1 Per una rassegna sull’immagine mitica di Saladino cfr. C. Hillenbrand, The Crusades. Islamic Perspectives, Routledge, London 1999, pp. 592-600, che comprende fotografie della statua qui descritta. Sull’immagine di Saladino in Occidente cfr. M. Jubb, The Legend of Saladin in Western Literature and Historiography, Edwin Mellen, New York 2000; sull’immagine di Saladino nel mondo islamico si veda la superba biografia di A.-M. Eddé, Saladin, trad. di J. M. Todd, Belknap, Cambridge Mass. 2011, pp. 472-92.
2 Sull’identificazione di Saddam con Saladino cfr. O. Bengio, Saddam’s World. Political Discourse in Iraq, Oxford University Press, Oxford 1998, pp. 82-84.
3 L’idea che i moderni musulmani avessero bisogno che qualcuno «ricordasse» loro Saladino ha radici profonde nella letteratura moderna sulle crociate, ma è stata demolita efficacemente di recente da D. Abouali, Saladin’s Legacy in the Middle East before the Nineteenth Century, in «Crusades», n. 10 (2011), pp. 175-89.
4 Cfr. Eddé, Saladin cit., pp. 492-502.
5 S. Runciman, Storia delle Crociate, 2 voll., Einaudi, Torino 1993, I, p. XIII.
6 Le ragioni per cui la cultura araba non è molto nota in Occidente sono complesse, anche a causa dei diversi standard delle pubblicazioni e del sapere accademici in gioco nel mondo arabo e in Occidente. Occorre inoltre sottolineare che gli approcci filologici – la curatela e la pubblicazione di testi medievali – sono generalmente molto piú stimati nella cultura accademica araba che in Occidente, e quindi molte opere di alcuni eruditi arabi (un esempio illustre è Zakkar) sono edizioni o studi di testi medievali. Per una rassegna dei contributi degli orientalisti occidentali allo studio delle crociate, cfr. R. Irwin, Orientalism and the Early Development of Crusader Studies, in P. Edbury e J. Phillips (a cura di), The Experience of Crusading, 2 voll., Cambridge University Press, Cambridge 2003, II, pp. 214-30.
7 Per il miglior tentativo di classificare i vari approcci degli storici tradizionali delle crociate, cfr. G. Constable, The Historiography of the Crusades, in A. E. Laiou e R. P. Mottahedeh (a cura di), The Crusades from the Perspective of Byzantium and the Muslim World, Dumbarton Oaks, Washington 2001, pp. 1-22. Occorre dichiarare sin dall’inizio che il mio utilizzo dell’aggettivo «tradizionale» per comprendere tutti questi approcci non dev’essere confuso con la specifica categoria usata da Constable, quella degli storici «tradizionalisti» delle Crociate. Inoltre, non tutte le disamine tradizionali sono completamente unilaterali: una delle panoramiche standard, Storia delle Crociate di Jonathan Riley-Smith (Mondadori, Milano 2009), tenta di essere inclusiva, e Le guerre di Dio. Nuova storia delle Crociate di Christopher Tyerman (Einaudi, Torino 2012) è ammirevole per l’ampiezza della sua portata.
8 Un’idea realizzata con discreto successo in un progetto imponente – K. M. Setton (a cura di), A History of the Crusades, 6 voll., University of Wisconsin Press, Madison 1958-89 –, ma che vale la pena riprendere.
9 Anche altri libri hanno riportato una prospettiva sulle crociate basata per lo piú su fonti arabe, sebbene la cornice in cui ho inserito l’oggetto delle mie ricerche sia differente rispetto ai miei predecessori. Si veda infra la Nota bibliografica.
1 Il viaggio di Hārūn è raccontato nell’opera geografica di Ibn Rustah: Abū ‘Alī Aḥmad ibn ‘Umar ibn Rustah, Kitab al-a‘lāq an-nafīsah, a cura di M. J. de Goeje, Brill, Leiden 1892, pp. 119-30 [la descrizione di Roma di Hārūn è stata tradotta da F. Gabrieli in Viaggi e viaggiatori arabi, Sansoni, Firenze 1975, pp. 37-42]. Su Hārūn, piú in generale, si veda EI2, «Harun b. Yahya».
2 Abū ‘Ubayd al-Bakrī, Kitāb al-masālik wa l-mamālik, a cura di A. P. Van Leeuwen e A. Ferré, 2 voll., Dar al-‘Arabiya li’l-Kitab, Tunisi 1992, II, pp. 477-81 (Roma).
3 Su Idrīsī e le sue mappe cfr. S. Maqbul Ahmed, Cartography of al-Sharif al-Idrisi, in J. B. Harley e D. Woodward (a cura di), The History of Cartography, vol. II, libro I, Cartography in the Traditional Islamic and South Asian Societies, University of Chicago Press, Chicago 1992, pp. 156-74. Un’altra mappa del mondo nel XII secolo è stata scoperta di recente nello straordinario Book of Curiosities (J. Johns e E. Savage-Smith, “The Book of Curiosities”. A Newly-Discovered Series of Islamic Maps, in «Imago mundi», n. 55 (2003), pp. 7-24.
4 Sugli atteggiamenti musulmani nei confronti dell’Europa e degli europei nel Medioevo cfr. B. Lewis, I musulmani alla scoperta dell’Europa, Rizzoli, Milano 2004; EI2, «Ifrandj»; A. al-Azmeh, Barbarians in Arab Eyes, in «Past and Present», n. 134 (1992), pp. 3-18; CIP, pp. 267-74 (per il periodo precedente alle Crociate).
5 I commenti di Mas‘ūdī sono contenuti nel suo Kitāb al-tanbīh wa’l-ishrāf, a cura di ‘Abd Allāh Ismā‘īl as-Ṣāwī, Al-Maktaba al-Tā’rīkhīya, Il Cairo 1938, pp. 21-23.
6 Su Ibrāhīm e i suoi viaggi cfr. A. Miquel, L’Éurope occidentale dans la relation arabe d’Ibrahim b. Ya’qub (Xe s.), in «Annales», n. 21 (1966), pp. 1048-64.
7 La migliore analisi della demografia nel mondo islamico medievale e dei dibattiti in materia si trova in M. Shatzmiller, Labour in the Medieval Islamic World, Brill, Leiden 1995, pp. 55-68.
8 Iḥsān ‘Abbās (a cura di), ‘Ahd Ardashīr, Dar Sadir, Beirut 1967, p. 98. Lo studio definitivo di questo concetto è L. T. Darling, A History of Social Justice and Political Power in the Middle East, Routledge, London 2013.
9 Per esempio, lo storico siriano Ibn Wāṣil, che liquida il papa come il «califfo» dei Franchi (Gabrieli, p. 275).
10 La letteratura sul jihād e...