La storia delle storie dell'arte
  1. 528 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Emergono i profili dei tanti metodi messi in campo per analizzare e interpretare le opere, dall'attribuzione all'iconografia e all'iconologia, dalla critica formalista alla storia sociale dell'arte, dalla ricerca ancorata ai documenti a quella ispirata alla storia delle idee, delle religioni, della cultura, fino all'assunzione di modelli attenti all'antropologia come alle scienze naturali. Un volume che mancava ma di cui si avvertiva la necessità perché, tenendo presente che il mestiere dello storico dell'arte è differente da quello del filosofo di estetica e del teorico, sono stati riannodati gli aspetti del lavoro piú squisitamente storiografico con tutte quelle sollecitazioni attivate dagli stessi oggetti di studio. Le autrici hanno ricostruito infatti la proficua simbiosi tra la scrittura e il lavoro sul campo nei musei, nei territori, nel mercato, nelle collezioni private, nelle esposizioni, nelle scelte di tutela e di restauro. Tutte attività che hanno concorso a valorizzare, conservare e trasmettere alle generazioni a venire la ricchezza di un patrimonio identitario.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2014
Print ISBN
9788806214616
eBook ISBN
9788858417072
Argomento
Arte
Categoria
Arte generale

ORIETTA ROSSI PINELLI

Le storie dell’arte dopo il ’68

1. Verso un’egemonia anglo-americana.

«Il Sessantotto piombò come un uragano su un assetto sociale nel quale lo stesso impetuoso sviluppo economico, sia pure diseguale e contraddittorio […] stava producendo fermenti e semi di ribellione»1. L’uragano si esaurí rapidamente, ma il desiderio di cambiamento coinvolse a lungo le culture occidentali. Tra i primi paesi gli Stati Uniti, attraversati dalla rivolta delle giovani generazioni contro la guerra in Vietnam. Luci, ombre, contraddizioni, speranze si sovrapposero e si incrociarono nei diversi paesi con differente intensità. Le discipline umanistiche, al pari di tanti altri aspetti culturali, ne vennero investite per quasi due decenni. Le università aumentarono di numero e si ampliarono le fasce sociali che ne fruirono, a cominciare dalla Gran Bretagna. Aumentò, di conseguenza, anche il numero degli storici dell’arte. Gli indirizzi di ricerca si diversificarono ulteriormente rispetto al passato, animati a volte da impulsi radicali, spesso anche da tensioni ideologiche.
Piú o meno dovunque, e certamente nel mondo anglo-americano, entrò in crisi la filologia attributiva in quanto “troppo” organica al “mercato”, essendo ormai il mercato un sinonimo di “capitalismo”2. Naturalmente non scomparvero validissime figure di filologi come, ad esempio, il britannico Philip Pouncey (1910-1990), esperto di arte italiana3. Alla “critica”, cui toccò un ruolo di secondo piano nel campo dell’informazione giornalistica, fu preferita la “storia”. Il formalismo di ascendenza crociana e il purovisibilismo non ebbero sorte migliore, troppo connessi a una ormai desueta dimensione spirituale dell’arte. Poca attenzione anche alle personalità degli artisti. Ampia fortuna invece la ebbero le ricerche sulla storia sociale e culturale delle arti, sull’iconologia che prediligeva i contesti, sulla ricezione che coinvolgeva il pubblico. Non troppo di veramente nuovo. Cresceva essenzialmente il favore diffuso per quel genere di ricerche e nei confronti dell’impegno interdisciplinare. Soprattutto le nuove leve di storici dell’arte attinsero energie e sollecitazioni sia dalla storiografia dei maestri che maggiormente avevano innovato, da Gombrich a Panofsky, a Warburg, a Schapiro, Antal, Blunt, Meiss, sia da antropologi, storici, filosofi e sociologi. La scuola delle «Annales», per citare un caso, negli anni Settanta era divenuta un punto di riferimento per tutte le branche delle scienze umane. Ai capostipiti Lucien Febvre e Marc Bloch si era aggiunto Fernand Braudel (1902-1985), la seconda generazione di quella fertilissima tradizione. La cultura materiale, la persistenza di schemi mentali nei tessuti sociali in trasformazione, l’attenzione per le aree geografiche connotate da differenti culture, sollecitarono – con molti adattamenti – l’articolazione delle procedure di indagine anche tra gli storici dell’arte.
Si moltiplicarono gli interessi per le accademie, il mercato, il collezionismo, i musei, il restauro, la serialità, la falsificazione. A questi soggetti, però, si affiancarono ambiti quasi per nulla sondati in precedenza e venati da istanze contestatrici nei confronti della disciplina. Una visione delle arti incardinata nei movimenti femministi in forte ascesa in quei decenni; le interferenze tra culture popolari e culture alte; lo studio della funzione delle immagini in una chiave che esulava dai fattori artistici. Questi ultimi campi di ricerca ebbero seguito soprattutto in area anglo-americana con contributi anche da parte di studiosi tedeschi. Minori consensi in Italia e anche in Francia. Eppure uno degli studiosi divenuto quasi carismatico per i paladini delle nuove tendenze fu proprio il francese Michel Foucault (1926-1984), sia per i temi affrontati che per le indicazioni di metodo. Con i suoi scritti, a cominciare da Le mots et les choses (1966), L’archéologie du savoir (1969), Surveiller et punir (1975), non solo aprí le ostilità nei confronti della storia delle idee, ma instaurò un modo di affrontare soggetti come la medicina, l’economia politica, la sessualità, il carcere, non in quanto scienze o come istituzioni ma nella loro identità di testi, “discorsi” da descrivere, entro cui penetrare per coglierne i gangli, le motivazioni, le finalità piú nascoste. “Monumenti” e non documenti.
Con tutte le contraddizioni, i dissensi o i consensi del caso, i fermenti piú consistenti coinvolsero, quindi, gli storici dell’arte statunitensi e britannici. Con gli anni Sessanta si era definitivamente compiuta l’osmosi tra la storiografia artistica degli immigrati mitteleuropei e gli anglo-americani. Alla ribalta si affacciava una generazione plasmata da quel clima ricco di proposte. I centri di ricerca si imposero a livello internazionale, divenendo proficui luoghi di incontro tra studiosi di varie tendenze e diversi paesi. Al Warburg Institute di Londra, negli USA si aggiunsero – oltre al già prestigioso Institute for Advanced Study di Princeton – il Center for Advanced Study in the Visual Arts (Casva, 1979) di Washington per lo studio delle arti in tutto il mondo e in ogni epoca, e nel 1983 il Getty Center (poi Getty Research Institute) a Santa Monica, California. Inoltre si intensificarono gli scambi tra gli studiosi dei due paesi di lingua inglese. Anche le piú prestigiose case editrici cominciarono a operare in entrambe le nazioni. Per i musei la contaminazione tra le due culture fu piú lenta. Negli USA, pur con forti diversificazioni da Stato a Stato, si trattava di istituzioni in continuo movimento, ampliamento, contrazione, scomparsa, accorpamento, apertura a quanto di piú innovativo venisse individuato sul piano della comunicazione. In Gran Bretagna la gratuità dell’accesso e il prestigio storico delle singole istituzioni concorsero a rendere i musei strutture mol...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La storia delle storie dell'arte
  3. Introduzione di Orietta Rossi Pinelli
  4. La storia delle storie dell’arte
  5. ORIETTA ROSSI PINELLI - Le arti del disegno (1550-1590)
  6. MARIA BEATRICE FAILLA - Il governo della vista e il primato dell’invenzione (1590-1640)
  7. MARIA BEATRICE FAILLA - L’inganno dell’occhio e l’artificio barocco (1640-1680)
  8. CHIARA PIVA - La Repubblica delle Lettere e il dibattito sul metodo storico (1681-1814)
  9. SUSANNE ADINA MEYER - Epoche, nazioni, stili (1815-1873)
  10. SUSANNE ADINA MEYER - La storia dell’arte tra Nationbuilding e studio della forma (1873-1912)
  11. ORIETTA ROSSI PINELLI - La disciplina si consolida e si specializza (1912-1945)
  12. ORIETTA ROSSI PINELLI - Diaspore e rinascite intorno al 1945
  13. ORIETTA ROSSI PINELLI - Le storie dell’arte dopo il ’68
  14. Elenco dei nomi
  15. Il libro
  16. L’autore
  17. Dello stesso autore
  18. Copyright