PER NON SBAGLIARE
Prontuario di punteggiatura,
ortografia e grammatica
Cosa stai a scrivere se non hai la più pallida idea di come si usano la virgola e l’apostrofo, e se fai un errore di ortografia ogni dieci parole? Anche quando parli si capisce che non sai usare i pronomi e non sai fare il plurale dei nomi! Prima di iscriverti a una gara di nuoto, impara a nuotare, per favore.
Andrea Serristori
Come evitare gli errori più frequenti
•nell’uso della punteggiatura
•nell’uso delle iniziali maiuscole
•nell’ortografia
•nella divisione delle parole in sillabe
•nell’uso dell’accento
•nella pratica dell’elisione e del troncamento
•nell’uso della d eufonica
•nell’uso degli articoli, dei nomi, degli aggettivi, dei pronomi, dei verbi, degli avverbi, delle preposizioni e delle congiunzioni.
Griglia di controllo per l’autocorrezione di un testo
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Come si usa la punteggiatura
La punteggiatura o interpunzione è l’insieme dei segni convenzionali che servono a regolare e a scandire, nella pagina scritta, il flusso delle parole, delle frasi e dei periodi, in modo da riprodurre il più fedelmente possibile il ritmo e le intonazioni espressive del parlato e marcare i rapporti intercorrenti tra le parole (o i gruppi di parole) all’interno di una frase e tra le frasi all’interno di un periodo.
1.1 Il punto .
Il (o punto fermo) indica la pausa forte che conclude una frase o un periodo e segna uno stacco tra una parte e l’altra dell’esposizione. È sempre seguito dall’iniziale maiuscola e quando lo stacco tra una parte e l’altra del discorso è netto, perché si passa a trattare qualcosa di diverso o di nuovo, dall’a capo:
Sorvolando con l’aereo il golfo di Policastro, non si può fare a meno di ammirare il promontorio di capo Palinuro, che si protende maestoso nelle limpide acque blu cobalto del mar Tirreno. Da terra, invece, l’imponente capo si presenta con pareti a strapiombo, dove nidificano numerosi gabbiani e nibbi marini, mentre costeggiando il promontorio con un mezzo nautico si osservano numerose grotte a pelo d’acqua.
La leggenda vuole che Palinuro, nocchiere delle navi di Enea, sia caduto in mare proprio qui e che il suo spirito vaghi ancora in queste acque meravigliose. Ma, storie e leggende a parte, i fondali di Palinuro rappresentano sicuramente una delle mete subacquee più belle del Tirreno. Il «piatto forte» che caratterizza il promontorio di capo Palinuro sono proprio le sue grotte subacquee, alcune delle quali adatte ai neo-subacquei, e altre più impegnative riservate solamente agli esperti. La prima che si incontra uscendo dal porto è la grotta Azzurra, un grande «cavernone» passante, estremamente ricco di forme di vita. La grotta, che attraversa tutta la punta della Quaglia, presenta un passaggio subacqueo di una sessantina di metri circa e, all’ingresso, il fondale di una ventina di metri. All’interno non si è mai al buio, perché gli ingressi che lasciano intravedere il blu intenso del mare sono sempre visibili.
Guido Missori
Nella prosa giornalistica e in certa prosa letteraria, il punto fermo è spesso usato in sostituzione del punto e virgola e talora anche della virgola. Ciò comporta una semplificazione dell’espressività della punteggiatura perché elimina la sfumatura propria dei vari segni e, inoltre, determina una frammentazione del testo che finisce con il diventare stucchevole.
Il punto si usa anche:
■nelle abbreviazioni, sia quelle per compendio, che riproducono una o più lettere iniziali della parola: dott. (= «dottore»), ing. (= «ingegnere»), prof. (= «professore», prof, senza puntino, sostantivo maschile e femminile invariabile, non è una abbreviazione ma un accorciamento della parola intera, del tipo di «auto» per «automobile»); S.M. (= «Sua Maestà »), s.l.m. (= «sul livello del mare»), p. o pag. (= «pagina») con il raddoppiamento della consonante per indicare il plurale: pp. o pagg.; sia quelle per riduzione, che utilizzano solo consonanti, quella iniziale e una o più delle successive, come v. (= «vedi»), art. (= «articolo»), come s. o sg. (= «seguente») e ss. o sgg. (= «seguenti»); sia quelle per contrazione, che presentano una o più lettere iniziali e la sillaba finale, con il punto al centro, come f.lli (= «fratelli») e ill.mo (= «illustrissimo»). Quando la fine della frase o del periodo coincide con una abbreviazione, si usa un punto solo, che vale tanto come punto fermo che come puntino dell’abbreviazione: «Città del Messico è situata a 2300 metri s.l.m.»;
■nelle sigle: C.C. (= «Corpo Consolare»), D.L. (= «Decreto Legge»), D.D.L. o d.d.l. (= «disegno di legge»), G.U. (= «Gazzetta Ufficiale»), S.E. e O. (= «Salvo errori e omissioni», nelle fatture). Nel caso di alcune sigle molto diffuse e, soprattutto, in quelle che possono essere lette senza difficoltà come parole vere e proprie, il punto è stato abolito: CONI (= «Comitato Olimpico Nazionale Italiano»), CONSOB (= «Commissione Nazionale per le Società e la Borsa»), IPSOA (= «Istituto Postuniversitario per lo Studio dell’Organizzazione Aziendale»). Molte di esse, anzi, sono diventate vere e proprie parole e nessuno ricorda più che fossero sigle: è il caso di Rai (= «Radio Audizioni Italiane») e di Fiat (= «Fabbrica Italiana Automobili Torino») che quasi nessuno scrive più RAI e FIAT e tanto meno R.A.I. e F.I.A.T. Il punto non si usa nelle sigle automobilistiche (MI, CO, TO, NA, PA, CA). Non si usa neanche nei termini della fisica, della metrologia e della chimica, che non sono né abbreviazioni né sigle ma simboli: m (= metro), m³ (= metro cubo), km (= chilometro) g (= grammo), e (= carica elettrica dell’elettrone), Ag ...