VI. Immagini di cittÃ
Istantanee e reportage
Nelle pagine degli scrittori le immagini delle città scorrono in modo discontinuo: tutti fanno almeno un cenno alle loro caratteristiche, agli edifici più importanti, alle impressioni più immediate che ne ricevono. Per alcune ci si limita a questo, ma per altre, al contrario, ci vogliono pagine e pagine perché chi le vede riesca a esaurire la quantità di sensazioni che ha provato.
Santo Brasca, l’anonimo francese che viaggia con lui e un tedesco raccontano tutti e tre con identici accenti la storia della città di Casoppo, sul canale di Corfù, disabitata «à cause d’ung dragon qui estoit soubz une gosse roche» dove ammazzava la gente (dice il francese) e che era stato messo lì da Dio «super populum propter peccatum zodomiticum», specifica senza altre spiegazioni il tedesco1.
Di Rodi non c’è nessuno che trascuri di parlare del porto e dei mulini a vento, del palazzo del Gran Maestro o, come fa Antonio da Crema, dell’ospedale dei cavalieri, fornito di lenzuola bianche, coperte di pregio, letti col baldacchino di tela e seta, stoviglie rigorosamente d’argento. Sempre lui, si sofferma sulle bellezze di Ragusa, i palazzi, i portici, il duomo, l’acquedotto che da 7 miglia a monte adduce l’acqua in città facendo macinare, nell’itinerario, nove mulini e rifornendo i monasteri e le fonti pubbliche2.
Benjamin da Tudela sfrena la fantasia e pretende di descrivere l’antico abitato sommerso di Tiro, avvicinandosi al quale, favoleggia, si vedono sul fondo le piazze, i mercati, i palazzi e addirittura le torri3. Non meno fantasiosi sono i mirabilia di Beirut, dove l’attrazione è costituita dalla caverna davanti alla quale san Giorgio uccise il drago e che ha accanto (al tempo di Niccolò da Poggibonsi) il pozzo senza fondo dove fu gettato il corpo dell’animale. Peccato, commenta il religioso, che ora il posto sia guasto e che il fiume che ci scorre accanto abbia cancellato ogni traccia4. Ma questa, pare di capire, è, all’epoca, la sola attrazione della città , se è vero, come sostiene il Sigoli, che «quando i Saracini la tolsono a’ Cristiani, ogni cosa disfeciono, sicché al dì d’oggi si può dire essere Baruti uno casolare»5.
In questa galleria di istantanee sfilano anche alcune città d’Italia. Napoli, per Rabban Sauma, sorge in mezzo a una terra nella quale (incomprensibilmente, per lui abituato agli spazi deserti) villaggi, città e case punteggiano la campagna con un fitto reticolo di costruito; Genova, per il clima temperato, sembra il giardino del Paradiso6.
Al von Meggen piace Siena: la sua università , la cattedrale con il prezioso pavimento di mosaici, l’ospedale e le torri che ricordano le guerre di fazione. Invece, l’arena di Verona (che la gente del luogo non sa perché si chiama così, annota lo svizzero) viene ritenuta opera di magia dai suoi conterranei, tanta è la perfezione della costruzione. Del resto un cittadino di Lucerna, qualche tempo prima, l’aveva descritta come il palazzo di Teodorico, con lo spazio interno costituito dal campo nel quale il re e i cavalieri combattevano i loro tornei. Della presenza delle volte, poi, il viaggiatore aveva dato la spiegazione che servivano a ripararsi dal caldo torrido (che, per uno svizzero, evidentemente raggiunge a Verona intollerabili picchi pressoché sahariani)7.
L’elenco di citazioni simili potrebbe continuare a lungo, ma tutte queste, appunto, sono solo impressioni fugaci che costellano le pagine dei viaggiatori. Diremmo: istantanee. O sequenze brevi. Poi, per altre città , ci sono i veri e propri reportage.
Alessandria, il Cairo, Gerusalemme, Damasco, Costantinopoli e, naturalmente, Roma fanno riempire pagine e sbizzarrire la fantasia.
Giocando a guardie e ladri. Alessandria d’Egitto
All’arrivo nell’importante scalo egiziano, il «benvenuto» lo danno subito i funzionari portuali con la loro burocrazia asfissiante: sequestrano le vele e il timone perché la nave non possa ripartire senza permesso, annota il Frescobaldi; rovistano da cima a fondo l’imbarcazione, fanno scendere i passeggeri e li trattengono in una specie di recinto finché tutte le lunghe pratiche non sono state espletate, si lamenta l’irlandese Semeonis. Fra i doganieri e i viaggiatori si ingaggia così una partita a «guardie e ladri», e la posta in gioco è rappresentata dal pagamento della gabella. È una consuetudine tacita, ammette anche il Sigoli, che commenta «dicono ‘nascondi il meglio che tu sai, e io ti cercherò il meglio che io saprò’»8. Poi, una volta a terra, è il clima a presentare subito la sua faccia feroce a chi non ha familiarità con queste temperature; chi non c’è abituato, ammette infatti Ovadyah da Bertinoro, o muore o si ammala, e Meshullam da Volterra ammonisce: in estate non vi venga voglia di mangiare frutta perché le conseguenze sarebbero funeste9.
Una volta superate queste difficoltà , tuttavia, la città si presenta come «una perla rara che rifulge lucente, una vergine smagliante adorna di gioielli, bellissima e incantevole». Già il porto è un’opera mirabile, ammette il Sigoli, ma «se fosse alle mani de’ Cristiani sarebbe molto più bello», polemizza. Il fiorentino, poi, apprezza le sue vie spaziose, così come aveva fatto Benjamin da Tudela il quale aveva trovato straordinario il sistema dei ponti che fanno sembrare la città sospesa nel vuoto10.
Più di un viaggiatore resta ammirato dal sistema idraulico che la rifornisce di acqua. Alessandria è completamente cava nel sottosuolo, per consentire a ogni casa di avere due cisterne, nota Meshullam da Volterra: una per l’acqua pulita, riempita a ogni piena del Nilo, e una per l’acqua usata. L’acquedotto, aggiunge il Gucci, è lungo una cinquantina di miglia ed è largo in certi tratti fino a 9 metri; in certi punti, precisa il von Meggen, è addirittura navigabile11.
È una città cosmopolita, riconoscono tutti: vi vivono insieme saraceni, giudei, cristiani, samaritani. Tuttavia, la convivenza non significa che ogni religione abbia gli stessi diritti delle altre: i cristiani, in maniera particolare, sono in uno stato di oggettiva inferiorità , annota l’ebreo Ovadyah da Bertinoro, perché ogni sera sono obbligati a chiudersi in casa, e ogni venerdì la segregazione comincia a mezzogiorno per concludersi solo quando è finito il giorno santo dell’islam12. Comunque, questa è una città ricca: vi arrivano mercanti da tutto il mondo e ogni nazione ha il suo fondaco. Il mercato offre di tutto e per tutte le tasche e fra gli alimenti più economici ci sono i volatili, i quali hanno un costo così basso perché il metodo di allevamento è degno di quello che noi chiameremmo un sistema di produzione su scala industriale. Secondo lo scrittore (che segue una notizia rintracciabile anche in altri e per differenti località , e della quale non è facile risalire alla prima origine) i produttori locali dispongono, infatti, di grandi forni riscald...