PARTE I
TEORIA
La rappresentazione del tutto limita la diversitĂ del dettaglio, anche nel caso di una visione dâinsieme appena abbozzata.
Fiedrich D. E. Schleiermacher
1.
ELEMENTI DI UNA TEORIA DELLâATTO GIURIDICO
Lâazione possiede una sua logica peculiare.
Dunque, quando unâazione è iniziata,
la sua logica procede implacabile.
Yukio Mishima
1.1. Atti linguistici e atti giuridici
Se riconosciamo una dimensione linguistica dei fenomeni giuridici e se riteniamo che gli atti giuridici altro non siano che un particolare modo di agire mediante il linguaggio (se riteniamo che gli atti giuridici siano atti linguistici che acquistano un certo ârilievoâ in un determinato ordinamento e in virtĂš di quellâordinamento), allora la domanda principale è: che cosa è un atto linguistico? Cosa significa agire mediante il linguaggio?
La risposta alla domanda e la comprensione della risposta sono complesse. Il cammino che porta a esse passa attraverso alcuni concetti e distinzioni che si svolgono â in modo sintetico e senza pretesa di completezza â nel presente capitolo 1.
1.1.1. Distinzioni preliminari: enunciato, enunciazione, proposizione
In primo luogo, è opportuno richiamare introduttivamente alcune nozioni utili, da un lato, per meglio comprendere cosa sia un atto linguistico e, dallâaltro lato, per fornire al discorso un lessico piĂš rigoroso e appropriato.
Si distingue pertanto il significato dei seguenti termini utilizzati per designare differenti âentitĂ â linguisticamente rilevanti: âenunciatoâ, âenunciazioneâ, âproposizioneâ.
Per âenunciatoâ [inglese: â sentenceâ, tedesco: âSatzâ] si intende un insieme di parole avente senso compiuto. âVietato fumareâ è un enunciato. âPapĂŠ satan papĂŠ satan alleppeâ non è un enunciato perchĂŠ lâinsieme di parole non ha senso compiuto. Quando diciamo che lâespressione âĂ vietato fumareâ consta di tredici lettere, stiamo parlando dellâenunciato italiano âĂ vietato fumareâ.
Per âproposizioneâ [inglese: âpropositionâ, tedesco: âPropositionâ] si intende il significato, il senso, di un enunciato. Il significato dellâenunciato âĂ vietato fumareâ consiste nel fatto che sia vietato fumare, che vâè un divieto di fumare, oppure (ciò che è la stessa cosa) che vâè un obbligo di non fumare.
Per âenunciazioneâ [inglese: âutteranceâ, tedesco: âĂuĂerungâ] si intende lâatto del proferire, del pronunciare un determinato enunciato. Se Tizio dice a Caio âĂ vietato fumareâ, Tizio sta enunciando lâenunciato âĂ vietato fumareâ. PiĂš in particolare, se Tizio è un Re che non tollera il fumo e Caio il suo attendente che ama invece fumare, mediante lâenunciazione dellâenunciato âĂ vietato fumareâ Tizio ingiunge (comanda, ordina) a Caio di non fumare, ossia Tizio (Re-intollerante-al-fumo), dicendo a Caio (attendente-fumatore) âĂ vietato fumareâ, compie un atto, un atto di linguaggio, lâatto di linguaggio denominato ingiunzione (comando, ordine).
Gli atti linguistici si compiono mediante lâenunciazione di enunciati.
La pragmatica (o pragmatica linguistica) è la scienza che studia gli atti linguistici, ossia lâagire umano mediante enunciazioni di enunciati compiute in determinati contesti. La semantica studia, invece, i significati degli enunciati collocati in determinati testi, mentre la sintassi si occupa della corretta struttura degli enunciati.1
1.1.2. Ambivalenza pragmatica vs. ambiguitĂ semantica
Le distinzioni compiute sub 1.1.1 consentono di comprendere meglio due fenomeni, la cui comprensione illumina le medesime distinzioni e la loro raison dâĂŞtre.
Esempio del primo fenomeno. Lâenunciazione dellâenunciato âDa oggi è vietato fumareâ, se compiuta dal Re ormai spazientito dai suoi sudditi dediti al vizio del fumo, e diretta al Cancelliere di Corte competente a disporre le azioni necessarie a far rispettare la volontĂ del sovrano, è un comando rivolto ai sudditi. Infatti, pronunciando le parole âDa oggi è vietato fumareâ, il Re ha compiuto un atto che ha una particolare funzione, quella di prescrivere un determinato comportamento.
Ma lâenunciazione del medesimo enunciato âDa oggi è vietato fumareâ, se compiuta da uno studente che si trovi in unâaula che da quel giorno era stata riservata ai non-fumatori, e diretta a un amico in risposta alla richiesta di questâultimo se si possa fumare, non è un comando, bensĂŹ una informazione (rivolta allâamico) sulle regole vigenti. Pronunciando le medesime parole del Re, ma in un contesto del tutto diverso, lo studente ha compiuto un atto (linguistico) che ha una particolare funzione, quella di descrivere un certo âstato di coseâ (il divieto di fumare in quella determinata aula).
Esempio del secondo fenomeno. Lâenunciato âNon devi fumareâ, se rivolto dallo studente a un amico che entrando in unâaula in cui è vietato fumare sta per accendersi una sigaretta (in una situazione analoga a quella descritta nel primo esempio) potrebbe significare che âĂ vietato fumareâ, oppure âTi è vietato fumareâ, o âHai lâobbligo di non fumareâ.
Se il medesimo enunciato âNon devi fumareâ è, invece, pronunciato da una studentessa amante del fumo e diretta a uno studente che abitualmente non fuma ma che per mero compiacimento della ragazza decide di fumare, significherebbe, invece, lâesatto opposto, ossia che âNon sei obbligato a fumare!â, oppure âFumare è facoltativoâ, oppure âNon vâè alcun obbligo di fumareâ.
I due fenomeni sono apparentemente simili, ma categorialmente diversi.
Il primo fenomeno opera a livello di enunciazioni. Si tratta di un medesimo enunciato (nellâesempio, lâenunciato âDa oggi è vietato fumareâ) che ammette (almeno) due enunciazioni (nellâesempio, unâenunciazione prescrittiva â lâatto di comando del Re; e una enunciazione descrittiva â lâatto dellâinformazione compiuto dallo studente). Si tratta di un fenomeno pragmatico.
Il secondo fenomeno opera invece a livello di proposizioni. Si tratta di un medesimo enunciato (nellâesempio, lâenunciato âNon devi fumareâ) che ha (almeno) due significati, due proposizioni (nellâesempio, il significato che fumare è vietato, e il significato che fumare è facoltativo). Si tratta quindi di un fenomeno semantico.
Con il sintagma âambivalenza pragmaticaâ ci si riferisce al primo fenomeno, ossia al fenomeno per cui un medesimo enunciato ammette (in potenza) piĂš enunciazioni.
Ad esempio, lâenunciato âquesto è tuoâ ammette almeno due enunciazioni: una enunciazione descrittiva (se pronunciato da Tizia al fidanzato Caio che le domanda a chi appartenga il maglione che Tizia indossa, Tizia informa Caio sulla proprietĂ del maglione che indossa) e una enunciazione ascrittiva (se pronunciato da Caio che porge alla fidanzata Tizia il regalo che le ha acquistato â Caio dona a Tizia il regalo ascrivendogliene la proprietĂ ).
Con il sintagma âambiguitĂ semanticaâ ci si riferisce, invece, al secondo fenomeno, ossia al fenomeno di enunciati che possono avere diversi significati.
Ad esempio, lâenunciato âNon devi inserire Filosofia del Diritto nel piano di studiâ può significare, alternativamente, che âNon sei obbligato a inserire Filosofia del Diritto nel piano di studiâ (âHai la facoltĂ di inserire o meno Filosofia del Diritto nel piano di studiâ), oppure che âNon devi inserire Filosofia del Diritto nel piano di studiâ (âTi è proibito inserire Filosofia del Diritto nel piano di studiâ).2
Si osservi: a fronte di un enunciato pragmaticamente ambivalente è il contesto in cui si svolge lâazione che consente di chiarire quale tipo di enunciazione viene compiuta. A fronte di un enunciato semanticamente ambiguo è il contesto in cui lâenunciato si trova (ad esempio, allâinterno di un testo scritto, ma anche nellâambito di un contesto di soggetti che agiscono tra loro enunciando lâenunciato ambiguo) che consente di selezionare il significato dellâenunciato, la proposizione che lâenunciato ha (con il sintagma âcontesto pragmaticoâ ci si riferisce al contesto in cui si svolge lâazione e che consente di chiarire il tipo di enunciazione che viene compiuta).
1.1.3. Usi del linguaggio: uso descrittivo vs. uso prescrittivo
Come visto sub 1.1.2, un enunciato può essere proferito per compiere atti diversi. Ciò dipende dal contesto pragmatico in cui si compie lâenunciazione del determinato enunciato. Come visto, mediante il discorso, noi agiamo, compiamo azioni: impartiamo ordini, rendiamo informazioni, attestiamo che qualcosa è avvenuta, ecc.
Sub 1.1.2 è stata mostrata una delle principali differenze tra i diversi usi del linguaggio: un enunciato può essere proferito per rendere una informazione attorno a uno stato di cose (nellâesempio, si trattava dello studente che informava lâamico sul nuovo divieto di fumare nellâaula), oppure per ordinare a qualcuno di tenere una certa condotta (nellâesempio, il Re ordinava ai sudditi di cessare di fumare). Nel primo caso, il linguaggio è utilizzato con una funzione descrittiva, nel secondo caso con funzione prescrittiva.
1.1.3.1. Si osservi: i concetti di descrittivo e di prescrittivo possono essere ritenuti concetti di genere, nel senso che un uso descrittivo o prescrittivo del discorso è compiuto mediante specifici atti linguistici.
Il comando, lâintimazione, la diffida, lâingiunzione, lâatto di statuizione di un c.d. dovere generale e astratto, sono atti linguistici che presentano caratteristiche diverse.
Ad esempio, il comando è lâatto con cui chi comanda prescrive a un soggetto suo subordinato di fare alcunchĂŠ; lâintimazione è lâatto con cui un soggetto che vanta un diritto nei confronti di un altro soggetto prescrive a questâultimo di rispettare tale diritto.
Ma, sia lâatto del comando (eseguito ad esempio mediante lâenunciazione dellâenunciato âIo ti comando di catturare il ladroâ â proferita dal commissario nei confronti dellâappuntato), sia lâatto dellâintimazione (eseguito ad esempio mediante lâenunciazione dellâenunciato âIo ti intimo di adempiere al contrattoâ â compiuta dalla parte adempiente nei confronti della controparte inadempiente) sono casi specifici in cui il discorso è compiuto con funzione prescrittiva.
1.1.3.2. Si osservi inoltre: prescrittivo e descrittivo non esauriscono le funzioni del linguaggio. In realtà , gli usi del discorso sono molteplici: ad esempio, si può parlare per commuovere qualcuno, per convincere qualcuno di una tesi (c.d. funzione espressiva), oppure per trasferire un diritto o attribuire una responsabilità a qualcuno (c.d. funzione ascrittiva).
Lâuso ascrittivo del linguaggio è un fenomeno ancora non sufficientemente studiato ma filosoficamente provocante, in quanto sembra porsi a metĂ strada tra descrittivo e prescrittivo.
Si prenda, ad esempio, lâenunciazione dellâenunciato âQuesto è tuoâ compiuta dal padre che regala al proprio figlio un cimelio di famiglia: essa è esecuzione di un atto linguistico con cui viene ascritta la proprietĂ del cimelio al figlio.
Da un lato, lâascrizione sembra avere in comune con la descrizione il fatto di attestare un certo stato di cose (nellâesempio, che la proprietĂ del cimelio è del figlio). Tuttavia, lâascrizione differisce dalla descrizione in quanto, con lâascrizione, il fatto che uno stato di cose sia in un certo modo è il prodotto, il risultato, costituito per mezzo dello s...