"La famiglia è in crisi"
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"La famiglia è in crisi"

Falso!

  1. 216 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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"La famiglia è in crisi"

Falso!

Informazioni su questo libro

La famiglia in Italia gode di ottima salute, e questa è decisamente una buona notizia: siamo stati descritti come il paese del 'familismo amorale' e i forti legami di sangue che caratterizzano la nostra società sono stati spesso visti come un segno di arretratezza. In realtà, l'eccezionale ricchezza degli scambi interni alla famiglia italiana è un vero e proprio generatore della qualità della vita del nostro paese, e contribuisce al benessere economico nonché alla coesione sociale.

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Informazioni

Argomento
Economia

1. La famiglia tradizionale

1. Poligamia e adattamento

Studiando le impronte fossili sulle pendici del vulcano Laetoli, in Tanzania, alcuni ricercatori italiani avrebbero dimostrato che gli australopitechi, nostri irsuti antenati in linea diretta, vivevano in gruppi composti da un maschio dominante, un harem di donne e i loro bambini, ossia con una struttura familiare simile a quella odierna dei gorilla. Viene così smentita la precedente romantica immagine di Lucy, graziosa australopiteca in cammino nella savana africana, mano nella mano col suo compagno, circondati dai loro mocciosi. Un’immagine su cui, come spesso accade nel fare storia, i ricercatori e i loro lettori proiettavano nel passato quella che oggi viene considerata la tradizione, spesso identificata con il comportamento auspicabile, e quindi buono e giusto. Al contrario, se i nostri valorosi ricercatori hanno ragione, la famiglia umana tradizionale sarebbe stata basata sulla poligamia1.
Qualsiasi serio storico della famiglia si ribellerebbe di fronte al titolo di questo capitolo, perché una famiglia tradizionale non è mai esistita, e perché – più in generale – la tradizione non è altro che il cambiamento, quando si impone divenendo norma sociale, soppiantando la tradizione precedente. Inoltre, a mano a mano che le nostre conoscenze si arricchiscono, scopriamo grandi differenze fra le famiglie del passato, che si accostano a quelle, profondissime, osservabili nel mondo di oggi.
Due esempi per l’Italia, frutto di studi di questi anni. Il primo è sull’età alle prime nozze. Nei decenni successivi alla peste nera del 1349, l’età al primo matrimonio delle donne toscane era molto bassa, anche inferiore a 16-18 anni; poi, per motivi non chiari, tale età si è lentamente innalzata, seguendo un trend culminato a metà Ottocento, quando nelle regioni mezzadrili dell’Italia centrale le ragazze raramente si sposavano prima di compiere 27-28 anni2. Il secondo riguarda la famiglia italiana del Quattrocento. La diffusione della famiglia nucleare, ad esempio, era molto diversa in provincia di Lucca (quasi inesistente) o nelle colline del Varesotto (la norma), mentre a Legnago, a sud di Verona, le famiglie erano tendenzialmente nucleari dentro le mura cittadine, composte da più nuclei nel territorio rurale3. Quindi, l’immagine di un’Italia del passato popolata da grandi famiglie con fratelli sposati, nonni e cugini non corrisponde alla realtà: nel nostro paese a dominare era la varietà, plasmata sull’organizzazione agraria e sull’economia delle città.
Nel corso dei secoli e nelle multiformi società che si sono succedute nelle diverse parti del mondo, i vari aspetti delle relazioni fra parenti e il significato attribuito alla vita familiare hanno mostrato tante e tali varietà che parlare di tradizione come qualcosa di tramandato ed immutabile da una generazione alla successiva è quanto meno temerario. Anzi, lo straordinario successo conseguito dalla nostra specie è legato a doppio filo proprio alla capacità di adattare l’organizzazione familiare e – più in generale – l’organizzazione sociale al mutare della densità demografica, delle risorse disponibili e dell’accumulazione di conoscenze sull’utilizzo delle risorse stesse. Poiché una delle caratteristiche del nostro cammino evolutivo è la necessità di dare coerenza logica ai nostri comportamenti, abbiamo anche sviluppato una luciferina abilità a far diventare norma morale e sociale – quindi ai nostri occhi “tradizione” – comportamenti sanzionati anche solo pochi anni prima. Oggi due giovani che si sposano senza aver prima convissuto vengono considerati eroici o strambi, mentre poco più di cinquant’anni fa Giulia Occhini, la Dama Bianca, per aver vissuto con Fausto Coppi è finita in galera, mentre il Campionissimo rimaneva a ruota libera, ma nella riprovazione generale.
Tuttavia, non bisogna semplificare o banalizzare. Se la famiglia, al variare delle circostanze economiche, sociali e ambientali è stata – ed è – in grado di mutare rapidamente pelle, ciò non significa che sia una mera sovrastruttura, determinata solo dal variare dell’ambiente e delle forme di produzione. Al contrario, le modalità in cui si realizza la vita familiare sono a loro volta in grado di influenzare tutti gli altri aspetti del vivere sociale, per non parlare delle scelte, di ogni genere, fatte dai suoi componenti. Inoltre, nei diversi periodi storici, i cambiamenti delle forme familiari possono essere più veloci o più lenti, un po’ come succede nell’arte, dove per secoli si ripetono gli stessi modelli estetici e poi, in pochi decenni, tutto cambia. Dopo Giotto, nessun pittore che volesse ottenere uno straccio di commessa poteva più dipingere i cieli d’oro, come pure invece si faceva, con ottimi risultati di critica e di pubblico, nei cinque secoli precedenti.

2. I forti legami di sangue

Proprio come accadde all’arte a partire dalla rivoluzione giottesca, pare che nel giro di pochi anni tutto stia cambiando nella famiglia italiana, che oggi potrebbe sembrare tutt’altra cosa rispetto a quella dominante negli anni in cui Fausto Coppi vinceva i suoi giri d’Italia.
La tesi che sosteniamo in questo libro è che – malgrado molti rilevanti cambiamenti, su cui pure ci soffermeremo in modo diffuso nel quinto e sesto capitolo – ci sia qualcosa che nel corso degli ultimi secoli e decenni è mutato assai poco: ossia la grande forza dei legami di sangue. E anche le modalità dei grandi cambiamenti familiari degli ultimi decenni sono difficili da spiegare se non si ricorda sempre questa caratteristica di base della famiglia italiana.
I legami di sangue non sono stati e non sono gli stessi in tutto il mondo. Un’importante e stabile frattura geografica è tra paesi dove i legami di sangue sono forti o deboli. Limitiamo il nostro sguardo ai paesi sviluppati. I forti legami di sangue prevalgono nelle penisole iberica, balcanica e italica, oltre che nei paesi ricchi dell’Estremo Oriente (Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Macao, Singapore). I deboli legami di sangue sono invece prevalenti nei paesi dell’Europa centrale e settentrionale e in quelli anglosassoni d’oltremare – Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. La posizione dell’Europa orientale è invece incerta, perché gli studiosi faticano a decifrare quanto degli attuali rapporti familiari derivi da differenze storiche remote, e quanto sia invece condizionato dalla recente eredità del periodo comunista. Tuttavia, un recente studio sulle famiglie della Romania mostra profonde similitudini con quelle dell’Italia, della Grecia e della Spagna, somiglianze che non sembrano essere state sconvolte più di tanto da quarant’anni di dittatura collettivistica, dove spesso lo Stato tentava di sostituirsi alla famiglia4.
Questo libro mostra come tutta la società italiana sia articolata attorno alla famiglia a legami forti. Nei primi quattro capitoli ne esaminiamo i principali aspetti economici, sociali e demografici. Nel quinto e sesto capitolo illustriamo come i grandi cambiamenti familiari degli ultimi decenni hanno dovuto fare i conti con la sempre rinnovata persistenza della famiglia a forti legami di sangue. Nell’ultimo capitolo vediamo come – per non fallire – una politica riformistica in Italia dovrebbe esaltare gli aspetti positivi della famiglia a legami forti, combattendone, nel contempo, gli aspetti negativi. Per evitare che il bambino anneghi nell’acqua sporca. Lo faremo utilizzando a piene mani il linguaggio che ci è proprio, ossia quello dei numeri, che cercheremo però di rendere sopportabile anche per chi, a scuola, odiava la matematica.
Sgombriamo subito il campo dagli equivoci. Anche nelle zone a deboli legami di sangue i genitori, i figli e i fratelli si vogliono (quasi) sempre bene, e anche in quei paesi i genitori “investono” sui figli. Quello che cambia è il modo con cui amore e affetto si concretizzano in rapporti sociali. Nei paesi a legami forti i parenti si vedono e si sentono spesso, scambiandosi e regalandosi con grande frequenza beni, servizi, appoggio morale e materiale. Ciò accade in modo assai meno intenso nei paesi a legami deboli, dove può accadere che parenti stretti abitanti nella stessa città si incontrino solo a Natale o per il Giorno del Ringraziamento e dove è “normale” che genitori e figli stiano per mesi interi senza mai sentirsi. Quando Fabio Capello era il tecnico italiano della nazionale di calcio inglese, veniva preso in giro perché telefonava ogni giorno all’anziana madre che abitava a Gorizia. I tabloid inglesi si chiedevano se queste telefonate servivano per chiedere qualche consiglio per la formazione... Secondo il comune sentire italiano, invece, sarebbe stato ben strano se Capello non avesse telefonato alla sua mamma ogni giorno.
Non è ben chiaro quale sia l’origine storica di queste differenze, che da alcuni vengono fatte risalire addirittura all’antica frattura fra mondo latino e mondo germanico, o a quanto accadde in Europa nell’Alto Medioevo5. La divisione tra regioni a legami di sangue forti o deboli non coincide con altre divisioni storiche del mondo (oggi) ricco. In Europa non coincide con la divisione fra cattolici e protestanti, anche se la riforma protestante ha messo radici profonde e durature solo in paesi a deboli legami di sangue. Le differenze all’interno dell’Europa c’erano certamente già nel XVI secolo, ossia quando i documenti storici cominciano a offrire testimonianze più ricche e complete.
L’indizio più importante è il modo diverso di provvedere alle persone più deboli della comunità. Quando possibile, nell’Europa meridionale i figli si prendevano cura direttamente delle persone anziane, e le persone disabili restavano in famiglia. Al contrario, nel Centro e Nord Europa era più comune che gli anziani o i disabili fossero assistiti dalle pubbliche istituzioni. Non a caso, è proprio in questi ultimi paesi che nasce il moderno welfare state, e molte differenze di questo tipo permangono anche oggi, come vedremo meglio nel prossimo capitolo.

3. Lo stile di vita familista

Il dibattito sulla specificità della famiglia italiana e mediterranea dura da almeno sessant’anni, almeno dalla pubblicazione di un celebre libro dell’antropologo americano Edward Banfield, che dopo aver trascorso un anno in un borgo della Basilicata descrisse le profonde differenze nel modo di vedere il mondo e la famiglia fra i contadini lucani e gli abitanti di una provincia americana, creando la celebre definizione di familismo amorale6. Senza ripercorrere il dibattito e le ricerche nate a partire da quel libro, riprendiamo una definizione di familismo (fra le tante possibili) con cui, qualche anno fa, abbiamo cercato di tirare le fila7. In una società familista, la stragrande maggioranza delle persone:
– considera come coincidenti l’interesse proprio con quello della propria famiglia;
– agisce come se tutti si comportassero allo stesso modo;
– segue questi due principi per tutto il corso della sua vita.
Queste tre regole valgono appieno per la relazione fra genitori e figli, ma sono estendibili – sia pur con minor forza – anche ai rapporti con i fratelli e con il resto della parentela. In altre parole, in una società familista la gran maggioranza della gente ritiene che la propria felicità coincida con quella dei propri genitori e figli, e in subordine con quella dei propri parenti stretti o meno stretti. Questo familistic way of life può essere considerato la base antropologica, ossia il principio ispiratore profondo della famiglia a forti legami di sangue, che gli italiani assorbono assieme al latte della mamma.
Alcuni autori hanno contestato alla radice questa interpretazione della società italiana, sostenendo che Banfield e i suoi seguaci hanno confuso le cause con gli effetti: il familismo sarebbe invece una reazione alla povertà, uno strumento di difesa rispetto alle vessazioni dello Stato e a un ambiente aspro e ostile, piuttosto che una caratteristica antropologica originale. Questo modo di vedere le cose – pur rispettabile – è poco convincente, anche perché molti paesi europei, come quelli scandinavi, in era pre-moderna erano poverissimi pur in presenza di legami familiari deboli. Inoltre – come vedremo – molte peculiarità dei paesi a forti legami di sangue si sono mantenute o addirittura rafforzate anche dopo l’uscita da...

Indice dei contenuti

  1. 1. La famiglia tradizionale
  2. 2. In ricchezza e in povertà
  3. 3. Casa, dolce casa
  4. 4. Troppa famiglia, pochi figli
  5. 5. L’amore, l’affetto, la passione
  6. 6. Nuove famiglie crescono
  7. 7. Il bambino e l’acqua sporca