Baccanti
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Le Baccanti di Euripide, andate in scena per la prima volta solo dopo la morte del loro poeta (406 a.C.), possono essere considerate una sorta di testamento spirituale del poeta, non solo perchÊ sono la sua ultima tragedia, ma anche perchÊ sembra possibile una lettura metateatrale della trama, dove quasi tutti i protagonisti si travestono da altri: il protagonista DionÏso è vestito da 'straniero', l'indovino Tiresia e il vecchio re Cadmo da seguaci di DionÏso, con tutti i corredi richiesti da questo culto, Pentèo da 'baccante', analogamente alle donne di Tèbe (tra cui Agave, sua madre), che precedentemente avevano opposto resistenza al dio.
Si tratta di un testo assai complesso, di cui è ancora irrisolta un'univoca interpretazione, e che condensa in sÊ l'insieme di meccanismi drammaturgici fondanti il teatro antico, che vengono messi a tema in vista dell'interpretazione.
La tragedia viene affrontata in una nuova traduzione di Ezio Savino, composta per l'occasione di due Laboratori di Drammaturgia Antica dell'Università Cattolica del S.C. nel 2006-2007 e 2007-2008. Si tratta di una nuova lettura del testo, caratterizzata dall'aspetto sperimentale: infatti, con assoluta fedeltà all'originale greco, mentre nelle parti dialogate si cerca di valorizzare la vivacità attuale del 'parlato', l'arcaico canto sacrale del coro delle Baccanti è stato reso attraverso il linguaggio mistico dei canti di Iacopone da Todi, creando cosÏ anche in traduzione uno stacco tra i canti corali e le parti dialogate (come avveniva per il testo greco, dove i cori erano in dialetto dorico).
La traduzione di Ezio Savino è stata rivista e in parte corretta, corredata di didascalie sceniche per il lavoro di messinscena del Corso di Alta Formazione Permanente 2015.
L'istruzione attoriale è affidata all'attore Christian Poggioni, con la collaborazione dell'attrice Eri Cakalli, e ad Adriano Sangineto con Lucia Amarilli Sala per le parti musicali e cantate.
In ultimo, un pensiero grato e commosso all'amico Ezio Savino che ci ha lasciati qualche mese fa, dopo una lunga malattia affrontata con coraggio ed eroismo. Fino all'ultimo, avevo coltivato la speranza di poterlo coinvolgere nuovamente in un lavoro sulle Baccanti: lo faremo con un'interpretazione necessariamente rinnovata rispetto alla precedente, ma sicuramente fedele all'impostazione ideata insieme nel 2006-2008, sentendolo tra noi.
Di seguito pubblico nuovamente le sue note d'introduzione alla traduzione del 2008, Milano (ISU). Tratto dalla Premessa della Curatrice

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[La scena rappresenta l’area esterna del palazzo reale di Tebe. Alcune rovine indicano l'antico palazzo di Cadmo con la tomba di Semèle. Alcune guardie sono di servizio per la protezione della reggia, che immaginiamo anche nella zona in cui siede il pubblico. Siamo nelle prime ore del mattino, la luce è tenue e bianca. Nel centro della scena sembra esserci un cumulo di terra. All'improvviso dal cumulo escono due personaggi: Dionìso e il suo doppio. Il secondo Dionìso è del tutto simile al primo nell'abbigliamento e nell'aspetto, ma non parla. Con il suo tirso dà subito al primo Dionìso l'ordine di parlare e poi siede e osserva attentamente la scena. Le guardie tentano una reazione alla comparsa dei due personaggi, ma alle parole 'Ora sono qui...' le guardie cadono a terra con un tonfo enfatizzato da un colpo di tamburo.]
DIONÌSO: Ora sono qui. A casa loro. A Tebe. Da figlio di Zeus, di dio!
Dio-nĂŹso! Un bel giorno, mi fa nascere la piccola di Cadmo,
Semèle: cesareo fulminante, sotto scarica di fuoco!
Una metamorfosi, la mia: da dio, umano.
Ora mi presento alla sorgente Dirce, al rivo Ismeno 5
Guarda guarda. Lapide di madre, la strafulminata.
Eccola lĂŹ. Attaccata al palazzo. Rimasuglio di una casa
che sfiata, fornace ancora accesa del falò di Zeus:
non vuol morire, la bestialitĂ  di Era ai danni di mia madre.
Bravo Cadmo, che sigilla questo posto, 10
memoriale d’una figlia. Quanto a me, l’ho mascherata
con la mia vite, cupola di frasche e d’uva.
Vengo dalla Lidia. Zone zeppe d’oro.
E dalla Frigia, dalla Persia piatta, incudine del sole,
dalla Battriana, tutta una fortezza; dall’ostica ghiacciaia 15
dei Medi. Mi sono fatto poi l’Arabia, baciata dai celesti,
e l’Asia intera, la fascia che salmastro mare
orla laggiĂš, un pentolone di Greci e forestieri,
con le sue cittĂ , fior fiore di bastioni.
Questo paese è la mia prima tappa greca. 20
LaggiĂš, ho messo in piedi ridde, e iniziazioni
tutte mie: fosse lampante in giro, che Potenza sono, io!
Comincio da Tebe, qui, adesso, in Grecia.
Già l’ho fatta ululare! Ho rivestito la sua gente: di nèbridi.
Ho messo loro in pugno il tirso: edera d’assalto. 25
C’è un motivo. Le sorelle di mia madre (le meno autorizzate)
DionÏso sparlavano non è pianta di Zeus,
Semèle s’era fatta portare a letto da uno, qualunque,
e affibbiava a Zeus quel suo peccato erotico:
bel colpo di genio di Cadmo. Ecco perché l’ha fatta fuori 30
Zeus, malignavano impettite: s’era inventata tutto sulle nozze.
In cambio, le ho fatte schizzare, io, allo scoperto, con ago
d’ossessioni. Il monte è casa loro, adesso. Cervelli adulterati.
Condannate a portare la divisa della frenesia, la mia!
Ho sbalestrato fuori la semenza femminile dei Tebani, 35
(Le guardie si mettono a quattro zampe e assumono atteggiamento di animali)
le donne al completo, senza eccezione.
Fanno gruppo misto con le figliole di Cadmo
tra abetaie verdi e rocce ai quattro venti.
Tebe, qui, ha il dovere di capire - anche controvoglia -
che cos’è il restare fuori dai miei cerimoniali. 40
Riabilito mia madre, mostrandomi ai viventi
essere ultraterreno, che lei dĂ  come figlio a Zeus.
(Pausa. DionĂŹso 2 dĂ  l'ordine alle guardie-bestie di uscire dalla scena, e queste a poso a poco si allontanano)
Ora, Cadmo consegna governo e padronanza
a Pentèo, nato da una figlia sua. E Pentèo
mi fa una guerra santa. Mi cancella 45
dai gesti cultuali. Mi oblitera nelle litanie.
E allora metto in chiaro che sono nato dio. Chiaro
a lui e ai suoi Tebani. Riporto l’ordine qua intorno,
poi riparto per un’altra meta. Farmi capire
sarĂ  la mia missione. Se Tebe si scalda, e tenta con la forza 50
di evacuare giĂš dalla montagna le Baccanti,
io sarò là, tra le invasate, e prenderò il comando militare.
(Breve pausa. Le parole che seguono sono lapidarie e accompagnate da gesti da mago. Alle parole 'per questo mi sono snaturato in un terrestre' DionĂŹso 2 apre l'ingresso alle Baccanti con un ampio gesto)
Per questo indosso la mia faccia d’uomo,
per questo mi sono snaturato in un terrestre.
[Fa il suo ingresso il Coro delle Baccanti, vestite con screziate pelli di cerbiatto, le nebridi rituali, e con in mano qualche tamburello, tirsi e edere]
O mie festose! Dico a voi, donne, 55
che lasciaste Tmolo, balconata della Lidia,
voi che trassi dalle terre aliene a mio corteo, e scorta,
sbandierate i timpani indigeni di Frigia
(brevetto mio, e della Grande Madre, Rea)
(DionĂŹso 2 prende in mano un grande timpano di una Baccante e batte qualche colpo)
fate cerchio, qui, al palazzo di Pentèo, 60
e fateli rullare! CosÏ vede bene, la Tebe di Pentèo!
Io tripudierò con le Baccanti. Sto per trasferirmi
nelle pieghe del monte Citerone. È là la loro festa…
[DionĂŹso esce. Resta in scena DionĂŹso 2, che accompagna l'ingresso del coro delle baccanti. DionĂŹso 2 rimarrĂ  sempre in scena]
Accurro ab OrĂŻente.
Da santo Tmolo ionta, 65
iĂšbelo al Fremente,
iĂšbel affaticato
dolore sdolorato
a Bacco smesurato!
Va...

Table of contents

  1. PREMESSA PER UNA NUOVA INTERPRETAZIONEDELLE BACCANTI DI EURIPIDE NEL CORSO DI ALTA FORMAZIONE PERMANENTE 2015
  2. NOTA ALL’ESPERIMENTO DI TRADUZIONEDA LE BACCANTI DI EURIPIDE
  3. NOTE PER L’INTERPRETAZIONE DELLA TRAGEDIA
  4. LINGUA PARLATA, 'RECITATIVO'E CANTO LIRICO NELLE BACCANTI
  5. GESTUALITÀ RITUALI dallo Stamnos di Nocera, Napoli 2419, 420 a.C., lati A e B
  6. BIBLIOGRAFIA
  7. PROLOGO (VV. 1- 63)
  8. PÁRODOS - PRIMO CANTO DEL CORO DELLE BACCANTI(vv. 64-167)
  9. PRIMO EPISODIO (vv. 170-369)
  10. PRIMO STÀSIMO (vv. 370 - 432)
  11. SECONDO EPISODIO (vv. 434 - 518)
  12. SECONDO STÀSIMO (vv. 519 - 575)
  13. RIASSUNTO
  14. TERZO EPISODIO (vv. 576-861)
  15. TERZO STÀSIMO (vv. 862-911)
  16. QUARTO EPISODIO (vv. 912-976)
  17. QUARTO STÀSIMO (vv. 977 - 1023)
  18. RIASSUNTO
  19. QUINTO EPISODIO (vv. 1024 - 1152)
  20. QUINTO STÀSIMO (vv. 1153-1164)
  21. ESODO (vv. 1165-1392)
  22. RIASSUNTO ESODO