UX Writing
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UX Writing

micro testi, macro impatto

Serena Giust

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  1. 144 pages
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UX Writing

micro testi, macro impatto

Serena Giust

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Il primo manuale sullo UX writing in ItaliaC'è una nuova disciplina in ambito user experience che unisce la sensibilità e creatività del copywriting con i principi e i processi del design. UX writing significa progettare parole, creare micro testi che guidano nella navigazione all'interno di siti internet e applicazioni. Testi che aiutano a compiere azioni nella maniera più semplice ed efficace possibile.Per creare prodotti digitali di successo è necessario un diverso approccio alla scrittura sul web: si deve partire dalla ricerca e dalle persone, analizzare il contesto, ideare e validare i testi in sinergia con chi disegna e sviluppa il sito. La parola chiave per chi lavora in questo campo è empatia: sapersi immedesimare negli utenti, percepirne pensieri ed emozioni, alleviarne le frustrazioni.In queste pagine troverete il manifesto della materia, una proposta di metodo di lavoro, esempi pratici e qualche trucco del mestiere. I contenuti del libro sono adatti sia a chi si occupa già di copywriting e lavora in ambito comunicazione, sia a chi è appassionato di design e sviluppo del prodotto. Finalmente un libro in italiano per unire tutti coloro che si stanno interessando alla materia nel nostro Paese.

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CAPITOLO 1
PARTIAMO DALLE BASI
Da copywriter a UX writer
Il copywriter secondo il sito di Wikipedia è la persona che, all’interno di un’agenzia, “scrive tutte le parole della pubblicità” (testi per annunci stampa, affissione, radio comunicati e telecomunicati e così via). Oggigiorno i copywriter sono figure professionali che lavorano in molte realtà, da freelance o da figure interne alle grandi aziende. Sono a contatto con il reparto sales e il digital marketing, o con i clienti stessi. Le loro attività coprono tanti aspetti: dall’advertising sui social media agli articoli per i blog aziendali, alla SEO. Il copywriting è un aspetto essenziale della comunicazione.
In che cosa si differenzia lo UX writer da un copywriter?
A differenza del secondo, il primo non scrive lunghi paragrafi con l’intento di vendere: produce testi generalmente brevi, parole semplici e quasi trasparenti, con l’obiettivo di guidare l’utente (Tabella 1.1). Si focalizza sull’esperienza e sull’efficacia del prodotto piuttosto che su obiettivi di business. Lavora a stretto contatto con designer e sviluppatori, invece che con il marketing o il reparto sales. Non scrive storie bensì conversazioni, lavora non da solo ma in team multifunzionali.
Quel che lo UX writer produce sono micro testi che guidano l’esperienza utente. Testi che appaiono nei pulsanti, nei messaggi di conferma o di errore, quando carichi una pagina, nei titoli delle e-mail, landing page e così via. Quei testi a cui spesso non fa caso nessuno, ma essenziali per l’usabilità del sito.
Le differenze tra…
Copywriter
UX writer
Racconta storie
Progetta interazioni e conversazioni
Lavora da solo o con altri copywriter
Lavora in team multifunzionali
Ha obiettivi di vendita o brand
È orientato allo sviluppo del prodotto
Deve catturare l’attenzione dell’utente
Deve guidare l’utente senza farsi notare
Scrive spesso testi medio-lunghi
Scrive principalmente micro testi
Tabella 1.1 – Le differenze tra copywriter e UX writer.
Può un copywriter diventare UX writer? Certo. Lo UX writing è una specializzazione che richiede un approfondimento su materie più tecniche e di design, nonché il contesto giusto dove lavorare. Ma è assolutamente fattibile ed è per questo che siamo qui.
UX writer, content strategist o content designer?
Ricordatevi che il testo, prima ancora di essere letto, viene visto.
E che la sostanza, senza forma, si ferma.
Valentina Falcinelli, dal blog di Pennamontata
Google e Amazon cercano UX writer, Facebook cerca content strategist, Apple cerca content experience designer. Se volete lavorare in questo settore, queste sono le keyword da inserire nella barra di ricerca di LinkedIn, i profili che le grandi aziende assumono. Le skill richieste sono simili, ma il focus può essere diverso.
In che cosa si differenziano?
Qui di seguito vi elenco alcune diverse sfumature, ma consiglio sempre di approfondire leggendo i dettagli della posizione di lavoro o parlandone con le persone che lavorano in azienda, per capire fino in fondo che cosa viene ricercato e in che cosa consiste il lavoro quotidiano.
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Il content strategist, come dice la parola stessa, si focalizza sulla strategia e si occupa di contenuti a tutto tondo (possono essere testi ma anche video, icone, mappe o qualsiasi altra cosa aiuti a migliorare l’esperienza degli utenti).
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Il content designer si occupa di progettare i contenuti, di far sì che le informazioni vengano trovate. Il suo focus è anche sull’architettura dell’informazione e sulla user experience.
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Lo UX writer si occupa principalmente di scrittura dei micro testi di un sito, ma con annessa strategia e user experience.
Una logica content-first
Ricordate il buon vecchio e caro lorem ipsum? Ecco, dimenticatelo – o almeno provateci. Per chi non lo conosce: è un testo senza senso logico ma che offre una distribuzione delle lettere uniforme, utilizzato per riempire bozzetti grafici, illustrazioni e prototipi (trovate un esempio nella Figura 1.1). La sua prima apparizione avvenne a opera di un anonimo tipografo e risale al 1500. Il lorem ipsum è sopravvissuto a ben oltre cinque secoli e innumerevoli sviluppi tecnologici, tutt’ora i designer lo impiegano quotidianamente nel loro lavoro.
L’introduzione della figura dello UX writer nei team di prodotto ha spostato il focus su una progettazione web che mette al centro i contenuti. Sì, content is (still or again) king. In uno scenario ideale, durante le fasi di progettazione non vengono più creati prototipi vuoti con lorem ipsum per riempire i buchi; al contrario, il team di sviluppatori e designer si riunisce insieme allo UX writer per stabilire il contenuto della pagina e costruire il prototipo sulla base di testi veri.
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Figura 1.1 – Un esempio di come il lorem ipsum viene utilizzato nelle illustrazioni dei designer (fonte: balsamiq).
Questo modo di procedere porta dei notevoli vantaggi, poiché permette di evitare le problematiche che nascono a causa di errori tipici come:
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non tener conto del limite massimo di caratteri e della necessità di scrivere frasi di senso compiuto all’interno di un determinato spazio;
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non prestare attenzione alla localizzazione dei contenuti. Se il testo verrà tradotto, dobbiamo ricordarci che ogni lingua ha le sue regole grammaticali;
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non verificare come appare il testo nei differenti dispositivi, non scindendo quindi ciò che bisogna per forza includere da ciò che è possibile omettere;
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non scrivere in maniera accessibile e inclusiva (ne parleremo nel Capitolo 2).
Vi avverto però: se mai vi ritroverete a lavorare in un team multifunzionale e a collaborare con sviluppatori e designer, non avrete vita facile. Dovrete guadagnarvi fiducia e rispetto da chi vi sta intorno, prima ancora che dei vostri utenti. Le parole sono strumenti che noi tutti utilizziamo ogni giorno, per questo vi capiterà spesso di ricevere commenti o feedback non sempre facili da gestire:
“Mah a me questo testo non piace…”
“Secondo me meglio scrivere così!”
“Aggiungi il punto esclamativo che funziona!”
“Scrivilo in maiuscolo che si nota meglio.”
E via dicendo. Non è facile, per cambiare i processi ci vuole tempo e per dimostrarne il valore ancor di più. Ricordate che il ruolo dello UX writer è estremamente importante, può determinare il successo di un prodotto. A lui/lei sono affidate le linee guide dello stile e del tono ...

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