Racconti di Pietroburgo
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Racconti di Pietroburgo

  1. 231 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Racconti di Pietroburgo

Informazioni su questo libro

Pietroburgo città-miraggio, città cupa e ostile, dove tutto e allucinazione e menzogna, dove lo spazio stagnante e l'oppressione dell'ambiente sociale travolgono gli "umiliati e offesi", i piccoli funzionari, gli artisti emarginati, portandoli ora alla follia, ora al suicidio. Nel realismo grottesco gogoliano, l'elemento fantastico e l'elemento reale slittano e cambiano continuamente di posto: il naso dell'assessore di collegio Kovalev aspira di colpo a una vita autonoma, mettendo nei guai il suo possessore; il povero impiegatuccio Akakij Akakievi? viene derubato del suo cappotto e ritorna come un fantasma per vendicarsi. "Il mondo di Gogol' e capovolto."

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2011
Print ISBN
9788817170383
eBook ISBN
9788858614624
RACCONTI DI PIETROBURGO
PROSPETTIVA NEVSKIJ
Non c’è nulla di meglio della prospettiva Nevskij, perlomeno a Pietroburgo; per la città vuol dir tutto. Di cosa non brilla questa via – splendore della nostra capitale! Io so che nessuno dei suoi pallidi e impiegatizi abitanti scambierebbe la prospettiva Nevskij con tutto l’oro del mondo. Non solo chi ha venticinque anni d’età, degli splendidi baffi e un soprabito cucito a meraviglia, ma persino colui al quale spuntano dei peli bianchi sul mento e che ha la testa liscia come un piatto d’argento va in estasi per la prospettiva Nevskij. E le signore! Oh, alle signore la prospettiva Nevskij piace ancor di più. Ma del resto a chi non piace? Appena imbocchi la prospettiva Nevskij, subito senti aria di passeggiata. Anche se hai qualche affare importante e urgente, appena vi avrai messo piede dimenticherai certamente qualsiasi impegno. Questo è l’unico posto dove la gente non si mostri per necessità, dove non la spingano il bisogno e l’interesse mercantile che avviluppano tutta Pietroburgo. Un uomo incontrato sulla prospettiva Nevskij pare meno egoista che in via Morskaja, Gorochovaja, Litejnaja o Meščanskaja, e nelle altre vie dove l’avidità, l’interesse e il bisogno si riflettono sulla gente che cammina o sfreccia in carrozze e calessini. La prospettiva Nevskij è il principale mezzo di comunicazione di Pietroburgo. Qui l’abitante della Peterburgskaja Storona o di Vyborg, che da diversi anni non va a trovare il suo amico a Peski o dalle parti della barriera di Mosca, può star certo che non mancherà d’incontrarlo. Nessun annuario degli indirizzi o ufficio informazioni fornirà notizie attendibili come la prospettiva Nevskij. Onnipossente prospettiva Nevskij! Unico svago di Pietroburgo, così povera di passeggiate! Come sono accuratamente spazzati i tuoi marciapiedi e, Dio! quanti piedi vi hanno lasciato le loro impronte! Il goffo stivalone infangato del soldato in congedo, sotto il peso del quale il granito stesso pare incrinarsi, la scarpetta minuscola, lieve come il fumo, di una giovane dama che volge la testolina verso le vetrine splendenti di un negozio, così come un girasole la volge verso il sole, e la tinniente sciabola dell’aspirante di belle speranze, che vi incide un graffio netto, – qui pienamente si sfoga la potenza della forza o la potenza della debolezza. Che rapida fantasmagoria vi si compie nel corso di una sola giornata! Quanti mutamenti subisce nel giro di sole ventiquattr’ore! Cominciamo dalla mattina presto, quando tutta Pietroburgo odora di pani caldi appena sfornati ed è piena di vecchie in abiti e mantelli laceri, che danno l’assalto alle chiese e ai passanti compassionevoli. Allora la prospettiva Nevskij è vuota: i robusti proprietari di negozi e i loro commessi dormono ancora nelle loro camicie di tela d’Olanda, oppure si insaponano la nobile guancia e bevono il caffè; i mendicanti si radunano davanti alle porte delle pasticcerie, dove un assonnato Ganimede, che ieri volava come una mosca portando tazze di cioccolata, si affaccia con una scopa in mano, senza cravatta, per gettar loro dolci raffermi e avanzi. Per le vie arranca la gente utile: talvolta la attraversano dei contadini russi che si affrettano al lavoro, con certi stivali imbrattati di calce che neppure il canale di Caterina, noto per la sua limpidezza, sarebbe in grado di lavare. Di solito a quest’ora non sta bene che le signore vadano a passeggio, perché il popolo russo ama far uso di espressioni così forti, che certo neppure a teatro le dame ne sentiranno di simili. Talvolta un impiegato assonnato percorrerà la via lentamente con la borsa sotto il braccio, se la strada per il dipartimento passa per la prospettiva Nevskij. Si può dire decisamente che a quest’ora, cioè fino alle dodici, la prospettiva Nevskij non rappresenta per nessuno un fine, ma costituisce solo un mezzo: piano piano si riempie di persone che hanno le loro occupazioni, le loro cure, i loro grattacapi, ma che a lei non pensano affatto. Il contadino russo parla di dieci copeche o di sette soldi di rame, i vecchi e le vecchie agitano le braccia o parlano da soli, talvolta con gesti piuttosto sorprendenti, ma nessuno li ascolta e ride di loro, tranne forse i garzoni in grembiuli di tela grezza, con in mano bottiglioni vuoti o stivali pronti, che corrono come fulmini per la prospettiva Nevskij. A quest’ora, qualunque cosa indossiate, anche se avete in capo un berrettino al posto del cappello, anche se il colletto vi sporge troppo aperto dalla cravatta, nessuno se ne accorgerà.
Alle dodici sulla prospettiva Nevskij fanno scorrerie gli istitutori di tutte le nazionalità con i loro pupilli dai colletti di batista. I Jones inglesi e i Coque francesi camminano tenendo per mano i pupilli affidati alla loro paterna sollecitudine, e con dignitosa serietà spiegano loro che le insegne sui negozi si mettono affinché per loro tramite si possa sapere che cosa si trova nei negozi medesimi. Le governanti, miss pallide e slave rubiconde, camminano maestosamente dietro le loro fanciulline leggere e sventate, ordinando loro di alzare di più una spalla e di tenersi più diritte; in breve, a quest’ora la prospettiva Nevskij è una prospettiva Nevskij pedagogica. Ma con l’avvicinarsi delle due diminuisce sempre di più il numero degli istitutori, dei pedagoghi e dei bambini: finché sono soppiantati dai loro teneri genitori, che passeggiano sottobraccio alle loro amiche fragili di nervi, sgargianti e multicolori. A poco a poco si uniscono alla loro compagnia tutti quelli che hanno terminato occupazioni domestiche piuttosto importanti, come: scambiare col proprio medico quattro chiacchiere sul tempo e su un foruncoletto spuntato sul naso; informarsi della salute dei cavalli e dei propri figlioli, che del resto dimostrano grandi attitudini; leggere un annuncio e un articolo importante sui giornali a proposito di chi arriva e chi parte; e infine bere una tazzina di caffè e di tè; a essi si uniscono anche quelli a cui un destino invidiabile ha assegnato il titolo benedetto di funzionari con incarichi speciali. A essi si uniscono anche quelli che lavorano al Ministero degli Esteri e si distinguono per la nobiltà delle loro occupazioni e abitudini. Dio mio, che incarichi e uffici meravigliosi esistono mai! Come elevano e deliziano l’animo! Ma, ahimè, io non lavoro in un ufficio e devo così rinunciare al piacere di vedermi oggetto delle squisite attenzioni dei superiori. Qualunque cosa incontriate sulla prospettiva Nevskij è piena di decoro: uomini in lunghe finanziere, con le mani infilate nelle tasche, signore in redingote e cappellini di raso rosa, bianco e azzurro-pallido. Qui incontrerete basette uniche, lasciate crescere con straordinaria e incredibile arte giù giù oltre la cravatta, basette di velluto, di raso, nere come lo zibellino o il carbone, ma, ahimè, prerogativa del solo Ministero degli Esteri. Agli impiegati degli altri dipartimenti la provvidenza ha negato le basette nere, ed essi devono, con loro gran disappunto, portarne di rossicce. Qui incontrerete baffi fenomenali, che nessuna penna, nessun pennello ha mai ritratto; baffi a cui è consacrata la metà migliore della vita, – oggetto di lunghe veglie di giorno e di notte, baffi su cui si sono effusi i profumi e le fragranze più inebrianti, e che hanno unto tutte le più preziose e rare marche di pomate, baffi che per la notte vengono avvolti in sottile carta velina, baffi che sono oggetto della più commovente devozione dei loro proprietari e che i passanti invidiano. Migliaia di modelli di cappellini, vestiti, scialli – multicolori, leggeri, verso i quali l’attaccamento della proprietaria si conserva per ben due giorni di fila – abbaglieranno chiunque sulla prospettiva Nevskij. Sembra che un intero mare di farfalle si sia levato a un tratto dagli steli e ondeggi come una nube iridescente sopra i neri scarabei che sono gli uomini. Qui incontrerete certi vitini che non avete mai neppure sognato: vitini sottili, stretti, non più grossi di un collo di bottiglia, imbattendovi nei quali vi farete rispettosamente da parte, per non urtarli inavvertitamente con un gomito scortese; il vostro cuore sarà invaso dal timore e dalla paura che, chi lo sa, perfino un vostro respiro imprudente possa spezzare quell’opera incantevole della natura e dell’arte. E quali maniche incontrerete sulla prospettiva Nevskij! Ah, che delizia! Assomigliano un poco a due palloni aerostatici, tanto che la dama si solleverebbe di colpo in aria, se non la trattenesse il cavaliere; perché una dama si solleva in aria facilmente e piacevolmente come un bicchiere pieno di champagne portato alla bocca. In nessun luogo incontrandosi ci si saluta con tanta distinzione e disinvoltura come sulla prospettiva Nevskij. Qui incontrerete un sorriso inimitabile, un sorriso che è il vertice dell’arte, che di volta in volta potrà farvi sciogliere di piacere, oppure potrà indurvi ad abbassare il capo sentendovi a un tratto più umili dell’erba, o invece a sollevarlo, credendovi più alti della guglia dell’Ammiragliato. Qui incontrerete gente che parla del concerto o del tempo con straordinaria signorilità e senso della propria dignità. Qui incontrerete mille caratteri e fenomeni incomprensibili. Creatore! Che strani caratteri s’incontrano sulla prospettiva! C’è una quantità di gente che incontrandovi non mancherà di guardarvi le scarpe, e quando sarete passati si volterà per guardarvi le falde del soprabito. Non sono ancora riuscito a capire da cosa dipenda. All’inizio pensavo che fossero ciabattini, ma non era affatto così: per la maggior parte sono impiegati in vari dipartimenti, molti di loro sanno scrivere magnificamente un rapporto da un ufficio a un altro; oppure sono persone dedite alle passeggiate e alla lettura dei giornali nei caffè, – in una parola per la maggior parte è tutta gente perbene. In quest’ora benedetta dalle due alle tre del pomeriggio, che si può chiamare il centro, la capitale della prospettiva Nevskij, si svolge la principale esposizione di tutte le migliori opere dell’uomo. Uno mostra un soprabito elegante col bavero del miglior castoro, un altro un magnifico naso greco, un terzo porta splendide basette, una quarta un paio di graziosi occhietti e un cappellino sorprendente, un quinto un anello con un talismano sul mignolo elegante, una sesta un piedino calzato di una scarpetta incantevole, un settimo una cravatta che suscita lo stupore, un ottavo dei baffi che lasciano a bocca aperta. Ma suonano le tre, e l’esposizione finisce, la folla si dirada... Alle tre c’è un nuovo mutamento. Sulla prospettiva Nevskij arriva di colpo la primavera: tutta la via si ricopre di impiegati in uniformi verdi. Gli affamati consiglieri titolari, quelli di corte1 e d’altre classi cercano con tutte le loro forze di affrettare il passo. I giovani protocollisti di collegio, i segretari di governatorato e di collegio2 si affrettano ad approfittare del tempo rimasto per passeggiare per la prospettiva Nevskij con un portamento che mostri che non sono affatto rimasti seduti per sei ore in ufficio. Ma i vecchi segretari di collegio, i consiglieri titolari e di corte camminano in fretta a capo chino: hanno altro da fare che occuparsi di osservare i passanti: non si sono ancora completamente distaccati dalle loro preoccupazioni; nella loro testa c’è il caos e un intero archivio di pratiche incominciate e non finite; e per molto tempo invece di un’insegna i loro occhi vedranno un classificatore pieno di documenti o il volto grasso del capufficio.
A partire dalle quattro la prospettiva Nevskij è vuota, e difficilmente vi incontrerete anche un solo impiegato. Una sartina correrà dal negozio attraverso la prospettiva Nevskij con una scatola in mano; una qualche misera vittima di un ufficiale giudiziario filantropo, gettata sul lastrico in un cappotto di lana ruvida, un originale di passaggio, per il quale tutte le ore sono uguali, un’inglese lunga e alta con una borsettina e un libro in mano, un operaio di cooperativa, un tipo russo con un soprabito di mezzo-cotone dalla vita troppo alta, con la barbetta a punta, che vive tutta la vita alla svelta, in cui tutto si muove: schiena braccia gambe e testa, quando passa tutto ossequioso sul marciapiede, talvolta un modesto artigiano; non incontrerete nessun altro sulla prospettiva Nevskij.
Ma appena il crepuscolo cala sulle case e le vie, e una guardia, coperta con una stuoia, si arrampica sulla scala per accendere il fanale, mentre dalle basse vetrine dei negozi occhieggiano quelle stampe che non osano mostrarsi alla luce del sole, allora la prospettiva Nevskij si rianima e comincia a muoversi. Giunge l’ora misteriosa in cui le lampade danno a tutto una luce ingannevole e magica. Allora incontrerete moltissimi giovanotti, per lo più scapoli, in soprabiti pesanti e cappotti. A quest’ora si avverte uno scopo, o meglio qualcosa di simile a uno scopo, qualcosa di sommamente inconsapevole; i passi di tutti si affrettano e diventano in generale molto ineguali. Lunghe ombre balenano lungo i muri e il selciato e quasi raggiungono con le loro teste il Ponte della Polizia. I giovani protocollisti di collegio, i segretari di governatorato e di collegio passeggiano per un bel pezzo; ma i protocollisti di collegio anziani, i consiglieri titolari e di corte per lo più restano a casa, o perché sono uomini ammogliati, o perché le cuoche tedesche che vivono da loro preparano eccellenti pranzetti. Qui incontrerete dei vecchi rispettabili che alle due hanno passeggiato per la prospettiva Nevskij con tanta importanza e con così stupefacente nobiltà. Li vedrete correre proprio come i giovani protocollisti di collegio per sbirciare sotto il cappellino di una dama intravista da lontano, le cui labbra e guance grasse, abbondantemente spalmate di rossetto, piacciono tanto a molti passeggiatori, e soprattutto ai commessi, agli artigiani, ai mercanti, che coi loro soprabiti di foggia tedesca passeggiano sempre a interi gruppi e di solito tenendosi a braccetto.
«Ferma!» gridò in quel momento il tenente Pirogov, dando uno strattone a un giovanotto in frac e mantello che camminava con lui. «L’hai vista?»
«L’ho vista: meravigliosa, una vera Bianca del Perugino.»
«Ma di chi stai parlando?»
«Di lei, quella coi capelli scuri. E che occhi! Dio, che occhi! Tutto l’atteggiamento, e i contorni, e il disegno del viso – una meraviglia!»
«Ti sto parlando della biondina che è andata da quella parte dietro di lei. Ma perché non segui la bruna, se ti è tanto piaciuta?»
«Ma cosa dici!» esclamò arrossendo il giovanotto in frac. «Come se fosse una di quelle che passeggiano di sera per la prospettiva Nevskij; dev’essere una dama dell’alta aristocrazia», proseguì con un sospiro, «solo il suo mantello costerà ottanta rubli!»
«Ingenuo!» gridò Pirogov, spingendolo a forza dalla parte dove svolazzava quel mantello sgargiante. «Fila, salame, o te la farai scappare! Io intanto seguirò la bionda.»
I due amici si separarono.
«Vi c...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Occhiello
  3. Frontespizio
  4. Introduzione
  5. Cronologia
  6. Bibiliografia
  7. Racconti di Pietroburgo
  8. Note
  9. Sommario