Preistoria e Protostoria egea e cipriota
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Preistoria e Protostoria egea e cipriota

Bombardieri, Luca, Graziadio, Giampaolo, Anna Margherita Jasink

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Preistoria e Protostoria egea e cipriota

Bombardieri, Luca, Graziadio, Giampaolo, Anna Margherita Jasink

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Questo volume si propone come una introduzione allo studio delle culture preclassiche – minoica, micenea, cicladica e cipriota – che si sviluppano fra il III e il I millennio a.C. nel bacino dell'Egeo e del Mediterraneo orientale. Dall'analisi delle evidenze archeologiche, legate alla cultura materiale e alle produzioni artistiche, e della documentazione epigrafica emerge un quadro delle strutture politiche, economico-sociali e religiose in cui si riconoscono fenomeni di continuità e relazioni culturali profonde. Prima ancora della preistoria greca, è questa la storia di una realtà composita, ancora lontana dall'essere compresa appieno, ma che ha un fascino legato ad antichi miti e alla sua capacità di espandersi e interagire con le altre civiltà mediterranee e del Vicino Oriente.

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Information

Capitolo 1
Introduzione
1.1 L’ambiente e il quadro geografico
Questa prima parte del volume ha lo scopo di introdurre il lettore nell’ambiente in cui si svolsero gli eventi dell’Età del Bronzo relativi alle civiltà egee e cipriote e di definirne i confini. È nostra scelta, obbligata da questioni sia metodologiche che di spazio, lasciare ai margini le isole del Dodecaneso (compresa Rodi) e i siti costieri dell’Anatolia, le isole dell’Egeo nord-orientale, la Macedonia e la Tracia; queste aree, che solo in determinati periodi entrano nel panorama specifico delle civiltà egee e che in un certo senso possono essere considerate come ‘periferia’, verranno trattate di conseguenza. La realtà cipriota, che geograficamente è esterna ai confini del mar Egeo, verrà invece considerata brevemente anche in questa introduzione, perché discussa al pari delle aree più propriamente egee per tutto il periodo qui considerato. Ciò premesso, l’ambiente o, meglio, gli ambienti considerati, possono essere distinti in quattro aree principali (fig. 1).
Figura 1 – Carta geografica del Mediterraneo centro-orientale.
1.Grecia continentale (fig. 2): è caratterizzata da pianure e valli di piccola e media estensione, ben separate da rilievi montuosi, e adatte alla coltivazione di olivi, viti, varie piante da frutto, cereali e allevamento di pecore, capre, maiali e bovini.
2.Creta (fig. 3): geograficamente simile al Peloponneso, presenta larghe baie (in particolare il golfo di Mirabello, il golfo di Chanià, la baia della Messarà) e ricche pianure costiere e interne, delimitate da tre grandi catene montuose (le ‘montagne bianche’ Lefka Ori, la catena dell’Ida e la catena del Dikte).
3.Isole Cicladi (fig. 4): in ottima comunicazione fra loro, risultano un perfetto intermediario fra la Grecia, Creta, e isole del Dodecaneso e l’Anatolia Occidentale. Presentano fertili pendii e coste frastagliate.
4.Cipro (fig. 5): l’isola, situata geograficamente nel Mediterraneo orientale, costituisce una sorta di testa di ponte fra le coste dell’Anatolia meridionale e la costa siriana, da un lato, e il mondo egeo, dall’altro. Caratterizzata da due sistemi montuosi (la catena del Troodos, massiccio che occupa l’area centro-occidentale dell’isola, e la sottile fascia delle alture settentrionali di Kyrenia o Pentadaktylos), presenta un’ampia area pianeggiante nel centro (pianura di Mesaoria), che raggiunge il mare sia a est che a ovest, e una costa suddivisa in una serie di baie (golfo di Morphou a nord; di Episkopi, di Limassol, di Larnaca a sud; di Famagosta a est).
Figura 2 – I siti della Grecia continentale nell’Età del Bronzo (adattamento da R. Treuil et al. 2008: carte 5).
Figura 3 – I principali siti di Creta minoica (da H.-G. Buchholz, V. Karageorghis, Prehistoric Greece and Cyprus, Phaidon Press, Londra 1973: fig. 2).
Fig. 4 – L’arcipelago delle Cicladi. Localizzazione dei principali siti preistorici (adattamento da E. Gaba,Wikimedia Commons user: Sting, consultato il 20/05/2015).
Fig. 5 – Cipro. Localizzazione dei principali siti archeologici (adattamento da K.D. Fisher, Archaeology of Cyprus, «Encyclopedia of Global Archaeology», 2014, pp. 2000-2016: fig. 1).
Le quattro aree sono caratterizzate da un clima mediterraneo, con freddo invernale e caldo estivo, e le prime tre da una notevole mobilità tettonica (maremoti, terremoti, eruzioni vulcaniche) che rappresenta una costante fissa con la quale le popolazioni egee debbono necessariamente convivere.
Dall’inizio dell’Età del Bronzo, gli spazi coltivati cominciano a occupare le loro sedi definitive: fra le piante prevale l’olivo, seguito dalla vite, mentre i prodotti cerealicoli (in particolare granturco e orzo) diventano la maggior fonte di sostentamento. La pastorizia, soprattutto ovina, è sviluppata in modo considerevole, e la produzione di lana diventa a poco a poco superiore alle esigenze di sopravvivenza, così come la produzione di olio. Il progresso tecnologico porta alla lavorazione di oggetti in bronzo. Proprio l’uso del metallo denota come il mondo egeo non sia una realtà autosufficiente ma inserita in un sistema di scambi che necessitano capacità di affrontare le insidie del mare. Il mare rappresenta quindi un fattore essenziale, sia inteso come ‘mezzo di trasporto’ che per le implicazioni climatiche. La pesca era sicuramente sviluppata, anche se sembra rappresentasse un’attività secondaria rispetto all’agricoltura e all’allevamento.
Nelle aree egee le materie prime non sono molte, a eccezione di argille lavorabili e di pietre. L’ossidiana sembra provenire solo da Melos (Cicladi) – e Gialì (Dodecaneso) –, mentre il marmo bianco da Paros e Naxos (Cicladi) e dall’Attica (Grecia centrale). A Creta è attestato il cristallo di rocca. Anche le risorse metallurgiche sono scarse, insufficienti per un consumo superiore a un commercio su scala ridotta: rame e piombo argentifero provengono dalle miniere del Laurion in Attica e da varie isole cicladiche. Alcune fonti di rame sembra siano state usate a Creta fin dall’Età del Bronzo, mentre in Laconia (Peloponneso) è probabile venissero già sfruttati piccoli giacimenti di rame, argento e forse oro. Ma è del tutto assente lo stagno – essenziale per produrre gli oggetti in bronzo – che è sempre stato importato.
Molto diversa si presenta la situazione a Cipro per la presenza nella catena del Troodos di ricchi giacimenti di rame, che cominciano a essere sfruttati già verso la metà del terzo millennio a.C., almeno nell’area settentrionale, preludio di un precoce utilizzo in tutta l’isola durante il corso dell’Antico Bronzo. Pertanto, allo sfruttamento sistematico delle risorse agricole e all’allevamento, che accomunano Cipro alle aree egee, si aggiunge lo sfruttamento delle risorse minerarie. Queste risorse hanno costituito nel corso del secondo millennio a.C., quando i traffici in tutto il Mediterraneo orientale cominciarono a intensificarsi raggiungendo il loro apice nel Tardo Bronzo, il motivo primario per una centralità dell’isola – centralità quindi non solo geografica – e per il suo ruolo di primo piano negli scambi commerciali.
[A.M.J.]
1.2 Il quadro cronologico
Uno dei principali problemi a cui bisogna far fronte nella ricerca archeologica è rappresentato dalla difficoltà di collocare nel tempo i monumenti, gli oggetti, gli eventi e le fasi; di definire, cioè, la loro cronologia in termini relativi e assoluti.
1.2.1 La cronologia relativa e i sistemi di datazione assoluta in archeologia
Si usa l’espressione ‘cronologia relativa’ per far riferimento ai rapporti di anteriorità, contemporaneità e posteriorità tra oggetti e fasi cronologiche stabiliti sulla base di stratigrafie, tipologie e ogni altro tipo di correlazione. Le sequenze di cronologia relativa che si possono ottenere confrontando e combinando i materiali recuperati in depositi archeologici stratigraficamente affidabili con quelli rinvenuti in analoghi strati archeologici di altre aree di per sé non forniscono indicazioni per quanto concerne le date assolute, quelle, cioè, corrispondenti agli anni solari a cui appartengono i singoli manufatti. Il problema risulta particolarmente complicato nel caso in cui si affrontino tematiche relative a culture per le quali non siano disponibili delle datazioni storiche a causa della mancanza delle informazioni fornite dai documenti scritti. Questo è il caso della Grecia dell’Età del Bronzo, anche se, in questo caso, sono disponibili dei testi, redatti, però, in scritture non decifrate come il Geroglifico Minoico e la Lineare A oppure dei documenti a carattere essenzialmente amministrativo, come è il caso delle tavolette scritte in Lineare B della Grecia micenea. Pertanto, per fissare delle datazioni assolute nelle sequenze di cronologia relativa, si è fatto ricorso, quando è stato possibile, al sistema dei cosiddetti rinvenimenti incrociati (cross finds). Per datare i depositi archeologici di determinate aree, è stata quindi rivolta particolare attenzione ai manufatti importati da altre zone, in cui sono state stabilite delle sequenze cronologiche indipendenti e affidabili che consentano di datare in termini assoluti i singoli oggetti. Nel caso dell’Egeo, a tale scopo possono essere considerati particolarmente utili alcuni reperti provenienti dalle aree di alta civiltà del Mediterraneo orientale e che possono essere assegnati al periodo di regno di determinati sovrani mesopotamici ed egiziani. Sulla base di documenti storici, che attestano i rapporti di vario genere intercorsi tra i regnanti di regioni diverse, infatti, sono note le sequenze dinastiche e gli anni di regno dei sovrani, anche se bisogna ricordare che i sistemi cronologici seguiti dalle varie scuole di studiosi presentano talora significative oscillazioni. Nel caso dell’Egitto, per esempio, le liste di faraoni raggruppati in dinastie sono sostanzialmente derivate dall’opera dello storico-sacerdote Manetone (323-245 a.C.), ma presentano errori, ripetizioni di nomi e omissioni, senza considerare che le cronologie assolute relative al regno dei sovrani sono notevolmente condizionate dal sistema di computo degli anni basato sulle piene del Nilo che hanno determinato uno sfalsamento rispetto al calendario gregoriano. È per vari motivi, quindi, che gli studiosi moderni, per quanto concerne l’Egitto faraonico, seguono sistemi cronologici diversi (cronologia alta, media, bassa o ultrabassa). Sistemi cronologici alternativi sono stati proposti anche per altre aree del Vicino Oriente, per cui bisogna tener conto di tutte queste differenze nel considerare i rinvenimenti incrociati tra l’Egeo e le aree orientali.
Contrariamente alle datazioni archeologiche, i sistemi di datazione scientifica, entrati in uso dalla metà del Novecento, mirano invece a stabilire la cronologia assoluta di campioni prelevati da contesti archeologicamente affidabili, in modo da permettere di datare con precisione tutti i manufatti a essi associati e il loro contesto di appartenenza.
Il sistema di analisi al radiocarbonio tuttora è senz’altro il più utilizzato, soprattutto per le epoche preistoriche più antiche, e non è necessario discuterne qui in dettaglio i principi basilari; si deve comunque sottolineare come gli sviluppi determinati dall’applicazione di questa metodologia anche nel campo delle cronologie egee del Tardo Bronzo siano risultati per certi versi sorprendenti.
La tripartizione della cronologia egea
Secondo le suddivisioni cronologiche tradizionali, al Neolitico segue l’Età dei Metalli, nel cui ambito viene generalmente distinto il periodo Calcolitico (o Età del Rame) dall’Età del Bronzo, ma è chiaro che queste suddivisioni non presuppongono nette distinzioni dal punto di vista tecnologico, perché i manufatti litici continuarono a essere realizzati e utilizzati anche nell’Età dei Metalli e la presenza degli oggetti di rame è ben attestata anche nei contesti dell’Età del Bronzo.
Tabella 1 – Cronologie assolute e relative dell’Egeo (adattamento da Shelmerdine 2008, 4, fig. 1.1). N.B. EM ed EH = AM e AE, rispettivamente; LM, LC e LH = TM, TCicl e TE, rispettivamente.
Nel corso dell’Età del Bronzo egea si devono comunque distinguere tre grandi aree geografiche, il Continente, le isole Cicladi e Creta, che, pur presentando evidenti peculiarità culturali, sono anche così strettamente interconnesse che i loro sviluppi culturali possono essere considerati sostanzialmente paralleli (tab. 1). A Creta si sviluppò la civiltà che A. Evans denominò ‘minoica’, per cui l’Antico, il Medio ed il Tardo Bronzo cretese, vennero da lui definiti rispettivamente Antico, Medio e Tardo Minoico e convenzionalmente indicati con le sigle AM, MM e TM. La stessa suddivisione viene utilizzata sia per l’area cicladica, in cui, appunto, si distinguono i periodi Antico, Medio e Tardo Cicladico (ACicl, MCicl e TCicl), che per quella continentale, per la quale viene però usata l’indicazione ‘elladica’, con conseguente suddivisione in Antico, Medio e Tardo Elladico (AE, ME e TE). Il TE è sinonimo anche di ‘Miceneo’, perché corrisponde al periodo in cui sul Continente si sviluppò la civiltà micenea. Sulla base dell’evoluzione della ceramica e di altri fattori di cambiamento, ciascuno dei tre periodi principali, in tutte le aree, è stato ulteriormente suddiviso in tre fasi. Pertanto, iniziando da Creta e seguendo il sistema tripartito proposto da Evans, nell’AM si distinguono AM I, AM II e AM III, MM I, II e III, TM I, II, III. Sono possibili anche ulteriori distinzioni in sottofasi, per cui, per esempio, l’AM II è stato suddiviso in AM IIA e AM IIB, il MM II in MM IIA e MM IIB. Periodizzazioni ancora più puntuali sono state proposte per il Tardo Bronzo, quando la ceramica evolve più rapidamente ed è pertanto possibile operare distinzioni stilistiche e cronologiche più precise. Il TM I viene quindi suddiviso in TM IA e TM IB; non si procede, invece, ad ulteriori distinzioni per quanto concerne il TM II, che fino a non molti anni fa diversi studiosi non consideravano un periodo a sé stante. Il TM III viene invece suddiviso in TM IIIA, TM IIIB e TM IIIC, con ulteriori ripartizioni.
Lo stesso procedimento è stato seguito anche per l’area cicladica e continentale, soprattutto per il periodo miceneo, quando le tappe dell’evoluzione della ceramica sono così marcate che, per esempio, si può distinguere uno stile (e quindi una fase cronologica) ‘TE IIIA 2 antico’ da quello ‘TE IIIA 2 tardo’ e così via. Questi sistemi cronologici tripartiti sono generalmente accettati per quanto riguarda la sequenza delle cronologie relative, mentre per la determinazione delle cronologie assolute si è fatto ricorso sia al sistema tradizionale dei ‘rinvenimenti incrociati’, che alle procedure di datazione scientifica, come le analisi del C-14.
1.2.2 Il dibattito sulla data dell’eruzione del vulcano di Thera e le cronologie assolute del Tardo Bronzo nell’Egeo
Fino agli Ottanta del Novecento, sulla base dei sincronismi con le altre civiltà del Mediterraneo, gli studiosi unanimemente inquadravano il periodo TM IA nel XVI secolo a.C., ritenendo che fosse iniziato attorno al 1600-1580 a.C. e terminato verso 1500 a.C.; il passaggio dal Medio al Tardo Bronzo sarebbe così avvenuto nei primi decenni del XVI secolo a.C. Negli anni Ottanta del Novecento alcuni studiosi (tra cui in particolare P. Betancourt e S. Manning) proposero una datazione molto più alta per il periodo TM IA, sostenendo che i suoi limiti cronologici erano situati all’interno del XVII secolo a.C. Da quel momento in ...

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