
eBook - ePub
Dracula (Einaudi)
Traduzione di Marina De Luca e John Irving. Introduzione di Tommaso Pincio
- 512 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Dracula (Einaudi)
Traduzione di Marina De Luca e John Irving. Introduzione di Tommaso Pincio
Informazioni su questo libro
Ultimo grande romanzo gotico, Dracula è un'opera a confine tra due mondi. Tra le nebbie di Londra e la lugubre Transilvania, ad affrontarsi non sono soltanto il professor Van Helsing e il leggendario Conte ma universi che incarnano valori contrapposti: l'amore e la morte, la scienza e la superstizione, il futuro e il passato, il male e il bene, in un gioco continuo di riflessi.
Un romanzo che non manca di metterci a confronto con i nostri piú profondi misteri primordiali. Perché, come dice Stephen King, « Dracula umanizza l'idea del male che arriva dall'esterno rendendolo cosà familiare che possiamo perfino toccarlo con mano».
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Dracula (Einaudi) di Bram Stoker, Marina De Luca, John Irving, Marina De Luca,John Irving in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788806231262eBook ISBN
9788858405826Capitolo dodicesimo
Diario del dott. Seward.
18 settembre Mi sono immediatamente diretto a Hillingham e sono arrivato presto. Ho lasciato la carrozza da nolo al cancello e mi sono incamminato da solo per il viale. Ho bussato piano e ho suonato il campanello con la maggior delicatezza possibile, poiché avevo paura di disturbare Lucy o sua madre e speravo di richiamare alla porta soltanto una cameriera. Dopo un po’, non avendo ottenuto risposta, ho di nuovo bussato e suonato il campanello: nessuno. Ho inveito contro la pigrizia delle cameriere che ho immaginato fossero ancora a letto a un’ora simile – erano già le dieci – e cosà ho suonato e bussato un’altra volta, ma questa con piú impazienza. Di nuovo nessuna risposta. Fino a quel momento avevo soltanto biasimato le cameriere, ma ora cominciavo a essere assalito da terribili timori. Questa desolazione non era forse solo un altro anello di quella catena di distruzione che sembrava stringersi attorno a noi? Regnava forse ormai la morte in quella casa in cui ero arrivato troppo tardi? Sapevo che ogni minuto, persino ogni secondo di ritardo avrebbe significato ore di pericolo per Lucy, se ella avesse di nuovo avuto una delle sue spaventose ricadute; ho fatto allora il giro della casa per vedere se mi riusciva di trovare una qualsiasi possibilità di entrata.
Non ho trovato vie d’accesso. Tutte le finestre e tutte le porte erano chiuse a chiave e io, perplesso, sono ritornato verso il portico. In quel mentre ho inteso il rapido scalpiccio di un cavallo che si avvicinava rapidamente. Al cancello si è fermato, e qualche secondo piú tardi ho incontrato Van Helsing che correva lungo il viale. Quando mi ha visto, ha detto boccheggiante: «Allora eravate voi, e siete appena arrivato. Come sta lei? È troppo tardi? Non avete ricevuto il mio telegramma?»
Ho risposto, in fretta e cercando di essere coerente, che avevo ricevuto il telegramma soltanto quella mattina presto e non avevo perso un minuto, ero arrivato qui, e non ero riuscito a farmi sentire da nessuno all’interno. Si è fermato, e sollevando il cappello ha detto, deciso: «Allora ho paura che è troppo tardi. Sia fatta la volontà di Dio». Con la sua solita capacità di recupero ha proceduto: «Venite. Se non c’è passaggio per entrare dobbiamo fare uno. Il tempo è tutto per noi ora».
Siamo andati sul retro della casa dove si affacciava la finestra della cucina. Il professore ha preso dalla valigetta una piccola sega chirurgica e, consegnandomela, mi ha indicato le sbarre di ferro che proteggevano il vetro. Le ho attaccate immediatamente e ben presto ne ho segate tre. Poi, con un lungo coltello sottile abbiamo spinto indietro il gancio e abbiamo aperto la finestra. Ho aiutato il professore a entrare e l’ho seguito. Non c’era nessuno né in cucina né nella stanza delle cameriere, che si trovava subito accanto. Proseguendo abbiamo guardato in tutte le stanze fino a che, nella sala da pranzo, appena illuminata dalla luce che filtrava dalle imposte chiuse, abbiamo scorto quattro cameriere distese sul pavimento. Non potevamo pensare che fossero morte perché il loro respiro affannato e l’odore acre di laudano nella stanza non lasciavano dubbi circa le loro condizioni. Van Helsing e io ci siamo guardati, e mentre andavamo avanti egli ha detto: «A loro possiamo pensare piú tardi». Siamo quindi saliti nella camera di Lucy. Ci siamo fermati qualche istante in ascolto alla porta, ma non abbiamo sentito alcun rumore. Bianchi in volto e con mani tremanti abbiamo aperto delicatamente la porta e siamo entrati nella stanza.
Come posso descrivere quello che abbiamo visto? Adagiate sul letto c’erano due donne, Lucy e sua madre. Quest’ultima si trovava piú verso il centro del letto, ed era coperta da un lenzuolo bianco, un’estremità del quale era stata sospinta indietro dalla corrente che entrava dalla finestra rotta mettendo in mostra il viso contratto e pallido, fisso in un’espressione di terrore. Accanto a lei giaceva Lucy, il viso pallido e ancora piú contratto. I fiori che aveva portato attorno al collo erano sul petto della madre, e la sua gola scoperta metteva in evidenza le due piccole ferite che avevamo notato in precedenza, ma che ora sembravano orribilmente bianche e slabbrate. Senza una parola il professore si è chinato sul letto, il capo quasi a toccare il petto della povera Lucy; poi di scatto ha girato il capo come per mettersi in ascolto e, balzando in piedi, rivolto a me ha esclamato: «Non è ancora troppo tardi! Presto! Presto! Portate il brandy!»
Mi sono precipitato di sotto e sono ritornato col brandy, avendo l’accortezza di annusarlo e assaggiarlo nel caso anch’esso fosse stato drogato come lo sherry che avevamo trovato sul tavolo. Le cameriere respiravano ancora, ma con piú agitazione: ho quindi immaginato che il narcotico stesse per cessare il suo effetto. Non mi sono fermato per accertarmene, ma sono ritornato da Van Helsing. Come aveva fatto in un’altra occasione egli ha strofinato col brandy le labbra, le gengive, i polsi, i palmi delle mani di Lucy. Mi ha detto: «Posso fare questo, tutto quello che posso fare in questo momento. Voi andate e svegliate quelle cameriere. Sferzate il loro volto con un asciugamano bagnato e colpite deciso. Fate loro preparare calore, e fuoco, e un bagno caldo. Questa poveretta è quasi fredda quanto quell’altra accanto a lei. Ha bisogno di essere riscaldata prima che possiamo fare qualsiasi altra cosa».
Ci sono andato immediatamente e non ho avuto molte difficoltà a svegliare tre delle donne. La quarta era solo una ragazzetta, e su di lei il farmaco aveva evidentemente avuto un effetto maggiore; l’ho quindi sollevata e adagiata sul sofà e l’ho lasciata dormire. Le altre a tutta prima erano stordite, ma quando sono state in grado di ricordare hanno cominciato a piangere e singhiozzare in modo isterico. Sono stato duro con loro, non le ho lasciate parlare. Ho detto loro che aver perso una vita era già abbastanza, e se indugiavano ancora avrebbero sacrificato anche la vita della signorina Lucy. Piangendo e singhiozzando si sono cosà allontanate, mezze svestite com’erano, e sono andate a preparare il fuoco e l’acqua. Fortunatamente il fuoco in cucina e quello della caldaia erano ancora accesi, e l’acqua calda non mancava. Siamo riusciti a preparare un bagno e, dopo aver trasportato Lucy verso la vasca cosà come si trovava, ve l’abbiamo deposta. Mentre eravamo intenti a sfregare le sue membra per riscaldarla, qualcuno ha bussato alla porta di ingresso. Una delle cameriere è corsa via, si è messa di fretta qualche altro indumento addosso, e l’ha aperta. Quando è ritornata, ci ha sussurrato che c’era un gentiluomo venuto con un messaggio del signor Holmwood. Le ho intimato di dirgli semplicemente che avrebbe dovuto attendere, perché ora non potevamo vedere nessuno. È andata a riferire il messaggio e io, assorbito completamente da quel che stavamo facendo, mi sono scordato del tutto di lui.
In tutta la mia esperienza non ho mai veduto il professore lavorare con tale implacabile alacrità . Sapevo – come anch’egli sapeva – che si trattava di una battaglia all’ultimo sangue con la morte, e ho approfittato di una pausa per dirglielo. Mi ha risposto in un modo che non ho compreso, ma con l’espressione piú seria che il suo volto potesse assumere: «Se fosse tutto qui, mi fermerei dove sono ora e lascerei lei spegnersi in pace, perché non vedo luce di vita su suo orizzonte». Ha poi proseguito il suo lavoro con impeto e vigore maggiori – se possibile – che in precedenza.
Presto entrambi ci siamo resi conto del fatto che il calore cominciava ad avere effetto. Allo stetoscopio il cuore di Lucy batteva un pochino piú forte e i suoi polmoni avevano un movimento percettibile. Il volto di Van Helsing si è quasi illuminato; mentre la sollevavamo dalla vasca per avvolgerla in un drappo caldo per asciugarla, egli mi ha detto: «Prima vittoria è nostra. Scacco al re!»
Abbiamo portato Lucy in un’altra stanza preparata nel frattempo, l’abbiamo distesa sul letto, e le abbiamo fatto mandare giú qualche goccia di brandy. Ho notato che Van Helsing le annodava un morbido fazzoletto di seta alla gola. Ella era ancora senza conoscenza e stava molto male, forse come non l’avevamo mai vista.
Van Helsing ha fatto entrare nella camera una delle donne e le ha detto di rimanere con lei e di non toglierle gli occhi di dosso fino a che non fossimo ritornati; quindi, mi ha fatto cenno di uscire dalla camera.
«Dobbiamo consultarci sul da farsi», ha detto mentre scendevamo le scale. Arrivati nell’ingresso egli ha aperto la porta della sala da pranzo, siamo entrati, e l’ha richiusa con cura dietro di sé. Le imposte erano state aperte ma le tende erano ancora abbassate, in osservanza delle consuetudini che in caso di morte le donne inglesi delle classi piú umili osservano sempre rigidamente. La stanza di conseguenza era in penombra, ma la poca luce era comunque sufficiente ai nostri scopi. L’espressione estremamente seria di Van Helsing era in qualche modo ammorbidita da un’occhiata perplessa. Era evidente che qualcosa gli tormentava la mente, cosà sono rimasto in attesa fino a che egli ha detto: «Cosa facciamo adesso? A chi ci rivolgiamo per avere aiuto? Dobbiamo fare un’altra trasfusione di sangue, e subito, o la vita della povera ragazza durerà niente, neanche un’ora. Voi siete già esaurito; io anche esaurito. E ho paura di fidarmi di quelle donne, anche se esse hanno coraggio di sottoporsi. Come facciamo a trovare qualcuno che vuole aprire sue vene per lei?»
«Forse io, per qualche motivo, non vado bene?»
La voce proveniva dal sofà che si trovava all’estremità opposta della stanza e, al sentirla, il cuore mi si è riempito di sollievo e gioia, perché apparteneva a Quincey Morris. Van Helsing al primo udirne il suono ha avuto un sobbalzo d’irritazione, ma la sua espressione si è ammorbidita e i suoi occhi sono stati attraversati da un lampo di contentezza allorché io ho esclamato: «Quincey Morris!» e gli sono corso incontro a braccia tese.
«Cosa ti ha portato qui?» ho esclamato, mentre le nostre mani si incontravano.
«Suppongo che la causa sia Art».
Egli mi ha messo in mano un telegramma:
Non ho notizie di Seward da tre giorni, e sono molto in ansia. Non posso partire. Condizioni di papà stazionarie. Fammi sapere come sta Lucy. Fai presto.
HOLMWOOD
«Penso di essere arrivato proprio al momento giusto. Dovete solo dirmi cosa devo fare».
Van Helsing ha fatto un passo avanti e gli ha preso la mano; poi, guardandolo dritto negli occhi, ha detto: «Il sangue di un uomo coraggioso è la cosa migliore al mondo quando una donna è nei guai. Voi siete un uomo, non c’è dubbio. Ebbene, il diavolo può agire contro noi finché vuole, ma Dio manda noi uomini quando ne abbiamo bisogno».
Una volta ancora ha effettuato quella terribile operazione. Non mi sento di entrare nei dettagli. Lucy aveva subito un trauma terribile, e ne aveva risentito piú delle altre volte, poiché sebbene molto sangue entrasse nelle sue vene, il corpo non rispondeva al trattamento come nelle altre occasioni. La sua lotta per la vita era qualcosa di spaventoso a vedersi e a sentirsi. Tuttavia, l’azione di cuore e polmoni migliorava. Van Helsing ha fatto un’iniezione sottocutanea di morfina, come l’altra volta, e l’effetto è stato positivo. Il collasso si è trasformato in un sonno profondo. Il professore è rimasto a controllare, mentre io sono sceso insieme a Quincey Morris e ho mandato una delle cameriere a pagare i vetturini che erano rimasti fuori in attesa. Ho lasciato Quincey sdraiato dopo avergli fatto bere un bicchiere di vino, e ho detto alla cuoca di preparare una colazione sostanziosa. Poi, un pensiero mi ha attraversato la mente, e sono ritornato nella camera dove ora si trovava Lucy. Quando, in punta di piedi, sono entrato nella stanza, ho trovato Van Helsing con un paio di fogli di carta in mano. Evidentemente li aveva ben analizzati e ora stava riflettendo, seduto sul letto con una mano sulla fronte. Sul volto aveva un’espressione di torva soddisfazione, come qualcuno che avesse risolto un dubbio. Mi ha consegnato i fogli dicendo soltanto: «Sono caduti dal petto di Lucy quando l’abbiamo trasportata nella vasca».
Dopo averli letti, sono rimasto a guardare il professore e finalmente gli ho detto: «In nome di Dio, cosa significa tutto questo? Era forse, o è, impazzita? O di che sorta di orrendo pericolo si tratta?» Ero talmente sconcertato che non sapevo cos’altro dire. Van Helsing ha allungato la mano e ha ripreso i fogli dicendo: «Non preoccupatevi di questi per ora. Dimenticate loro. Al momento giusto saprete e capirete; ma questo sarà piú avanti. E ora, cos’era che siete venuto a dire me?» La sua domanda mi ha reso di nuovo cosciente della realtà dei fatti.
«Ero venuto a parlarvi del certificato di morte. Se noi non agiamo con prudenza e saggezza, potrebbe esserci un’inchiesta, e saremmo costretti a presentare anche quegli appunti. Ma io spero che non vi sia bisogno di un’inchiesta, perché di sicuro questo ucciderebbe la povera Lucy se qualcos’altro non la finisce prima. Io so, voi sapete, e il dottore che l’ha avuta in cura sa, che la signora Westenra era malata di cuore. Sul certificato possiamo dunque scrivere che è stato questo a portarla alla morte. Redigiamo subito il certificato, e lo consegnerò io stesso all’anagrafe. Poi, andrò all’impresa di pompe funebri».
«Oh, bene, mio amico John! Ben pensato! Davvero la signorina Lucy, se è infelice per i nemici che assalgono lei, almeno è felice per gli amici che la amano. Uno, due, tre, tutti hanno aperto loro vene per lei, oltre a un vecchio. Eh sÃ, lo so, amico John; non sono cieco! E vi sono ancora piú affezionato per questo. Andate ora».
Nell’ingresso ho incontrato Quincey Morris con un telegramma per Arthur nel quale gli comunicava la morte della signora Westenra e gli diceva che Lucy era stata malata ma ora si stava riprendendo, e che Van Helsing e io eravamo con lei. Gli ho detto dov’ero diretto ed egli mi ha esortato a far presto poi, mentre stavo uscendo ha detto: «Quando ritorni, Jack, posso scambiare due parole con te da solo?» Ho risposto di sà con un cenno del capo e sono uscito. Non ho avuto difficoltà per la registrazione, e ho preso accordi con l’impresa di pompe funebri locale perché venissero la sera stessa a prendere le misure per la bara e organizzare tutto.
Quando sono ritornato, Quincey mi stava attendendo. Gli ho detto che l’avrei ascoltato non appena avessi avuto notizie di Lucy e sono salito nella sua stanza. Stava ancora dormendo, e il professore sembrava non essersi mosso dal suo posto accanto a lei. Dal fatto che si portasse un dito alle labbra ho dedotto che si attendeva che ella si risvegliasse di là a poco, e temeva di prevenire la natura. Cosà sono disceso da Quincey e l’ho condotto nella stanza della colazione, in cui le tendine non erano ancora state abbassate e che quindi appariva un po’ piú allegra, o piuttosto meno triste, delle altre stanze. Quando siamo rimasti soli egli mi ha detto: «Jack Seward, non voglio intromettermi dove non ho il diritto di farlo, ma questo mi sembra un caso fuori del comune. Tu sai che amavo quella ragazza e volevo sposarla, ma sebbene ormai sia tutto passato, non posso fare a meno di essere comunque in pena per lei. Cosa le sta succedendo? L’Olandese – uomo in gamba, si vede subito – ha detto, quando voi due siete entrati nella camera, che dovevate fare un’altra trasfusione di sangue, e che sia tu che lui eravate esauriti. Ora, so bene che tra voi uomini di medicina parlate in camera, e non ci si può aspettare di sapere su che cosa i medici si consultino in privato. Ma questa non è una situazione normale e, di qualunque cosa si tratti, anch’io ho fatto la mia parte. Non è cos�»
«È cosû, ho detto, ed egli ha proseguito: «Deduco che tu e Van Helsing avevate già fatto in precedenza quello che io ho fatto oggi. Non è cosÃ?»
«È cosû.
«E immagino che l’abbia fatto anche Arthur. Quando l’ho visto quattro giorni fa a casa sua aveva un aspetto strano. Non ho mai visto nessuno deperire cosà velocemente da quando ero nelle pampas e avevo una cavalla cui ero affezionato e che se n’è andata all’altro mondo nello spazio di una notte. Uno di quei grossi pipistrelli che chiamano vampiri quella notte l’aveva assalita e, tra il sangue succhiato dal collo e la vena aperta, non era rimasto in lei abbastanza sangue per reggersi in piedi. Ho dovuto finirla con un proiettile mentre giaceva al suolo. Jack, se puoi dirmelo senza tradire un segreto, Arthur è stato il primo, non è cosÃ?» Mentre parlava il poveretto sembrava terribilmente preoccupato. Il pensiero della sorte della donna che amava lo torturava, e la totale ignoranza riguardo al terribile mistero che sembrava circondarla intensificava la sua pena. Il suo cuore sanguinava, ed egli dovette ricorrere a tutta la sua virilità – che certo non gli faceva difetto – per impedirsi di crollare. Prima di rispondere ho fatto una pausa, perché sapevo di non dover rivelare nulla di quanto il professore desiderava rimanesse segreto, ma egli già sapeva molte cose, e molte cose le immaginava, quindi non c’era ragione per non rispondere. Ho risposto, ancora una volta, con la stessa frase: «È cosû.
«E da quanto tempo dura tutto ciò?»
«Da circa dieci giorni».
«Dieci giorni! Allora deduco, Jack Seward, che la povera creaturina che noi tutti amiamo, in questo spazio di tempo ha ricevuto nelle sue vene il sangue di quattro uomini forti. Ma, Dio del cielo, tutto il suo corpo non potrebbe contenerne tanto». Poi, venendomi piú vicino mi ha detto in un mezzo sussurro ma con ardore: «Ma cosa gliel’ha sottratto?»
Ho scosso la testa. «Questo è appunto il problema, – ho detto, – Van Helsing sta quasi impazzendo per questo, e io non ce la faccio quasi piú. Non riesco nemmeno ad azzardare un’ipotesi. Si è verificata una serie di piccole circostanze che hanno mandato all’aria tutti i nostri calcoli per tenere Lucy sotto opportuna sorveglianza. Ma questo non si verificherà piú. Rimarremo qui fino a che tutto si risolverà per il meglio – o per il peggio». Quincey ha all...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Dracula
- Copyright
- Dracula: lo specchio segreto di Tommaso Pincio
- Riferimenti bibliografici
- Dracula
- Capitolo primo
- Capitolo secondo
- Capitolo terzo
- Capitolo quarto
- Capitolo quinto
- Capitolo sesto
- Capitolo settimo
- Capitolo ottavo
- Capitolo nono
- Capitolo decimo
- Capitolo undicesimo
- Capitolo dodicesimo
- Capitolo tredicesimo
- Capitolo quattordicesimo
- Capitolo quindicesimo
- Capitolo sedicesimo
- Capitolo diciassettesimo
- Capitolo diciottesimo
- Capitolo diciannovesimo
- Capitolo ventesimo
- Capitolo ventunesimo
- Capitolo ventiduesimo
- Capitolo ventitreesimo
- Capitolo ventiquattresimo
- Capitolo venticinquesimo
- Capitolo ventiseiesimo
- Capitolo ventisettesimo