Maria Stuarda
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Maria Stuarda

  1. 136 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

"La tragedia riguarda gli ultimi tre giorni di prigionia della Stuarda prima della sua esecuzione: la storia tormentata di Maria, i diciotto anni di carcere, il lungo processo non sono oggetto diretto del dramma, e sono presenti solo nella consapevolezza e nel ricordo, a conferire verità all'immagine dell'anima dell'eroina come Schiller la vede nell'ultimo stadio del suo destino. In questo convergere della tragedia sul dramma interiore della protagonista, che percorre con slancio quasi mistico le tappe verso la accettazione totale del proprio destino, la Maria Stuarda sembra ricordare le tragedie dei martiri dell'età barocca".

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
Print ISBN
9788806544294
eBook ISBN
9788858421406

ATTO PRIMO

Una camera nel castello di Fotheringhay.
SCENA PRIMA
Anna Kennedy, nutrice della regina di Scozia, in violento diverbio con Paulet, che sta aprendo un mobile. Drugeon Drury, aiutante di Paulet, con una leva in mano.
ANNA Signore, che volete fare? Ancora un affronto! Non toccate quel mobile.
PAULET Da dove viene questo gioiello? L’han gettato giú dal primo piano. Certo per corrompere il giardiniere... Maledetti i raggiri delle donne! Sto continuamente in guardia, frugo in ogni angolo, eppure ancora gioielli, ancora tesori nascosti! (Accingendosi a forzare il mobile) Dov’era quello, ce ne saranno anche altri!
ANNA Indietro, come osate! Lí ci sono i segreti della mia signora!
PAULET Proprio quelli cerco. (Tira fuori delle carte).
ANNA Fogli senza importanza, nient’altro che esercizi della penna, per ingannare il triste ozio della prigionia.
PAULET Proprio nell’ozio lo spirito maligno intesse le sue trame.
ANNA Sono scritti francesi.
PAULET Peggio ancora. È la lingua dei nemici dell’Inghilterra.
ANNA Abbozzi di lettere alla regina.
PAULET Gliele consegnerò... Ma! Qui scintilla qualcosa...
(Ha fatto scattare una molla segreta e da un ripostiglio nascosto trae dei gioielli) Un diadema reale tempestato di gemme, intrecciato coi gigli di Francia! (Lo dà al suo aiutante) Tieni, Drury, mettilo con gli altri.
Drury esce.
ANNA Che indegni soprusi ci tocca sopportare!
PAULET Finché possiede qualcosa, può ancora far del male. Tutto diventa un’arma nelle sue mani.
ANNA Vi prego, sir, siate pietoso! Non sottraete alla nostra vita anche l’ultimo ornamento! La poverina gode a vedere i segni dell’antico splendore, poiché null’altro le avete lasciato!
PAULET È tutto in buone mani e a suo tempo le sarà restituito scrupolosamente.
ANNA Chi lo direbbe, da queste nude pareti, che qui ci sta una regina? Dov’è il baldacchino sopra la sua sedia? Il suo piede delicato, uso ai tappeti, deve posare sul ruvido, nudo pavimento, e con rozze stoviglie di stagno, che l’ultima nobiluccia sdegnerebbe, è apparecchiata la sua tavola.
PAULET Com’era apparecchiata quella di suo marito a Sterlyn, mentre lei col suo amante beveva in coppe d’oro.
ANNA Neppure nella modesta necessità di uno specchio l’avete accontentata.
PAULET Finché potrà rimirare vanitosa la sua immagine, non smetterà di sperare e di osare.
ANNA Non ha libri per distrarre lo spirito.
PAULET Le han lasciato la Bibbia perché migliori l’anima.
ANNA Perfino il liuto le avete tolto.
PAULET Non suonava altro che frivole canzoni d’amore.
ANNA È questa la sorte di una donna allevata tra gli agi, che già nella culla era regina, cresciuta in mezzo agli splendori e alle gioie della fastosa corte di una Medici? Non bastava averle tolto il potere, anche di queste povere cose dovevate privarla! Un cuore nobile sa ritrovar se stesso anche nelle grandi sventure, ma è doloroso dover rinunciare anche alle piccole gioie della vita!
PAULET Servono solo a indurre alla vanità il cuore che deve invece chinarsi su se stesso e pentirsi. Solo nell’austerità e nell’umiliazione si sconta una vita dissoluta e piena di mollezze.
ANNA Se pur, nella sua tenera giovinezza, si è smarrita, è con Dio e col suo cuore che deve fare i conti... In Inghilterra non c’è nessuno che possa giudicarla.
PAULET Sarà giudicata dove ha peccato.
ANNA Son troppo strette le sue catene perché possa peccare.
PAULET Strette? Eppure ha potuto allungare una mano verso l’esterno, per gettare nel regno la scintilla della guerra civile e per armare bande di assassini contro la nostra regina, che Dio la salvi! Non è stata lei a spingere da queste mura quel ribaldo di Parry, e poi Babington, all’ignobile delitto del regicidio? L’han trattenuta forse queste sbarre dal sedurre il cuore nobile di Norfolk? Per lei è caduta sotto la mannaia la testa migliore su quest’isola... E neppure un simile esempio è bastato a trattenere i pazzi che fanno a gara a gettarsi per lei nell’abisso! Per lei i patiboli si riempiono di sempre nuove vittime, e tutto questo non avrà termine finché lei stessa, la piú colpevole, non vi salirà. Maledetto sia il giorno in cui le sponde del nostro paese accolsero ospitali questa nuova Elena!
ANNA Ospitali le sponde dell’Inghilterra! Infelice!... Ospitali per lei, che dal giorno in cui, esule, implorando aiuto, mise piede in questo paese per cercare protezione presso i suoi parenti, si è trovata prigioniera contro ogni umano diritto e dignità regale, ed è costretta a passare nell’angustia di un carcere i piú begli anni della giovinezza... Per lei, che ora, dopo aver provato tutte le amarezze della prigionia, viene trascinata come un comune malfattore davanti alla sbarra del tribunale, vittima di vergognose accuse che possono condurla al patibolo,... lei... una regina!
PAULET È venuta qui come un’assassina, cacciata dal suo popolo, privata del trono insozzato dal suo infame delitto. È venuta per minacciare la felice pace dell’Inghilterra, per riportare i giorni sanguinosi di Maria la Spagnola, per far cattolico il nostro paese e consegnarlo in mano alla Francia. Perché non volle sottoscrivere il trattato di Edimburgo, rinunciando cosí alle sue pretese sull’Inghilterra e aprendosi con un tratto di penna le porte della prigione? Preferí restare prigioniera, vedersi maltrattare, pur di non rinunciare alla vuota pompa di questo titolo. Perché lo ha fatto? Perché confida nelle male arti della congiura e dell’intrigo e spera, con i suoi raggiri, di conquistare dal carcere tutta l’Inghilterra.
ANNA Scherzate, signore. Alla durezza aggiungete ora anche amare parole di scherno. Come potrebbe la mia signora nutrire questa speranza, lei che vive murata qui dentro, senza che mai le giungano dalla cara patria parole di amicizia e di conforto, lei che da anni non vede un viso umano, se non la fronte scura del suo carceriere, e che proprio da qualche giorno si è vista imporre nuove sbarre, quando è giunto quel vostro rozzo parente a farle anche lui da secondino...
PAULET Non ci sono sbarre che tengano di fronte ai suoi intrighi. So io se queste sbarre non sono segate alla base, se il pavimento e le pareti di questa camera, saldi all’apparenza, non sono svuotati dentro, per lasciare entrare il tradimento mentre io dormo? Maledetto ufficio il mio! Far la guardia a questa donna astuta, che continuamente cova insidie e sventure! La paura mi fa sobbalzare nel sonno, di notte vago come uno spirito in pena, controllo che i chiavistelli siano serrati e le sentinelle fedeli, e ogni volta vedo giungere il mattino con angoscia, perché esso potrebbe dar corpo alle mie paure. Ma per mia fortuna c’è la speranza che presto tutto finisca. Preferirei custodire una schiera di dannati, vegliando all’entrata dell’inferno, che questa insidiosa e astuta regina.
ANNA Eccola! Viene!
PAULET Col crocefisso in mano e l’ambizione e i piaceri del mondo nel cuore.
SCENA SECONDA
I precedenti. Maria, velata, un crocefisso in mano.
ANNA (correndole incontro) Mia signora! Ci calpestano, la loro dura tirannia non ha limiti, e ogni giorno che sorge accumula nuovi dolori e nuove umiliazioni sul tuo capo di regina.
MARIA Ritorna in te! Dimmi cos’è successo.
ANNA Guarda! Il tuo leggio è stato forzato, ed ora i tuoi scritti e il tuo ultimo tesoro, che abbiamo salvato a fatica dalla Francia, gli ultimi resti dei tuoi gioielli di sposa, tutto è nelle sue mani. Ora non hai piú nulla di regale, ora sei spogliata di tutto.
MARIA Calmati, Anna. Non sono queste cianfrusaglie a far la regina. Ci possono trattare vilmente, ma non avvilirci. In Inghilterra ho imparato ad assuefarmi a molte cose, posso privarmi anche di questo... Signore, vi siete impossessato con la forza di quello che volevo darvi oggi stesso. Tra questi scritti c’è una lettera indirizzata alla mia regale sorella, la regina d’Inghilterra. Datemi la vostra parola che la trasmetterete lealmente a lei in persona e non nelle mani traditrici di Burleigh.
PAULET Rifletterò su quel che dovrò fare.
MARIA Ve ne dirò il contenuto. In questa lettera chiedo un grande favore... un colloquio personale con lei, che non ho mai vista... Mi hanno citata di fronte ad un tribunale di uomini che non riconosco come miei pari e per i quali il mio cuore non prova fiducia. Elisabetta è del mio sangue, del mio sesso e del mio rango... Solo a lei, alla sorella, alla donna, alla regina posso aprire il mio cuore.
PAULET Milady, avete spesso affidato il vostro destino e il vostro onore a uomini che erano assai meno degni di questi della vostra stima.
MARIA Chiedo ancora un secondo favore, e sarebbe inumano negarmelo. Da tanto tempo vivo qui in prigione senza l’assistenza della chiesa e il conforto dei sacramenti. Chi mi ha tolto corona e libertà e minaccia la mia stessa vita non mi vorrà certo chiudere anche le porte del cielo.
PAULET Se lo desiderate il decano del luogo...
MARIA (interrompendolo vivacemente) Non è il decano che voglio. Voglio un sacerdote della mia chiesa. E desidero scrivani e notai per stendere le mie ultime volontà. I dolori e le pene della lunga prigionia minano la mia vita. Temo che i miei giorni siano contati e mi considero una moribonda.
PAULET Fate bene, sono pensieri che vi si addicono.
MARIA E so io, se il gesto rapido di una mano non vorrà accelerare la lenta opera del dolore? Voglio stendere il mio testamento, voglio prendere disposizioni su quello che è mio.
PAULET Questa libertà l’avete. La regina d’Inghilterra non vuol certo arricchirsi coi vostri beni.
MARIA Mi hanno separata dai miei servi e dalle mie fedeli cameriere... Dove sono? Qual è la loro sorte? Dei loro servizi posso fare a meno, ma voglio essere rassicurata che non manchi loro nulla e che di nulla debbano soffrire.
PAULET Ai vostri servi si è già pensato. (Vuole andare).
MARIA Ve ne andate, sir? Mi lasciate di nuovo senza liberare dalla tortura dell’incertezza il mio cuore impaurito e angosciato? Grazie alla sorveglianza dei vostri custodi sono separata da tutto il mondo esterno, non una notizia mi giunge attraverso le mura del carcere, la mia sorte è nelle mani dei miei nemici. È passato un lungo mese di ansia, da quando i quaranta commissari mi ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Maria Stuarda
  3. Persone
  4. Atto primo
  5. Atto secondo
  6. Atto terzo
  7. Atto quarto
  8. Atto quinto
  9. Il libro
  10. L’autore
  11. Dello stesso autore
  12. Copyright