Il nostro caro Lucio
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Il nostro caro Lucio

Storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana

Donato Zoppo

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Il nostro caro Lucio

Storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana

Donato Zoppo

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Lucio Battisti è un pezzo di storia italiana. Un pezzo importante, benché si tratti di cultura popolare. Musica leggera, insomma, canzonette, che però con lui si sono elevate al rango di arte nobile che ha emozionato e commosso intere generazioni. Lucio Battisti ha attraversato i generi, interpretato i suoi tempi, anticipato tendenze e movimenti, dialogato in silenzio con il suo pubblico, preservando sempre la sua integrità artistica. Rilasciando solo poche interviste e regalando una manciata di concerti, Battisti ha progressivamente separato la sua persona dalle sue opere, mettendo al centro esclusivamente i dischi. Nella lunga esperienza con Mogol, nella breve e incompresa fase con Pasquale Panella, Lucio ha esplorato tutte le possibilità della forma-canzone, da Acqua azzurra acqua chiara a Una donna per amico, da La canzone del sole a Don Giovanni. Ha innestato melodie italiane sulla black music americana, ha varcato i grandi spazi rock, blues, folk, prog e disco-music dei 33 giri, è arrivato in solitudine a un pop elettronico e colto, unico nel suo genere. A vent'anni dalla morte, questo libro racconta la vita, le canzoni, gli LP di Lucio Battisti, con un occhio di riguardo alle motivazioni che lo hanno portato a certe scelte, all'importanza delle sue innovazioni, ai misteri e ai segreti di una personalità complessa e imprevedibile, ancora oggi amatissima.

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Information

Publisher
Hoepli
Year
2018
ISBN
9788820386528
Io sono oltre
La separazione da Mogol, la pentalogia di Panella, il Grande Silenzio (1982-1998)
Qualcuno l’ha visto su una barca a vela destreggiarsi tra boma, randa e tangone. Qualcun altro l’ha riconosciuto mentre faceva footing, implacabile, determinato, per niente stanco. Altri ancora l’hanno notato stranamente espansivo per le vie di Milano, a spasso col figlio e la moglie. L’hanno fotografato e non s’è incazzato, anzi: ha fatto uno di quei sorrisi grandi così, da persona felice, pronta a ripartire per un nuovo corso. L’ennesimo.
Qualcuno l’ha spiato da un buchino della siepe mentre falciava il giardino, sotto lo sguardo attento di Grazia Letizia. Nessuno però l’ha mai visto in casa, nascosto da una cortina di privacy invalicabile, chino al computer a giocare in borsa, sprofondato nelle sue letture sull’ultimo Teorema di Fermat, isolato nel suo studio a percorrere le infinite vie dei sequencer con una sfilza di canzoni già stampate in mente.
Gli anni Ottanta e Novanta di Lucio sono misteriosi: una landa spianata da silenzi estremi, assordanti, una sequenza regolare e cadenzata di album essenziali, ridotti all’osso, che colgono impreparati i fan e spiazzano anche i più ostili al Verbo Battistiano. Dal 1982 Mogol non c’è più. È Lucio stesso a cercare la vita nella sua musica, a scolpirla in parole con una certa Velezia. Dal 1986 entra a gamba tesa tra le sue note l’autore più comprensibile d’Italia. Garantisce Pasquale Panella.
Aprile 1980, Roma.
Nella sala B degli studi RCA Riccardo Cocciante comincia la lavorazione di un brano che farà fortuna, insieme all’LP che lo conterrà: Cervo a primavera. In calce c’è una firma che fino a pochi mesi prima il pubblico aveva visto accanto a Battisti. I testi per Cocciante li ha scritti proprio Mogol. A qualche mese di distanza dalla separazione tra i due, è nata una nuova esperienza artistica, ma i fasti di quella con Battisti non saranno mai più replicati.

«Credo che sotto sotto Lucio non abbia mai amato Mogol, erano troppo diversi, due mondi lontani»
Pietruccio Montalbetti

Ci saranno questioni economiche o di principio, tutte lecite e meritevoli di tutela, ma quando una coppia scoppia le responsabilità sono quasi sempre varie, reciproche, mai univoche. In un rapporto come quello tra Mogol e Battisti, costruito sullo sviluppo, sulla cura meticolosa del progetto, sull’affinità personale, coesistono fattori intimi e privatissimi accanto a quelli lavorativi ed economici. La coppia è nata sbilanciata per motivi anagrafici, sociali e caratteriali, a partire dai sette anni di differenza tra Giulio e Lucio: la diversa estrazione, il successo immediato del primo, la sua vitalità espressa sempre e comunque, contrastano con la pacatezza analitica e la sospettosa riservatezza del secondo, selvatico nella musica come nel carattere, timido pieno di rivalse verso un mondo – a partire dalla famiglia – che non lo ha capito e accolto.
Questa diversità è stata colta immediatamente da Pietruccio Montalbetti, primo storico confidente di Lucio: “Credo che sotto sotto lui non abbia mai amato Mogol, erano troppo diversi, due mondi lontani. Ricordo che già dai primi tempi Lucio si lamentava di lui, lo infastidivano certi atteggiamenti prepotenti, non gli chiedeva mai come stava, non si informava sul suo stato di salute o se aveva bisogno di qualcosa, visto che viveva da solo a Milano. Lucio era sensibile, introverso e attento anche a queste cose che lo facevano soffrire. Più di una volta mi confidò che era tentato di mollarlo e fui proprio io – che non sono certo un amante di Mogol – a farlo desistere, perché sapevo benissimo che Mogol era l’unico ad aver trovato una chiave, una combinazione giusta per fare uscire il mondo di Lucio. Questo va riconosciuto ed è un merito incalcolabile”.

«Contrariamente a quanto si crede, io e Lucio non abbiamo mai litigato»
Mogol

Nonostante ciò, la collaborazione cresce fino al successo, si apre all’amicizia, ma accanto alla cavalcata, alle case vicine, alla Numero Uno e al Mulino, pesano gli elementi artistici e imprenditoriali. Una prima crepa si apre durante Anima latina, non solo per il missaggio della voce, ma anche per la nuova divisione dei diritti d’autore (si passa dai canonici 8/24 per Lucio e 4/24 per Mogol a 7/24 e 5/24). La fine della Numero Uno, le mire internazionali di Lucio, la lavorazione all’estero, il cambiamento del rapporto con Giulio ormai concentrato in uno o pochissimi incontri prima di un nuovo LP, conducono alla fisiologica estinzione della collaborazione. Nel 1978 i due modificano i diritti fonomeccanici – relativi alla percentuale sulle vendite dei dischi – in chiave paritaria, Lucio fonda le edizioni Aquilone: nei suoi programmi evidentemente c’è già un progetto in solitudine.

«Lucio ha spesso rinunciato a considerevoli guadagni per essere fedele alle sue scelte: non so quanti artisti sarebbero stati capaci di fare la stessa cosa»
Mogol

All’interno di una cornice già instabile per la diversa visione artistica, proiettata all’estero e al rinnovamento per Lucio, consolidata in Italia e conservatrice (reazionaria, direbbe Edmondo Berselli) per Mogol, il secondo ha una richiesta, fondata sul merito paritario del loro successo. Se i consensi sono dovuti al lavoro di entrambi, allora Mogol pretende una ripartizione equa dei 12/24 spettanti alle edizioni Acqua Azzurra, di cui ha il 10% a differenza di Battisti, titolare del 40%. “Battisti mi ha sempre riconosciuto i diritti d’autore, anche perché non si può non riconoscerli. […] Inizialmente io ero produttore, ma quando poi ho visto quanto stava lavorando, gli ho proposto di coprodurre e gli ho sempre riconosciuto la sua parte di lavoro: infine è diventato lui l’unico produttore; pian piano si è preso più parti, fatto che non gli ho mai contestato. […] Ma i diritti editoriali sono di entrambi gli autori e per una ragione di principio su questo punto non cederò mai. […] Non basta che io guadagni bene: deve esserci equità”.
ACQUA AZZURRA CONTROVERSY

Il 5 marzo del 1969 nasce la S.r.l. Acqua Azzurra, che prende il posto di El’ & Chris/Fama per la gestione delle canzoni firmate da Battisti e Mogol. Mi ritorni in mente è la prima a uscire con le nuove edizioni. Ancora oggi la società è attiva, ma sta attraversando una fase assai critica. La presidente è Grazia Letizia Veronese, il 56% è della Aquilone S.r.l., il 35% della Universal (prima BMG, prima ancora RCA Italiana), il 9% dell’Altra Metà, S.r.l. di cui Mogol controlla l’89%. La politica di protezionismo messa in campo dalla Veronese – nell’era del download e dello streaming, la musica di Battisti è assente da tutte le piattaforme come iTunes e Spotify, con conseguenze economiche intuibili; per non parlare dell’interventismo contro varie iniziative di tributo all’artista – ha cagionato un progressivo calo del fatturato, che nel 2012 ha spinto Mogol a intentare causa. Rapetti ha chiesto, infatti, il risarcimento di danni per otto milioni di euro “per aver ostacolato lo sfruttamento commerciale del repertorio Mogol-Battisti”. Nel 2016 il Tribunale di Milano ha respinto la domanda, ma ha condannato la Acqua Azzurra per inadempienza. La controversia ha causato il disinteresse di Universal, che ha chiesto la messa in liquidazione della società.
IO NON SO PARLAR D’AMORE

A 44 anni Mogol non ha affatto voglia di stare con le mani in mano e qualche mese dopo l’uscita di Una giornata uggiosa è già al lavoro per i testi di Cervo a primavera. Con Cocciante imbastirà una fortunata collaborazione, forse la più vicina a quella battistiana per modalità e temi. Cocciante non è l’unico, la firma di Mogol sarà presente in lavori dalle vendite astronomiche: pensiamo al boom di L’emozione non ha voce (1999), cantata da Celentano su musiche di Gianni Bella, con due milioni di copie. Non si possono non menzionare il Gianni Morandi di Canzoni stonate (1981) e La mia nemica amatissima (1983), Mango di Oro (1984) e Mediterraneo (1992), Vita per Dalla e Morandi (1988). E ancora Mia Martini, Marcella Bella, Umberto Tozzi, Anna Tatangelo, Eros Ramazzotti, Audio 2. Una cosa è certa: il nuovo Battisti non l’ha ancora trovato. Ha trovato invece il modo di unire il suo amore per la campagna, la natura e la musica, con la fondazione del CET – Centro Europeo di Toscolano, in Umbria. Nel 2013 l’Università di Palermo gli conferisce la laurea honoris causa in Teorie della comunicazione. Continua ad andare a cavallo.

«Non ci sono state liti, parole, discussioni. Niente. Anche perché io e lui eravamo in questo molto simili. Due principi indiani»
Mogol


«Lucio l’ho trovato ironico, autoironico, perfino spiritoso: ogni tanto faceva delle battute divertenti»
Giorgio Fieschi, RSI

Lucio risponde con il silenzio: un lungo silenzio carico di significati, forse anche per l’influenza di Grazia Letizia, che si incammina sulla strada del protezionismo che la caratterizzerà in futuro, quando diventerà la temuta e intransigente custode del patrimonio artistico del marito. Battisti è tacitamente contrario alla nuova suddivisione, ma evidentemente – ecco l’aspetto più interessante – considera la collaborazione superata, desideroso com’è di nuovi progetti nei quali Mogol sarebbe un fattore di staticità. D’altronde la demolizione del monumento, Lucio l’ha già messa in pratica dal 1973.

«Lucio Battisti non si vendeva per soldi. Non l’ha mai fatto»
Mogol

Al Dosso c’è una striscia di terreno. Roba di pochi metri, ma la storia leggendaria della canzone italiana vuole che da una parte e l’altra del fazzoletto vicino alla strada vivano Mogol e Battisti, confinanti. In altri tempi, quando volavano a Londra a cantare per gli Hollies, quando scendevano da Milano a cavallo, quando andavano a Lugano da Mina a farle ascoltare i pezzi o quando Giulio con la voce scassata sussurrava nell’orecchio di Lucio il testo di una canzone, la controversia sul confine si sarebbe risolta al volo, senza interposte persone, senza lungaggini sfiancanti. O più probabilmente non sarebbe mai nata. Ma ora anche una risibile querelle territoriale rischia di detonare, soprattutto se arriva alle orecchie della stampa che amplifica la faccenda successiva alla separazione e oggettivamente irrilevante.
IL MOGOL CANZONATO

C’è una bella editoria effervescente alla fine degli anni Settanta, che compie i primi tentativi di storicizzazione della musica leggera italiana, con un taglio inevitabilmente ideologico, ma arguto. Il primo libro su Battisti esce nel 1979, si chiama Canzoni e spartiti (Lato Side) di Gianfranco Manfredi, aperto da un saggio con l’analisi critica di alcuni tópoi mogoliani. Mogol e Battisti sono in ottima compagnia in Donna canzonata (Newton) di Meri Lao, che passa in rassegna le varie figure femminili nella musica leggera italiana, soprattutto quelle cantate da Lucio. Non sparate sul cantautore (Mazzotta) di Claudio Bernieri contiene, tra le varie int...

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