 352 pagine
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Vengo prima io

Guida al piacere e all'orgasmo femminile

Roberta Rossi

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«Per molti anni non sono riuscita a raggiungere l'orgasmo. La prima volta che è successo mi sono sentita finalmente me stessa, completa, come se avessi riacquisito il mio potere e avessi incontrato quella parte di me che cercavo da tempo.»Sono le parole - dirette, oneste e cariche di sollievo - di una delle sedicimila donne che hanno deciso di condividere esperienze e dubbi sull'orgasmo, da cui Vengo prima io ha preso il via. Queste pagine, infatti, sono il risultato di un dialogo a distanza schietto e ricco di spunti nel quale un argomento tanto intimo e così spesso trascurato si spoglia dei pregiudizi e dei luoghi comuni e diventa il fulcro dal quale ripartire per imparare a godersi pienamente il sesso. C'è chi non è sicura di aver mai raggiunto l'orgasmo; chi è alle prime esperienze e vuole scoprire cosa la soddisfa davvero; chi in coppia non sa come esprimere i propri desideri; chi dopo il parto fatica a ritrovare il piacere; chi in menopausa vive grossi disagi; chi prova dolore; chi soffre per una quotidianità di lungo corso; chi è curiosa di sperimentare nuove strade e chi si chiede "Ma succede solo a me?". La voce chiara, autorevole e rassicurante della sessuologa Roberta Rossi raccoglie tutti questi dubbi e risponde aiutandoci a capire, anche grazie a indicazioni concrete, com'è fatto davvero il nostro corpo, come funziona e cosa fare per scoprire, conoscere, ritrovare il piacere. Per riconquistare una maggiore confidenza con noi stesse, con i nostri gusti e con le nostre caratteristiche personali. Per capire cosa ci piace e imparare a chiederlo. Per vivere il sesso con serenità, disponibilità, consapevolezza.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788865976234
1

ANATOMIA

Scopriamoci

COME SIAMO FATTE?

La prima tappa di questo percorso ci serve per costruire fondamenta solide al nostro discorso sul piacere. Per capire di che cosa parleremo, infatti, è importante imparare a conoscerci bene.
Il nostro corpo partecipa alla sessualità per intero, nel suo insieme (basti pensare alle sensazioni che proviamo – se siamo nella situazione giusta – quando veniamo sfiorate o ci sfioriamo sul seno, sui fianchi, sulla schiena, sulle cosce, sul collo), ma in questo caso ci interessa parlare, prima di tutto, dell’area più direttamente coinvolta in quella che chiameremo “risposta sessuale”, una parte che, per via della sua posizione, difficilmente ci troviamo a guardare tutti i giorni. Insomma, com’è fatto il nostro apparato genitale?
Le nostre strutture genitali si dividono tra interne ed esterne: ci sono zone che possiamo vedere (anche se non proprio comodamente, d’accordo) e altre che non possiamo vedere perché sono all’interno del nostro corpo.
Se non l’avete mai fatto prima, vi proponiamo una piccola esperienza. Prendete uno specchio, sistematevi su una sedia, sul bordo della seduta, divaricate leggermente le gambe e guardate: quella che vedete riflessa è la vostra vulva.
La vulva è la zona che comprende tutti gli organi sessuali visibili dall’esterno. È delimitata in alto dal pube (se vogliamo essere precise, dalla sinfisi pubica, cioè il punto in cui si uniscono le due ossa del bacino, sul davanti), in basso dall’ano, lateralmente dalle pieghe inguinali.
Può essere che finora l’abbiate chiamata vagina, invece di vulva: è molto comune, ma è un’imprecisione. La vagina, infatti, è solo una delle sue parti. Vediamole in ordine.
Come abbiamo detto, il “confine nord” della vulva è il monte di Venere o pube. È l’area morbida, un po’ “imbottita”, in fondo alla pancia, su cui crescono i peli durante l’adolescenza. I peli sul pube hanno una funzione: quella di trasmettere un eventuale stimolo sessuale in questa parte del corpo. La trasmissione avviene attraverso i bulbi piliferi, ma alcune ricerche degli ultimi anni hanno dimostrato che questa trasmissione avviene anche se la pelle è glabra. Quindi non cambia nulla se decidete di depilare il pube in parte o del tutto: è solo una questione di gusti.
Poco sotto si trovano le parti più evidenti della vulva: le grandi e le piccole labbra, il doppio strato di protezione dei nostri genitali.
Le grandi labbra, quelle più esterne, hanno un colore e una consistenza simili a quelli della pelle dell’inguine, a cui sono molto vicine: come succede per il pube, anche in questa zona durante l’adolescenza cominciano a crescere peli.
Più all’interno trovate le piccole labbra. Sono diverse da donna a donna, ce ne sono di tutte le forme, colori e dimensioni: ognuna ha le sue. Possono essere piccole o grandi; con bordo dritto o ondulato; di colore rosa scuro, rossicce, marroni o violacee; simmetriche o asimmetriche. Possono essere completamente racchiuse dalle grandi labbra, invisibili o quasi quando si sta in piedi, ma possono anche sporgere molto verso il basso e l’esterno, ed essere sempre in vista.
NON ESISTE UNA VULVA BRUTTA
«Non mi piace la mia vulva, mi sembra brutta. Le piccole labbra vengono molto in fuori e sono una diversa dall’altra. È normale?»
Alcune di voi hanno preoccupazioni di tipo estetico riguardo alla propria vulva, specialmente rispetto alle piccole labbra. Vogliamo dirvi una cosa, però: le vulve “brutte” non esistono. Non ci sono una forma “giusta” e una “sbagliata”. Semplicemente ogni donna ha la sua. Il giudizio negativo o la sensazione di disagio che a volte proviamo per questa parte del nostro corpo derivano spesso da messaggi che ci sono stati trasmessi durante l’infanzia o da esperienze che abbiamo vissuto. Se per esempio quando eravate bambine vi hanno fatto sentire “sporche” perché vi toccavate la vulva, o avete avuto ricorrenti bruciori o cistiti, è probabile che abbiate associato a questa parte del corpo sentimenti negativi che ora si esprimono in valutazioni estetiche. La vostra vulva, però, va benissimo così com’è.
Proseguendo, allargate con delicatezza le piccole labbra: nel punto più alto della vulva, all’attaccatura delle piccole e grandi labbra troverete il famoso clitoride o, meglio, il suo glande (ci arriviamo).
«Ma il clitoride cos’è di preciso? Pensavo fosse il “bottoncino” in alto, ma ho letto di recente che è più grande di così ed è anche dentro.»
Chiariamolo subito: parliamo del clitoride tra le strutture visibili del nostro apparato genitale, ma in realtà ne scorgiamo solo una parte. Il clitoride infatti è un organo piuttosto grande rispetto a come lo si immagina in genere e si sviluppa principalmente verso l’interno: ha una “testa” esterna (il glande, appunto), un corpo interno e due radici che si allungano – sempre all’interno – sui due lati della vulva. È un organo molto ricettivo, la cui funzione sembra essere soltanto occuparsi del nostro piacere: ha una struttura anatomica simile ai corpi cavernosi maschili (il pene), quindi si inturgidisce quando siamo eccitate e si modifica rigonfiandosi e ingrandendosi leggermente, anche se magari non ce ne accorgiamo. Quello che di solito definiamo “clitoride” in realtà è il “glande del clitoride”, la sua parte esterna protetta dal cappuccio clitorideo, dove si trovano circa ottomila (ottomila!) terminazioni nervose sensibili al tatto e alla pressione: portano informazioni al cervello, che le decodifica come piacere o dolore. Quindi va maneggiato con cura!
Continuando la vostra esplorazione, incontrerete il vestibolo vaginale. È una zona della vulva compresa tra le piccole labbra, che ospitano in alto il glande del clitoride, l’orifizio uretrale esterno (da cui esce l’urina) e l’orifizio vaginale, cioè la porta d’ingresso della vagina.
L’orifizio vaginale, poi, è circondato dall’imene, o corona vaginale: alcune di voi non lo vedranno, altre sì; è una membrana che ricopre in parte l’apertura esterna della vagina e che “separa” il vestibolo della vagina dalla vagina stessa. Non si trova in profondità come molti pensano, si presenta come una specie di piega e, nella stragrande maggioranza delle donne, ha almeno un’apertura che consente la fuoriuscita del sangue mestruale e l’ingresso nella vagina. Come ogni altra parte del corpo, cambia nel tempo (si atrofizza con l’età) e ha consistenze e forme diverse da donna a donna. Può essere più o meno elastico e più o meno spesso, rosa o biancastro, a forma di mezzaluna, di anello, può avere uno o più fori o non averne affatto; può anche non esserci.
L’IMENE
L’imene non è assolutamente un “tappo” che chiude la vagina, anzi: quando ricopre l’intera apertura vaginale è un problema perché il sangue mestruale non può defluire e la penetrazione o non può avvenire o provoca sanguinamenti. In genere la situazione si risolve con un piccolo intervento.
Dato che l’imene non “ottura” la vagina, non è nemmeno qualcosa che si può “rompere una volta per tutte” o “stappare”. Visto che nella maggior parte dei casi ha già almeno un’apertura, non può essere lacerato irrimediabilmente né da un pene, né da un assorbente interno, né da un dito, né da qualsiasi altra cosa. Quando si prova a inserire qualcosa nella vagina possono crearsi piccole lesioni nel tessuto, ma la membrana – per la sua forma o per l’elevata elasticità – può anche non portarne alcuna traccia. La prima volta che viene sollecitata per lasciar entrare un pene o altro può esserci un sanguinamento, ma non è la regola: le donne che sanguinano non sono la maggioranza e se capita è per via della particolare rigidità o forma della membrana. Infine, la prima penetrazione può essere dolorosa, ma di solito il dolore che si prova è legato al fatto che si contraggono i muscoli della vagina, per l’agitazione e per la novità.
Visto che la parola “imene” si porta dietro un bagaglio di informazioni false, pregiudizi e miti che riguardano il concetto di “verginità” – un concetto da superare –, nel 2009 un’associazione svedese che si occupa di educazione sessuale ha proposto di cambiarne il nome in “corona vaginale”, che lo descrive in modo più neutro e più accurato.
Nella parte bassa del vestibolo vaginale, ai lati dell’orifizio vaginale, posizionate internamente e quindi non visibili, troviamo due piccole formazioni ovali, che si chiamano ghiandole di Bartolini. Producono un liquido vischioso che contribuisce – in piccola parte – alla lubrificazione durante l’attività sessuale. Purtroppo sono per lo più famose per via delle cisti che si formano se si ottura il tubicino che conduce il liquido all’esterno. Anche in questo caso il problema si può risolvere facilmente con un semplice intervento chirurgico.
Il perineo, infine, è il tratto che va dalla base dell’orifizio vaginale all’ano: la parte che poggia sul sellino della bicicletta, per intenderci meglio. Anche in questo punto, come attorno all’ano, possono crescere peli. È un’area estremamente sensibile e i muscoli pelvici connessi a questa zona sono molto importanti per la salute sessuale e per il nostro piacere: costituiscono la struttura muscolare di contenimento e sostegno dei genitali interni, della vescica e dell’intestino. Il perineo è l’ultima parte visibile ed esterna del nostro apparato genitale, l’ultima che vedrete nello specchio, ma come dicevamo il nostro apparato ha molte parti nascoste.
La prima, lo si indovina facilmente, è la vagina: un canale decisamente elastico, che collega il collo dell’utero alla vulva. Quando siamo in piedi, la vagina si estende in alto e leggermente indietro, tra l’uretra nella parte anteriore e il retto nella parte posteriore. A riposo è lunga tra i 7 e i 9 centimetri, ma le sue dimensioni variano molto: quando siamo eccitate si può allungare e allargare nella parte più profonda. Può cambiare dimensioni grazie ad alcune pieghette interne, che formano una sorta di soffietto quando la vagina è a riposo, ma che si dilatano e si espandono durante l’eccitazione.
L’altro organo che capita spesso nei nostri discorsi è l’utero, un organo muscolare cavo, che si trova tra la vescica e il retto. È a forma di pera capovolta e lungo circa 8-9 centimetri. Ha un rivestimento interno, l’endometrio, che aumenta di spessore durante la prima parte del ciclo ovarico, cioè nei giorni che passano tra l’ultima mestruazione e l’ovulazione. Se durante l’ovulazione non avviene la fecondazione (più facilmente: se non rimaniamo incinte) l’endometrio si sfalda, dando origine alla mestruazione.
Il collo dell’utero è la parte più bassa di questa “pera capovolta” e sporge nella vagina. Le pareti del collo dell’utero normalmente combaciano tra di loro e attraverso l’orifizio del collo dell’utero – un’apertura molto stretta – consentono il passaggio soltanto delle mestruazioni (in uscita dall’utero) e degli spermatozoi contenuti nel liquido seminale (in entrata nell’utero), casomai abbiate un rapporto sessuale penetrativo in cui è coinvolto un pene. Non c’è modo che un pene (o un vibratore, o un sex toy) entri nell’utero! Per completezza: l’unico caso in cui le pareti del collo dell’utero non combaciano tra loro è il momento in cui una donna incinta è pronta per partorire, oppure quando durante una gravidanza si crea uno “scollamento” che mette a rischio la gravidanza stessa.
Abbiamo poi le ovaie, due organi di forma ovale della grandezza di una mandorla, disposte ai lati dell’utero sotto le tube di Falloppio. Hanno una funzione riproduttiva, perché formano gli ovociti (quelli che chiamiamo ovuli, un po’ impropriamente), ma hanno anche una funzione endocrinologica, perché producono vari tipi di ormoni sessuali (estrogeni, androgeni, progesterone).
È importante sapere che ognuna di noi nasce con una cosiddetta “riserva ovarica”, espressione che usiamo per indicare la quantità di ovuli che avremo a disposizione nella nostra vita. Considerando che gli ovuli non maturano ...

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