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Prima lezione di archeologia medievale
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Informazioni
1.
Archeologia della città medievale
Gli uomini del Medioevo si misurano molto presto con l’eredità urbana dell’Antichità; la raccolgono, la lavorano, la trasformano in più modi. Vediamo come: prima attraverso uno sguardo complessivo, per seguire le progressive modifiche al quadro generale; e poi ci dedicheremo ai cambiamenti più significativi dal punto di vista qualitativo, così come li hanno ricostruiti gli archeologi grazie alle loro ricerche.
1. La scacchiera urbana: continuità e mutamenti attraverso i secoli
1.1. Le capitali
Le città sono luoghi nevralgici rispetto a molte sfere: sociale, economica, religiosa, ed altre ancora. E rispetto alla politica, ovviamente. In questo campo il primo posto spetta alle capitali, le sedi in cui si amministra il governo. Ecco, alcuni dei più importanti cambiamenti nella scacchiera urbana dell’Italia dopo la prima età imperiale riguardano proprio le capitali.
Come capitale dell’impero, Roma non dura neanche tre secoli; infatti smette di esserlo nel 286, quando il ruolo viene trasferito a Milano. E poi, nel 402, l’imperatore Onorio sceglie ancora una nuova capitale: Ravenna. La città vanta una posizione migliore, rispetto alle esigenze del momento: come Milano è più vicina di Roma alla zona centrale dell’impero, però non è così esposta al pericolo perché più arretrata rispetto alla catena alpina; in più è abbastanza protetta dalle paludi che la circondano. Insomma, Ravenna si difende meglio, e visto il clima dell’epoca la cosa non è per niente secondaria (basti ricordare che nel 410, cioè solo pochi anni dopo questa decisione, i Goti riescono a spingersi fino a Roma e a saccheggiarla). E poi – forse soprattutto – Ravenna si affaccia sul Mare Adriatico, il che la pone in comunicazione diretta con la più importante capitale dell’impero, Costantinopoli. Tutte queste caratteristiche fanno di Ravenna una ottima scelta, al punto che dopo la caduta dell’impero continuerà per altri trecento anni circa (fino al 751) a svolgere il ruolo di capitale, prima sotto il dominio dei Goti e poi dei Bizantini. Una sequenza che ha segnato profondamente la città, lasciandole in eredità monumenti straordinari per i quali è conosciuta in tutto il mondo (Fig. 1).

Fig. 1. Ravenna nel VI secolo. Ricostruzione A. Augenti, disegno Giorgio Albertini.
Ma nel 568/569 i Longobardi entrano in Italia, e fondano il loro regno. La creazione di questo nuovo stato provoca delle ripercussioni piuttosto notevoli sulla geografia urbana della penisola. Innanzitutto perché le capitali si moltiplicano: ora l’Italia è divisa in territori bizantini e longobardi, e mentre i Bizantini scelgono Ravenna come capoluogo della provincia (la sede dell’Esarco, il governatore), i Longobardi in circa due secoli cambiano per ben tre volte la capitale. All’inizio scelgono Verona, già nel 569; poi Milano (dal 602) e infine Pavia (intorno al 620/630). Pavia resterà poi una delle città più importanti della penisola e residenza dei re anche in seguito, durante il dominio dei Franchi, e al tempo del regno italico, fino all’XI secolo incluso.
Dopo, gli stati si moltiplicano, il territorio si frammenta, ed è difficile seguire le vicende di tutte le capitali. E di sicuro il concetto stesso di capitale vede diminuire il suo spessore, perché sono città che amministrano territori sempre più ristretti. Infine, bisogna tenere presente che le promozioni lasciano un segno profondo nelle città prescelte, che si avvicendano nel ruolo di capitale e a turno vengono attrezzate per lo scopo: con nuovi monumenti e adeguate infrastrutture.
E Roma? Anche se non è più capitale dal 286, Roma resta sempre un caso a parte. L’importanza storica, la centralità religiosa (con la sede papale e l’incredibile numero di santuari), le dimensioni, la portata demografica, la vitalità commerciale e alla fine anche politica fanno di Roma una sorta di perenne capitale-ombra, la seconda città più importante d’Italia e non solo, durante l’intero Medioevo.
1.2. Le altre città: cambiamenti di status, scomparse e nuove fondazioni
Oltre alle capitali, tutte le altre città. Come cambia l’assetto generale? I fenomeni principali sono sostanzialmente tre. Il primo riguarda la considerazione nella quale sono tenute le diverse aree urbane, lo status che riescono a raggiungere. In altre parole: la loro importanza. In base alle esigenze del momento, alcuni centri fino ad allora secondari possono assumere una posizione preminente; e altri, prima importanti, possono passare in secondo piano. Nella prima categoria rientra senza dubbio Cividale del Friuli (Forum Iulii), una città non troppo rilevante in età romana, che sotto il dominio longobardo diventa sede di uno dei principali ducati; e lo stesso accade per Spoleto e Benevento.
Nell’altra categoria, quella delle città che perdono progressivamente importanza, possiamo collocare centri come Aquileia (in Friuli) e Luni (in Liguria). I motivi della parabola discendente di queste città sono diversi: la fortuna di Aquileia è legata al suo porto, che però entra in crisi quando più a Sud si affermano Ravenna e la sua città portuale, Classe; quella di Luni è invece strettamente connessa alle cave di marmo delle Alpi Apuane, il cui sfruttamento termina proprio in età tardoantica. Attenzione, però, perché queste due città non scompaiono del tutto: ciò che le tiene ancora in vita per alcuni secoli è la presenza di una cattedrale, e quindi di un vescovo. Aquileia e Luni ci dimostrano che il peso politico e amministrativo delle città può bastare a prolungarne l’esistenza.
In altri casi le città scompaiono e basta, senza alcun seguito. Succede ovunque, dal Nord fino al Sud più profondo. In realtà in alcune zone succede un po’ di più, in altre meno. Questo fenomeno spesso ha a che vedere con il passato, con lo sforzo di urbanizzazione fatto in età romana. Prendiamo ad esempio il Piemonte meridionale: qui varie città iniziano a scomparire già dal III secolo (Pollentia, Augusta Bagiennorum, Pedona), e nessun nuovo centro viene creato per rimpiazzare le perdite. Come mai? È stata avanzata una spiegazione piuttosto suggestiva: i Romani avrebbero fondato troppe città rispetto alle esigenze e alla reale portata demografica di quell’area. In poche parole, i Romani avrebbero fatto il passo più lungo della gamba. Proposta convincente, se si considera il fatto che l’urbanizzazione romana non è soltanto un fatto funzionale, ma anche l’espressione materiale di un più ampio programma politico e propagandistico: un programma che aveva un senso fino ad un determinato momento del ciclo di vita dell’impero, e poi non più. E quindi, una volta venute a mancare alcune tra le troppe città, può non essere esistita nessuna reale esigenza di sostituirle con nuove fondazioni. Non servivano.
Una situazione in parte diversa è quella che si viene a creare dalla parte opposta della penisola, sulla costa del Nord-Est. Anche qui svariate città scompaiono: Aquileia, Iulia Concordia, Altinum; però succede anche qualcosa di diverso rispetto al Piemonte: c’è ricambio. Vengono fondati nuovi centri, come Grado, Heraclea, Equilo, Caprulae; e questi, almeno in parte, si sostituiscono a quelli perduti. Ma come mai qui le cose vanno diversamente? I casi di Grado ed Eraclea sono indicativi: molte delle nuove città nascono come fortezze. Molto semplicemente succede che in questa zona della penisola, nella quale i Longobardi premono da Nord verso i territori al centro dei quali si trova Ravenna, l’amministrazione bizantina reagisce al pericolo creando centri fortificati. Alcuni di questi avranno successo nel corso del tempo, e diventeranno delle vere e proprie città. Come nel caso di Ferrara, che secondo una tradizione antiquaria attendibile (anche se non ancora dimostrata archeologicamente) viene fondata all’inizio del VII secolo, nel 604, proprio dall’Esarco di Ravenna. Ferrara, nata nella tarda Antichità e sviluppatasi nell’alto Medioevo (quando risulta sede di un duca), è una delle poche aggiunte sostanziali e vincenti di quel periodo alla rete urbana dell’impero romano.
Se ci spingiamo oltre nel tempo, e dopo la tarda Antichità consideriamo l’alto Medioevo, la situazione non cambia di molto. Anche in questo lasso di tempo, nonostante le perdite, la rete urbana antica continua a restare il punto fermo, la struttura portante dell’urbanesimo altomedievale. In effetti le nuove fondazioni ora sono molto poche, assai meno rispetto a quelle di età tardoantica. Gli sforzi si concentrano soprattutto sulle città esistenti: si provvede al loro generale funzionamento e a volte se ne restaura uno degli elementi fondamentali, come le mura (succede a Roma, a Benevento e altrove). Però... però ci sono due eccezioni, molto diverse tra loro. La prima è Venezia. I dati disponibili al momento confermano che la città inizia a prendere corpo nel corso del IX secolo. Un indizio a questo proposito è la nuova datazione degli impianti per la lavorazione del vetro a Torcello, ora anticipata proprio al IX secolo. E all’VIII-IX secolo risalgono le prime abitazioni in legno, sempre a Torcello, venute alla luce recentemente.
Venezia è di sicuro l’elemento più importante, la novità più preziosa e vincente prodotta dall’alto Medioevo in campo urbanistico; a livello europeo, non solo italiano. Stiamo parlando di una città che diverrà il centro di un vero e proprio impero economico, di una delle principali potenze commerciali per molti secoli.
La seconda eccezione la fanno alcuni papi, senz’altro tra i più attivi fondatori di nuovi centri in questo periodo. Inizia Leone IV (847-855), verso la metà del IX secolo, con la creazione di qualcosa che in effetti è meno di una città, ma così viene chiamata: la Città leonina (civitas Leoniana), cioè la fortificazione del Vaticano. Di fatto, una città annessa alla città, le cui mura sono un prolungamento di quelle di Aureliano.
Inoltre, l’episodio non è isolato. Gesti analoghi vengono compiuti nel corso del IX secolo a protezione del santuario di San Paolo, sulla via Ostiense (d’ora in poi Giovannipoli, dal nome del papa Giovanni VIII [872-882]); e di Santa Aurea, ad Ostia (Gregoriopoli, da Gregorio IV [827-844]). E queste sono tutte fortificazioni di importanti edifici di culto, considerati dai pontefici a rischio di saccheggio. Dove i papi osano di più, invece, è nel cuore del Lazio, nella zona di Tolfa: qui lo stesso Leone IV (quello del Vaticano) fonda un nuovo centro per rimpiazzare Centumcellae, l’antica Civitavecchia. Il nome è Leopoli, stavolta una città vera e propria.
Città leonina, Giovannipoli, Gregoriopoli, Leopoli... Le nuove fondazioni papali, tutte concentrate nel IX secolo. Queste città/fortezze segnalano chiaramente il consolidamento del potere pontificio, le ampie disponibilità e le molte ambizioni della corte papale. Proviamo a fare un bilancio? Neanche un programma ambizioso come questo fa dell’alto Medioevo un periodo nodale nell’accrescimento della scacchiera urbana della penisola. In realtà, nessuna di queste nuove fondazioni sopravvive a lungo: i santuari dopo qualche tempo tornano ad essere semplicemente tali, e Leopoli, l’unica vera città, nel basso Medioevo diventerà un centro di dimensioni ridotte, per poi scomparire definitivamente.
Nemmeno in seguito, nel periodo a cavallo dell’anno Mille, registriamo modifiche sostanziali alla rete urbana più antica; neanche dopo la conquista di ampie zone della penisola da parte di popolazioni straniere. Gli Arabi, infatti, si insediano prevalentemente in città preesistenti, che in parte ristrutturano per adattarle alla loro idea di città. I Normanni, dal canto loro, salvo alcune eccezioni (come Aversa) non fondano molti nuovi centri; provvedono soprattutto a stabilirsi in abitati più antichi, assicurandosene il controllo grazie alla costruzione di castelli.
Però un elemento di novità riusciamo a vederlo, proprio nel periodo compreso tra il X e l’XI secolo. È qualcosa che interessa prima di tutto le aree del Sud in mano ai Bizantini. In quest’epoca, esigenze di carattere economico e di riorganizzazione del territorio, causate anche da una notevole ripresa demografica, portano alla fondazione di nuovi centri urbani. Molti di questi sono dei piccoli centri, nati in realtà principalmente a scopo militare, come ad esempio Troia, in Puglia, ed altri ancora. Ma in altri casi assistiamo alla fondazione di città che nel corso del tempo risulteranno vincenti, come Catanzaro.
Se però allarghiamo lo sguardo all’intera penisola, ci accorgiamo che proprio questo fenomeno è la vera novità dei secoli del basso Medioevo. L’assetto urbano complessivo viene ora rimodellato in maniera più sostanziale rispetto al passato. Infatti, se da un lato la struttura portante del sistema resta quella antica, dall’altro il quadro viene adesso arricchito con molti nuovi centri, che infittiscono la trama insediativa. Di che tipo? Nella maggior parte dei casi si tratta di castelli, che per vari motivi riescono ad affermarsi come centri direzionali per i territori circostanti. Non grandi città, ma sicuramente più grandi della media dei castelli: per questi insediamenti è stato coniato il fel...
Indice dei contenuti
- Premessa
- 1. Archeologia della città medievale
- 2. Archeologia delle campagne medievali
- 3. Archeologia dell’architettura, archeologia dei monumenti
- 4. Archeologia dei cimiteri e delle sepolture
- 5. Artigianato e commerci
- 6. Archeologia e storia dell’arte medievale
- 7. Presente e futuro: grandi temi e nuove prospettive
- Riferimenti bibliografici